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CASTELNUOVO DI GARFAGNANA, FORTEZZA MONTEALFONSO

a cura di Mauro Mattei

scheda    cenni storici


Fortezza Montealfonso. In alto, una prospettiva delle mura sul versante ovest. In basso, a sinistra: il colle a est di Castelnuovo, dove sorge la fortezza. A destra: lo scorcio delle mura sul lato ovest.

 

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La  porta nord, detta del Capitano Rinaldo  La difesa muraria di Porta nord  Altre difese murarie di Porta nord  Le mura del Baluardo Zinzani  Il bastione della Campanella  Una prospettiva delle mura sul versante ovest

 

Il profilo della cinta muraria del lato ovest  Il bastione del Conte Terenzio  La porta sud, detta "del Capitano Terenzio"  Tratto di mura in versante sud  Le carceri della rocca


Epoca: la prima fortificazione risale al XII secolo. L’attuale fortezza venne costruita con l’abbattimento della precedente, alla fine del XVI secolo.

Posizione geografica: la fortezza fu edificata poco più in alto di Castelnuovo Garfagnana..

Come arrivarci: la fortezza si trova a circa 1 km da Castelnuovo Garfagnana, lungo la strada che dalla caserma dei Carabinieri di Castelnuovo conduce a Careggine. Castelnuovo infatti è raggiungibile da Lucca (48 km) con la strada provinciale Lodovica, da Aulla (60 km) direzione Piazza al Serchio–Castelnuovo G., e da Reggio Emilia (118 km) attraversando il Passo delle Radici in direzione Castelnuovo.

Stato di conservazione: le mura esterne sono tutte restaurate, eccetto poche decine di metri. Alcuni edifici interni come le carceri sono da restaurare; altri invece sono stati ricostruiti. I restanti immobili sono andati distrutti lungo i secoli.

Come visitarlo: l’interno della fortezza è aperto al pubblico solo in occasione di eventi speciali, cosicché per il resto dell’anno rimane praticamente chiuso alle visite. Dopo la ricostruzione alcuni edifici interni sono stati adibiti ad uso ufficio.

  

Cenni storici

Dopo la caduta della signoria di Paolo Guinigi a Lucca, i Fiorentini, da sempre intenzionati ad impossessarsi della città e del suo contado, cercarono per l’ennesima volta di raggiungere il loro obiettivo penetrando in Garfagnana; e partirono da Barga, suo caposaldo in territorio lucchese.

Per sottrarsi a questo conflitto, che ormai da alcuni secoli tormentava la regione, con i due eserciti sempre pronti ad affrontarsi, alcune “Terre” della Garfagnana, fra le quali Castelnuovo, cercarono protezione presso il duca di Ferrara. Verso la metà del XV secolo, gli Estensi contarono fra i loro possedimenti ben 83 “Terre”, che raggrupparono in tre Vicarie, Castelnuovo, Trassilico e Camporgiano. Questa unificazione amministrativo-militare divenne la più forte forza militare dell’alta Garfagnana.

La nuova situazione fece di Castelnuovo un posto di confine, esponendolo a sempre più possibili incursioni o azioni di guerra da parte di Lucchesi e Fiorentini. Ciò spinse gli abitanti di Castelnuovo a chiedere ai sovrani la costruzione di una nuova fortezza che fosse ben più ampia del castello già esistente, e che potesse offrire riparo alla tutta la popolazione del borgo, recentemente in forte incremento numerico.

Nonostante le numerose richieste inoltrate ai vari duchi di Ferrara, la richiesta venne accolta solo con l’ascesa al potere del duca Alonso II d’Este, vero esperto nell’arte della guerra e possessore di un’artiglieria pesante, considerata da molti storici la più potente della regione. Il 17 luglio 1567 Alfonso comunicò al suo commissario della Garfagnana, Giovan Battista Pigna di aver accettato la richiesta dei sudditi, i quali fra l’altro si erano offerti a sostenere le spese versando 30.000 scudi, e di aver incaricato l’ingegnere Marc’Antonio Pasi per la sua costruzione.

Il luogo di edificazione fu individuato nel punto dove allora sorgevano i resti del precedente e più antico castello di Monti, ubicato sul colle limitrofo e sovrastante Castelnuovo per circa 140 m. Le origini di questo castrum sono pressoché incerte o sconosciute. Le uniche notizie storiche disponibili riguardano la chiesa dedicata ai SS. Michele e Pantaleone, già citata in una pergamena del 1163 e attorno alla quale era organizzato già a partire dal 1045 il piccolo centro fortificato di “Monti”.

La fortezza di Montealfonso è circondata da una cinta muraria con terrapieno lunga 1150 m circa, costruita con ciottoli di torrente, di forma irregolare, sapientemente adattata alla morfologia del terreno. A sua difesa la fortezza alfonsina venne dotata di una serie di possenti baluardi, esattamente sette bastioni, tre porte d’accesso la principale delle quali è orientata a nord-est, di una rocca e di una cannoniera.

Nel tratto di mura in punta est che sovrasta e guarda Castelnuovo, oltre alla rocca fu aperta la Porta del Soccorso, che inserita all’interno della “Tanaglia coda di Nibbio” era in grado di accogliere velocemente, in caso di pericolo, gli abitanti del borgo, protetti fra l’altro dai soldati schierati sopra i due bastioni: “del Capitan Zinzani” e “del Soccorso”, appunto posti ai lati della “Tanaglia”. 

Le altre due porte, “Porta del Capitan Rinaldo” sul versante nord e “Porta del Capitan Terenzio” a sud, vennero ricavate dalle vecchie strutture del vecchio castello di Monti: la prima, realizzata nel 1581 dal giovane architetto Giovan Battista Aleotti, disponeva di un ballatoio coperto da un triportico, realizzato successivamente (1619) per il transito della ronda e dei soldati di guardia dagli attacchi; la seconda, cioè “Porta del Capitan Terenzio”, protetta dall’omonimo baluardo, disponeva anche di una “lunetta” esterna a guisa di prima barriera difensiva. 

La rocca sorgeva presso la punta a est del circuito murario, nel punto più alto del colle, sopra le rovine del castello di Monti. All’interno erano ricavate le prigioni, rimaste in funzione fin oltre la seconda metà del XIX secolo, e una piccola fonderia per la forgia delle armi. A differenza di altre fortezze, la rocca non era considerata come l’avamposto principale della difesa, ruolo che invece era attribuito alla “Casa Matta”, una struttura circolare coperta da una volta posta nella punta ovest della cinta muraria. Essa era difesa da una “Forbice” formata da due mezzi baluardi ottagonali, detti appunto “della Forbice” e “del Capitan Rinaldi”, che ospitavano all’interno l’artiglieria pesante, punto di forza e d’orgoglio del Duca Alfonso, da tutti invidiata. In caso di attacco i cannoni venivano fatti avanzare e collocati in apposite feritoie, disposte secondo un preciso disegno strategico-difensivo calcolato e realizzato dopo un accurato studio dello stesso Pasi.

La fortezza insomma assolse egregiamente alla funzione per la quale era nata, e nonostante le diverse guerre ingaggiate nella valle sottostante fra le truppe estensi e quelle formate dai pontefici e i suoi alleati, nessuno osò mai attaccarla. Rimase così in mano estense fino all’Unità d’Italia, eccetto la parentesi napoleonica del Principato di Elisa Baiocchi a Lucca.

              

       

© 2008 Mauro Mattei.

    


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