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OSTIA, CASTELLO DI GIULIO II

a cura di Marisa Depascale

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La fortezza oggi.

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Il castello  Pianta del castello

 

Il castello  L'ingresso al castello  Il portale d'ingresso  L'ingresso e la torre est

 

La torre est  Il mastio visto dal cortile  Il mastio  Il lato nord-est  Il lato nord-ovest e la torre sud

 

Una delle porte d'ingresso al borgo  Il borgo  Il lato del castello un tempo affacciato sul Tevere; in evidenza il mastio  In primo piano la torre sud  Il castello in un'antica stampa  Il castello in un'antica stampa


      


Epoca: XV secolo.

Conservazione: attualmente (2001) sono in corso lavori di restauro che impediscono la piena fruibilità della struttura.

Come arrivarci: dal raccordo anulare di Roma, uscita via del Mare-Ostiense.

   

Cenni storici.

Porto di importanza strategica in epoca imperiale, Ostia fu soggetta ad un’inesorabile decadenza nel corso dei secoli, al punto che nel VI secolo Procopio la descrive come «città una volta ragguardevole ed ora del tutto priva di mura». Un tentativo di salvarla dal degrado in cui versava fu attuato nel IX secolo da Gregorio IV. Dalla sua opera di rifortificazione, che avrebbe dovuto mettere la località in condizioni di fronteggiare i frequenti attacchi saraceni, nacque Gregoriopoli, un piccolo borgo chiuso da possenti mura e protetto da massicce torri. Un’opera ardita che però non fu sufficiente a scoraggiare né i pirati saraceni, né successivamente la flotta pisana, sostenitrice di Federico I Barbarossa che, giunta ad Ostia nel 1167, danneggiò e saccheggiò l’intero territorio.

Strettamente legata a Roma e, pertanto, vittima degli innumerevoli contrasti tra Papato e Impero, Ostia fu, più volte nel corso dei secoli, rafforzata e rifortificata: nel Duecento, prima ad opera di Gregorio IX e poi in seguito ai danni creati dai sostenitori di Manfredi che la occuparono; nel Trecento, in seguito all’incendio attuato dai genovesi, alleati di Roberto d’Angiò, e all’occupazione dello stesso re; e, ancora, nel Quattrocento, dopo il lungo assedio delle truppe di Ladislao, re di Napoli.

Sui resti dell’antico borgo, invece, agli inizi del XV secolo, il papa Martino V fece costruire una «turris excelsa et rotunda»; alla fine del secolo, a partire da questa torre venne costruita la rocca, simbolo oggi dello splendore rinascimentale. La fortezza fu progettata da Baccio Pontelli su commissione del Cardinale Estouteville; fu terminata nel 1487 da Giuliano da Sangallo per volontà di Giuliano della Rovere, futuro Giulio II. Affrescata in alcune sale da Baldassarre Peruzzi nel Cinquecento, fu devastata dai Lanzichenecchi, restaurata da Paolo III e, successivamente, bombardata dagli spagnoli. Centro del potere militare del pontefice, perse la sua valenza quando nel 1557, a seguito di un’inondazione, il letto del Tevere deviò il suo percorso allontanandosi dalla rocca.

La pianta triangolare è movimentata dalla presenza di due torri angolari cilindriche e da un alto mastio, anch’esso cilindrico, di circa 24 metri di altezza e ben 15 metri di diametro. La costruzione del mastio a scopo di avvistamento precede l’edificazione dell’intero castello. Sebbene sia inglobato nel castello, rimane una struttura autosufficiente e in grado di sopportare lunghi assedi.

Il castello si divide in una zona residenziale e una zona militare. In quest’ultima erano disposti gli alloggi per i soldati, le cucine e le casematte. Caratteristica, all’interno di una delle torri circolari, è la presenza di una scala elicoidale che non ha nessuna struttura reggente; i gradini, inseriti per un terzo nel perimetro della torre, si sostengono scaricando ognuno il peso sul successivo. La zona residenziale, invece, è arricchita dalla presenza degli affreschi di Baldassarre Peruzzi, conservati solo in parte.

    

Per saperne di più: A. C. Cenciarini - M. Giaccaglia, Rocche e castelli del Lazio, Roma 1982; G. De Rossi, Torri medievali della campagna romana, Roma 1981; http://archeoroma.beniculturali.it; www.ostiaantica.net.

 

Vedi questo castello nei francobolli, in Medioevo filatelico, a c. di Ruggero Gormelli.

    

 

  

©2001 Marisa Depascale. I video (2013) non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

    


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