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SCALETTA ZANCLEA, CASTELLO

a cura di Giuseppe Tropea

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Sopra: il castello di Scaletta Zanclea da nord-est. In primo piano la bastionatura del XV/XVI secolo. Sotto: la fortezza litoranea che sovrasta il borgo di Scaletta Zanclea.

Sotto: a sinistra, il castello da settentrione. In primo piano la bastionatura del XV/XVI secolo; a destra, vista ravvicinata da oriente del dongione a pianta trapezoidale.

 

 


       


Cronologia: prima metà XIII secolo d.C. (?).

Unità di paesaggio: Peloritani orientali, collina a 743 m. s.l.m.

  

Cenni storici

Una prima menzione del sito ove sorge l'abitato di Scaletta si ha, al solito, nel Libro di Ruggero, per opera del geografo arabo Edrisi, che ricorda l'insediamento con il nome di "ad-dargat as-sagirah", letteralmente "piccola scala". Al 1230/40 si data la probabile edificazione del castello, che negli anni seguenti passa in mano degli Angiò (1278). Durante l'ultimo quarto del XIII secolo e per tutto il periodo angioino, fino all'epoca di Pietro II, è castello demaniale. Infatti, nel 1325 Pietro II infeuda castello ed abitato al cancelliere Pellegrino di Patti, il quale diventa primo barone di Scaletta (la famiglia manterrà il possesso fino al 1380). Nel 1408 un documento ricorda la terra e castello di Scaletta. Nel 1678 la fortezza litoranea, edificata su di una rupe sottostante quella del castello, resiste efficacemente all'assedio dei francesi.

   

Descrizione unità topografica

La pianta dell'imponente fortezza è trapezoidale, con i due assi principali che misurano 18 per 20 metri circa. Per quanto la pianta non sia esattamente rettangolare, il modello di Scaletta sembra ricalcare i dongioni normanni di Paternò, Adrano, Motta S. Anastasia. L'edificio è diviso, infatti, in tre livelli. La muratura è caratterizzata da pietra calcarea non sbozzata, tenuta insieme da malta, esclusi i cantonali e le finiture decorative eseguiti con blocchi calcarei ben squadrati. Sul prospetto di nord-ovest vi è l'ingresso principale, caratterizzato da una porta ogivale, costituita da blocchi di arenaria.

Il resto della rupe è stato, durante il XV secolo, occupato da bastionature necessarie per ospitare pezzi di artiglieria pesante, oggi scomparsi. Il piano terreno del dongione presenta tre ambienti coperti da volte a botte, più un quarto modulo più piccolo e riservato, che si eleva per tre piani e offre un ambiente intermedio coperto da volta a crociera, sorretta da costoloni poggianti su mensole. La presenza di finestre e porte indirizzate verso orizzontamenti mancanti, potrebbero denunciare l'esistenza, un tempo, di solai lignei oggi del tutto scomparsi. La sommità della fortezza possiede un piano terrazzato, accessibile da una scala in pietra non coperta, presente presso l'angolo ovest del quadrilatero.

  

Bibliografia

Agnello G., L'architettura civile e religiosa in Sicilia in età sveva, Roma 1961; Amari M., BAS, 1880-1, vol. I, pag. 127; Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Catalioto L., Terre, baroni e città in Sicilia nell'età di Carlo I d'Angiò, Messina 1995; D'Alessandro V., Politica e società nella Sicilia aragonese, Palermo 1963; Di Giovanni V., Su i castelli di Sicilia custoditi per la Regia Curia nel 1272, in "Archivio Storico Siciliano", n.s., V, 1881, pp. 428-432; Maurici F., Federico II e la Sicilia. I castelli dell'imperatore, Catania 1997; Mozzarella, Zanca, Il libro delle torri . Le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI - XX, Palermo1985; Michele da Piazza, Cronaca (1336-1361), a c. di A. Giuffrida, Palermo 1980; Pispisa E., Medioevo meridionale, Messina 1994; Varvaro A., Le chiavi del castello delle Gerbe, Palermo 1984.

    
  
    

© Copyright 2010-2012 Giuseppe Tropea; pagina pubblicata nel sito www.ipaesaggi.it. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

     


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