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ANFO, ROCCA

a cura di Stefano Favero

scheda    cenni storici    per saperne di più


La "Rocca Alta". In basso, a sinistra: la Rocca; a destra, parte della cinta difensiva che sale verso la montagna.

 

 

Le batterie dislocate lungo la strada che sale verso la "Rocca Alta"  Le batterie dislocate lungo la strada che sale verso la "Rocca Alta"  Le batterie dislocate lungo la strada che sale verso la "Rocca Alta"  Gallerie e trincee a metà strada fra il lago d'Idro e la Rocca  Gallerie e trincee a metà strada fra il lago d'Idro e la Rocca  Gallerie e trincee a metà strada fra il lago d'Idro e la Rocca

  

Gradoni sull'ultima parte della salita che porta alla Rocca  Gradoni sull'ultima parte della salita che porta alla Rocca  Un’inquadratura del luogo e della posizione di Anfo  Un’immagine della situazione  Interni della Rocca sulla parte più alta del monte su cui essa sorge  Interni della Rocca sulla parte più alta del monte  Interni della Rocca sulla parte più alta del monte

 


Epoca: XV secolo.

Posizione geografica: Anfo si trova lungo la strada che collega Brescia al Trentino, a metà del litorale del lago d'Idro.

Conservazione: discreto, a tratti in evidente stato di abbandono.

Come arrivarci: da Brescia prendere la strada provinciale 79 e percorrerla fino a Sabbio Chiese. Da qui svoltare a sinistra e percorrere la strada statale 237 fino ad Anfo.

Come visitarlo: è necessario prenotare la visita, la cui durata varia dalle da tre alle cinque ore secondo l'itinerario che si preferisce, contattando l'Agenzia territoriale per il Turismo di Valsabbia e Lago d'Idro. Le visite valgono solo per gruppi composti da almeno venti persone e non più di trenta. Telefono 036583224. E-mail info@vallesabbia.info.

         

Cenni storici.

Si suppone che il luogo fosse occupato nell'antichità dagli indigeni. Non vi sono però documenti che certifichino l'utilizzo della Rocca d'Anfo in epoca romana, dunque la storia va fatta iniziare dall’alto Medioevo. Dove oggi sorge il sito eretto nel 1450 dalla Serenissima Repubblica di Venezia, allora esisteva una fortezza deputata al controllo dei passaggi di merci e persone lungo al via di collegamento fra la pianura bresciana e il territorio teutonico. Alcuni ricercatori ritengono che la Rocca sia stata edificata su una preesistente fortezza di origine longobarda.

La repubblica veneziana fece costruire la fortezza nel periodo immediato all'inizio del governo della Valsabbia (1426). Progettista e sovrintendente dei lavori fu il conte Gian Francesco Martinengo, valoroso ingegnare militare, che fece soppiantare i precedenti progetti presentati dai Visconti, signori milanesi che avevano già dominato quest'area. I progetti abbandonati prevedevano la fortificazione del confine con il Trentino, lungo il corso d'acqua del Càffaro, ovvero il ripristino e l'ampliamento della fortificazione sul dosso di Sant'Antonio di Caster, nei pressi del monte Suello, oggi nel Comune di Bagolino. I lavori intrapresi dal conte Martinengo durarono quarant'anni.

Durante il governo veneziano, il Collegio dei Savi sovrintese ai bisogni della fortezza fino al 1542, quando la Serenissima affidò il compito a due senatori, chiamati “provveditori alle fortezze”, saliti a tre nel 1579. A comandare la struttura vi era un patrizio che poteva disporre di un capitano, di trenta soldati e di alcuni bombardieri.

Delle edificazioni viscontee è oggi visibile solo la doppia cinta muraria superiore. Infatti, con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, le mutate tecniche di guerra imposero la completa revisione dell'intera realizzazione.

Fu tra la fine del diciottesimo secolo ed il 1833 che l'ispettore francese alle fortificazioni, François De Chasseloup-Laubat, ordinò di completare alcune difese italiane (Alessandria, Taranto, Mantova, Peschiera ed Anfo). Per la fortezza bresciana l'ordine era già giunto da Napoleone in persona, preoccupato di assicurare un controllo efficace alla strada fra Trento e Brescia. La Rocca d'Anfo era in una posizione strategica, ma indebolita alquanto dalle molteplici guerre sostenute. Di qui l'ordine di Bonaparte di restaurarla immediatamente, senza badare a spese o a condizioni meteorologiche.

La fortificazione si compone di una trincea che guarda verso il sottostante paese, difesa da una caserma (“Rocca Vecchia”), alla quale si sovrappone la “batteria veneta”. Sia la trincea che la batteria sono sovrastate da un corpo di guardia collegato alla batteria da un muro con gradoni e feritoie. Verso il lato trentino vi erano diverse batterie e casermette, sovrapposte a scalinata. Il lato settentrionale della rocca invece, era inattaccabile dal basso perché costituito da un burrone scosceso. La logistica della fortezza si completava con un articolato sistema di piazzole, strade coperte, rampe, cisterne per l'acqua piovana e trincee. Lungo questo percorso erano distribuiti anche gli alloggi dei soldati e la stalle per i muli. Il dislivello fra la parte più bassa e quella più alta del sistema difensivo è di 679 metri (riva del lago a 371 metri s.l.m., rocca a 1050).

Una nuova ristrutturazione, con rinforzo, della Rocca ebbe inizio nel 1871. Fu realizzata una nuova batteria, vennero modificate alcune casematte ed acquistata nuova artiglieria. La fortificazione perse la sua funzione strategica con la prima guerra mondiale, quando i combattimenti avvennero sul fronte dell'Adamello e della Valle di Ledro.

L'ultima ristrutturazione significativa del sistema fortificato risale al 1914 quando fu utilizzato come polveriera per l'esercito che guerreggiava molto più a nord. Nel 1917 un incendio provocò l'esplosione di un deposito di munizioni. Un altro rogo venne registrato nel 1924. Questo provocò la distruzione totale della “Rocca Vecchia”. Fra il 1915 ed il 1975 l'Esercito Italiano impiegò la Rocca come deposito di armi, munizioni ed esplosivi.

Nel 1981 una frana di grandi dimensioni ha causato l'interruzione della strada che conduce agli edifici napoleonici di “Rocca Alta”. Attualmente la Rocca è affidata alle cure della Comunità montana della Valsabbia che ne sta ripristinando le opere più significative e realizzando un percorso turistico-museale.

 

Per saperne di più

Giovanni Zecchini, Memorie sulla Rocca d'Anfo, 1976.
Philippe Prost, La Rocca d'Anfo, la fortezza incompiuta, 1989.

         

    

©2011 Stefano Favero.

   


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