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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI LA SPEZIA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Ameglia (castello)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.amalaspezia.eu

  

«Il castello di Ameglia fu un importante possedimento dei vescovi di Luni. Nel 963, in un diploma imperiale di Ottone I, viene citato per la prima volta il Castrum de Ameliae come possesso vescovile di Luni che scelsero il luogo come residenza episcopale, fortificandone e rinforzandone le mura del borgo. Il feudo fu, nel 1141, acquistato in parte da Genova che lo mantenne fino al 1252 quando fu ceduto a Nicolò Fieschi, conte di Lavagna. Occupato per un breve periodo da Oberto Doria e Oberto Spinola, i possedimenti del borgo di Ameglia ritornarono, dal 1284, nelle mani dei vescovi di Luni. Nel 1321 il borgo fu conquistato dal condottiero lucchese Castruccio Castracani sottoponendo quindi il territorio sotto la signoria di Lucca. Alla morte di questi, nel 1328, la cittadella medievale e il castello passarono sotto l'influenza di diversi signori e famiglie locali, tra cui si possono ricordare: i Doria, i Visconti e i Campofregoso. Nel secolo successivo fu più volte acquistato o ceduto fino a raggiungere una certa stabilità con il definitivo acquisto, secondo alcune fonti a partire dal 1562 o comunque nella seconda metà del XVI secolo, da parte della Repubblica di Genova che sottopose il feudo di Ameglia nel Capitaneato di Lerici, seguendone le sorti. Le caratteristiche costruttive generali rimandano a una preesistente struttura romana. Del nucleo originario, costituito dal palazzo del signore, sono ancora visibili ingenti resti, tra cui un vasto cortile e uno spiazzo denominato “fosso”. Attorno alla struttura di forma rettangolare si sviluppa una triplice cerchia di mura, con merlatura guelfa. Le mura, ancora intatte, sono dotate di merlature, beccatelli e di parte di un camminamento che portava alla torre. All'interno si possono apprezzare affreschi ottocenteschi. La torre, che ricorda quelle dei castelli di Ortonovo e Montemarcello, è di forma cilindrica, elemento che potrebbe indicare un'ascendenza romano-bizantina. Un tempo era probabilmente divisa in piani e nella parte inferiore ospitava le prigioni. Il castello di Ameglia costituiva la dimora periodica di un feudatario, il vescovo-conte, che vi risiedeva, più o meno saltuariamente, amministrando la giustizia, promulgando leggi e imponendo tasse, organizzando feste, cacce, banchetti, forse anche piccole giostre di cavalieri o spettacoli. Nel borgo circostante si esercitavano i vari mestieri, e nelle campagne vivevano i servi della gleba, vincolati alla terra in cui nascevano. In caso di pericolo, tutti gli abitanti della contea-feudo dovevano rifugiarsi dentro le mura per difendersi e per provvedere alle necessità del castello: il castello infatti era difeso più che da una vera milizia, da una guarnigione di villani».

http://www.fondazionecarispe.it/newsletters/docs/newsletter_39_322.pdf (a cura di E. Marchini)


Anzo (torre di guardia)

Dal sito commons.wikimedia.org   Foto di dighema, dal sito www.panoramio.com

«Anzo, forse l’Antion dello pseudo-Scillace, ideale confine tra la Liguria e l’area di influenza Etrusca, mantiene ancora oggi intatti i caratteri di una piccola, intima località di villeggiatura genovese degli inizi del secolo. Gli interventi di ristrutturazione che hanno comportato essenzialmente l’accorpamento di schiere, non hanno alterato la leggibilità di substrati più antichi, dai relitti di una trifora inglobata in una facciata in pietra palombina, recentemente recuperata, alle tempere su due edifici prospicienti, che raffigurano due anziani innamorati che ancora si inviano messaggi dietro le gelosie. I gioielli ben conosciuti, di Anzo, sono la torre di guardia genovese (sec. XV) e la cappella di S. Maria della Neve oggi chiesa di Nostra Signora della Neve, piacevolmente decorata secondo il gusto neogotico dell’epoca».

http://www.comune.framura.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=24%3Aalla-ricerca-di-framuraanzo...


Arcola (castello)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

  

«Il castello di Arcola si erge sulla vetta della collina, con vista strategica sulla piana di Sarzana e la foce del fiume Magra, la sua costruzione, secondo alcune fonti risalirebbe al 1128 ad opera degli Obertenghi. Nel corso del XIII secolo subì numerosi e gravosi assedi, tra cui l'assalto della Repubblica di Genova nel 1278 per la conquista del feudo; dopo l'assedio genovese rimase pressoché intatta solo la vicina torre pentagonale mentre il castello venne irreparabilmente danneggiato. Ricostruito ex novo e convertito in palazzo feudale fu nel 1320 assediato dal Signore di Lucca Castruccio Castracani; nel 1436 ritornò in possesso della repubblica genovese. Le tumultuose vicende storiche conseguenti alla Rivoluzione Francese ed alla campagna d'Italia di Napoleone coinvolsero anche Arcola. Nel 1799 i franco-liguri combatterono contro le truppe d'invasione austro-russe. Nel corso del bombardamento vennero colpiti sia il castello sia la torre; il primo venne poi restaurato nel 1884, dall'ing. Canini, e adibito ad uso di palazzo comunale. ...».

http://castelliere.blogspot.it/2010/10/il-castello-di-martedi-26-ottobre.html


Arcola (forte di Canarbino)

Foto di Admin, dal sito www.wikispedia.it   Dal sito www.facebook.com/pages/Forte-di-Canarbino/542095285889721?rf=145355512194920

«Il forte di Canarbino è un ex edificio difensivo situato nel territorio comunale di Arcola, in val di Magra nella provincia della Spezia. Sito su un'altura a 260 metri sul livello del mare il forte, posizionato alle spalle del borgo marinaro di San Terenzo a Lerici, domina il Golfo dei Poeti completamente nascosto e immerso tra la vegetazione della tipica macchia mediterranea. Il suo codice di identificazione militare era S.840. La sua costruzione fu voluta dal Regno d'Italia sul finire dell'Ottocento per la protezione via terra dell'Arsenale Militare Marittimo della Spezia, edificato nel capoluogo spezzino tra il 1862 e il 1869. I lavori per la costruzione della fortezza di Canarbino si avviarono nel 1870 per concludersi dieci anno dopo, nel 1880. La costruzione fu dotata fin dal principio di un buon armamento costituito da ben 28 cannoni, di cui 14 a modello 149 G, avente quindi una buona potenza di fuoco. Con lo sviluppo dell'aviazione in campo militare il forte, agli inizi e nel corso del XX secolo, fu quindi dotato anche di nuove postazioni antiaeree con l'installazione di cannoni da 76/40 millimetri. La fortezza fu scelta come sede del comando del Gruppo Est delle batterie antiaeree con alle sue dipendenze gli altri siti militari di Baccano, Santa Teresa, Maramozza e Rocchetta. Come altri forti e postazioni militari anche il sito di Canarbino fu interessato dai movimenti bellici della seconda guerra mondiale ed in particolar modo nel periodo della Repubblica Sociale Italiana, dopo il 1943, quando il forte fu dotato di nuovi cannoni Ansaldo da 90/53 millimetri. Al cessare del conflitto la fortezza perse ogni uso militare della struttura ed è oggi sede di un poligono di tiro. ...».

http://www.fortecanarbino.it/il-forte/


Arcola (torre pentagonale o degli Obertenghi)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.immobiliareriviera.com

«All'estremità occidentale del castello s'erge imponente nella sua grigia mole, la torre pentagonale, alta venticinque metri e di altrettanti di circonferenza, restaurata dall'illustre architetto D'Andrade, che la fece dichiarare monumento storico e che, nuovamente restaurata in tempi recenti, è stata resa visitabile. Durante l'ultimo restauro è stata purtroppo privata di un simbolo che, in tempi non lontani, contraddistingueva il carattere ormai volto alla pace della sua maestosa costruzione: sorgeva infatti sulla sua sommità un rigoglioso albero di olivo, nato spontaneamente, che affondava le sue radici tra le pietre della torre stessa. Una volta sradicato, non è più stato ricollocato, neppure in vaso. Caratteristica dei due edifici, Torre e Castello, più unica che rara in Italia, sono i merli Guelfi della torre che si contrappongono a quelli Ghibellini del castello. Diatriba familiare o errore di ristrutturazione? La torre sorge da un ampia base gradinata, a muri pieni, in conci di media grandezza, cementati in calce mista a coccio tritato, secondo una tecnica basso-romana andata generalmente in disuso nel secolo X, con scarse luci e con la porta soprelevata sul piano di base. (alla quale si accedeva mediante una scala mobile). ...».

http://www.immobiliareriviera.com/regioni/Arcola-il_Castello.html


Barbazzano (ruderi del castello)

Dal sito http://metaldetectoritalia.forumfree.it   Dal sito http://metaldetectoritalia.forumfree.it

«La storia documentata di Barbazzano è rintracciabile dall'anno 1152 all'anno 1584. Il borgo fortificato compare costantemente in simbiosi con il castello di Ameglia con il quale condivide le sorti e la storia. Barbazzano presidia l’omonimo distretto nella curia di Ameglia, le terre del vescovo, dove il vescovo esercita i poteri comitali e concede, a titolo di vassallaggio appezzamenti o redditi a laici o a istituzioni religiose. Solo nel 1186 esiste una formale sottomissione a Genova. ... Il borgo, strategicamente importante, ha avuto la sua origine in posizione chiave sulle vie conosciute di allora. Da Barbazzano, passava infatti l'antica via che metteva in comunicazione l’attuale litorale lericino con la vallata del Magra ma soprattutto con il castrum di Ameglia, sede del vescovo-conte. In Fiascherino, si ritrova il suo porto naturale, luogo in cui i barbazzanesi costruivano navi per commerciare e probabilmente predare e combattere. L'economia del borgo,è prevalentemente basata sull’ agricoltura e pastorizia ma non poteva mancare la pesca e il commercio nonché la pirateria. ... La testimonianza più rilevante e evidente, per chi visita quel luogo, è certamente la torre. Essa è disposta sulla collina, visibile da buona parte del Monte Murlo, Bandita, Rocchetta e dal mare. A base quadrata, si erge sugli olivi, mancante alla sommità, per una altezza variabile da sette agli otto metri. Sul suo lato anteriore di circa metri quattro,con spessore di centimetri ottanta, si apre la porta ad arco,con luce di metri uno e cinquanta per tre e cinquanta. A piè dell'arco, per chi guarda con le spalle rivolte a Serra, si scorge,al culmine dello stipite destro,una pietra sporgente e forata,cardine dell'antico portone. Osservando la disposizione dei ruderi e delle "vie storiche" che praticamente circondano Barbazzano, considerando in oltre l'importanza dei luoghi che dette vie uniscono,sembra impossibile ritenere che quella tuttora esistente all’interno della torre,sia l'unica porta del borgo fortificato. Certamente si tratta di una porta, ma sicuramente una delle meno importanti ivi esistenti, poiché dalla strada che scende dalla torre si giunge al canale d'Arlino l’Arliano del Codice, e da li a Fiascherino, mentre dal lato opposto, a monte, passa la via principale,o meglio si incrociano le vie che uniscono Barbazzano a La Serra, a Tellaro, Portesone, Capo d'Acqua e quella che si riunisce nei Senti con la via d'Ameglia. Le tre vie che al contrario scendono al mare, hanno come loro naturale destinazione le tre spiagge racchiuse tra la Punta di Mezzana e quella di Trigliano. Ad un più attento esame, la porta della torre,si presenta stranamente incompleta, mancante della parte superiore all'arco, lasciando ad intendere un rifacimento in epoca posteriore a quella della costruzione, oppure, cosa più attendibile, ad un asporto di pietre sagomate che verosimilmente potrebbero aver trovato una nuova collocazione nella facciata della chiesa, dopo la visita pastorale del delegato Francesco Bottini del 1568».

http://www.wikispedia.it/mediawiki/index.php?title=BARBAZZANO


Beverino (borgo e resti del castello)

Dal sito www.speziaweb.it   Dal sito www.comunedibeverino.gov.it

«Il borgo fortificato di Beverino si trova sul colle che domina la confluenza del lungo torrente Graveglia con il Vara; la sua posizione strategica particolare chiude una valle abbastanza pianeggiante, notevolmente fertile. È probabile che il primo insediamento fosse un piccolo borgo nel fondovalle lungo la Graveglia, dov'è ancora riconoscibile la cappella di San Cipriano, dipendenza della pieve di San Prospero di Vezzano. L'edificio è parzialmente coperto alla base dai depositi alluvionali del torrente, accumulate nel corso degli anni: affiorano soltanto le strutture superiori, un massiccio oratorio e le dorme romaniche dell'abside. Dedicata ai Santi Cornelio e Cipriano, la chiesa sopravvive sussidiaria dell'attuale parrocchiale di Santa Croce, a Beverino Castello, che, a sua volta, fu di origine romanica ma radicalmente rifatta intorno al Seicento. Nel XI secolo gli Estensi provvidero a trasferire il paese sulla collina dov'è attualmente per soddisfare le necessità strategiche e guerresche del loro dominio. Le più lontane notizie si apprendono da un documento-convenzione del 1202 tra i Malaspina e il vescovo Gualtiero della chiesa di Luni, a proposito di confini territoriali. Le terre di Beverino furono in possesso ai signori di Vezzano e oggetto di controversie tra i feudatari fino al 1247, anno in cui la comunità stipula una convenzione con Genova, aderendo al patto della "Compagna" e dichiarandosi fedele alle istituzioni della Repubblica. A differenza di altri castelli, il paese si governò da allora come comune libero, indipendente dalla podesteria di Corvara. Beverino fu una piccola roccaforte a guardia delle principali vie di comunicazione verso la media Valle; possedeva autonomia comunale, aveva un ospedale ed una corte di giustizia e buone terre per le coltivazioni. Il nucleo, di impianto elementare, si è mantenuto nell'aspetto originario e, sebbene il castello sia andato distrutto per calcolo strategico dai genovesi così come la chiesa romanica abbia perso verso il 1600 lo schema primitivo per le radicali trasformazioni subite, ricorda tutt'ora la passata imponenza. Anche Padivarma, Castiglione e Bracelli fecero parte dei vasti possedimenti dei vescovi di Luni, nella bassa Val di Vara, ma con sorti diverse da Beverino».

http://www.comunedibeverino.gov.it/beverino.html


Biassa (ruderi del castello di Coderone)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.terredilunigiana.com

«Dalla chiesa di San Michele, posta su un modestissimo rilievo, è agibile raggiungere, anche percorrendo la strada litoranea che conduce a Riomaggiore e a Manarola e che consente nel primo tratto un ampio panorama sul Golfo della Spezia, i resti del castello di Coderone. Posto immediatamente al di fuori dell’abitato di Biassa, su uno sperone roccioso coperto di vegetazione, il castello venne eretto attorno alla metà del XIII secolo in appoggio alla politica difensiva ed espansionistica di Genova, e comprendeva un piccolo abitato addossato alle mura delle fortezza dotato di un propria chiesa intitolata Santa Maria Maddalena. Il castello medievale venne in gran parte riqualificato fra XV e XVI secolo, quando, venendo meno le funzioni militari, assunse l’aspetto residenziale proprio del palazzo signorile».

http://www.comune.laspezia.it/conoscerecitta/itinerari/pegazzano.html


Bolano (borgo e castello Malaspina)

Dal sito www.speziaweb.it   Dal sito www.speziaweb.it

«Bolano viene menzionato per la prima volta in un diploma di Ottone I del 963, dove si assegnava il borgo al vescovo di Luni. Nel 1273, il castello di Bolano venne potenziato e il borgo cinto da mura triangolari per ordine del vescovo di Luni Enrico da Fucecchio. Nel 1306 però, con la pace di Castelnuovo Magra, con Dante come procuratore, Bolano venne ceduto ai Malaspina del ramo di Mulazzo con Moroello Malaspina. Seguendo le sorti della Lunigiana, Bolano soffrì le mire espansionistiche di Castruccio Castracani fino al 1328 e quindi ritornò ai Malaspina. I marchesi erano però fortementi odiati dalla popolazione, accusati di esercitare il “jus primae noctis”. Una ribellione popolare portò alla morte di Antonio II e quindi di Alessandro, assalito nel bosco del Malconsiglio presso Godano. Bolano si diede quindi a Genova nel 1525, di cui seguì le sorti fino all’unità d’Italia. ... Della fortificazione dei Malaspina sono rimasti pochi ruderi, un torrione rotondo ed un capitello romanico scolpito. Sotto il dominio dei vescovi di Luni, il borgo fu circondato di mura a pianta triangolare, e dotato di tre porte di accesso. Con la famosa pace di Castelnuovo con Dante Alighieri come procuratore dei Malaspina, il castello passò a questa famiglia. Ma il loro malgoverno portò alla ribellione del popolo, che si diede alla Repubblica di Genova».

http://www.terredilunigiana.com/valdivara/bolanostoria.php - http://www.terredilunigiana.com/valdivara/castellobolano.php


Bonassola (resti del castello)

Dal sito http://ontheroadinitaly.style.it   Dal sito www.dodecapoli.com

  

«Posto su una collina direttamente alle spalle del borgo, fu costruito nella seconda metà del XVI secolo, dopo la grave incursione barbaresca del 1560. Eccettuate le scorribande piratesche, non si trovò mai coinvolto in rilevanti fatti d’arme, finché nel corso dell’Ottocento venne adibito a cimitero. Nel 1963, in occasione dello spostamento a monte della ferrovia, fu demolita una parte consistente del prospetto verso mare, sul quale si trovavano due bastioni a forma quadrangolare. La parte rimasta, a forma quadrilatera, presenta due torri circolari sugli spigoli d’angolo e alcune aperture, oltre all’orologio pubblico, d’epoca relativamente recente. Il prospetto verso Nord, eccetto lo scalone trasversale, è indubbiamente originale com’è testimoniato dalla muratura. Verso monte sono inglobate nella muratura due torri circolari sporgenti, elemento che ritroviamo in altri castelli della zona, come ad esempio in quello di Riomaggiore. Le vicende inerenti la costruzione del castello di Bonassola ci offrono uno spaccato della vita del borgo nel passato. Val pertanto la pena di ricordarle in breve. Poco prima dell’incursione barbaresca del 1560, dato che il pericolo corsaro era un fatto ricorrente, gli uomini di Bonassola, San Giorgio e Montaretto si riunirono il 23 marzo 1557 nella pieve di San Martino, a Framura, e decisero di costruire un castello presso la marina. Nell’agosto del 1561, a saccheggio avvenuto, altra riunione nella chiesa di San Giorgio, alla quale presero parte 48 uomini in rappresentanza delle famiglie più facoltose. Alla fine venne decisa la costruzione di una torre a Bonassola per difendere la marina. Ma sorsero dei contrasti, perché la gente di Montaretto e Reggimonti non intendeva contribuire alle spese, in quanto voleva costruirne un’altra in loco che più li accomoda, cioè spostata più a monte. Finalmente il Senato si decise ad intervenire e mandò a Bonassola due incaricati di sua fiducia per dirimere la questione. Questi ultimi, dopo aver ispezionato i luoghi, il 12 dicembre 1561 fecero una dettagliata relazione al Senato con annesso un disegno e la suprema magistratura genovese decretò che il forte venisse eretto in un piccolo colle che resta nel mezzo, e così il castello venne finalmente edificato».

http://www.comune.bonassola.sp.it/sa/output/files/10-IlCastello.htm


Bonassola (resti della torre Ardoino)

    Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito http://ontheroadinitaly.style.it

«Poco sotto San Giorgio si trovano i ruderi di questo antico manufatto difensivo, costruito dagli uomini del posto a partire dal 1544 e così chiamato perché gli Ardoino erano a quel tempo i signori del luogo. Verso la metà del ‘600, a causa probabilmente di un cedimento del terreno, la torre andò parzialmente distrutta e successivamente parte delle pietre che la costituivano venne utilizzata per la costruzione del campanile della parrocchiale di San Giorgio, unitamente a quelle dei ruderi della Chiesarotta».

http://www.comune.bonassola.sp.it/sa/output/files/11-Varie.htm


Bracelli (borgo, resti del castello)

Dal sito www.bracelli.net   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Proprietà della Chiesa di Luni, rimase sotto la tutela del vescovo che lo infeudò agli Oldoberti di Pontremoli dai quali passò ai Fieschi nel 1245 e, prima di essere venduto a Genova, si sottomise al governo della Repubblica per azione spontanea del comune locale. Sono visibili frammenti sparsi di antichità: la porta di accesso al borgo, i ruderi del castello, la vecchia chiesa di San Maurizio, la parrocchiale odierna costruita all'inizio del VII secolo e l'oratorio di Santa Croce. Il castello era uno dei più antichi e robusti della Val di Vara, dotato di sistemi difensivi costituiti da sette porte le cui arcate si susseguivano lungo il percorso che conduceva alla sommità del paese; questo fa pensare che vi dovessero essere delle cerchie concentriche di mura. Gli archi delle sette porte, ancora esistenti, sono in buono stato di conservazione e si vedono ancora i fori dei cardini. Sulla sommità del colle, dove sorgeva il castello, v'è un cortile chiuso tutt'intorno da casa di abitazione e nei pressi il notevole dirupo che limita il poggio dalla parte della valle del fiume Vara. La popolazione tradizionalmente applica a questa specie di cittadella il nome di "castello". È invece scomparsa ogni traccia della torre che venne demolita per ordine del Capitano della Spezia».

http://www.comunedibeverino.gov.it/bracelli.html


Bracelli (palazzo Ravaschieri)

Dal sito www.bracelli.net   Dal sito www.bracelli.net

«Per motivi di sicurezza sono stati di recente quasi interamente demoliti i resti della prima presenza edificativa (sec. XV) dei nobili Ravaschieri che era posta dopo la seconda porta d'accesso alla parte interna del castrum. La facciata principale della costruzione che si rivolge a N-O, decorata con gli stemmi del casato, ancora esistenti anche se oggi poco riconoscibili, testimonia la lunga presenza dei Ravaschieri; sul lato opposto la costruzione si affaccia su quello che era un grande giardino con diversi frutteti, ormai abbandonato e destinato ad orto. Nel lato Est viene ricavata una cappella gentilizia ben decorata, con accesso anche dall'esterno a mezzo di piccola loggia. Con decreto del papa Benedetto XVI, in data 9 maggio 1730 viene autorizzata la celebrazione della funzioni, su istanza del notaio Maurizio Ravaschieri. Recentemente la proprietà del palazzo Ravaschieri è stata divisa con diversi frazionamenti ricavandone alcuni appartamenti; in alcuni rimangono parte dei meravigliosi affreschi del XVII secolo. Sotto le mura del vecchio castello, si affacciano l'antico Oratorio di Santa Croce, l'edificio della canonica con l'adiacente torre campanaria (ristrutturata), ed il fronte del palazzetto della famiglia Roy, a due soli piani rialzati, recante sopra l'ingresso il loro antico stemma».

http://www.lasprugola.com/bracelli/davedere.htm


Brugnato (borgo, castello di Bozzolo, non più esistente)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.5terre.com

«Fondato ai piedi dell'Appennino, alla confluenza dei torrenti Gravegnola e Chiocciola con il Vara, Brugnato fu sede di un’importantissima diocesi. Tra il VII e l'VIII secolo, subito dopo la conquista della Liguria di Rotari nel 644, i monaci benedettini di San Colombano eressero un monastero che si ingrandì negli anni in ricchezza e potenza. Per il suo splendore, Brugnato entrò in lotta con i Vescovi di Luni e solo nel 1133 cessarono le liti con la nomina del paese a sede vescovile. L’accresciuta potenza causò però contrasti anche con la famiglia Malaspina, che rivendicava diritti sul borgo. Nel XIV secolo, il vescovo venne cacciato dai Ghibellini e si rifugiò a Pontremoli. Brugnato passò quindi sotto i Malaspina, i Fregoso e infine nel XVI secolo, la repubblica di Genova. Il borgo antico si sviluppa in una struttura anulare “a tenaglia”, con al centro la cattedrale dei Santi Pietro, Lorenzo e Colombano, costruita dai monaci benedettini verso la metà del XII secolo. Le funzioni difensive del paese si notano nella sua architettura. Ancora oggi si possono vedere le due uniche aperture del borgo: Porta Soprana o Maestra, ad ovest e Porta Sottana, ad est, vicino alla quale si trovano i resti della Cappella dei Santi Rocco e Caterina. Il centro è un alternarsi di varie tipologie di casa con portali in pietra arenaria tipica della Lunigiana. Da segnalare anche il palazzo vescovile, sede del museo Diocesano che raccoglie le opere delle chiese della Val di Vara, l'oratorio di San Bernardo e il santuario di Nostra Signora dell'Ulivo, costruito nel XVIII secolo, che domina la valle e l’abitato. Nelle vicinanze si trovano un antico ponte sul fiume Vara, forse di origine romana e qui vicino, il convento di San Francesco, fondato nel 1603. L’unica frazione di Brugnato è Bozzolo, sede di un antico castello oggi scomparso, citato in una convenzione stipulata nel 1179 tra Lanfranco, vescovo di Brugnato, ed il comune di Genova. ... Ormai scomparso, il castello di Bozzolo è menzionato in una convenzione del 1179 tra il vescovo di Brugnato Lanfranco ed il comune di Genova. Nel documento, i Genovesi si impegnavano a contribuire alla costruzione di una torre del castello e anche di un'altra fortificazione, di cui non è giunta nessuna notizia».

http://www.terredilunigiana.com/brugnato.php - http://www.terredilunigiana.com/valdivara/castellobozzolo.php


BUTO (castello non più esistente)

Una delle pietre del castello riutilizzate nella costruzione della chiesa parrocchiale, dal sito www.buto.it   Una delle pietre del castello riutilizzate nella costruzione della chiesa parrocchiale, dal sito www.buto.it

«Non esistono più tracce del fortino di Buto, se non nel nome dato al rilievo ove era situato: "Castello". Questa località si trova in direzione nord ovest, sotto il monte Coppa, ad un’altezza di circa settecentocinquanta metri, su di uno sperone roccioso, in vista del dirimpettaio castello di Salino. Venne demolito in epoca remota, certamente prima del Seicento e sia la Chiesa parrocchiale consacrata a San Pietro, sia il campanile furono costruiti anche utilizzando pietre prelevate da tale costruzione militare. Si tramanda il ricordo di grosse pietre del castello di Buto che sarebbero state trasportate a Groppo ed utilizzate in quel paese per costruzioni di vario genere. ... Nel V, VI secolo Buto costituiva, probabilmente, un presidio dei bizantini creato per contenere l’avanzata dei Longobardi, che avevano conquistato le alte valli del Taro e della Gotra. Si può ipotizzare che un nucleo di persone, per motivi militari, si sia stabilito, sin da allora, nella località, in precedenza frequentata solo per ragioni di pastorizia. Le carte della Liguria bizantina fanno, infatti, passare il confine sulla direttrice Varese Ligure-Croci. Durante il periodo di dominazione dei Malaspina, il controllo su Buto e sulle sue frazioni antiche (Consigliato, Lisorno e Focetta) era divenuto necessario per l’esistenza della strada che collegava la costa ligure al parmense ed alla Lombardia, passando per il paese. Dopo la conquista longobarda era infatti cominciato a fiorire il commercio tra la riviera e la pianura padana, poi proseguito durante tutto il Medioevo. In quei tempi, i viaggiatori ed i viandanti privilegiavano i percorsi in crinale, più sicuri rispetto a quelli posti nel fondovalle. L’abate Antonio Cesena di Varese, parlando dei tempi antichi, cita, infatti, nella sua Cronaca del 1558, proprio Buto, che si trovava sull’antichissima strada per il Monte di Lamba (l’attuale Cento Croci), prima che questa fosse deviata nel fondovalle determinando lo sviluppo di Varese e la nascita del borgo di San Pietro Vara.

Antecedentemente la costruzione della strada San Pietro-Varese-Cento Croci esistevano, infatti, due altri percorsi, il primo da Castelnuovo di Salino (dove era situato un castello con chiesa, ora distrutto, a levante di Salino, su un monte a destra del Vara) per San Pietro, Teviggio, Porciorasco, Caranza e Cento Croci; il secondo, ancora più antico del precedente, proveniva da Sestri Levante e, attraverso Velva, Castello di Carro e Cavalanova, saliva per Consigliato e, giunto alla Focetta, deviava a sinistra per Caranza, Albareto, Gotra, Borgotaro e a destra per lo Zerasco. Su quest’antica strada i mercanti portavano sale, olio e vino verso la pianura padana e tornavano con carichi di grano. Diventava fondamentale il controllo militare dell’importante via di comunicazione e, pertanto, fu costruito a Buto un fortino, una piccola costruzione militare, quale parte di un sistema organizzato di controllo del territorio. Le fortificazioni di Caranza, Groppo e Buto dominavano, infatti, le vie che, anticamente, attraverso Cento Croci, giungevano nell’oltrepò Pavese e nel Tortonese, dove i signori della Lunigiana avevano altri possedimenti. Successivamente il castello di Buto farà parte di un sistema di difesa dei Fieschi, assieme alle fortificazioni di Costola e di Salino. Un’altra costruzione militare si trovava a Buto, in località Focetta dove, ancora nel settecento, era posta la dogana della Repubblica di Genova a sorvegliare il commercio che transitava per quella via e proprio alla Focetta è possibile trovare forse la costruzione più antica del paese, unita alla chiesetta ed all’antico cimitero, certamente utilizzata anche per difesa poiché si ricorda l’esistenza di due feritorie, essendo situata in località apprezzabile dal punto di vista strategico, nascosta e difendibile».

http://www.buto.it/CastelliFortezze/CastelliFortezze.html


Calice al Cornoviglio (castello Doria-Malaspina)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito http://la-spezia.mondodelgusto.it

  

«II castello di Calice al Cornoviglio ha origini molto antiche ma non si conosce con esattezza la sua data di nascita. Durante l'alto Medioevo il feudo pervenne al ramo obertengo degli Estensi e successivamente agli onnipresenti Malaspina che, nel XIII secolo, si trovarono a fronteggiare gli attacchi del vescovo di Luni. Nel 1206 il contenzioso risultava già risolto con un lodo che restituiva ufficialmente il “castrum calisi” a Guglielmo e a Corrado Malaspina, riconoscendo che il castello era stato occupato abusivamente dal vescovo Gualtiero. Nel corso del XIII e del XIV secolo la proprietà feudale subì numerosi passaggi di proprietà pervenendo a Corrado l'Antico nel 1221, a Manfredi di Giovagallo nel 1266, al ramo di Villafranca nella prima meta del XIV secolo e, con la nuova divisione del 1355, ad Azzone Malaspina di Lusuolo. La contesa tra i diversi rami della famiglia per il dominio su Calice fu bruscamente interrotta nel 1416, dalla occupazione delle truppe della Repubblica genovese che si impadronirono di quindici castelli tra cui «Calix e Madroganum», consegnati ai Fieschi. Dopo altri passaggi i Fieschi risultano ancora proprietari del feudo fino a quando, in seguito al fallimento della congiura ordita da Gian Luigi Fieschi contro Andrea Doria, il castello venne donato dall’imperatore Carlo V all'ammiraglio stesso. Probabilmente risale a questo periodo l’intervento di trasformazione più massiccio alle strutture del castello, che perse la funzione difensiva a favore di quella abitativa durante il dominio di Placidia Doria, discendente di Andrea. Nel 1772 la definitiva cessione del castello a Pietro Leopoldo Granduca di Toscana che ne fece uso burocratico-amministrativo. Fu infine, dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, sede comunale fino al 1993 ed ultimamente è diventato sede della Pinacoteca ”David Beghè” (pittore affrescatore nato a Calice nel 1854 e morto a Milano nel 1933), sede del Piccolo Museo “Pietro Rosa” (pittore autodidatta nato a Portovenere nel 1923 e morto a La Spezia nel 1995), sede del C.E.A. (Centro di Educazione Ambientale), e del Museo dell’Apicoltura».

http://www.comune.calicealcornoviglio.sp.it/index.php?pagina=pagine&id=56


Carpena (resti del castello)

Dal sito www.tramontivaldivara.it   Dal sito www.dodecapoli.com

«Le prime testimonianze della presenza nella zona sotto il Monte Parodi di un castello o comunque di una più modesta fortificazione (rocchetta) risalgono al 1165; ne era signore certo Enrichetto detto "Da Carpena". Durante la guerra che in quegli anni opponeva Genova a Pisa, Enrichetto si schierò con quest' ultima e dovette così subire l' assalto dei genovesi che incendiarono il castello e lo costrinsero ad abbandonare il feudo. Nel XII secolo la piccola nobiltà della zona coi rispettivi possedimenti, si riunì in una consorteria e il castello di Carpena ne divenne il capoluogo. Nel 1221 Carpena, sotto la signoria di Giovanni della Turca, era annoverata tra i vassalli della Repubblica di Genova che nel 1273 la elevò a podesteria con giurisdizione su un vasto territorio che comprendeva il Golfo della Spezia, le Cinque Terre e parte della bassa Val di Vara. Intanto il piccolo borgo di pescatori di Spezia si ingrandiva sia economicamente sia demograficamente, tanto che nel 1343 divenne una podesteria autonoma acquisendo buona parte del territorio di Carpena. Il rancore mai sopito alimentò un contrasto continuo con gli spezzini, fino ad arrivare alla tragedia. Nel 1411 scoppiò la guerra fra genovesi e fiorentini. Carpena si alleò con i toscani in odio alla "genovese" Spezia che, a sua volta, rinforzò con le proprie milizie le schiere di Antonio Doria, quando questi, l'anno seguente, assalì il castello di Carpena. I carpenesi, pur resistendo valorosamente, alla fine dovettero cedere alla preponderanza dell' avversario. Fu un massacro. Centinaia di abitanti morirono nei combattimenti, molti furono giustiziati. Il maniero fu raso al suolo, ai superstiti fu impedito di tornare sulle loro terre e per lungo tempo la zona rimase disabitata. Tuttavia, a mo' di nemesi, un secolo dopo quei tragici fatti, nel borgo venne alla luce un certo Antonio poi detto da Carpena, allievo di Raffaello Sanzio, che insieme al sarzanese Fiasella è stato il più illustre rappresentante locale della pittura del Rinascimento. ... Oggi, di quello che fu il capoluogo di un'importante podesteria, rimane un gruppo di case con poche decine di abitanti, arroccate su un rilievo (498 m.t. s.l.m.), appena sotto il crinale che lo separa dalla costa di Riomaggiore».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/attrattive_d.asp?attrattiva_id=19


Castelnuovo Magra (castello dei Vescovi di Luni)

Dal sito www.terredilunigiana.com   Dal sito www.valdimagra.com

«Del castello dei vescovi di Luni rimangono imponenti ruderi, tra i quali spicca la turris magna, l’antico mastio del sistema difensivo, con pianta rettangolare e alta 80 metri. Costruito per ordine del vescovo Enrico da Fucecchio alla fine del XIII secolo, come residenza signorile, venne trasformato in fortilizio militare dai Fiorentini e dai Genovesi nel XV e XVI secolo. Una fortificazione anteriore, voluta dal vescovo Gualtiero e risalente alla fondazione del paese si innalzava nel Borghetto, probabilmente il nucleo più antico dell’abitato per la sua struttura concentrica, che si raccoglieva intorno allo scomparso castello di Santa Maria. Il nome stesso di Castelnuovo rivela l’esistenza di una costruzione fortificata anteriore, che fu sostituita da un “castrum novum”, così come si cita nel 1203 nel Codice Pelavicino. Dopo aver assolto la sua funzione difensiva, il castello cadde in disuso e venne progressivamente demolito. Oggi rimangono ben visibili la grande torre merlata e la più piccola torre circolare, collegate con i resti dei muri perimetrali».

http://www.terredilunigiana.com/castelli/castellocastelnuovo.php


Castiglione Vara (castello non più esistente)

Dal sito www.comunedibeverino.gov.it   Dal sito www.comunedibeverino.gov.it

«Castiglione Vara ha una storia comune coi centri limitrofi, ed in particolare con gli antichi castelli di Tivegna, Bracelli e Padivarma, per la sua importanza di centro stradale sulla principale direttrice di fondovalle. Anticamente il borgo di Castilliono appartenne agli estensi, quindi ai Malaspina e poi ai vescovi di Luni; uno di essi, Guglielmo, nel 1253, lo cedette a Nicolò Fieschi che fu costretto a venderlo a Genova nel 1276. Menzione del castello si fa ancora nel 1321, allorché il vescovo lunense nominò procuratore un Bernabò del castello di Castiglione, nella controversia nata dai Sarzanesi che si rifiutava di restituire al vescovo suddetto alcuni beni sottrattigli. Abbandonato a se stesso oggi non ne rimane traccia. Sui resti del castello fu eretta l'attuale chiesa parrocchiale. Di un certo interesse è la chiesa San Remigio, situata sulla via che raccordava Ceparana a Padivarma; l'attuale edificio risale al XVI secolo ed in epoca successiva fu aggiunta una navata».

http://www.comunedibeverino.gov.it/castiglione.html


Castronovo di Salino (resti del castello)

Resti del muro della torre del castello, dal sito www.buto.it   Salino, dal sito www.amalaspezia.eu

«Il castello di Castronovo di Salino si trova in comune di Varese Ligure, su uno spuntone roccioso presso il Monte delle Rocche, poco prima di San Pietro Vara. Il castello è in area boschiva, raggiungibile a piedi seguendo la costa del monte delle Rocche, dal paese di Salino. Della struttura fortificata sono visibili ormai ben pochi resti. Il sito fortificato di Castronovo di Salino si trova su uno spuntone di arenaria lungo la costa del Monte delle Rocche, in posizione strategica tra il centro mercantile di Varese Ligure e le vie che provenivano dai borghi e dagli approdi della costa. Oggi ne rimangono solo pochi resti, ma grazie agli scavi archeologici condotti a partire dagli anni '60-'70 del Novecento ne conosciamo la struttura originaria e le successive modifiche. Si trattava di una torre quadrata, con una superficie interna di 4 x 4 metri, molto più simile ad un mastio che non a una vera e propria torre castrense. La muratura è piuttosto massiccia, con corsi regolari, sbozzati, anche se di diverse dimensioni, legati da abbondante malta molto dura. All'interno della torre sono stati trovati frammenti di olle e testelli, per la preparazione di minestre e focaccette, nonché frammenti di scodelle e ciotole. Il castello di Castronovo di Salino doveva essere occupato quasi sicuramente durante la seconda metà del XIV secolo. Ma alcune fonti scritte citano Castronovo già a partire dal 1145, sotto l'influenza dei Signori da Passano, che dominavano il territorio tra Levanto e Deiva Marina (provincia della Spezia); nel XIII secolo Castronovo fu una proprietà fliscana, mentre nel 1386 fu ceduto al Comune di Genova. Secondo lo storico Cesena, il sito fu abbandonato in seguito alle incursioni della potente famiglia ghibellina dei Bertolotti di Levanto, e come conseguenza dell'abbandono sembra sia stato fondato il nucleo sottostante di San Pietro Vara, ancora oggi centro sulla strada che conduce a Varese Ligure. Le vicende che riguardano la storia del castello di Castronovo di Salino si inseriscono nella politica di espansione del Comune di Genova nella Liguria Orientale. Il torrione di Castronovo di Salino è simile quanto a dimensioni e struttura alla casa-torre, detta Torre del Marchese, di Valgiuncata, in comune di Zignago. I pochi resti che rimangono sono ormai nascosti dalla vegetazione».

http://beniculturali.altaviadeimontiliguri.it/beniAVML/it/schedabeneview.wp;jsessionid=6F7275F9E875951E1BF46D30338475DA?contentId=SBN557


Cavanella Vara (ruderi del castello)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.comunedibeverino.gov.it

«Uno dei tanti feudi fortificati dei Malaspina sul cui fortilizio principale del 1508 posa ancora l'abside della chiesa parrocchiale. Una curiosità sulla frazione [di Beverino]: sulla prima casa venendo dal Nord (l'ultima venendo dal Sud), si può notare un punto interrogativo dipinto sulla facciata. Il perché di questa decorazione è rimasto avvolto nel mistero per molto tempo. Mario Soldati addirittura parla di questa curiosità, nel libro La casa del perché, edito da Mondadori».

http://www.comunedibeverino.gov.it/cavanella.html


Ceparana (castello dei Giustiniani)

Dal sito www.comune.bolano.sp.it   Dal sito http://beniculturali.altaviadeimontiliguri.it

«Il castello Giustiniani si trova nel centro di Ceparana, frazione del comune di Bolano, lungo la strada che conduce a La Spezia (strada provinciale 70, detta di Buonviaggio). L'area del castello, ex monastero di San Venanzio, è ben riconoscibile, non molto distante dalla moderna chiesa di Ceparana. L'edificio è fruibile soltanto in parte; il piano terra è adibito a esercizi commerciali e quindi visitabile. L'attuale castello Giustiniani incorpora i resti della medievale chiesa di San Venanzio e dell'edificio monastico, ex abbazia altomedievale, ora edificio a carattere abitativo. Dell'antica chiesa rimangono la torre campanaria e pochi altri resti inglobati nella muratura del palazzo signorile di XVII secolo, che però ha alterato in gran parte la struttura originaria. Il monastero benedettino era dedicato al protovescovo lunense San Venanzio, e posizionato nel "castrum" vescovile di Ceparana, che è attestato dalle fonti scritte come sede di un mercato già nel 963, era assai prospero ancora nel XIII secolo. Nella cripta a volte sottostante l'abside della chiesa era custodito, fino al XVI secolo almeno, il corpo del Santo entro un sarcofago lapideo. Ma quando nel XVIII secolo fu realizzato il palazzo signorile da parte dei nobili genovesi Giustiniani, proprio sull'impianto basilicale, delle reliquie santoriali si perse la memoria. All'interno dell'edificio sono state rinvenute reimpiegate due lapidi funerarie di età romana. La struttura è in buono stato di conservazione. L'edificio è sottposto a vincolo architettonico».

http://beniculturali.altaviadeimontiliguri.it/beniAVML/it/schedabeneview.wp;jsessionid=67556E111060D9073DB57E4FE6C0308F?contentId=SBN564


Cornice (borgo)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Cornice è una frazione del comune di Sesta Godano in provincia della Spezia, a 390 metri s.l.m. È un tipico borgo di crinale la cui impervia posizione ha imposto agli abitanti un isolamento che non è stato sempre negativo ma anzi, in alcuni periodi, lo ha preservato da avvenimenti storici distruttivi. L'andamento delle abitazioni, edifici in pietra, è lineare ed asseconda la particolare orografia del sito. I percorsi viari dell'abitato corrono esternamente al nucleo le cui case si affacciano sugli orti e si collegano con le vie di accesso al paese che sono quattro, compresa la strada comunale percorribile in automobile(si snoda dall'Aurelia fino al paese interamente sotto un fresco castagneto). Delle tre mulattiere, una, a sud, congiunge Cornice con Ca' di Vara, l'altra, a nord, con Mangia, l'ultima, ad est, è la strada vicinale" delle ville". La splendida vista che si può godere dall'alto del borgo spazia a 360 gradi sui monti ricchi di vegetazione oltre che su altri paesi (Brugnato, Borghetto,Bozzolo,Serò, Scogna, Godano) e rappresenta la caratteristica di maggior pregio di Cornice. Il territorio intorno, molto scosceso su tre lati (ad eccezione del versante verso nord-est) ha olivi, viti e soprattutto castagni che, fino alla seconda guerra mondiale hanno garantito il sostentamento degli abitanti. ... Il paese è caratteristico anche dal punto di vista architettonico per la presenza di passaggi voltati (vòte), percorsi coperti che un tempo erano più numerosi e permettevano agli abitanti di spostarsi da un capo all'altro del borgo senza uscire allo scoperto. Nei giorni di pioggia si poteva, e si può ancora per quelli rimasti, accedere ai fondi alle cantine ed alle stalle senza bagnarsi. Un tempo (fino agli anni '60) l'asse viario principale del borgo era caratterizzato da un selciato in pietra che è stato poi cementificato a seguito di interventi molto discutibili. Alcune scalinate portano alla parte alta del paese dove sorge la Chiesa parrocchiale col campanile, in posizione dominante rispetto al resto dell'abitato. A Cornice, in epoca feudale, hanno dominato i Malaspina ed alcuni storici ritengono che il castello sia andato distrutto, come del resto quello della vicina Godano. Sembra certo che, sempre in epoca medievale, nel nostro paese esistesse un ospizio per viandanti poiché il borgo sorgeva su un'importante via di crinale non lontana da una delle tante diramazioni della Francigena, la strada più importante dei grandi pellegrinaggi medievali, passante per Arsina ed il monte Pietra Colice ( oggi passo del Bracco). Infatti i pellegrini che volevano dirigersi verso Santiago di Compostela, in Galizia,che come Roma e Gerusalemme era una meta importantissima per il Cristiano, lasciavano la via principale a S. Stefano (da qui la Francigena andava verso Luni) e, attraversando la Val di Vara e la Liguria, arrivavano in Provenza per immettersi nella via Tolosana che li avrebbe condotti a Santiago».

http://digilander.libero.it/docgian/storia1.html


Corniglia (fortificazioni)

Dal sito www.bebcorniglia.com   Dal sito www.dodecapoli.com

«Corniglia, che prese il nome dalla Gens Cornelia, divenne colonia romana e luogo privilegiato per la produzione di vino. Lo testimoniano alcune anfore vinarie scoperte durante gli scavi di Pompei. Su alcune di queste anfore infatti figurano iscrizioni sull’origine del contenuto e la sua provenienza di un tal "Albenerici da Cornilia" il produttore e descritto come “Lunensis vetus” il prodotto. Le altre notizie storiche riguardano il passaggio di proprietà di Corniglia dai Fieschi alla Repubblica di Genova nel 1276. La presenza della famiglia Fieschi a Corniglia ha lasciato segni evidenti. ... Vi sono inoltre altre costruzioni attribuite alla famiglia Fieschi: la stazione di posta sotto il piazzale della parrocchiale e un palazzo, resto del castello, situato in zona “Castieven” (da qui il riferimento a castello il passo è breve), proprietà ormai da secoli, appartenente alla famiglia Guelfi. Dopo il passaggio alla Repubblica di Genova, Corniglia, nel bene e nel male, ne seguì le sue sorti. La Repubblica, dopo le varie scorrerie dei saraceni nel ‘500, decise nel 1556 la costruzione di una rocca fortificata che partiva da “La Torre” fino all’attuale zona del cimitero, inglobando parte di abitazione che, in tempo di pericolo e di scorrerie, i proprietari avevano l’obbligo di ospitare gli abitanti delle case non protette. Prive di fondamento e/o puro oggetto di pubblicità è l’attribuzione di altri edifici tra il castello e la rocca come parti del Castello dei Fieschi. Infatti sono solo mura di fortificazione come sopra citato, realizzate dai genovesi nel ‘500. A riprova: quel bellissimo portale in stile ‘500 sulla via principale del paese. Alla caduta della Repubblica di Genova, passa sotto Napoleone e quindi col congresso di Vienna (1815) la Liguria entra a far parte dello stato Piemontese indi dello Stato Italiano. ... Dietro l’edificio [l’Oratorio dei Disciplinati], si trova un bastione resto delle fortificazioni genovesi del ‘500, denominato “La Torre” per la sua elevazione sul mare. Nei tempi passati Corniglia aveva altre due chiese. Nella parte orientale vi era la chiesa di S. Maria dell’Arpara, zona prima fortificata nel ‘500 e poi occupata dal cimitero. Dall’altra parte del borgo, a lato dell’attuale piazzetta panoramica, c’era la chiesa di S.Maria Maddalena, crollata in mare a fine ‘800».

http://www.barrani.it/corniglia.html


Corvara (castello)

Dal sito www.poetsgulf.it   Dal sito www.terredilunigiana.com

«Corvara è oggi la più eccentrica frazione di Beverino. Nata come filiale della Pieve di Pignone fece parte dei domini degli Estensi e fu infeudata agli stessi signori che ebbero anche il castello di Ponzò. Le date più significative della storia locale si riferiscono alla concessione della Corvara ad Obizzo Malaspina da. parte di Federico Barbarossa (1163); alla vendita a Genova (1211) fatta indebitamente da non ben precisati signori locali; al ripristino del dominio malaspiniano (1216); all'assedio da parte dei genovesi e alla pace del 1218, dopo la quale gli stessi malaspina prestarono giuramento di fedeltà alla "Compagna". Quindi occupazione dei Fieschi in guerra contro la Repubblica e, da ultimo, la vendita di Nicolo Fieschi, nel 1271, per cui Corvara seguì le sorti di Genova quale podesteria. Il Vinzoni, nella descrizione dei domini di terre e castelli, compilata a metà del Settecento, citava la Corvara come "residenza del Podestà che vi governa in civile e criminale. Circa jus sanguinis è soggetto al Governatore della Spezia. Viene ogni anno eletto dalla Repubblica. è borgo murato e vi si vedono le rovine di un castello e di un acquedotto lungo circa due miglia. Produce nel suo territorio vino, poco olio, quantità di castagne, boschi e pascoli e qualche biade". Il territorio della Podesteria aveva, allora, questi confini: "da mezzogiorno con la Podesteria di Monterosso, con la Chiesanuova e Fontona nella valle di Levante; da levante col comune di Ponzò e col consolato di Bracelli e Padivarma del Governo della Spezia; con Prato e Stadomelli del Marchese Malaspina di Villafranca; da tramontana con la podesteria e città di Brugnato e da ponente con li consolati di Gazale, di Ripalta e Borghetto, del Capitanato di Levante". ... Sono ancora visibili i resti del vecchio castello ed alcune memorie materiali dell'età antica, incorporate nella fabbrica della chiesa di San Michele, ricostruita al principio del XVIII secolo. Dall'ampio piazzale della chiesa ci si affaccia sul panorama del paese e delle case aggruppate, a scala, e circondate dal verde intenso della campagna. Una lapide murata nel prospetto dell'edificio fa risalire la fondazione della chiesa al 10 marzo del 1300».

http://www.speziaweb.it/provincia.asp?id=61


Costa (torre carolingia)

Dal sito www.rivieramag.eu   Dal sito it.wikipedia.org

«La frazione [di Framura] Costa è la più rilevante dal punto di vista archeologico, storico, artistico. La torre di guardia di epoca carolingia (sec.IX) così come la Pieve di S. Martino sono state oggetto di numerose ricerche. Cimaschi scrisse, commentando su suoi studi precedenti: “La Torre della Costa di Framura rappresenta uno degli esempi più tipici di architettura militare,tanto povera quanto ricca di fascino. Parlo di architettura 'militare' perché si trattava chiaramente, in origine,di una torre di guardia, e di eventuale sporadica resistenza, contro incursioni che l’ubicazione e la storia della zona fanno attribuire a scorrerie saracene. Una costruzione di straordinaria robustezza, dallo spessore delle pareti costruite a grandi blocchi irregolari, particolarmente imponenti nella parte inferiore e nell’impianto di fondazione, con volte a crociera nel piano inferiore, sopportate da archi laterali. La pianta è quadrata, a due piani non rastremati, diminuenti per riseghe esterne con fregio a dente di sega che corre alla cornice dei due piani. Come rilevò il Formentoni nell’ormai lontano 1925, si tratta di un complesso di elementi che possono indubbiamente richiamare prototipi del Basso Impero e dell’Alto Medioevo e che suggeriscono una datazione riferibile ad epoca grosso modo carolingia (più o meno, sec. IX), tesi che accettai senza riserve nel mio primo studio sulla pieve di Framura, del 1956. Anche oggi, benché largamente superati… per età, gli entusiasmi giovanili, che a volte portano ad assegnare con troppa facilità datazioni eccessivamente alte, resto sostanzialmente della stessa opinione! non tanto per gli elementi stilistici che ho indicato – che in ambienti stilisticamente poveri e conservativi possono anche persistere a lungo tempo – quanto per il fatto che la nostra torre si differenzia nettamente dalle forme che si andarono poi manifestando e consolidando nell’architettura feudale dei castelli lunigianensi (Vezzano, Mulazzo, ecc.). 'Si può dunque riferire l’edificio – come diceva il Formentoni – ad un periodo di tempo nel quale i sistemi di costruzione romana non avevano ancora subito una profonda modificazione'. Quanto alla sua funzione originaria, come abbiamo visto si trattava indubbiamente di una torre isolata di guardia o di osservazione, sulla falsa riga delle tante sorte un po’ ovunque nei territori dell’ormai decaduto Impero Romano. Una caratteristica che convalida la datazione proposta,poiché, tra la fine dell’Impero (anche sotto forma di appendice bizantina, la Provincia Maritima Italorum) e la formazione del regime feudale, l’unico tentativo di dare vita ad una qualche forma organizzata di difesa costiera, risale proprio a Carlo Magno ed ai suoi successori. In epoca successiva- senza poter essere troppo precisi, diciamo tra il Mille ed il Millecento alla torre fu addossata la Chiesa di San Martino, di origine certamente monastica (probabilmente matrice S. Colombano di Bobbio), poi sottomessa, nella seconda metà del sec. XII, alla Diocesi di Genova. Che dalle opere murarie rese necessarie da questo collegamento, che – detto per inciso – rappresenta un esempio architettonico molto raro in Italia (le Chiese con il campanile affrontato sono piuttosto diffuse nella Francia del Sud), possa essere nata la tradizione popolare che vede nel toponimo Framura il ricordo dei 'frati che murano' non può essere escluso a priori, anche se la testimonianza erudita, ma molto tarda (sec. XV), dell’annalista Mons. Giustiniani preferisce l’accostamento di Framura a 'ferra mula, per le sue strade aspre e sassose'. Un sommario saggio di scavo, effettuato alla fine degli anni settanta sotto il piano terreno, ha messo in luce una tomba rettangolare a cassa, senza corredo, con copertura a lastre di ardesia, sottostante alle fondamenta, di per sé non databile, ma del tutto compatibile con l’eventuale attribuzione ad un momento non determinabile dell’Alto Medioevo”».

http://www.comune.framura.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=24%3Aalla-ricerca-di-framuraanzo...


COSTOLA (castello non più esistente)

Il paese di Costola, dal sito www.amalaspezia.eu   Un'immagine di Costola, dal sito www.buto.it

«Ove un tempo esisteva un fortilizio, che dall’altezza di cinquecento metri dominava gran parte del corso del Vara e del suo affluente Stora, dal XVIII secolo sorge la bella chiesa parrocchiale di Costola, dedicata a San Vincenzo Martire. L’antica costruzione militare faceva parte della cinta difensiva che  comprendeva anche Buto e Salino. Il castello di Costola era in vista a quello del Salino e a quello di Monte Tanano; Salino con Buto, Costola era particolarmente legata in quanto i due paesi ebbero in comune la parrocchia sino al 1657. Tracce del vecchio castello si notano nel portale della chiesa ove figurano delle pietre in arenaria recuperate dal portale del castello, con incisioni rappresentanti lame di spade».

http://www.buto.it/CastelliFortezze/CastelliFortezze.html


Deiva Marina (torre quadrangolare saracena, torre circolare)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Due sono le torri di avvistamento, molto ben conservate, che si alzano a Deiva Marina, entrambe lascito del dominio genovese e dell’affanno per difendere la costa dagli attacchi pirateschi. La prima, di forma cilíndrica, si trova nei pressi della costa e della parte più turística di Deiva; la seconda, a base quadrata, sorge nel centro storico, lungo la sponda del torrente Deiva, davanti all’oratorio di Sant'Antonio Abate».

http://www.deiva-marina.org/torresaracena.php


FALCINELLO (ruderi del castello della Brina)

Dal sito www.6thcontinentmag.com   Dal sito www.comune.sarzana.sp.it

  

«Sul monte Brina, proprio sul cocuzzolo, si possono scorgere i ruderi dell’omonimo castello, più precisamente una torre circolare abbattuta da cui anche la denominazione di “torraccio”. Questo castello è stato eretto, verso la metà del XI secolo, per il volere e l’opera del vescovo di Luni. Sorto come un fortilizio di difesa e di controllo sulla strada (la Francigena) che, proveniente da Sarzana, proseguiva verso Ponzano Alto e da lì verso la Pianura Padana. Era la più breve e sicura “Via del sale” e di tutte le altre mercanzie, in alternativa a quella principale, che passava da Santo Stefano Magra ed Aulla. Le poche notizie sulla Brina si rilevano principalmente dal codice “Pelavicino”, nel quale sono riportati gli atti e le rendite relative ai beni della chiesa. La prima volta che appare il nome Brina è in un contratto datato 25 maggio 1055, dove un certo Guglielmo di Borcione cede a Bonaccorso di Bolano due staia di frumento e figurano come testimoni Lazzarello Calderoni di Bolano e Giacomo Corradi di Brina. Ventitre anni dopo (14 giugno 1078) un certo Pellegrino di Burcione vende al Vescovo Guidone tutte le case ed i beni che sono fuori dal muro di cinta del castello “La Brina” elencandone le località, alcune delle quali sono ancora oggi denominate come allora: Canale, Saletto, Castiglione, Palanceta, ecc. “La Brina”, come tutti gli altri castelli, non era solo un fortilizio, ma l’agglomerato centrale dove si svolgeva la vita normale di un paese e dove, dalle case disseminate nella campagna circostante, ci si rifugiava in occasione di guerre. è probabile che il castello avesse pure un avamposto alle falde del monte. Oggi la collina della brina ha ben poca importanza, ma nel 1279 il vescovo Enrico si trovò in forte contrasto con i Malaspina che ne pretendevano la proprietà. Forse i Malaspina negli anni precedenti avevano approfittato anche della situazione di grande incertezza a motivo della prigionia del Vescovo Guglielmo per espandere i loro domini e per avanzare nuove pretese e diritti. In Lunigiana spadroneggiava anche Oberto Pelavicino. Nel tempo però le cose si complicarono e i Malaspina cominciarono ad avanzare pretese. Alcuni proprietari, forse spinti dal timore di diventare loro vittime, donarono le loro terre al vescovo, mantenendole a titolo di feudo per averne protezione. Il vescovo Enrico, successore di Guglielmo, tentò di recuperare i diritti perduti, spendendo anche somme ingenti, ma la Nuda e la Brina erano rimaste un ostacolo insormontabile alla tranquillità della zona. Tra il vescovo ed i Malaspina si accende una battaglia relativa al possesso di terre e castelli (fra cui quelli della Brina) che porterà ad atti di violenza e devastazioni. Negli atti del codice Pelavicino, posteriori al 1160, il vescovo è tutto proteso a conservare e ripristinare il suo potere temporale, ostacolato però da altri signori ed in particolare dai Malaspina. In un documento del febbraio 1279 è registrato pure il giuramento di fedeltà di tutta la popolazione al vescovo. Da allora il “Castello della Brina” è diventato e restato un cumulo di macerie. Attualmente il castello è oggetto di studio da parte di un gruppo di archeologi che, effettuando degli scavi nella zona, sperano di trovare resti che ci “raccontino” il passato della zona per meglio comprendere le “radici” delle nostre origini».

http://www.sarzana.org/citta/Territorio/Fortezze/Castello_Brina.htm


Follo Alto (fraz. di Follo, torre)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.dodecapoli.com

«Follo Alto, o Follo Castello, rispondeva alle esigenze feudali, nell'ambito dei possedimenti dei vescovi di Luni, e doveva essere compreso nel sistema difensivo all'imbocco del Vara, come Tivegna, Padivarma, Castiglione e Bracelli. ... Follo Alto: il paese è tutto raccolto attorno al complesso della robusta chiesa seicentesca di San Leonardo, dagli spersi intonaci rosati, e alla massiccia torre campanaria. Nella stessa porzione superiore dell'abitato restano tracce del castello che dà il nome alla borgata. Le aperture delle case, incorniciate di arenaria, assorbono sole e silenzio. Su una antica pietra, abbandonata vicino alla chiesa, forse proveniente da un architrave, un ignoto scalpellino del 1359 (o 1559?) ha inciso un significativo verso latino "a parvis rebus surgere magna solent"».

http://www.speziaweb.it/provincia.asp?id=68


Framura (borgo)

Dal sito www.eurekabooking.com   Dal sito www.framuraturismo.it

«...Framura non esiste come nucleo, o meglio “Framura è il toponimo distintivo di un tipico aggregato ligure a nome collettivo che riassume in unica entità demoterritoriale cinque frazioni nettamente distinte tra loro (Anzo, Ravecca, Setta, Costa, Castagnola) distribuite tra mare e monte”. Il riferimento ad un territorio molto più esteso di quello attuale che sarà compreso dalla seconda metà del XII secolo nella plebania di S. Martino, è esplicito nella descrizione di Agostino Giustiniani “... e con Moneglia confina Framura quasi ferra mula, per che le vie sono aspre e sassose, e è Framula luogo eminente e ha bon scalo, quasi come un porto, e comprende circa cento foghi, e vi si manda ogni anno un Podestà, e le ville sue dalla parte di ponente sono Severa con sei foghi, Setta con novanta, Costa dove è la pieve nominata S. Martino con trentacinque foghi, Castagnera, Rovereto, Casella, Cella, Cugiarello, Casadibronzi, la chiesa Votorera, Passano dove anticamente era una fortezza… e le Ville di Levante sono di la da un picol rivo S. Piero, Scarno e il Poggio, tutte e tre con quendeci foghi, Ancio con vinticinque…”. Se teniamo conto dell’ipotesi che l’organizzazione territoriale della plebania di S. Martino a sua volta perpetui quella di un arcaico conciliabolo ligure, appare evidente che la lettura dei centri storici di Framura non può prescindere dalla intuizione di un processo di crescita lentissimo occorso, in condizioni di quasi equilibrio, sull’arco di più di due millenni. Un esame dettagliato dell’evoluzione tipologica dei tessuti e tipi edilizi non è ancora stata condotta. Il tipo edilizio prevalentemente "a schiera" di origine storica medioevale è stato utilizzato sino agli inizi di questo secolo; inoltre accorpamenti ed interventi di età moderna non sono immediatamente riconoscibili perché le estese ristrutturazioni degli ultimi trent’anni hanno implicato la perdita di importanti indicatori (portali in ardesia, sec. XVI-XVIII, decorazioni dipinte delle facciate, etc.). Tuttavia il raffronto della situazione attuale con quella ricavabile da una capillare documentazione fotografica risalente agli anni 30 mostra che l’assenza di alterazioni delle linee di facciata e la quasi istintuale sobrietà degli interventi hanno fortunatamente fatto sì che poco sia andato perduto dei caratteri e del fascino dell’antico tessuto. ...».

http://www.comune.framura.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=24%3Aalla-ricerca-di-framuraanzo...


Groppina (resti della torre)

Dal sito www.geocaching.com   Dal sito www.facebook.com

«La via per Groppina e la sua torre la trovi partendo da Zanego o risalendo da Tellaro. Una deviazione a mezza costa, dalla “strada dei monti”, passato il “Piastron”, toponimo che non necessita di alcuna spiegazione verbale. Lato mare, nel regno del pino di aleppo che tra le rocce di quella costa selvaggia, condivide il nutrimento con geometrie di macchia mediterranea. Scendendo per il viottolo non certo agevole per i suoi strapiombi e gli ultimi smottamenti, sulla tua destra, sopra la via, la vecchia torre di guardia ti sovrasta. Erano anni che non scendevo verso Groppina. Oggi più selvaggia che mai. Roccia, lentisco, terebinto uniti da un’impenetrabile maglia di salsapariglia, dove, soltanto poco tempo fa, si produceva, se pur in quantità ridotta , uno dei più famosi vini del Caprione. La torre, a cui è difficile dare una collocazione temporale, probabilmente è posteriore al borgo di Barbazzano e deve la sua costruzione al nascente Tellaro verso la fine del 1300. Lo storico lucchese G. Sercambi, nelle sue Croniche, tra i castelli sui quali Genova vantava il possesso, ricorda quelli di Tellaro e di Barbazano. è altrettanto noto che Tellaro nasce all’ombra di Barbazzano e ne è il suo diretto erede. Groppina ne sarebbe stato un avamposto. L’ipotesi è confermata anche dal Gonetta quando nel suo saggio Istorico descrittivo della Diocesi di Luni-Sarzana, dice: “castello di San Terenzo costruito intorno al 1400 per tutela contro le invasioni corsare, per cui principalmente Spezia alquanto prima erasi cinta di mura e Barbazzano erasi fornito di piccolo forte a presidio dell’allora nascente Tellaro". La costruzione è in pietra a vista, legata con malta. A base quadrata, con il lato a mare merlato e rotondeggiante, è soffocata dalla prepotente vegetazione che la ricopre. Da anni se ne è persa la copertura e ora per l’inclemenza del tempo e l’incuria dell’uomo sta irreparabilmente diroccando, trascinando nella sua rovina tutti gli interrogativi a cui non abbiamo ancora risposto. ...».

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.296141827080734.88498.174416962586555&type=3


Groppo (borgo fortificato, torre)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.paleoastronomia.com

«Poco dopo aver lasciato Sesta, lungo il vecchio tracciato della SS. 566 per Varese Ligure, si incontrano, a poca distanza l'una dall’altra, le deviazioni per i paesi di Rio e di Groppo. Il primo, di origine medioevale, è un borgo murato il cui elemento più caratterizzante è rappresentato dal palazzo fortificato dei Fieschi, costruzione risalente al Cinquecento, severa ed imponente. ... A Groppo, tipico paese-fortezza, sono visibili alcune teste apotropaiche in arenaria, murate su alcune case del borgo».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/comuni_d.asp?comune_id=4


Isola Palmaria (forti e torre Scola)

Dal sito www.portoveneredidattica.it   Dal sito www.informazionesostenibile.info

«La torre Scola - o torre di San Giovanni Battista - è stato un edificio militare situato poco oltre la punta nordorientale (punta Scola) dell'isola della Palmaria a Porto Venere, nel Golfo dei Poeti in provincia della Spezia. Fa parte, assieme ai forti Cavour e Umberto I e alla Batteria semaforo, delle postazioni difensive della Palmaria. Come altre torri costiere e d'avvistamento del litorale ligure anche la torre Scola o Scuola fa parte di quel sistema difensivo voluto dal Senato della Repubblica di Genova tra il Cinquecento e il Seicento a protezione delle coste e, conseguentemente, dei borghi e villaggi. Secondo alcuni studi la torre, costata secondo le stime 56.000 lire genovesi, potrebbe essere stata edificata ai primi del XVII secolo rispondendo a quelle nuove esigenze militari e balistiche che costrinsero il senato genovese ad una rapida conversione architettonica dei siti difensivi già presenti o comunque crearne di nuovi. La torre è di forma pentagonale con uno spessore medio delle mura di circa 4 metri, capace di ospitare fino a otto persone (otto soldati, un capitano e un mastro "bombardero") e dieci cannoni, e in grado di coprire "a fuoco" il braccio di mare tra la baia della Palmaria, la baia dell'Olivo a Porto Venere e il seno di Lerici. Con la dominazione napoleonica fu al centro degli scontri navali del 23 gennaio 1800 tra le flotte inglesi e francesi, per allontanare quest'ultimi dal golfo spezzino, tanto che per i danni subiti dalle cannonate (sventramento delle cortine di un lato della torre) fu deciso il totale abbandono già nella prima metà del XIX secolo. Scongiurata la demolizione completa nel 1915, prevista dalla Marina Militare e cancellata dopo l'interessamento di Ubaldo Mazzini che da ispettore ai monumenti fece un'apposita segnalazione al Ministero della pubblica istruzione, si decise di convertire la torre a faro di segnalazione. Tra il 1976 e il 1980 la struttura ha subito radicali interventi di restauro e di consolidamento delle mura perimetrali».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Scola


La Spezia (castello di San Giorgio)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito it.wikipedia.org

«Sul portale di accesso al castello oggi si trova lo stemma della Repubblica di Genova che tanta parte ha avuto nella storia della città e del castello stesso. L’epigrafe porta la data dei lavori di consolidamento del 1607 e il bassorilievo rappresenta San Giorgio e il drago, emblema del Banco di San Giorgio finanziatore dei lavori di consolidamento. Ma l’origine del castello è più antica. Nel 1252 Nicolò Fieschi eresse nell’altura del Poggio un grande palazzo, simbolo del suo potere, e costruì una cinta muraria attorno all’abitato. Nicolò Fieschi fece della Spezia un borgo fortificato, ma le opere di difesa che realizzò non furono sufficienti a contrastare l’assalto dei Genovesi guidati dal capitano Oberto Doria che nel 1273, partendo da Porto Venere, attaccò La Spezia: il borgo venne incendiato e il castello bruciato. Nel 1371 il castello fu ricostruito; tale manufatto risulta inserito nel sistema difensivo trecentesco: esso avrebbe rappresentato il maschio (la torre principale, spesso costruita con criteri ed effetti di notevole imponenza). Nelle murature del primo recinto ancora di limitato spessore, numerose sono le feritoie verticali per arcieri. Delle mura resta solo il braccio che scende al mare e che, dotato di merlatura alla ghibellina, presenta il cammino di ronda. Tra il 1443 e il 1607 il castello subì diversi riadattamenti e ampliamenti come la costruzione della Bastia (opera difensiva di appoggio al castello) ed un fosso attorno ai fianchi nord ed est, in direzione della Bastia stessa. Con la riorganizzazione delle difese attuata dal regno di Sardegna prima e dallo stato unitario poi, il castello fu ceduto all’Amministrazione Comunale e nel 1885 rischiò la demolizione, bloccata fortunatamente dall’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti. Già nel 1934 il Comune, per iniziativa del direttore della Biblioteca Civica, Ubaldo Formentini giunse alla determinazione di avviare il restauro del castello. Un progetto generale di recupero fu approvato nel 1970 e ripreso nel 1983 dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Genova e Pisa, e quindi realizzato dal 1985 al 1998».

http://www.vacanzeitinerari.it/schede/il_castello_di_san_giorgio_sc_4548.htm


La Spezia (mura)

Dal sito www.irc.laspezia.net   Foto di paesaggistraordinari08, dal sito www.panoramio.com

«La Spezia è una città di origine medievale, e di quell’epoca conserva alcune tracce, nascoste ma eloquenti. All’osservatore più attento non sfuggiranno infatti portali, capitelli, pietre incise che dimostrano l’antichità del centro storico, fino al brano superstite delle mura trecentesche che si collega al castello di San Giorgio, alto sulla città, di certo il monumento più evidente della storia composita della Spezia. In piazza Sant’Agostino spicca la palazzata continua delle dimore gentilizie edificate in epoca rinascimentale e barocca su precedenti case-torri, e nelle chiese cittadine, in particolar modo in Santa Maria e in San Giovanni, le opere d’arte raccontano la devozione e le vicende storico-artistiche della comunità. Ma è innegabile che la città che maggiormente balza all’occhio è quella ottocentesca e del Novecento, che riserva vere e proprie sorprese. A seguito dell’impianto dell’Arsenale Militare la Spezia cresce e si amplia, ed in questa sua crescita si dota di edifici pubblici e privati di grande eleganza e raffinatezza. Il periodo liberty e gli anni Trenta hanno lasciato testimonianze importanti, come è ben evidente percorrendo le vie cittadine, e l’elenco dei palazzi notevoli e davvero entusiasmante: per tutti la Villa Marmori, in via XX Settembre, ora sede del Conservatorio di Musica “Giacomo Puccini”, edificata da Franco Oliva nel 1923, e il Teatro Civico, sempre di Oliva e ornato delle sculture di Augusto Magli, costruito nel 1933 in sostituzione del precedente teatro di gusto neoclassico progettato dal ticinese Ippolito Cremona negli anni Quaranta dell’Ottocento. ... Nei decenni seguenti l’avvio delle attività del grande Arsenale, furono costruite le nuove mura urbane dotate di relative porte (Castellazzo e Isolabella ancora esistenti, Genova, Pegazzano e Roca perdute) e i numerosi forti a protezione del Golfo. Un sistema di grande efficacia, dove le strutture militari formano una perfetta macchina posta a protezione dell’abitato: oltre alle mura i varchi di accesso in città erano protetti da casematte e postazioni di fucileria e i circa venti forti e batterie tra isole e terraferma costituivano un valido apparato difensivo».

http://turismocultura.spezianet.it/index.php?option=com_content&view=article&id=557%3Ale-mura&catid=145%3Aturismo-storico...


La Spezia (torretto, non più esistente)

Dal sito http://nuovo-internos.over-blog.it   Dal sito http://nuovo-internos.over-blog.it

«L’attuale quartiere del Torretto deve il suo nome alla memoria proprio di una piccola torre che ancora nella seconda metà dell’Ottocento sorgeva grosso modo nello specchio d’acqua che era là dove oggi è la Capitaneria di Porto. Quasi isolato su uno scoglio, il torretto era in origine un mulino, non dissimile da quelli che ancora nell’ossatura sono conservati a Campiglia e a Porto Venere, la cui funzione primaria si era però perduta nel tempo. Era di certo un elemento così caratterizzante del paesaggio costiero, che il quartiere posto al di fuori di Porta Romana, e quindi dall’attuale piazza del Bastione fino a dove è oggi piazza Verdi, veniva chiamato proprio il sobborgo del Torretto. Esistono molti documenti figurativi che mostrano come fosse questa piccola torre, ad iniziare dai numerosi dipinti di Agostino Fossati dedicati ad illustrare il paesaggio nel quale è compreso il vecchio mulino e ancor più dettagliatamente il monumento stesso, descritto sia all’esterno che internamente. A questi si aggiungono alcune stampe e alcune fotografie, come quella, conservata nell’Archivio Fotografico del Comune della Spezia, che illustra il colle detto dei Cappuccini o della Ferrara, dove in alto spiccano le ville della Contessa di Castiglione, il grande convento proteso verso mare, e più in basso le case del sobborgo, fra le quali, verso riva, si distingue proprio il torretto».

http://www.comune.sp.it/conoscerecitta/itinerari/quartiere_torretto.html


Lagneto (resti del mastio castellare)

Dal sito www.turismonaturalistico.sp.it   Dal sito www.turismonaturalistico.sp.it

«Dal centro storico di Castagnola il sentiero parte con una palina indicante Casa Mogge, Le Fosse e Monte S. Agata. Appena dopo le ultime case si entra nel bosco e si prosegue sempre in leggera salita. Dopo circa un'ora si giunge in prossimità di Casa Mogge e poco sotto ad ovest del monte S. Agata una zona umida molto evidente con il suo fitto bosco di ontani, da il suo fresco benvenuto agli escursionisti . Nel mese di maggio si può ammirare la vistosa fioritura degli iris gialli in mezzo alla palude. Salendo ancora oltre le case in prossimità della strada provinciale che sale al Bracco presso un piccolo rio si possono rinvenire i residui di una torbiera che fu sfruttata fino all'inizio del XX secolo. Ancora un piccolo sforzo e siamo in vetta al monte S. Agata dove possiamo ammirare i resti dell'antico castello dei Signori di Lagneto e godere di un grandioso panorama che spazia dalle cime delle Alpi Apuane al mare della Versilia.».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/percorsi_d.asp?percorso_id=5


Lerici (castello di San Giorgio)

Dal sito www.liguriapocket.com   Dal sito www.mondoeventi.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)

«Il Castello si erge sulla sommità di un promontorio roccioso che chiude a sud la baia di Lerici. La sua costruzione iniziò nel XII secolo e solo [nel Cinquecento] assunse la forma attuale, frutto dell'avvicendarsi della dominazione pisana e genovese. Dal 1998 ospita un Museo di Scienze della Terra nato a seguito della scoperta nel territorio circostante di orme di dinosauri e tecodonti vissuti oltre 200 milioni di anni fa. Il Castello di Lerici è una delle più imponenti ed interessanti fortificazioni esistenti nel Golfo Ligure. La sua sagoma maestosa si erge sulla sommità del promontorio roccioso che delimita a sud l’insenatura lericina, risaltando nello splendido paesaggio circostante che caratterizza in modo inconfondibile. La sua costruzione inizia nel 1152 ed è frutto dell’avvicendarsi della dominazione pisana e genovese. Le fasi più importanti dell'edificazione del Castello possono essere ridotte a tre. La PRIMA FASE, la più antica, riguarda il periodo della dominazione pisana in cui la consistenza architettonica del Castello doveva comprendere la torre primitiva, il corpo rettangolare del piano intermedio suddiviso in 4 piccole celle e la Cappella di Santa Anastasia. Risale al periodo pisano anche la cinta muraria esterna al salone adiacente, la cui volta è sicuramente di epoca posteriore. La SECONDA FASE inizia con la riconquista genovese del 1256. In questo periodo viene rafforzata la Torre e viene realizzata una struttura che ingloba la primitiva torre pisana; vengono inoltre edificate le mura che cingono l'attuale cortile lato nord-ovest e viene completata la splendida Cappella castrense di S. Anastasia con il vestibolo che la precede. La TERZA FASE inizia nell'anno 1555 e porta a compimento l'insieme delle opere di fortificazione. Il Castello, in questa fase, assume l'attuale conformazione monumentale, consolidando la propria importanza strategica al confine orientale ligure. IL MUSEO. Il cortile del Castello ospita le ricostruzioni, in grandezza naturale, dei principali dinosauri e di altri tipi rettiliani scoperti in Italia grazie al ritrovamento di orme fossili. ...».

http://www.turismoprovincia.laspezia.it/it/cosa-fare/arte-e-cultura/castello-di-lerici


Lerici (torre di San Rocco)

Dal sito www.trivago.it   Dal sito www.terredilunigiana.com

«Dalla parte opposta al castello troverete la Torre di San Rocco. Torre di epoca romana appartenente al più antico borgo di Lerici, nasce come torre di avvistamento e viene trasformata in campanile nel XVI secolo. All'interno della Torre si trova lo stemma genovese che indicava l'entrata nel porto, molto simile, come funzione, a quella della "Lanterna" di Genova. Accanto ad essa c’è anche l’oratorio di San Rocco che risale al secolo XIII e fu elevato, come attesta la lapide murata sulla fronte dell'attiguo campanile, nel 1287, in onore dei Santi Martino e Cristoforo. Ampliato verso il 1523 e dedicato, durante la pestilenza, a San Rocco protettore degli appestati. L'oratorio fu probabilmente edificato su un precedente "ospitale" che accoglieva i pellegrini che transitavano nel porto».

http://www.alberghierocasini.it/e-book_lerici.pdf


Levanto (castello)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.amalaspezia.eu

  

«L’esistenza di un castello nel borgo risale al 1165, anno in cui probabilmente era proprietà dei Malaspina. Nel secolo successivo la notizia è confermata in un documento sul quale è nominato castello di Monale. Il monumento odierno, posto su una piccola altura a meridione dell’abitato, è quasi certamente una ricostruzione genovese dell’antico maniero, che risale alla seconda metà del XVI secolo, periodo in cui furono ricostruite anche le mura. Nel 1637, con l’istituzione da parte della Repubblica di Genova del Capitanato di Levanto, fu sede provvisoria del capitano. Successivamente fu adibito a prigione, sino al 1797, anno in cui cadde la repubblica. Alienato dal demanio nella seconda metà dell’Ottocento, fu restaurato tra la fine del medesimo secolo e l’inizio del XX ed è tutt’oggi di proprietà privata. Il fortilizio presenta una struttura architettonica piuttosto semplice, costituita da una torre circolare e quattro muraglie disposte a forma di quadrilatero. Il camminamento di ronda sporgente dal manufatto è retto da archi in mattoni che poggiano su mensole di pietra arenaria e ornato da merli ghibellini, in corrispondenza della torre, guelfi nella parte rimanente. Sui prospetti sud ed est si trovano alcune aperture per bocche da fuoco, coeve alla costruzione cinquecentesca, mentre le tre finestre della torre sono state realizzate in tempi più recenti. Nell’interno c’è una cisterna di dimensioni piuttosto rilevanti, destinata alla provvista dell’acqua nel caso di attacchi con assedi prolungati. Un tempo vi si trovavano i due cannoni ora sistemati in Via G. Semenza uno dei quali ha una corona di fusione, probabilmente quella della casa reale d’Inghilterra.  Un’antica tradizione vuole che dal Castello partissero dei passaggi interrati. Uno arrivava sulla spiaggia proprio sotto di esso; l’altro giungeva sino in prossimità della Chiesa dell’Annunziata, dopo aver attraversato tutto il borgo sotto terra. Nel castello sono conservati due bassorilievi di scuola genovese su ardesia degni di interesse. In uno, della fine del XV secolo, è raffigurata l’Annunciazione; nell’altro, dell’inizio del XVI, San Giorgio e il drago».

http://www.comune.levanto.sp.it/storia_e_arte/il_patrimonio_artistico/il_castello.html


Levanto (mura, torri)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.italiadiscovery.it

«La cinta muraria levantese venne eretta nel 1265 dai gerarchi della Repubblica di Genova, in seguito agl’assalti subiti dal borgo nel 1165 e nel 1242 da parte dei Pisani: in entrambi gli scontri infatti l’antico borgo cittadino subì gravi danneggiamenti tanto da rendere necessaria la costruzione delle mura. Alcuni documenti, come la planimetria cittadina di Matteo Vinzoni del 1722, attestano inoltre l’esistenza di una ricostruzione totale delle mura nel 1565. Allora il percorso murario era ben più ampio di quello attuale, poiché andava dal castello alla porta di S. Cristoforo passando per la torre dell’orologio. La totalità delle mura allora presenti, comunque, avevano funzioni protettive limitate al Borgo Antico, ossia Via Guani, la collina su cui si erge la chiesa della Madonna della Costa e quella su cui si staglia il castello, comprendente l’isolato attorno alla chiesa di S. Andrea. Erette solamente verso monte - evidentemente non si pensava che la minaccia potesse venire direttamente dal porto, essendo esso principalmente mercantile - le mura possedevano tre torri, ancora oggi esistenti, e diverse porte d’entrata al borgo, delle quali soltanto una si è conservata nel tempo, Porta del Fossato. Durante il XIX e il XX secolo l’avvento delle nuove vie di comunicazione hanno deturpato irrimediabilmente la fisionomia delle mura cittadine, facendole in parte scomparire. I tratti ancor oggi percorribili si diramano dal castello fino alla vecchia sede della linea ferroviaria - smantellata negli anni ’60 - e dalla torre dell’orologio fino al caseggiato sottostante, restaurato una decina d’anni fa. Limitrofe al primo tratto descritto sussistono testimonianze dell’antico abside dell’oratorio Mortis et Orationes, ormai scomparso, ed i resti di uno dei tre ospedali medioevali cittadini. Inoltre, poco distante, è presente la cava di Marmo Rosso di Levanto, rimasta attiva fino alla fine degli anni Cinquanta dello scorso secolo».

http://www.italiadiscovery.it/news/liguria/la_spezia/levanto/le_mura_del_borgo_antico/2977.php


Madrignano (castello Malaspina)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.comune.calicealcornoviglio.sp.it

  

«Alto, tetro, imponente, il castello di Madrignano abbarbicato su un colle a circa quattrocento metri d'altezza, domina con la sua sagoma sinistra tutta la bassa valle del Vara, testimone spettrale di un passato carico di guerre, assedi, miserie. Madrignano fu feudo dei Malaspina fin dal 1221; furono loro che innalzarono una rocca sopra i resti di una precedente costruzione fortificata, probabilmente di epoca longobarda. Nel 1705, nel corso della guerra di successione spagnola, che si combatté in maniera cruenta anche in Lunigiana, gli spagnoli assediarono il castello di Madrignano e dopo dodici giorni di combattimenti, lo espugnarono. Data la posizione strategica della rocca, decisero di demolirla e per velocizzare la cosa, furono utilizzate mine di polvere da sparo. Ma la costruzione era solida e nonostante le esplosioni, il castello crollò solo parzialmente. Il conflitto terminò con la sconfitta degli spagnoli e i Malaspina poterono tornare a Madrignano. Tuttavia il marchese Azzo Giacinto non riuscì a ricostruire l'intero maniero; si limitò a riadattare a dimora le parti che erano sopravvissute alla furia degli spagnoli. Fra l'altro fu ricostruita la Torre Nuova, quella delle due tuttora esistenti che guarda verso il borgo. Venduto nel 1772 con il relativo feudo al Granducato di Toscana, il castello perse rapidamente la sua funzione di opera di difesa. Dopo l'Unità d'Italia fu adibito a caserma e a prigione. Subì danni dal terremoto del 1920 ed ancora di più dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Lasciato per decenni al suo destino, nel 1980 fu intrapreso il consolidamento della facciata per evitarne il crollo definitivo. In seguito fu iniziato anche il recupero di alcuni locali interni, ma i lavori furono interrotti per mancanza di finanziamenti. Da allora il superbo Castello di Madrignano attende il suo definitivo restauro conservativo».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/attrattive_d.asp?attrattiva_id=82


Maissana (prigione dei Fieschi)

Foto di daniela1946, dal sito http://rete.comuni-italiani.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Maissana, nell’alta val di Vara, è caratterizzato dalla presenza di molti mulini antichi ancora ben conservati e in parte funzionanti. Fu dominio dei Malaspina nel 1164 e quindi della famiglia Fieschi e della della Repubblica di Genova. Il borgo è formato da poche case con architettura agricola, raccolte attorno alla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. Da segnalare nel paese un fortilizio chiamato "Prigione dei Fieschi", il santuario di Velva con una Madonna della Guardia del Canepa, e l’oratorio di Santa Maria Maddalena. Nei dintorni si trova il santuario di Nostra Signora di Montallegro, eretto verso il 1850. Il territorio comunale è composto da dieci frazioni: Santa Maria di Lagorara, Campore, Ossegna, Cembrano, Torza, Tavarone, Disconesi, Colli di Maissana, Salterana, Chiama. Tutti questi paesini hanno caratteristiche comuni, con case in pietra a vista, i borghi voltati, i portali in arenaria e resti di antichi edifici».

http://www.terredilunigiana.com/maissana.php


Manarola (borgo e resti di torrione)

Dal sito www.tellaroitaly.com   Dal sito www.liguriawebtv.it

«Manarola è una frazione del Comune di Riomaggiore. Il borgo, assai suggestivo, è arroccato su di un alto sperone di roccia scura, sorgente obliquamente dal mare, ed è legato a Riomaggiore dalla famosa “Via dell’Amore”. Le case, allineate lungo un canalone, risalgono il corso della stretta valle fino al sito della bella chiesa parrocchiale. Il percorso di impianto principale dell'insediamento è l'attuale via Roma, costituita dal fondo del torrente Groppo, la cui copertura ha determinato l'eliminazione dei caratteristici e numerosi ponticelli, per lo più in pietra, che univano le due sponde del torrente. Il tessuto viario, anche qui solo pedonale, presenta gli stessi caratteri degli altri insediamenti delle Cinque Terre. Dal percorso principale si dipartono stretti vicoli lastricati, e spesso ripide scale che raggiungono le abitazioni sui fianchi del promontorio, gli orti e gli spazi aperti. Lo schema edilizio è analogo a quello di Riomaggiore e di tutti i nuclei urbani di questo tratto di costa. Il carattere peculiare e l'asperità del terreno hanno caratterizzato lo sviluppo in altezza delle abitazioni, il loro allineamento in schiere, che si fronteggiano sulle pendici dei colli, e la duplice possibilità d’accesso, sia dalla strada a valle sia dal percorso a monte. Gli insediamenti presso il mare furono dettati in un primo tempo da motivi strategici. Ancor oggi è visibile il torrione sullo scoglio, ora trasformato in abitazione. Il primo nucleo sorse intorno all'attuale Via Baluardo fino all'Arpàio, sullo sperone roccioso e con le abitazioni sul versante sinistro del torrente, nascoste cioè dalla vista di chi veniva dal mare per protezione contro le scorribande piratesche. La via panoramica, l'attuale Via A. Rollando, che dall'inizio della piazza della chiesa sale per un tratto e poi si dirige verso il mare, era chiamata, e lo è ancora, "serravallo", cioè chiudi il vallo, e terminava in Piazza Castello. A nord di questa piazza, vi è ancora una strettoia e un volto chiamato - non si sa parché - "porta rossa". Più in basso, vicino alla marina, dalla parte sinistra del torrente vi è la porta "baluardo"; un’altra porta, strettissima e col foro per gettare acqua od olio bollente sugli assalitori, era più in alto agli inizi del bastione. Da Serravallo al Salto del diavolo c'erano - al piano terra delle case - dei cisternoni di pietra usati per la riserva d'acqua in caso d’assedio. Altre costruzioni furono fatte più in alto, presso l'attuale Piazza Duomo. Una delle prime fu certamente l'attuale campanile, staccato e di fronte alla chiesa: guarda verso il mare e fu torre d’avvistamento e di difesa. Fu poi accresciuto in altezza e munito della cuspide. ... A Manarola sono presenti alcuni resti di un bastione, forse risalenti a prima del XIII secolo, che facevano parte di una fortificazione unica col castello, oggi del tutto scomparso. I ruderi sono inglobati nelle murature che cingono il fronte della falesia verso il mare».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/cinque_terre/manarola/


Montale (torre campanaria)

Dal sito upload.wikimedia.org   Dal sito www.amalaspezia.eu

«La frazione di Montale corrisponde all'antica Ceula, già ricordata in epoca altomedievale. La chiesa di san Siro, probabilmente dell'XI secolo, è stata pesantemente modificata nel '700. Grazie ai restauri degli anni '50, oggi sono chiaramente leggibili le due fasi della costruzione: la parte medievale, severa e spoglia, a tre navate divise da archi a tutto sesto con colonne in pietra prive di capitelli e tetto a capriate, e quella barocca che ha interessato la parte absidale. La chiesa conserva interessanti opere d'arte ... La torre campanaria, che risale probabilmente all'epoca carolingia, aveva in origine la funzione di torre di avvistamento, dal momento che il mare entrava molto profondamente nel golfo di Levanto, fino a lambire quasi la collina di Montale».

http://www.levanto.com/1princip/montale.htm


Montemarcello (borgo e torre)

a cura di Stefano Favero


Monterosso al Mare (castello Obertenghi)

Dal sito www.inognidove.it   Dal sito www.lecinqueterre.org

«La cittadina è citata per la prima volta intorno alla metà dell'anno Mille, in occasione di trasferimenti di proprietà. Il castello di Monterosso, sorge sul costone roccioso che, separando l'antico nucleo abitato dalla più lontana Fegina, domina dall'alto l'ampio specchio di mare. Sul promontorio fu costruita anche una chiesa, dedicata a S. Cristoforo ma di essa non rimangono tracce tali da poterne ricostruire le dimensioni. Il castello, all'interno del quale era collocato l'edificio sacro, fu sotto il dominio dei marchesi Obertenghi intorno al Mille. Monterosso fu assegnata alla Repubblica ligure insieme al castello nel 1254 e fu fortificata con diverse opere sia di difesa contro le incursioni barbaresche, sia di offesa nei confronti della Repubblica Pisana che aveva raggiunto il controllo del golfo. Dopo quasi due secoli, nel 1545 Monterosso venne saccheggiata da predoni turchi, che scesi da 10 navi, bruciarono case e portarono con sé donne e bambini. Del castello vero e proprio oggi sono osservabili alcune torri e la cinta muraria, i resti della cittadella, e nella parte a mare, le mura con alcune merlature che stanno significando che il castello conobbe il possesso d'alcuna nobile famiglia ghibellina. Nel XVI secolo, Monterosso era difesa da ben tredici torri, della quali restano tre torri nel castello, la torre medievale oggi campanile della duecentesca chiesa di San Giovanni, in marmo bianco e serpentino verde, e la torre Aurora, situata sull'estremità del promontorio del Colle di San Cristoforo e, di fatto, al centro del borgo nuovo (Fegina) e del borgo vecchio (Monterosso). L'area del castello è attualmente occupata in buona parte dal cimitero».

http://castelliere.blogspot.it/2012/01/i-castelli-di-martedi-24-gennaio.html


Monterosso al Mare (torre Aurora)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

«Eretta intorno all'anno 1000, la Torre Aurora fu annessa alle proprietà della Repubblica di Genova nella seconda metà del Duecento e fu fortificata così da opporre resistenza alle incursioni dei Barbari e dei Pisani. Costruita nel passato per difendere il paese dall'attacco dei pirati, è situata sopra il colle dei Cappuccini. Oggi è adibita ad abitazione privata e separa il borgo antico da quello moderno».

http://www.inognidove.it/cinqueterre/travel/monterosso1.shtml


Nicola (borgo fortificato, resti del castello)

Dal sito www.guideturisticheliguria.eu   Dal sito www.terredilunigiana.com

«Già alle dipendenze della corte-chiesa di Iliolo, come gli altri borghi e nuclei del territorio ortonovese, fu possedimento dei conti-vescovi di Luni. La fondazione del borgo fortificato, come per Ortonovo, avverrà in un periodo tra l'XI e il XII secolo. Acquisita maggiore importanza dopo la caduta dell'antica città romana di Luni, il territorio di Nicola fu distinto da quello di Ortonovo tramite un apposito decreto vescovile e dotato di un autonomo statuto (1237); il 24 agosto del 1300, con verbale redatto dal vescovo Antonio Nuvolone da Camilla, saranno definiti i confini geografici-giurisdizionali tra i borghi di Ortonovo, Nicola e Castelnuovo Magra. Tra il XIV e il XV secolo il borgo fu possedimento di diverse signorie, dai Visconti agli Spinola fino ai fiorentini Medici con atto di "accomandigia" risalente al 1406; quest'ultimi doteranno Nicola di nuovi e moderni statuti e soprattutto rifinanziarono i lavori di ripristino delle mura e del borgo in generale squassato dal saccheggio compiuto dalle truppe del comandante Niccolò Piccinino. Così come altri borghi vicini anche Nicola sarà alle dipendenze, dal 1495, del Banco di San Giorgio e poi direttamente sotto la Repubblica di Genova, sottoponendo il territorio alla giurisdizione del capitaneato di Sarzana, fino alla dominazione napoleonica di fine XVIII secolo. ... Nel 1806 la municipalità di Nicola verrà soppressa e annessa alla municipalità di Ortonovo (da sempre distinta e autonoma rispetto al borgo) diventandone, di fatto, una sua frazione. Da questo periodo storico seguirà, pertanto, le sorti del territorio comunale di Ortonovo. ... Castello di Nicola, edificato al di fuori del centro storico del borgo. Secondo le fonti storiche la postazione difensiva verrà edificata in un periodo tra il XIII secolo e il XV secolo a controllo del territorio nicolese e della bassa val di Magra. Del castello, e della vicina torre, rimangono visibili alcuni ruderi e uno stemma fiorentino, quest'ultimo a ricordo della dominazione quattrocentesca della signoria dei Medici».

http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_%28Ortonovo%29


Ortonovo (torrione di Guinigi o di San Lorenzo)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.dodecapoli.com

«Ortonovo è il comune più orientale della Riviera Ligure di Levante, al confine con la provincia di Massa Carrara, posto ai piedi dei primi contrafforti delle Alpi Apuane. Trae le sue origini dall'antica città romana di Luni, da cui nacquero i borghi di Iliolo, Nicola, Annunziata e Ortonovo. Il centro storico del Comune fu costituito tra l’XI e il XII secolo, possedimento dei vescovi-conti di Luni, come testimonia un diploma coevo del Barbarossa, in favore del vescovo Pietro. Il borgo è caratterizzato da due porte, entrambe a tutto sesto, e da una struttura ad anelli concentrici nel quale il più esterno funge da cinta muraria. Nella piazza si trova la torre del Guinigi, oggi campanile della chiesa parrocchiale di San Lorenzo, risalente al XV secolo, quando Paolo Guinigi, signore di Lucca, acquistò Ortonovo dai Visconti. Il torrione faceva parte di un castello che sorgeva al posto della chiesa. La tipologia della torre richiama per dimensioni e struttura ad altre torri lunigianesi come quelle di Comano, Malgrate, Bagnone e Filattiera, di forma circolare, con beccatelli per la difesa piombante, e tamburo coronato a calotta, rivestita con squame di ardesia. La chiesa fu costruita nel XVII secolo».

http://www.terredilunigiana.com/ortonovo.php


Passano (ruderi del castello dei Da Passano)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.culturainliguria.it

«Sulla collina di Passano si erge il castello eretto dalla Repubblica di Genova sul luogo in cui doveva trovarsi la fortificazione dei Signori Da Passano, il cui dominio si estendeva nella zona compresa tra il Bracco e la costa da Moneglia alle Cinque Terre. Le origini della famiglia, affiliata ai Fieschi, risalgono al distacco, verso la fine del secolo X , di un ramo nobiliare dai Conti di Lavagna. Il castello feudale è stato quasi completamente distrutto ed espugnato nel 1174, dopo otto giorni di assedio, da parte della Repubblica di Genova. I Da Passano, con i Malaspina e i Fieschi, avevano infatti tentato una ribellione contro le mire espansionistiche genovesi. Genova per ribadire il suo controllo sul territorio costruisce quindi il suo castello, a pianta quadrata e con basamento a scarpa, sulla stessa collina, utilizzando pietra verde locale. Sullo spazio antistante il castello sorgono i ruderi dell'oratorio di San Giovanni Battista di cui si intravede ancora la struttura muraria con elementi di reimpiego».

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/Temi/Luoghivisita/architetture.do;jsessionid=F3079D...


Pieve di Zignago (resti del castello di Serramaggiore)

Foto Raùl Pietrobono, dal sito www.lasprugola.com   Panorama lunigianese, dal sito www.terredilunigiana.com

«Il castello di Serra Maggiore a Pieve di Zignago sorgeva su un'altura sovrastante la frazione di Valgiuncata ed era ubicato in modo da dominare l'intera valle del Mangia, chiudendola difensivamente a nord. Appartenne ai signori di Vezzano che lo cedettero al Comune di Pontremoli; in seguito passò ai Fieschi. Del castello oggi restano pochi ruderi ricoperti da rovi. A Sasseta sempre Pieve di Zignago sono visibile resti di una torre d'avvistamento sorta sui resti di una torre bizantina posta a scrutare la valle del Mangia e trasformato successivamente in campanile».

http://www.lasprugola.com/valdivara/zignago.htm


Pignone (borgo)

Dal sito www.provincia.sp.it   Dal sito www.rivieradeibambini.it

«Il comune di Pignone si trova alle spalle di Monterosso, paese delle Cinque Terre, da cui è collegato direttamente dalla strada provinciale n. 38 e si estende lungo le valli del torrente omonimo e del Casale, suo affluente di sinistra. Pignone è sorto nel crocevia di antichi collegamenti fra la costa e il fondovalle; i resti archeologici del vecchio castellaro, su una collina poco lontana, ne documentano l'esistenza in epoca preromana. I reperti, che attribuiscono il sito all' Età del Ferro, sono conservati presso il museo del castello di San Giorgio a La Spezia. Il borgo, in cui attualmente vivono i due terzi degli abitanti del comune, non è mai stato protetto da mura; in sua vece una barriera ininterrotta di case in muratura che si apriva all' esterno soltanto attraverso tre porte, una delle quali contigua ad un ponticello a gradoni, il Ponte Vecchio, tuttora esistente, in pietra ad arco ribassato e sormontato da un' edicola che contiene un' effigie della Madonna di marmo bianco. Nella grande piazza del paese, pavimentata in porfido, spicca la Loggia medioevale, in sasso e copertura in ardesia, già luogo di riunione del popolo e in seguito sede di mercato».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/comuni_d.asp?comune_id=10


Ponzano Superiore (palazzo Remedi)

Dal sito www.ponzanosuperiore.it   Dal sito www.ralphvaughan.com

«Gli studiosi di storia dell’urbanistica non hanno alcun dubbio in merito all’antichissima origine di Ponzano: secondo il Landinelli è al console Caio Pontio Ligo che si deve il nome del borgo. Altri lo collegano al "Fundum Pontianum" delle Tavole Velleiate. La prima notizia si ha in un documento del 986 quando al Vescovo di Luni è riconosciuta la proprietà di alcuni beni posti nel territorio di Ponzano. Nel 1202 Gualtiero, vescovo di Luni, appare l’unico signore del castello avuto "per compera". Anche nel trattato stipulato nel 1306 da Dante, procuratore del Marchese Malaspina, si riconosce Antonio da Camilla, vescovo di Luni, padrone di Ponzano. Il borgo passa poi sotto il dominio di Castruccio Castracani, come altri della zona (Sarzana, Santo Stefano) successivamente ai Malaspina e nel 1541 è venduto al Banco di S. Giorgio. La struttura urbanistica di Ponzano, ricca di scale, rampe e strade anguste, sottolineano l’impianto medievale del borgo. Su queste percorrenze interne si affacciano botteghe ed osterie, ricordate in documenti del sec. XVII. La comunità, in prevalenza agricola (ed ebbe nel `600 uno sviluppo notevole), era interessata alla salvaguardia del territorio; ne sono la conferma gli "Statuti genovesi" che regolavano anche l’allevamento degli animali, la macellazione, la vendita delle carni. Il borgo rimane nell’ambito della Repubblica di Genova fino alla fine del XVIII secolo quando la comunità, dotata di propria autonomia e statuti, passa alla Repubblica Ligure, diventando nel 1804 parte integrante del Comune di Santo Stefano, di cui oggi è frazione. ... Palazzo Remedi. Il palazzo prende il nome da una antica famiglia probabilmente originaria di Monte Marcello e si colloca sulla sommità del paese, nel punto di maggior visibilità. Sulla parete della cappella interna ancora si legge, su una tavola d'ardesia, il nome del Marchese Andrea Remedi, il primo proprietario e colui che volle il palazzo nelle sue forme attuali. La data certa di costruzione non si conosce, ma si evince dalla tipologia d'impianto che il primo intervento risale presumibilmente al XVII secolo. Il palazzo presenta due affacci importanti: uno sul versante di Sarzana, a Sud, e l'altro sulla Piazzetta dell'Immacolata, considerato l'ingresso principale non solo perché immetteva direttamente alla corte interna ma piuttosto per l'affaccio che consentiva una visione globale della vallata sottostante. L'edificio fu progettato come struttura autonoma dal paese: è possibile, infatti, notare una cisterna atta a contenere una grande quantità d'acqua. Nel corso del Settecento e dell' Ottocento, il palazzo continuò ad essere abitato dalle generazioni successive della famiglia Remedi i cui esponenti tra l'altro ricoprirono molte cariche pubbliche».

http://www.comune.santostefanodimagra.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=82:beni-culturali&catid=43:cultura...


Ponzò (castello)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.cortidisantacroce.it

«Ponzò (circa cento abitanti) è un tipico esempio d' insediamento ligure medioevale. Lo schema circolare della sua maglia urbanistica è rimasto pressoché intatto nel tempo. Paese-fortezza, è racchiuso da un'alta cortina costituita dai muri esterni delle abitazioni. Del castello non sono più visibili tracce considerevoli tranne, nella parte più alta dell' abitato, un tozzo torrione a sezione quadrata. Il tessuto viario e il sistema di archetti di controspinta tra casa e casa sono determinati dalla pianta radiale dell' abitato che fa perno sulla piccola chiesa di San Bartolomeo, la cui abside è di origine preromanica. Nel XII secolo Ponzò fu uno dei capisaldi del sistema castellano dei vescovi-conti, in quanto centro di importanza strategica nei collegamenti fra la costa e l'entroterra. In quel tempo i signori di Ponzò e Corvara raggiunsero una notevole potenza tanto da racchiudere nei loro domini anche il borgo costiero di Vernazza che, nel 1209, dovettero cedere alla Repubblica di Genova. Nei secoli successivi Ponzò fu possedimento degli Estensi e dei Malaspina e alla fine del Medio Evo passò sotto il dominio genovese».

http://www.turismonaturalistico.sp.it/attrattive_d.asp?attrattiva_id=20


Portovenere (castello Doria)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Il Castello di Porto Venere si erge sulla sommità di un promontorio roccioso con la sua poderosa struttura fatta di muraglie cieche a scarpata e di possenti volte in pietra locale. La fortificazione, sulle cui origini esistono ancora molti dubbi, rappresenta un modello di architettura militare genovese, nonostante la sua fisionomia abbia subito, sia nell’apparenza esteriore, che nella disposizione interna, alcune mutazioni legate al progresso delle fortificazioni e delle armi da fuoco. Attualmente il Castello Doria è sede di mostre d’arte sia nel periodo estivo, sia in quello invernale, e di convegni nazionali e internazionali. Inoltre da alcuni anni è possibile celebrare matrimoni con rito civile: la cerimonia può essere ambientata a scelta in una sala interna, all'aperto sulla terrazza panoramica o nell'anfiteatro. è possibile allestire rinfreschi o pranzi di nozze. Il Castello di Porto Venere rappresenta un vero modello di architettura militare genovese, anche se la sua fisionomia ha subito, sia nell’apparenza esteriore, che nella disposizione interna, alcune mutazioni legate al progresso delle fortificazioni e delle armi da fuoco. Esistono ancora molti dubbi sulle lontane origini della prima costruzione fortificata. Le uniche fonti storiche che ci danno notizie su tale fortificazione sono i “cartularia” (registri) del notaio portovenerese Giovanni Di Giona (1240), i versi latini del notaio-poeta Ursone da Vernazza (1242) oltre agli annali del Caffaro redatti per la Repubblica Genovese. Il Castello, che si presenta in massiccio monoblocco, è costituito da due grandi corpi distinti: un “corpo basso” con prospetto e portone d’ingresso principale sul borgo sottostante, ed un “corpo alto” che incorpora la rimanente struttura cinquecentesca con grande “sala ipostila” (il nome deriva dai templi antichi coperti da tetto piano sostenuto da colonne) ed un secondo portone d’accesso al sommo di una scalinata. Sopra la sala ipostila è situata la “Casa del Castellano”, di recente costruzione, a ricordo di quella dove nel 1500 risiedeva un Castellano o Capitano del popolo, indipendente dal Podestà di Porto Venere.  Nel XVI secolo, in conseguenza dell’introduzione di armi da fuoco venne aggiunto il “corpo alto”, a livello della copertura della sala ipostila. La parte nord del Castello, comprendente i resti accennati della rocca cinquecentesca, era attrezzata per la difesa convenzionale con gli archibugi ed armi idonee a respingere gli assedianti. Invece nel grande “corpo basso” del fortilizio, con i suoi bastioni angolati, la difesa avveniva per mezzo di armamento con bocche da fuoco. Il Castello non sfuggì alle vicende napoleoniche iniziate con la consegna di Genova e della sua secolare repubblica a Napoleone nel 1797. In questo periodo, Napoleone destinò il Castello di Porto Venere a prigione politica, con la conseguente deturpazione della grande sala ipostila, nella quale sono ancora visibili i segni delle inferriate».

http://www.turismoprovincia.laspezia.it/it/cosa-fare/arte-e-cultura/castello-doria


PortoVenere (forti)

Il Forte Murezzone, dal sito www.globeholidays.net   La struttura militare dal lungomare de Le Grazie, foto di Davide Papalini, dal sito it.wikipedia.org

     

«IIl Golfo della Spezia è difeso dalle agitazioni ondose del mare provenienti da libeccio e parzialmente da quelle di scirocco. La felice combinazione delle favorevoli qualità naturali e di quelle della sua difendibilità, evidenzia, sotto l’aspetto militare, l’immediata riconoscibilità della naturale vocazione del Golfo spezzino ad accogliere una base militare marittima. Il Golfo della Spezia, secondo un rapporto del 1605 al Senato di Genova “è assolutamente la prima pezza che sia in tutto il Mediterraneo” e per Napoleone è il “più bel porto dell’Universo, …una piazza capace della più grande resistenza”. Dopo i Genovesi, che lo fortificarono nel XVII secolo, fu Napoleone Bonaparte, sulla base dei resoconti dei suoi Ufficiali e ingegneri, a stabilire dove erigere l’arsenale ed i siti dove costruire le opere di fortificazione a difesa dell’arsenale stesso.I più antichi segni di fortificazione permanente esistenti nel Golfo risalgono al XII secolo (i castelli di Porto Venere del 1113, San Giorgio della Spezia 1262-1371, di Lerici 1241-1256 e di San Terenzo 1360). Un’intensa attività fortificatoria venne espressa da parte della Repubblica di Genova nei primi decenni del secolo XVII, con la costruzione del Forte di Santa Maria e la Batteria a Punta Scola nell’isola Palmaria e nella seconda metà del XVI secolo con le Batterie di Santa Teresa, Santa Croce, Maralunga sul lato orientale del Golfo, le Batterie del Pozzale e di Punta Mariella in Palmaria, San Francesco e San Pietro a Porto Venere. Nel 1808 Napoleone fissa con un proprio decreto quali fortificazioni debbano essere costruite a difesa di un aresnale che sarebbe dovuto sorgere alle Grazie ed al Varignano: un Forte alla Castellana, un altro al Muzzerone, altri in vetta alla Palmaria ed al Tino, una Batteria a Maralunga.Dovevano essere recuperate e rinforzate le opere in Palmaria, le Batterie di Porto Venere, della Castagna, del Pezzino. La legge fatta approvare dal Cavour nel 1857 per il trasferimento della Marina alla Spezia, prevede e finanzia anche le opere a difesa dell’arsenale. Sorgono così il Forte Palmaria, sulla vetta dell’isola (1859-1861), le Batterie della Castagna e del Varignano. Nel decennio dal 1870 al 1880 vengono progettati i Forti del Muzzerone, del Pezzino Alto, le Batterie di Santa Teresa Alta e di Falconara, il Forte Canarbino, le Batterie dei Cappuccini e del Mulino a Vento.

BATTERIA FORTIFICATA UMBERTO I. La Batteria Fortificata Umberto I, costruita dalla Regia Marina alla fine del XIX secolo, si trova sul lato orientale dell’isola Palmaria. Alla fine del XIX secolo per rispondere all'esigenza di una difesa capillare del Golfo della Spezia vengono costruite da parte della Regia Marina delle installazioni militari di vario tipo. A questo scopo alle estremità della diga, appositamente costruita, vengono poste delle piattaforme per le artiglierie con lo specifico compito di incrociare il tiro con le corrispondenti batterie poste, invece, sulla terraferma. Oggi l'intero sistema di fortificazioni del Golfo rappresenta senza dubbio uno dei sistemi fortificati costieri più vasti d'Italia. ... BATTERIA DEL SEMAFORO. Anticamente, in corrispondenza dell’attuale Stazione Segnali, vi era una torre a sezione circolare, per l’osservazione e l’allarme contro i pirati barbareschi. La Marina Militare vi installò una stazione semaforica che diede il nome al sito ed una stazione di segnalazione. I dati meteomarini osservati e registrati dal 1932 al 1962 da questa Stazione sono tuttora di fondamentale importanza per determinare le previsioni dello stato del mare (i dati vengono pubblicati dall’Istituto Idrografico della Marina). L’esercito vi costruì la Batteria del Semaforo per la difesa esterna del Golfo: era una delle batterie cosiddette “alte” che dovevano colpire dall’alto, con tiri curvi dei suoi obici, i ponti delle navi nemiche. La Batteria Sperimentale è stata l’ultima ad essere smantellata nel 1962. Di recente, la batteria in concessione al Comune di Porto Venere, è stata restaurata ed adibita a Centro di Educazione Ambientale. FORTE CAVOUR. Il Forte Cavour nasce come forte in vetta alla Palmaria e per questo viene denominato anche forte Palmaria. Il primo modello progettuale risale al 1808 quando Napoleone decise di costruire questo forte per assicurare il dominio sull’isola. L’idea del forte venne ripresa, nel 1849, dalla commissione incaricata dal governo piemontese di studiare il trasferimento della Marina Militare da Genova alla Spezia.Tra il 1857 ed il 1859 venne elaborato il progetto del Forte Palmaria: vennero quindi recepiti i lineamenti dello schema elaborato in epoca napoleonica, con i due caratteristici cavalieri di ponente e di levante ed il fossato continuo. ...».

http://www.prolocoportovenere.it/it/itinerari/20-fortificazioni-militari.html


Portovenere (torre Capitolare)

Dal sito www.fotoeweb.it   Dal sito www.terredilunigiana.com

«La torre capitolare si staglia all’entrata del borgo medievale a sinistra della porta d'ingresso in via Capellini. Il paramento murario a bugnato è la principale caratteristica della torre, che presenta anche nei primi piani bifore e trifore».

http://www.terredilunigiana.com/golfodeipoeti/portoveneretorre.php


Ravecca (torre)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.framuraturismo.it

«Superata Anzo, occorre fare attenzione a non proseguire diritti lungo la strada che scende, attraverso una zona di ville con vista mare, alla spiaggia di Framura, ma imboccare, sulla destra, la lunga scalinata che conduce a Ravecca. Peccato che la vista sui terreni che fiancheggiano il percorso sia pressoché del tutto ostruita da severi muraglioni (sono i roventi muri d'orto citati da Montale. Lui veramente si riferiva alle Cinque Terre, ma in fondo non siamo molto lontani); perché basta una cancellata o un portale distratto per gettare un'occhiata sul verde terrazzato al di là del muro: ecco il verde argentato degli uliveti, contrastato dal vermiglio delle reti che, provvidenzialmente; accolgono i frutti maturi; o ancora il giallo sparato dei limoni (come non pensare, ancora una volta, a Montale). Ma ecco infine Ravecca, frazione che fa il paio con Anzo per le sue caratteristiche architettoniche; anche qui non mancherebbe una torre di avvistamento, trasformata però, oggi, in abitazione privata».

http://www.trekking.it/it/itinerari/Escursioni-mediterranee-tra-Deiva-e-Framura_192.html


Riccò del Golfo di Spezia (borgo)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.emmeti.it

«Riccò del Golfo fu una antica dipendenza del principale castello di Ponzò, con la principale funzione di stazione stradale, sede di un ospizio e filiale a sua volta, della Pieve di Pignone. ... Del vecchio borgo, oramai nascosto dal dilagare della nuova edilizia, sopravvive il pubblico oratorio della Madonna della Neve, già appartenente all'ospedale per i pellegrini. La chiesa parrocchiale dell'Invenzione di Santa Croce fu costruita nel 1648, con caratteristiche barocche, sulle fondazioni molto più antiche. Notevoli il grande bassorilievo, in marmi policromi, con la rappresentazione delle Anime Purganti (scuola genovese del Seicento) ed altri altari marmo­rei posteriori. Nel vecchio paese ogni angolo ed ogni vicolo rivelano la cura artigiana degli antichi costruttori e le belle decorazioni in pietra dei lapicidi di Casella».

http://www.speziaweb.it/provincia.asp?id=71


Rio (palazzo dei Fieschi)

Dal sito www.villanao.de   Rio nella foto di Walter Bilotta, dal sito www.panoramio.com

«Il palazzo residenziale fortificato è costituito da un corpo centrale rettangolare risalente al XIV secolo, con ingrandimenti di epoche successive. Fu residenza di Adelaide Fieschi ed era strutturato su sei piani. Non è visitabile».

http://www.terredilunigiana.com/valdivara/riofieschi.php


Riomaggiore (castello)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.jndstravelog.com   Dal sito www.dodecapoli.com

  

«Il castello di Riomaggiore sorge su un rilievo che separa le scoscese e strette valli del rio Maggiore e del Rio Finale, in posizione elevata rispetto al vecchio centro storico. Alla fortificazione si può accedere dal paese, risalendo la via che parte dal sagrato della Chiesa di S Giovanni Battista, oppure dalla stazione ferroviaria. Il castello è raggiungibile anche scendendo i gradini che lo separano da piazzale Kennedy. La costruzione delle prime opere di difesa fu iniziata nel 1260 dal marchese Turcotti, signore di Ripalta e feudatario di questo tratto di costa. Si trattava di proteggere il borgo, che prendeva forma per la discesa delle popolazioni che dimoravano più in lato. Si ha notizia di questi nuclei, da cui originò Riomaggiore, in un documento del 1251, che fa riferimento ad una riunione delle popolazioni della comunità sparse sulle falde di Bramapane, Verrugoli, Parodi, convocate per giurare fedeltà ai genovesi in lotta contro Pisa. Il marchese Turcotti cedette le sue proprietà sulla costa a Nicolò Fieschi, il quale dopo qualche anno, nel 1276, le trasferì alla Repubblica di Genova, che completò il sistema difensivo di Riomaggiore. Il castello fu costruito su base quadrilatera con i lati maggiori un po' convergenti verso il mare. La cinta muraria, non molto alta, presenta due grosse e tozze torri circolari. Attualmente l'entrata allo spazio interno è posta fra le due torri, mentre una stretta scala esterna porta a quella che guarda il paese, sulla qual è situato un grande orologio, a poca distanza sorge l'oratorio di S. Rocco, costruito in ricordo della pestilenza che colpì queste comunità nel 1480. Nel corso del tempo il castello ha subito non solo la naturale usura dagli agenti atmosferici, ma una modificazione della sua utilizzazione che ne ha alterato l'originale impianto. Infatti, agli inizi del '800 la parte interna fu riempita di terra e quello spazio fu destinato a cimitero di Riomaggiore fino a qualche decennio fa».

http://www.lasprugola.com/cinqueterre/riomaggiore.htm#Il%20castello%20di%20Riomaggiore


Riomaggiore (torre Guardiola)

Dal sito www.sestrilevantehotels.com   Dal sito www.worldwarforum.net

«All'interno del territorio di Riomaggiore, nell'area dell'ex batteria Racchia, vecchie fortificazioni militari sono state recuperate e trasformate nel Centro di Educazione Ambientale Torre Guardiola. L'itinerario rappresenta una vera e propria immersione nella natura, alla scoperta della vegetazione e dei suoi profumi, ideale punto di osservazioni ornitologiche grazie ad esperte guide naturalistiche. All'interno del Centro si snoda il "Percorso della Scrittura", dove è possibile creare testi ispirati al meraviglioso ambiente circostante».

http://www.sestrilevantehotels.com/sentiericai.htm


Ripalta (castello)

Dal sito www.amalaspezia.eu/   Foto di kajmano, dal sito http://rete.comuni-italiani.it

«In questo paese le testimonianze del passato sono poche ma importanti. Il borgo e il castello e la chiesa di San Nicolò, già citata in un diploma di Carlo il Grosso, furono notissimi nell'alto Medioevo e costituirono un nucleo feudale degli Estensi nel XI secolo, rivendicato dai Malaspina e dalla Diocesi di Luni, passato poi ai signori di Vezzano, ai Fieschi e quindi a Genova. L'attuale parrocchia, rifatta sul preesistente edificio romanico del quale conserva alcuni pregevoli motivi architettonici, custodisce una singolare vasca battesimale, ad immersione, scavata in forma ovoidale nella dura arenaria, proveniente dalla distrutta chiesa di S. Salvatore di Ortara - una località tra Ripalta e Bocca Pignone - e dipinti ed oggetti per il culto ereditati dall'antico ospizio di Bocca Pignone».

http://www.speziaweb.it/provincia.asp?id=63


SALINO (castello non più esistente)

Un'immagine di Salino, dal sito www.buto.it   La chiesa parrocchiale di Salino, dal sito www.buto.it

«Come il castello di Costola, anche quello di Salino, che con esso e con quello di Buto costituiva un valido sistema difensivo, è ora scomparso e su di esso sorge la chiesa parrocchiale, consacrata a S. Andrea Apostolo. Il castello appartenne ai signori di Salino che nel 1145 giurarono fedeltà a Genova e successivamente ai Fieschi che con esso dominavano la valle del torrente Torza e quella del fiume Vara sopra la località "Macchia"».

http://www.buto.it/CastelliFortezze/CastelliFortezze.html


San Terenzo (castello)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)   Foto di Marco Brando (https://www.facebook.com/marco.brando)

«Il castello di San Terenzo è una fortificazione che si erge in posizione dominante sul borgo marinaro di San Terenzo, frazione di Lerici, nel golfo dei Poeti in provincia della Spezia. Il castello di San Terenzo si erge su uno sperone roccioso all'estremità occidentale della baia che chiude lo specchio d'acqua antistante il paese. Fu costruito dai paesani "senza artiglieria, o scaloni, né munizioni, né uomini di guardia". Come altri castelli della zona è stato oggetto di successivi interventi in epoche diverse che, tuttavia, nulla hanno tolto all'armonia dell'insieme. Attualmente si presenta come una struttura a pianta pentagonale, con tre torrette circolari agli angoli che guardano il paese, robuste cortine che racchiudono una seconda cinta interna, l'ingresso e un torrione a base quadrangolare, con merli piatti e beccatelli a sezione quadrata. Ci si arriva da piazza Brusacà, percorrendo via Meneghetti e poi la salita che porta all'entrata del fortilizio. Il castello di San Terenzo ha la sua origine attorno al 1400: si tramanda che fu costruito durante la dominazione della Repubblica di Genova come bastione di difesa contro le incursioni dei pirati saraceni, e per questo la grotta che si apre nel promontorio roccioso sul quale sorge il castello è detta "Tana dei Turchi". Inizialmente era solo un'unica torre quadrata, merlata, alta una decina di metri, ma in tempi successivi fu aggiunta una seconda cinta di mura dal profilo di un pentagono irregolare e dotata, su tre angoli, di altrettante vedette a pianta circolare. Verso terra un enorme barbacane rinforzava il muro di fronte al fossato; ora il fossato è stato riempito, ma una feritoia del baluardo nord ne denuncia l'antica presenza. Il castello, nel corso dei secoli, dopo aver assolto alla funzione di difesa del borgo dagli attacchi provenienti dal mare, in epoca più recente divenne complemento difensivo della più imponente fortezza di Lerici, per il controllo di un buon tratto dell'ampia baia. Fra i primi castellani vi fu Giovanni da Mongiardino, già castellano di Lerici (1401), al comando di otto balestrieri. Venne in seguito sostituito dal santerenzino Giacomo Rossi, che combatté contro i pisani, ricevendo l'elogio di Simon Boccanegra nel periodo in cui il castello apparteneva al sistema difensivo apprestato dalla Repubblica di Genova nel golfo della Spezia».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_San_Terenzo


Santo Stefano di Magra (borgo, porta Nord)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.comune.santostefanodimagra.sp.it

«Santo Stefano di Magra rappresentò una tappa fondamentale lungo la via francigena, la via peregrinalis per eccellenza verso Roma, la Terrasanta e Compostela. Il continuo traffico di personaggi e idee rese il paese lunense uno snodo importante nei traffici commerciali della zona. Le vestigia di questo fervente periodo medioevale si possono tuttora ammirare in permanenze architettoniche sparse per il territorio del comune e delle vicine località. ...  L'antica Porta Nord si apre ancora a sinistra di piazza della pace e rappresenta un punto di grande rilevanza storica per il paese. Sotto il suo arco si passava per accedere al borgo paese e raggiungere la rocca, difesa da mura e case torri. Punto nevralgico nella cinta muraria del paese, la porta era sede della prima gabella e venne evidenziata nel catasto napoleonico come "Porta e Strada alla Lombardia". Del vecchio ingresso è ancora visibile in parte la grande base fatta a scarpata con blocchi di calcare e la nicchia dove stazionava la sentinella a guardia dell'entrata».

http://www.comune.santostefanodimagra.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=82:beni-culturali&catid=43:cultura...


Sarzana (fortezza di Sarzanello o di Castruccio Castracani)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.comune.sarzana.sp.it

  

«Chi si reca a Sarzana, da qualsiasi direzione provenga, non può che venire attratto da quella imponente costruzione che domina la vallata del Magra dall'alto del colle di Sarzanello. La Fortezza è l'immagine più immediata, la più rappresentativa e per tanti sarzanesi la più cara, a testimonianza della passata grandezza. è il primo e più efficace messaggio delle città del Fiasella, dell'Ivani, del Bertoloni, di Niccolò V, ... la più vera ed autentica prova della città erede di Luni. La fortezza così come si presenta oggi non è altro che il prodotto ultimo di eventi storici che videro Sarzana ed il suo territorio costantemente al centro di dispute, generate dalla posizione strategica di cui godeva, la quale nodo stradale di fondovalle allora attraversato da strade di grande comunicazione come l'Aurelia, la via Romea e la via per Parma e Piacenza. L'esistenza di una prima struttura a scopo militare è menzionata per la prima volta in un diploma dell'imperatore Ottone I (menzionato nel Codice Pelavicino) datato 19 maggio 963, nel quale viene concesso al vescovo di Luni Adalberto, il possesso di sei castra tra i quali, quello de Sarzano. Sicuramente già prima di questa data, la collina di Sarzanello ospitava una rocca o una torre, con funzioni di presidio viario, elemento predominante di un disegno più ampio di fortificazioni a scala territoriale. Possiamo supporre che potesse fare parte di quella prima linea fortificata, nota col nome di limes bizantino, destinata a sbarrare le strade che portavano alle basi navali tirreniche (Luni) della provincia maritima Italorum, formata da castella, turres e castra collegate a vista e dislocate in modo da poter controllare gli itinerari più importanti, ad esempio vigilare sulla vicina Aemilia Scauri, la più importante strada costiera bizantina. Con il passare degli anni e col mutare delle situazioni politico-militari, il sito acquistò sempre maggiore importanza, tale da ospitarvi, intorno alla fine del X secolo, una delle tante residenze vescovili della vallata, un Palatium Episcopi del quale però non è rimasta alcuna traccia. Il Castrum viene citato costantemente negli anni 1076, 1078, 1080, come curtis di Federico I il Barbarossa, nel 1191 come curtis di Enrico VI e nel 1203 come granaio del vescovo. La lenta, ma progressiva decadenza della vicina Luni, iniziata già dal IV e V secolo, portò i lunensi a migrare sui colli circostanti in cerca di sicurezza e di sostentamento, dando così luogo all'incremento se non alla nascita di nuovi borghi come Nicola, Ortonovo, Castelnuovo, Ameglia ... La stessa collina di Sarzanello si popolò di esuli che vi si stabilirono, raccolti attorno alla residenza più importante del vescovo, che si accingeva a trasferirvisi definitivamente da Luni.

Probabilmente si era creato un borgo murato, all'interno del quale svettava la torre quadrata del palazzo vescovile, fulcro del villaggio, dove si svolgevano gli atti più importanti della vita politica, militare e religiosa della zona. Accanto a questo, più in basso, era la chiesa di San Martino, sotto il cui ampio portico si riuniva il Consiglio Comunale, si rogavano gli atti, si svolgevano le trattative commerciali. All'interno di questo borgo murato, nella residenza fortificata del vescovo, troviamo in vari periodi tra il 1314 ed il 1328 Castruccio Castracani degli Antelminelli signore di Lucca e Vicario Imperiale. Questo grande condottiero ed uomo politico, nel quale il Macchiavelli riconobbe il "Principe", riuscì, in meno di 14 anni, a costruire un dominio che andava da Pistoia a Lucca, da Pisa alla Lunigiana, interessando anche parte del Genovesato. Tuttavia unica testimonianza, visibile, della presenza del Lucchese a Sarzana, eccettuate le imponenti fonti documentarie, è data dall'esistenza nella Chiesa di San Francesco della tomba del giovane Guarniero degli Antelminelli, figlio di Castruccio. Probabilmente, scegliendo Sarzanello come sua dimora, Castruccio si limitò ad apportare delle modifiche alla rocca preesistente, della quale però non rimane traccia alcuna essendo stata completamente distrutta o inglobata nella fortezza che vediamo attualmente. Pertanto l'appellativo di "Fortezza di Castruccio" è errato in quanto si definisce un edificio postumo, di oltre un secolo, alla morte del Lucchese Il costante uso di questa denominazione, che non si è persa durante i secoli scorsi, discende probabilmente dalla reale importanza che Castruccio ebbe nelle sorti della Lunigiana e non ultimo, per lo spessore che trascende all'immagine della Fortezza, dalla leggendaria figura dell'Antelminelli.

Nel 1421 il genovese Tomaso di Campofregoso fece eseguire dei lavori di riadattamento della rocca. Modificazioni e restauri si susseguirono sino che la Signoria Fiorentina non rientrò in possesso di Sarzana e Sarzanello (1487). Dopo aver fortificato la città, erigendovi la Cittadella o fortezza di Sarzana, i Medici decisero di trasformare la vecchia rocca e di adeguarla alle nuove esigenze dell'arte della guerra. Francesco di Giovanni detto il Francione (reduce dalla edificazione della Cittadella) e Luca del Caprina furono incaricati di porre mano al progetto della nuova struttura si sostituì completamente alla precedente. Quando nel 1494 Piero De' Medici consegnò Sarzana e Sarzanello a Carlo VIII, la fortezza era ancora incompleta. L'opera fu ripresa successivamente quando il re tornò in Francia e i due siti entrarono in possesso del genovese Banco di San Giorgio e curata da Pietro Biancardo e Matteo Civitali che la terminarono nel 1502. Il progetto del Francione e del Caprina fu seguito fedelmente, in ossequio ai dettami espressi dalle teorie sull'architettura militare del senese Francesco di Giorgio Martini. Completata la costruzione della fortezza, con i tre torrioni ai vertici, si iniziò la realizzazione del rivellino che probabilmente inglobò l'antica torre del castrum. Questa nuova struttura si rese necessaria sia per proteggere l'ingresso alla fortezza, sia per evitare che questo lato potesse essere battuto dalle artiglierie dalla collinetta a sud-est, luogo detto il Fortino, dove ben presto venne approntata una rudimentale linea di difesa. Fu solo allora che la Fortezza raggiunse la sua compiutezza formale, in uno straordinario equilibrio di volumi, facilitato, nella comprensione, dall'isolamento che godeva rispetto ad altri edifici, condizione che tuttora ci permette di ammirarla.

Agli inizi del XVIII secolo i francesi apportarono nuovamente alcune modifiche agli elementi difensivi, dettati dall'ammodernamento delle tecniche militari, che produssero la costruzione delle cannoniere sui due torrioni centrali; contemporaneamente furono trasformate anche le destinazioni di alcuni ambienti per destinarli ad alloggi ed al casermaggio. Nel 1747, durante la guerra per la successione austriaca, i soldati di Maria Teresa, al comando del generale tedesco Wocter, tentarono di impadronirsi del forte senza riuscirvi. In questa occasione si notò come il vicino abitato di Sarzanello agevolasse gli attacchi del nemico e pertanto fu decretato, dal Governo di Genova e dal duca di Richelieu, di abbattere le 120 case che costituivano il borgo, compresa l'antica chiesa di San Martino. L'operazione iniziò ben presto e, nel 1748, gli abitanti furono costretti a trasferirsi nella zona chiamata Pian Paganella, che diventerà così, anche toponomasticamente, il nuovo Sarzanello. Durante la dominazione francese la fortezza corse il rischio, inspiegabile, di essere demolita e fu risparmiata solo per ragioni di tempo in quanto l'operazione doveva compiersi entro tre mesi. Nel 1814, passato il Ducato di Genova al Regno di Sardegna, fu decretato che essendo la fortezza nell'estrema parte d'Italia, fosse restaurata e ripristinata degnamente, cosa che riconfermò, con la visita del 1837, lo stesso Re Carlo Alberto.

Dopo la ristrutturazione del 1963, la Soprintendenza ai Monumenti della Liguria riprese i lavori nel 1980, interessando vari locali, risanati dalle notevoli infiltrazioni d'acqua, il risarcimento murario degli spalti, la pulizia del fossato, ...Quei lavori resero la fortezza visitabile almeno in parte, consentendo di ospitare mostre e spettacoli. Si può raggiungere la Fortezza attraverso due strade carrozzabili: via Fratta, che lasciando via San Francesco, quasi all'altezza di viale Mazzini, conduce rapidamente e ripidamente al forte, l'altra la "Panoramica", si stacca quasi alla fine del viale Mazzini, e si svolge dolcemente sul colle sino a Sarzanello.  Comunque, al visitatore non frettoloso, consigliamo di percorrere a piedi la "Montata di Sarzanello" che da via San Francesco, attraverso un acciottolatto di medioevale memoria, conduce alla Fortezza, consentendo di scoprire sommessamente il panorama di Sarzana. In primo piano si stacca la possente mole della medicea "Cittadella" che, insieme al Forte di Sarzanello, costituisce uno dei rari esempi di architettura militare del periodo detto di transito (abbandono delle forme medioevali e passaggio a forme nuove, dettate anche dall'uso della polvere da sparo). Prima di arrivare sulla cima del colle, si incontrano alcune case scampate alla distruzione di Sarzanello, che purtroppo hanno perso quasi totalmente la loro derivazione medioevale. è possibile penetrare nella fortezza attraversando il ponticello che scavalca l'ampio e profondo fossato; su questo, tra la fortezza ed il rivellino, si percepisce già la maestosità dell'ambiente in cui ci si accinge da entrare. ...».

http://www.comune.sarzana.sp.it/citta/Territorio/Fortezze/Fortezza_Sarzanello.htm


Sarzana (fortezza Firmafede o Cittadella)

Dal sito www.terredilunigiana.com   Dal sito www.amalaspezia.eu/

«Il Targioni Tozzetti, grandissima fonte di notizie, scrive: "Sommamente ragguardevole rendesi la Cittadella eretta dal Magnifico Lorenzo de' Medici l'anno 1488 nel sito dov'era un'antica Fortezza fabbricatavi dai Pisani l'anno 1262, che si chiamava Ferma Fede. Così è notata in un rogito del notaio Antonio da Villa del dì 19 marzo 1444. L'antica rocca fu demolita dai Fiorentini l'anno 1487, subito che ebbero ricuperata Sarzana, che si era ribellata loro nel 1479 per opera di fra' Manfredi Domenicano e restituitasi a Lodovico e Agostino Fregoso Capitani della Riviera Orientale di Genova". La mattina del 22 luglio 1487 Lorenzo il Magnifico entrò in Sarzana e subito ordinò che fosse abbattuta la vecchia fortezza per erigerne una nuova, grandiosa, segno questo della sua intenzione di tenere la città quale baluardo estremo della sua Signoria. I lavori procedettero a ritmo accelerato, sotto la guida di valenti ingegneri e le insegne della sua Casa furono apposte all'entrata quale simbolo di trionfo. Egli però morì cinque anni più tardi e il suo successore, Piero, la cedette a Carlo VIII, che passava col suo esercito proprio per la città. Ma, appena due anni più tardi, la città passò al Banco di San Giorgio. La pianta ben si vede nelle carte del Vinzoni e dell'Accinelli. Carlo VIII la fece ampliare dalla parte verso il mare e vi fece costruire una caserma, un corpo di guardia e altri due baluardi, in aggiunta ai quattro costruiti dai Fiorentini. Le pietre furono prese dalle cave di Ponzanello. Gli uomini di quel Comune si impegnarono a trasportarle fino alla Giarra Carcandola e i contadini di Sarzana a recarle sul posto d'impiego. I sei baluardi e il mastio furono dedicati ai Santi Bartolomeo, Girolamo, Francesco, Pietro, Martino, Barbara, Bernardino. La Cittadella perdette gradualmente importanza con l'avvento delle armi da fuoco e per i mutamenti politici. Genova la tenne ad uso di carcere e tale rimase fino dopo la seconda guerra mondiale. Durante quest'ultima guerra molti cittadini vi trovarono riparo durante i bombardamenti e per alcuni anni vi rimasero, in condizioni assai precarie, gli sfollati ancora privi di un'abitazione decente. Ora (Ndr. 1994) essa è già stata in parte restaurata e, a lavori terminati, ospiterà in un ambiente idoneo e suggestivo enti culturali».

http://www.sarzana.org/citta/Territorio/Fortezze/Cittadella.htm


Sarzana (mura, porte, torrioni)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.italy-travel-vacation.com

«Sarzana era difesa da una cinta muraria segnata da una serie di torrioni che costituivano l'accesso al borgo: il Torrione Testaforte a sud ovest, il Torrione Genovese ed il Torrione Stella a nord ed il Torrione San Francesco a nord est. Il Torrione Testaforte, fu costruito nel 1513 dal podestà sarzanese Luchino Stella. Sul torrione la famiglia Carpena costruì successivamente la propria residenza, Villa Carpena appunto. Il torrione si congiunge con la Cittadella attraverso un camminamento che sormonta porta Porta Romana, l'accesso meridionale della città. Dalla parte opposta, percorrendo l'attuale via Mazzini si arriva all'altra porta della città: Porta Parma. Tale accesso è l'anello di congiunzione tra altri due torrioni: il Torrione genovese o di S. Giorgio ed il Torrione Stella. Sul bastione del primo è ancora visibile San Giorgio che uccide il drago, simbolo e testimonianza della presenza genovese in città. A pochi metri dalla porta parte una strada lastricata in ciottolato detta via Torrione Genovese, che ripercorre le antiche mura fino a raggiungere in piazza San Giorgio, antica sede della dogana. Dalla parte opposta a via Torrione Genovese, si dipana via Torrione San Francesco che conduce al torrione omonimo, anch'esso edificato nel 1513 e ulteriore bastione a difesa della zona settentrionale della città».

http://it.wikipedia.org/wiki/Sarzana#Le_porte_ed_i_torrioni


Sarzana (palazzo Comunale e altri palazzi signorili)

Dal sito www.sarzana.org   Dal sito www.geoplan.it

«Palazzo Comunale (sec. XV-XVIII). Sobrio e solenne edificio alla cui realizzazione posero mano più architetti. Il primo progetto per un nuovo palazzo del Governo, per celebrare la qualifica di città riconosciuta a Sarzana nel 1465, risale al 1466 ad opera di un certo Antonio da Lucca. La costruzione iniziò nel 1466, ma non fu portata a termine. Nel 1473 ebbero inizio i lavori per l’edificazione di un nuovo palazzo, ma anche questi furono interrotti dalla conquista della città da parte di Genova. L'impronta rinascimentale si deve al progetto di Giuliano da Maiano (1473) con cui proseguì la costruzione ad opera dei Fiorentini. Passata la città, agli inizi del '500, sotto il dominio del Banco di San Giorgio la costruzione venne ultimata da Antonio Roderio che vi apportò modifiche sostanziali tali da echeggiare forme genovesi (palazzo Doria), specialmente nel cortile, sulle cui pareti si trovano stemmi ed insegne dei Podestà che hanno retto le sorti della città, insieme a memorie lapidee provenienti da vari edifici sarzanesi distrutti. Nel 1554 terminò la costruzione (come ricorda la scritta posta sull'architrave della porta che da ingresso alla sala del Consiglio Comunale). E, non a caso, proprio sul frontale della scalinata venne posto l'immagine marmorea di san Giorgio che sconfigge il drago. L'opera, originariamente, era posta nell'antica loggia della Dogana dove, del 1400, si trovava l'unica porta della cinta muraria. Nel 1800 fu aggiunto il portico prospiciente piazza Luni ed il terrazzo, sostenuto da due colonne, verso piazza Matteotti, sovrastante la porta principale. Questa immette in un ampio cortile quadrato, circondato da un colonnato in marmo che sorregge le logge superiori. Nel cortile sono conservati frammenti marmorei provenienti dall’antica città di Luni, stemmi di famiglie patrizie sarzanesi e il sarcofago del giureconsulto Benedetto Celso. Al piano superiore, a lato della porta d’ingresso della sala consigliare, è murato un bassorilievo del XVI sec. raffigurante san Giorgio che uccide il drago e che, un tempo, era collocato nella "loggia dei soldati", presso la porta principale della città».

http://www.sarzana.org/citta/Territorio/Edifici/Palazzo_Comunale.htm - http://www.sarzana.org/citta/Territorio/Edifici/Default.htm


Sesta Godano (castello di Godano)

Foto dal Comune di Sesta Godano   Foto dal Comune di Sesta Godano

«Il castello sorge su una collina ad un'altitudine di 600 m s.l.m. I dati storici e archeologici concordano nel collocare le origini del castello e dell'abitato, con le sue strutture difensive alla prima metà del XIII secolo, in una seconda fase di incastellamento, momento in cui i Malaspina - a seguito della distruzione del Castello Marzio di Groppo - sembrano voler rafforzare nuovamente la propria posizione sul territorio in funzione antigenovese e antipontremolese. A questo periodo risalgono la cinta muraria che contorna il borgo e la rocca. Tra il 1272 e 1273 il castello passò nelle mani dei Fieschi, per poi ritornare nel 1301 nella sfera di influenza malaspiniana, in particolare del ramo di Mulazzo. In questa fase il castello e la rocca furono oggetto di numerosi interventi strutturali, ben rintracciabili dai resti murari. La cattiva politica malaspiniana porto la popolazione a rivolgersi al governatorato di Pontremoli, che dietro pagamento di una somma cospicua da parte degli abitanti del feudo concesse a questi ultimi di affrancarsi dalla tirannide malaspiniana. Il Branchi (storia della lunigiana feudale) riporta il racconto della rivolta contro Alessandro Malaspina, ultimo marchese di Godano, ucciso dagli abitanti del territorio "per non lordarsi le mani del sangue del loro Signore" con sacchi di sabbia. Conseguentemente il passaggio alla repubblica di Genova e la distruzione del castello e della fortezza (castrum et arce) "propter multa nefanda crimina perpetrata propter D. Antonium III Malaspina et eius filium D. Alexandrum".

Le ricerche archeologiche e storiche sul Castello di Godano sono state realizzate in collaborazione con l'Università di Pisa nell'ambito dell'asse di finanziamento POR-FESR 2007/2013. Ad oggi è possibile accedere all'area sommitale del borgo/castello, ovvero alla rocca e godere dell'ampia veduta a 360° sul territorio circostante. Successivamente alla distruzione della rocca, avvenuta nel 1526, la repubblica di Genova insediò in loco un punto di avvistamento. La funzione difensiva della rocca sembra essere venuta meno nel corso del XVII secolo. Alla fine del XVIII secolo vennero impiantati nell'area sommitale i primi orti. Dopo un periodo di abbandono questa funzione di vedetta fu ripristinata nella seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche in ritirata per contrastare gli approvvigionamenti alleati ai gruppi partigiani dell'area del Gottero. La rocca, definita da una cinta poligonale con diverse strutture interne e un ampio spazio centrale aperto all'interno, è ad oggi accessibile e fruibile al pubblico, anche nelle ore notturne. Dalla sommità si coglie uno spettacolare panorama che procede dal monte al mare, lasciando senza fiato il visitatore. Gli scavi archeologici hanno permesso di rinvenire i materiali relativi ad una zecca clandestina che ha operato probabilmente fino alla distruzione della fortezza (XVI secolo)».

Testo - a c. di Davide Calabria (assessorato Comune di Sesta Godano) - basato sulle ricerche storico-archeologiche condotte dalla dott.sa Baldassarri e dalla prof. Salvatori in collaborazione con l'Università di Pisa.


SETTA (torre)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.amalaspezia.eu

«Comune in provincia di La Spezia, nella Riviera Ligure di Levante, [Framura] si trova in un'insenatura nei pressi del monte Serro ed è inclusa dell'area protetta delle Cinque Terre. Si distingue per l'originalità della struttura, composto com'è da cinque piccole frazioni: Anzo, Ravecca, Setta, Costa e Castagnola che, collegate da una ripida scalinata, salgono dal mare verso l'entroterra tra pinete, vigne e scogliere verticali orlate dalla spuma del mare. I centri sono di una bellezza stupefacente con i loro piccoli vicoli, le imponenti sagome dei pini che si stagliano nel cielo, i fiori che creano qua e là meravigliose macchie di colore, le case tutte diverse le une dalle altre. ... Da vedere: la torre di guardia genovese risalente al XV secolo a Setta, frazione sede del Municipio di Framura».

http://liguria.localidautore.it/paesi/framura-2313.aspx


Suvero (castello Malaspina)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

  

«A dominio del borgo di Suvero si trova il castello, lungo la via che porta al Passo dei Casoni. Quando il marchese Rinaldo Malaspina nel 1549, a seguito di alcune divisioni testamentarie, ricevette l'investitura come signore del feudo di Suvero, decise di ampliare e rinnovare, il precedente castello già vecchio di quattro secoli. L’opera venne portata a termine dai suoi discendenti. Intorno ad esso si sviluppò l'attuale borgo, che conobbe molti possessori: prima gli Estensi, in seguito i Signori di Vezzano e nel XIV secolo come già scritto passò sotto il dominio dei Malaspina. L'edificio presenta una forma trapezoidale con tre torri circolari. Data l'epoca, si era infatti in pieno Rinascimento, il castello pur mantenendo un aspetto massiccio, aveva ormai perso la sua originaria vocazione esclusivamente militare per diventare in primo luogo una dimora, nonostante la presenza delle infrastrutture necessarie al casermaggio di una piccola guarnigione. Fu quindi, per oltre due secoli, l'abitazione dei feudatari di Suvero e nonostante alcuni danni provocati da eventi bellici, peraltro piuttosto limitati e prontamente riparati, rimase praticamente intatto. Postazione difensiva e poi residenziale dei Malaspina, il castello fu da loro abbandonato dopo il 1797 con la fine della signorie imperiali decretata dalla nuova dominazione francese napoleonica. L'incuria che si prolungò per tutto l'ottocento e il terribile terremoto del 1921, provocarono il crollo di alcune parti dell'edificio, fra cui due delle tre torri d'angolo; ne è sopravvissuta solo una alta 18 metri. Oggi il castello di Suvero appartiene alla famiglia Romani che, dopo averlo acquistato, ha provveduto al totale ripristino con risultati eccellenti, come ad esempio la ricostruzione delle torri circolari andate distrutte in precedenza. Il castello è immerso in un parco meraviglioso, che è accessibile per gentile concessione del proprietario, il quale, in qualità di cicerone, fa rivivere al visitatore mezz'ora di autentica nobiltà. Attualmente il castello è a due piani: esistono tracce che dimostrano l'esistenza di un terzo piano, in cui era collocato anche un mulino a vento la cui macina è conservata nello storico edificio».

http://castelliere.blogspot.it/2011/11/il-castello-di-domenica-6-novembre.html


Tellaro (torre)

Dal sito www.facebook.com   Dal sito www.facebook.com

 

«Tellaro (Teàe in dialetto spezzino) è la frazione più orientale del Comune di Lerici, arroccato sopra una penisoletta rocciosa degradante verso il mare che si affaccia sul Golfo dei Poeti. Nell'estrema punta c'è la vecchia chiesa dedicata a San Giorgio della seconda metà del XVI secolo, che domina una raccolta piazzetta contornata dalle case del vecchio borgo murato con antistante uno scalo protetto da una diga frangiflutti. ... Le sue origini risalgono al X secolo (si trova riferimento in un diploma di Ottone II, imperatore del Sacro Romano Impero, risalente al 981). La struttura del borgo antico si basa sulle originali fortificazioni, con le case circondate dalle mura sul lato nord-occidentale. Delle tre torri esistenti rimangono oggi le due di origine pisana, una trasformata nel campanile della chiesa di San Giorgio del XVI secolo e l'altra all'ingresso del paese, nei pressi dell’oratorio di Santa Maria in Selàa. La chiesa dal caratteristico colore rosa si trova direttamente sul mare, al centro della piazzetta circondata dalle case dai tipici colori liguri addossate le une alle altre tra gli stretti carrugi. La strada si ferma nella piazzetta dove oltre le rocce sul mare si trovano i cosiddetti spiaggioni, spiagge incontaminate».

http://www.wikispedia.it/mediawiki/index.php?title=TELLARO


Tivegna (borgo)

Dal sito www.comunefollo.it   Dal sito www.comunefollo.it

«Il borgo collinare più antico del comune, gode di un'ampia vista panoramica sulla piana di Ceparana e sulla valle Usurana. Nel paese (270 abitanti) si respira ancora una atmosfera antica: portali di viva pietra, terrazze scolpite nel compatto agglomerato delle case. Da Tivegna la strada prosegue per Sorbolo e Ròssoli, per discendere fino a Piana Battolla. Il borgo è già citato nei rescritti dell'imperatore Ottone I, nel 936, quale pertinenza dei domini dei conti vescovi lunensi. E così rimane almeno fino al 1252, quando il pontefice Innocenzo IV ottenne che i castelli di Castiglione, Tivegna e Braccelli e il bosco di Padivarma venissero concessi in feudo al nipote Nicolò Fieschi. Anche in queste terre si verificò l'avvicendamento di feudatari diversi, la breve soggezione a Castruccio Castracani, ai Visconti, agli Sforza, ai Francesi e finalmente alla Repubblica di Genova. Tivegna ha una notevole importanza nel 1400 quando si dota di propri statuti, oggi conservati presso l' archivio storico di Sarzana. Il paese ebbe sempre tradizioni legislative: nell'Aia della Corte si teneva un parlamento e si legiferava per tutte le comunità vicine, firmando atti pubblici all' ombra di un antico leccio. Al tempo della Repubblica Ligure Tivegna fu sede capoluogo di uno degli otto cantoni in cui era divisa la Giurisdizione del Golfo di Venere, confermando l' importanza sempre attribuita al Castello e alla Podesteria. Divenne anche sede comunale. ... Notevoli il casale medievale del "Palazzo"e l'antico Oratorio del Carmelo».

http://www.comunefollo.it/paesi_frazioni.htm


Trebiano (ruderi del castello)

Dal sito www.poetsgulf.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

  

«Il castello di Trebiano, sovrastante il borgo medievale, è stato eretto sul colle, a cavallo tra la bassa val di Magra e il mare, a controllo degli importanti scali marittimi commerciali di Lerici. Il castello controllava anche l’accesso alla piana di Sarzana. Il collegamento avveniva, allora come oggi, attraverso la valle del Guercio e più anticamente lungo il crinale che risalendo dal paesino di Pugliola procedeva per Trebiano, raggiungendo le spalle del castello. In questa chiave strategica si comprendono le lunghe vertenze fra il Vescovo di Luni e i Malaspina che volevano incastellare il monte Caprione, sul versante opposto della valle, per meglio dominare il passo che collega Sarzana a Lerici. Secondo le fonti storiche il castello potrebbe risalire ad un periodo poco inferiore o coevo al X secolo. La fortificazione viene citata per la prima volta nel 963 in un diploma dell'imperatore Ottone I del Sacro Romano Impero. Inizialmente fu utilizzato dalla diocesi di Luni, proprietaria delle terre feudali tra Liguria e Lunigiana, come residenza vescovile, in contrapposizione al dominio degli Obertenghi di Arcola. Il castello era retto dai Vicedomini: il vescovo possedeva oltre al castello anche un certo numero di case nel paese e il palazzo, oggi palazzo Tancredi, che è tutt’uno con le mura in cui si apre la porta ogivale d’accesso al borgo. Nel 1039, il castello, così come l'intero feudo, divenne dominio dei Signori di Trebiano di origine antichissime, il cui nome deriva forse dalla Gens Trebia, famiglia che era entrata in possesso del territorio in seguito alla ripartizione dei terreni dei Liguri sconfitti dai coloni romani. Trebiano, in seguito, passò sotto la dominazione di Pisa, e nel 1254 venne comperato dalla Serenissima. La struttura di forma quadrata, o meglio a pianta sub-pentagonale, presenta quattro grandi torri ai lati inglobate nella cortina che raggiunge un’altezza massima di 20 metri. Il castello non ha finestre, ma lunghe e strette feritoie. Una scala permette l’accesso all’interno, che presenta due doppie arcate sovrastate da un cammino di ronda che porta alla torretta di guardia. Da quel che resta degli spalti del castello, oggi inagibile, si comprende l’importanza difensiva e strategica che la struttura ha avuto nella storia del territorio».

http://www.fondazionecarispe.it/newsletters/newsletter_2.php?id=25&articolo=194


Varese Ligure (castello dei Fieschi)

Dal sito it.wikipedia.org   Foto Augustin, dal sito www.sdamy.com

  

«Varese Ligure (SP), in posizione strategica tra le strade transappenniniche che collegavano la Liguria con l' Emilia e il Piemonte, sorge sul sito di un insediamento bizantino, di cui si sono trovati i resti sotto il castello. D'altronde alcuni toponimi - il "Monte dei Greci" o il "quartiere di Grecino" - confermano questa origine antica. All'inizio del secolo XI il territorio apparteneva ai Conti di Lavagna, di cui i due rami Fieschi e Pinelli entrarono ben presto in conflitto, spartendosi la proprietà: le terre a levante della "Torre dei Pinelli" - i quali si erano trincerati nella località di Carbello, dove avevano innalzato la torre per difesa - appartenevano appunto ai Pinelli, mentre le terre a ponente erano dei Fieschi. Altre fortificazioni sorsero numerose nell'area per mano dell'una e dell'altra fazione, finché i Fieschi conquistarono il controllo sull'intera Alta Val di Vara entro la fine del XIII secolo e lo mantennero, con alterne vicende, fino al fallimento della "congiura dei Fieschi" contro Andrea Doria, nel 1547, quando la casata fu sconfitta e i suoi possedimenti furono incamerati dalla Repubblica di Genova. Nel frattempo avevano fondato un borgo fortificato secondo canoni architettonici precisi: l'abitato aveva pianta ellittica ed era costituito da case di pietra, uguali tra loro, costruite ai margini della piazza centrale, circondata da portici nei quali si aprivano i magazzini; questi erano costituiti da vani voltati, affiancati da una scala che conduceva all'abitazione nel piano superiore. Dalla strada mediana, rettilinea, si dipartivano stretti vicoli verso il perimetro esterno, che costituiva un'efficace cortina difensiva. Successivamente fu eretta una cinta muraria con due porte, di cui oggi sopravvive quella meridionale. Sul versante settentrionale del borgo fu innalzato il castello in varie fasi tra il 1435 e il 1479, che comprende la torre eretta da Nicolò Piccinino al servizio del Duca di Milano, in origine munita di ponte levatoio, successivamente affiancata dal torrione costruito da Manfredo Landi, munito di bocche da fuoco e ampio basamento terrazzato con base a scarpa. Passato nel possesso della Repubblica, il complesso - modificato con l'apertura di grandi finestre nella torre e con il probabile abbassamento del torrione - fu residenza del Podestà e ospitò le carceri nel basamento, fino a tutto il XVIII secolo; successivamente fu adibito ad abitazione fino alla metà del secolo scorso e oggi è di proprietà privata. Nella stessa piazza V. Emanuele, sulla facciata di un edificio esposto a levante, si trova una meridiana».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/varese_ligure.htm


Varese Ligure (ruderi del castello di Monte Tanano)

Foto di uam50, dal sito www.panoramio.com   Foto di uam50, dal sito www.panoramio.com

  

«La splendida posizione del castello, posto a dominare la valle dello Stora, con vista su Cento Croci, Caranza, Porciorasco, Teviggio e Costola è apprezzabile ancor oggi. Il castello sorgeva lungo la strada che da Varese Ligure conduce a Cento Croci e serviva a controllare la viabilità verso la pianura emiliana. I Fieschi lo edificarono alla metà del secolo XIII per difendersi dai Pinelli, come raccontato dal Cesena nella sua Relazione. Nel 1435 Nicolò Piccinino, capitano di ventura del duca Filippo Visconti di Milano, conquistò il castello di Varese Ligure e quello di Monte Tanano. Successivamente il castello di Monte Tanano fu occupato dal nobile Landi di Compiano (1478), alleato del Duca di Milano. Per riconquistare il castello Gian Luigi Fieschi usò uno stratagemma: fece arrivare nelle vicinanze del castello un gruppo di armati facente parte dell’esercito del re di Napoli, Ferdinando, suo alleato in guerra col ducato di Milano e convocò un numero impressionante di abitanti dei paesi del circondario (Comuneglia, Cassego, Castiglione. Lagorara) comprese donne e bambini, ai quali consegnò tamburi, corni e bandiere. Durante la notte furono accesi gran fuochi e cominciarono a diffondersi i suoni dei corni e dei tamburi, mentre il gruppo di armati cominciarono l’assalto. Le truppe lombarde e del Landi, convinte di essere assalite da un numero impressionante di nemici, fuggirono spaventate, abbandonando la difesa del castello che fu poi conquistato dal Fieschi e dai suoi alleati. La distruzione del castello (1492), voluta da Gian Luigi Fieschi per evitare nuove conquiste da parte dei nemici e per contenere le spese di gestione, precedette di qualche anno la costruzione del nuovo quartiere a Varese Ligure, lungo la sponda sinistra del Crovana. Le nuove case presentano alla base enormi pietre che, si dice, provenire proprio dal castello di Monte Tanano (come si legge anche nella Cronaca dell’abate Cesena). I resti del castello sono perfettamente visibili ed è possibile raggiungerli con una bella passeggiata, partendo dal centro di Varese Ligure».

http://www.buto.it/CastelliFortezze/CastelliFortezze.html


Veppo (palazzo dei Conti Zucchini)

Dal sito http://beniculturali.altaviadeimontiliguri.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Il palazzo dei Conti Zanelli si trova in località Piazza, a Veppo, frazione di Rocchetta Vara. è raggiungibile dalla strada che da Rocchetta Vara porta al Valico dei Casoni. La villa è attualmente di proprietà privata ed è visibile soltanto dall'esterno. è aperta saltuariamente durante le Giornate del patrimonio organizzate dal FAI. La villa dei conti Zanelli è ancora oggi un palazzo di proprietà della famiglia Zucchini. Ha una forma irregolare, con tetto a otto falde, in coppi. Esternamente è circondata da un piccolo parco, con un cancello che ne chiude l'ingresso. Nel parco-giardino si trova una lapide che ne ricorda la costruzione da parte di Leonardo Zanelli (figlio di Umberto). Gli attuali proprietari sono tutti discendenti della contessina Concetta Zanelli che sposò all'inizio del Novecento il conte Carlo Zucchini. Il palazzo risulta edificato dal conte Leonardo Zanelli nel 1774 secondo le classiche residenze nobiliari genovesi con scalone centrale, affreschi nelle stanze principali, saloni nei due piani nobili con camino in marmo e cappella privata (dedicata, non a caso, a San Leonardo). Questa famiglia, originaria della Spezia, decise di edificare qui una propria villa per potersi dedicare alla produzione vinicola e alla caccia. Nella villa si trova ancora oggi, infatti, una cantina seminterrata che occupa tutta la parte Nord del piano terra, con enormi pilastri che sorreggono le volte. Purtroppo gran parte degli arredi d'epoca che si trovavano all'interno della villa è stata rubata nel 1994. Veppo appartenne ai Fieschi fino alla seconda metà del Duecento, poi ai Malaspina di Villafranca, e rimase coinvolto nelle contese tra la Repubblica di Genova e il Vescovo di Luni e in quelle tra i vari signori locali, Malaspina, Fieschi e Pinelli. Dal 1547 all'inizio del Settecento rimase sotto la famiglia Doria, poi sotto i Marchesi di Mulazzo fu ceduto al Granducato di Toscana e infine, dopo il 1815, al Ducato di Modena. In località Serra, sempre a Veppo, è attestata la presenza di un fortilizio medievale. Il palazzo è in discreto stato di conservazione».

http://beniculturali.altaviadeimontiliguri.it/beniAVML/it/schedabeneview.wp;jsessionid=67556E111060D9073DB57E4FE6C0308F?contentId=SBN652


Veppo (resti del castello)

Veppo, dal sito www.amalaspezia.eu   Veppo, dal sito www.comune.rocchetta.sp.it

«Veppo sorge ad un'altitudine di circa 450 m s.l.m. e conta circa 140 abitanti residenti che aumentano moltissimo nel periodo estivo. Veppo è formato da quattro distinte località, ciascuna con proprie caratteristiche architettoniche: il Montale, la Piazza, la Serra e, ancora più isolato dalle altre, il Castello, luogo anticamente fortificato. Sopra al paese si trova l'oratorio di Bocchignola, anticamente Ecclesia de Bucagnola, menzionata in documenti notarili del 1200 e in registri vaticani successivi e, secondo la tradizione locale, sorta su un antico tempio pagano. Bocchignola era il nome primitivo dell'attuale rettoria di Veppo. Vi si seppellivano i defunti non soltanto di Veppo, ma anche delle località limitrofe e persino di Zeri e di Rossano. Nel 1618 la parrocchia di Bocchignola fu divisa in due parrocchie: Borseda e Veppo. Avvenuto lo smembramento del territorio di Borseda dalla parrocchia di Bocchignola, il popolo di Veppo pensò di trasferire la parrocchialità nel centro del paese e nella chiesa di San Michele Arcangelo, ove si trova tuttora, essendo rettore Niccolò Andreoni di Terruggiara di Calice, il quale scese a Veppo il 19 maggio 1643. Veppo, con Calice al Cornoviglio, passò ai Fieschi nel 1416, quindi agli Spinola nel 1547. Dal 25 agosto 1672 il feudo passò a don Giovanni Andrea Mariano Doria, terzo Duca di Tursi e Grande di Spagna di Prima Classe, quarto Principe di Avella, quarto Marchese di Calice e Veppo (investitura imperiale, cessione nel 1671 del prozio Giannettino Spinola dei Marchesi di Calice e Veppo, Patrizio Genovese). Il borgo del Castello di Veppo reca la forma e la memoria di un'antica fortificazione, mentre sulla cima del colle terrazzato detto la Selva (in antico Castrovecchio), al centro della valle, sono stati ritrovati significativi reperti archeologici risalenti alla fine dell'età del Bronzo, probabilmente un antico castellaro ligure».

http//it.wikipedia.org/wiki/Veppo


Vernazza (bastione Belforte)

Dal sito http://members.virtualtourist.com   Dal sito http://members.virtualtourist.com

«Belforte: sotto il castello si trova un bastione quadrangolare che si erge sopra gli scogli all'imboccatura del porticciolo. Di difficile datazione storica si potrebbe far risalire ai tempi del consolidamento del dominio genovese. Torre: all'inizio del sentiero che porta a Corniglia si trova una torre la cui epoca di costruzione sembra risalire alla costruzione di quella del castello, tante sono le similitudini tra le due costruzioni».

http://www.comune.vernazza.sp.it/territorio/cosavedere.html


Vernazza (castello Doria)

Dal sito www.fotoeweb.it   Dal sito www.lecinqueterre.org

  

«Il castello fu edificato intorno alla metà dell'XI secolo durante la ominazione degli Obertenghi i quali capirono subito l'importanza strategica di Vernazza principale porto delle Cinque Terre. Eretto su un costone roccioso alto oltre settanta metri nella parte sud del paese, la costruzione era praticamente inaccessibile essendo circondato per buona parte dal mare ed avendo una sola strettissima entrata. Dalla proprietà degli Obertenghi passò al Vescovo di Luni, quindi nella seconda metà XII secolo ai Da Passano e dopo ancora ai Fieschi. Ma verso la fine del XII secolo anche i Fieschi dovettero vendere il feudo a Genova. Sempre in questo secolo il castello fu temporaneamente occupato dai Pisani che comunque furono cacciati quasi subito dai Genovesi aiutati dalla gente del paese. Questo valse a Vernazza una maggiore indipendenza ed un deputato nella Repubblica di Genova. Fu, secoli più tardi, sotto il giogo dell'impero francese. Tra le sue mura era custodito un antico cannone in bronzo portante la scritta "Comunitas Vernatiae" poi portato via dagli inglesi ed ancora visibile al British Museum di Londra. Nella seconda guerra mondiale fu occupato dai nazisti che lo utilizzarono come avamposto per la controaerea. Ora, ristrutturato, è sede di mostre e punto panoramico sia dall'alta torre cilindrica che dal piazzale che la circonda».

http://www.cec.it/comuni/Vernazza/itluo.htm#CASTELLO%20DORIA


Vezzano Ligure (castello o palazzo Giustiniani)

Dal sito www.amalaspezia.eu   Dal sito www.giustiniani.info

«La prima citazione del castrum di Vezzano è del 963, nel diploma di Ottone I che ne conferma il possesso al vescovo di Luni. Vezzano superiore dovette essere fortificato dai tempi più antichi, il castello ora distrutto, occupava il punto più alto, all'estremità nord-est del paese. Il torrione appartiene intorno al secolo XII, trasformato in piezometro (struttura per misurare la compressibilità dei liquidi). Successivamente, nella parte inferiore di Vezzano, dovettero essere edificati l'altro castello (forse quello nominato del diploma ottoniano) e l'altra torre. Il castello si ricollega secondo il Guidoni nella sua Per una storia urbanistica di Vezzano ad altri castelli del periodo tra il VII e il IX secolo, in cui solitamente una torre rotonda costituisce l'estrema difesa, al centro del castello. All'esterno vennero costruite cinte difensive. Nel XIII secolo un castello in muratura sostituì quello più antico. Attualmente il castello è residenza privata: è il palazzo Giustiniani. All'inizio del XII secolo venne aggiunta al castello la torre pentagonale collegata al retrostante castello da un ponte di legno di circa sette metri di altezza. Ci sono due Vezzano, il Basso e l'Alto, due borghi di origine medievale posti su due distinti selle. Il borgo inferiore mantiene ancora i resti di una cinta muraria con torri rotonde. Il Palazzo Giustiniani è sorto come dimora fortificata per poi diventare una residenza signorile con ampio giardino».

http://www.lasprugola.com/valdimagra/vezzano.htm


Vezzano Ligure (porta di San Giorgio)

Foto di Davide Papalini, dal sito www.porticciolionline.it   Foto di Francesco Orlandi, dal sito www.comune.vezzanoligure.sp.it

«Vezzano Basso, porta di San Giorgio (secc. XIII-XIV). La porta ad arco ogivale, con accenno di bicromia, immetteva dalla via della Ripa, che sale dalla riva destra della Magra, al borgo di San Giorgio, raggruppamento di case raccolte intorno ad una piccola corte quadrangolare, così denominato, secondo la tradizione, da una chiesa di cui si hanno pochissime notizie. Il nucleo è periferico allo sviluppo dell’abitato inferiore, ordinatosi secondo uno schema, determinato dalla fortificazione, avvolgente, a più anelli, che si dispongono secondo le curve di livello del rilievo. Alle spalle dell’arco la volta di una terrazza-aia (secc. XVIII-XIX), tipica struttura funzionale annessa alla abitazioni».

http://www.comune.vezzanoligure.sp.it/installazioni/vezzanoligure/allegati/pagine/97/Arco%20di%20San%20Giorgio.doc (a cura di Eliana Vecchi)


Vezzano Ligure (torre pentagonale)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.giustiniani.info

«Vezzano basso, torre pentagonale (metà sec. XIII). La torre, a pianta pentagonale, con vertice volto verso la zona da sorvegliare e difendere, è progettata con rigorosa simmetria geometrica. Divisa in più piani, raggiungibili con scale lignee retrattili, ha ingresso in quota, ed è munita di feritoie arciere a difesa. Per quanto oggi si levi isolata al margine di un piazzale, ancora nel XVIII secolo aveva strutture di difesa contigue. Come le coeve torri pentagonali di Lerici e Arcola, doveva essere la turris grossa del complesso fortificato medievale sul quale, nel settore orientale, è stato edificato il nobiliare palazzo Giustiniani, oggi in prevalenti forme sette-ottocentesche, con giardino. Sono ancora riconoscibili un tratto della cinta muraria medievale ed una torre cilindrica».

http://www.comune.vezzanoligure.sp.it/installazioni/vezzanoligure/allegati/pagine/97/torre%20pentagonale.doc (a cura di Eliana Vecchi)


Volpiglione (ruderi del castello)

Dal sito www.escursioniapuane.com   Dal sito www.terredilunigiana.com

«Situato in linea retta tra Castelpoggio ed Ortonovo, a circa 450 metri di altitudine, fu eretto dai signori di Boggiano, con compiti non ancora ben definiti, ma di sicuro fu di grande importanza nei secoli XI-XIII. La storia di questo castello è tuttora piena di misteri: sappiamo che non fu mai un borgo abitato da uomini, donne e bambini, come è avvenuto per altri castelli, ma rimase un edificio isolato, con prevalente destinazione industriale, verosimilmente adibito alla lavorazione del legno, quindi molto importante per l'economia locale, poiché il legname rappresentava un materiale importantissimo sia per la costruzione degli edifici, sia per la realizzazione di arnesi da lavoro e utensili, sia come fonte di riscaldamento, anche sottoforma di carbone. Di questo antico castello oggi non rimangono che pochi ruderi: i resti del pozzo, le fondamenta della torre e qualche accumulo di pietra sparso qua e là».

http://www.sarzanaeconcentus.com/index.php?option=com_content&view=article&id=89:ortonovo&Itemid=101


Zignago (resti del castello)

Dal sito www.dodecapoli.com   Panorama lunigianese, dal sito www.terredilunigiana.com

«Il castello di Zignago sorgeva sull'omonimo monte, in posizione dominante ad ovest del paese, apparteneva ai signori di Vezzano e che lo cedettero al Comune di Pontremoli. Il castello è ricordato in un atto di dedizione alla Repubblica stipulato nel 1273 dai procuratori di Zignago. Oggi grazie alle campagne di scavo realizzate sono state portate alla luce parti delle fondamenta dell'antica struttura».

http://www.lasprugola.com/valdivara/zignago.htm


        

 

 

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