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DOZZA, ROCCA DI CATERINA SFORZA O MALVEZZI-CAMPEGGI

a cura di Renzo Bassetti

scheda    cenni storici   video


In alto, veduta d'insieme del castello di Dozza. In basso, a sinistra: la torre dei Bolognesi; a destra: l'ingresso al castello.

 

In basso, il Torresino.

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Epoca: inizi del XII secolo.

Conservazione: buona.

Posizione: N 44° 21' 32" E 11° 37' 41".

Come arrivarci: percorrendo la via Emilia con direzione Imola-Bologna, superata la cittadina di Imola dopo circa 4 Km in località Cà del vento prendere deviazione segnalata sulla sinistra. Percorsi circa 3 Km si giunge all'abitato di Dozza a cui si accede attraverso la ben conservata porta del rivellino. Si percorre l'intero centro storico che ha mantenuto intatta la struttura di borgo fortificato medievale ed è caratterizzato da murales eseguiti da artisti che partecipano alla biennale d'Arte del Muro Dipinto. Il castello si trova al termine del paese.

      

Cenni storici.

Le prime notizie documentate risalgono al 1126, e in quell'epoca il castello risultava soggetto al controllo della chiesa imolese. Conquistato e distrutto dai Guelfi Bolognesi nel 1198, fu ricostruito nel 1220 ad opera del legato papale Giovanni Re di Gerusalemme. Riconquistato dai Bolognesi nel 1222, gli stessi nel 1310 eseguirono importanti lavori di fortificazione, fra cui il torrione detto "dei Bolognesi".

Seguirono anni di sanguinose contese fra Guelfi e Ghibellini, fino al 1412, anno in cui la rocca divenne feudo degli Alidosi ai quali succedettero i Riario.

Nel 1494 alla morte di Girolamo Riario la rocca passa sotto il dominio della moglie, Caterina Sforza che provvede a far fortificare la rocca su progetto dell'ingegnere militare Giorgio Marchesi dotandola fra l'altro del torrione posto a lato dell'entrata, il "Torresino". Fortificazioni che nel 1499 consentirono al castello di resistere per un intero mese agli assalti di Cesare Borgia, prima di capitolare tornando così sotto il dominio della Chiesa.

Venduta nel 1529 da papa Clemente VII al cardinale Lorenzo Campeggi per 4000 scudi d'oro, è sotto il dominio di questa famiglia che ha inizio la parziale modifica del fabbricato da fortilizio a palazzo signorile.

Estintasi nel 1728 la stirpe dei Campeggi, passò per eredità a Francesca Maria Campeggi, moglie di Matteo Malvezzi, trasferendo così i diritti a quest'ultima famiglia che assunse il doppio cognome Campeggi-Malvezzi. Il fabbricato restò di proprietà di questa casata fino al 1960, anno in cui fu acquistata dal comune di Dozza.

  

La struttura.

L'aspetto attuale risale alla ristrutturazione effettuata alla fine del 1400 sotto il dominio di Caterina Sforza, su progetto dell'ingegnere militare Giorgio Marchesi, opere rese necessarie per adattare l'originaria struttura alle nuove esigenze difensive dovute all'avvento delle armi da fuoco.

Il complesso ha forma esagonale con perimetro di circa 200 metri ed è caratterizzato sul lato frontale da due torrioni circolari. Il più grande posto nei pressi dell'ingresso ha un diametro di circa 16 metri ed è detto "il Torresino", mentre l'altro torrione ha un diametro di circa 11 metri ed è detto "dei Bolognesi". Il fossato, un tempo pieno d'acqua, è presente solo sul fronte dell'edificio, mentre gli altri due lati della rocca forniti di due bastioni romboidali, risultano fortemente scarpati e poggiano direttamente sul terreno.

Alla rocca si accede transitando su di un ponticello (un tempo mobile) posto a fianco del Torresino, superato un portone ferrato ci troviamo in un piccolo cortiletto sul quale si affacciano l'entrata del castello e l'entrata dell'enoteca Regionale dell'Emilia Romagna quest'ultima ricavata nei sotterranei.

Di notevole interesse il primo piano o piano nobile che corrisponde alla antica residenza dei Campeggi-Malvezzi.  Visitabili la sala maggiore con pinacoteca di famiglia, la sala rossa con notevole specchiera dorata del XIX secolo e soffitto a cassettoni, la camera di Pio VII con mobilia del 1600, la sala d'armi contenente una raccolta di armi d'epoca e una piccola cappella intitolata alla Madonna immacolata. Da notare nei locali di fronte il pozzo a rasoio, antico trabocchetto militare di difesa.

Ulteriori due locali sono la camera da letto e la camera degli ospiti.

Utilizzando una scala si accede al torrione dei Bolognesi, e da questo percorrendo i camminamenti di ronda si giunge al Torresino, il torrione maggiore posto a lato dell'ingresso.

Si può ora scendere nel cortiletto interno con loggiato, per accedere alla base del torrione e visitare le carceri, la fossa dei supplizi e la stanza delle torture.

Resta ora da visitare la cucina posta a pianterreno, un ampio ambiente suddiviso in due locali dove sono esposti attrezzi e suppellettili d'epoca.

Ai piani superiori della Rocca è inoltre possibile visitare la pinacoteca dove sono esposti alcuni "strappi" degli affreschi realizzati sui muri di Dozza nelle varie edizioni della biennale "Muro dipinto". Questi locali vengono onoltre utilizzati periodicamente per mostre estemporanee "a tema".

      

  

   

© Copyright 2010 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

    


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