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ALIFE, CASTELLO NORMANNO

a cura di Angelo Gambella

scheda    cenni storici


 

L'esterno del castello e la torre di sud-ovest.

 

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Alife  Alife


Epoca: XI secolo, su preesistente fortificazione.

Conservazione: rimangono solo resti, bisognosi di urgenti interventi.

Come arrivarci: da Caserta, con la strada statale 87 sino a Caiazzo, quindi con la statale 158 per circa 8 km, dopo di che si prosegue con la Statale Telesina. Alife dista dal capoluogo poco meno di 30 km.

   

Cenni storici.

Gli interventi messi in atto all’alba del Medioevo avevano preservato la città romana di Alife da sicura scomparsa, ciò malgrado le demolizioni, i crolli dovuti agli eventi bellici e tellurici, e i detriti portati dalle alluvioni avevano rialzato il piano di calpestio. In età normanna, l’impianto urbanistico romano era rimasto sostanzialmente immutato e questa considerazione vale anche per l’odierno abitato. Il rettangolo alifano è circondato da mura, parzialmente interrotte dalle pareti di alcune abitazioni, per una lunghezza di circa 540x420 metri. I lati sono rivolti ai quattro punti della rosa dei venti ed in questo modo il castello è orientato con precisione ad est. Tre angoli della cinta sono smussati, ad eccezione di quello del castello a seguito di demolizioni posteriori. Torrette rettangolari e circolari si alternano mediamente ogni 40 metri e con questi corpi si raggiunge la larghezza massima di circa 6 metri. La larghezza delle mura è di 2,5 metri, mentre l’altezza massima può raggiungere in alcuni punti la misura di 6 metri; demolizioni hanno interessato la parte superiore che ha perso ogni traccia di merlatura. Le quattro porte della città danno origine alle due strade principali fondate sul decumano maggiore e sul cardine maggiore, le quali determinano una prima suddivisione del centro in quattro parti; strade secondarie parallele, ora più irregolari, determinano vari settori che nel perfetto progetto romano originavano 48 scacchi rettangolari.

La rocca, probabilmente innalzata dagli ultimi conti longobardi su preesistenze romane, fu presa dai normanni dopo il 1060, e notevolmente trasformata dai conti primo Rainulfo (-1087) e Roberto (1087-1115), tanto da assumere nuove caratteristiche. Divenne così un castello fortificato, «munitionem castelli», nella definizione di Falcone di Benevento riferita all’epoca di Rainulfo secondo (1106|08-1139), e non un semplice castrum od oppidum seppure nell’accezione di castello.

Rispetto a quanto finora noto per testimonianze dirette, i normanni dovettero aggiungere ulteriori strutture di rinforzo oggi scomparse, pensiamo al barbacane1, come interventi dovettero essere effettuati sulle mura e torrette ubicate nelle vicinanze del castello. Apparteneva alla cappella del castello una terra appena fuori le mura.

La posizione del castello, che si fonde con la città, è una novità rispetto ad altre città normanne, come ad esempio quella di Melfi. È evidente che i normanni dovettero adeguarsi all’esistente. Quello alifano era un castello fortificato efficiente per scopi difensivi, con le sue alte torri merlate, preceduto da un fossato lambito da un corso d’acqua e munito di una costante guarnigione militare. In caso d’assedio, gli uomini potevano opporre tenace resistenza, ma l’intera città non era difendibile. La mancanza di un solido argine, neppure compensato da un fossato lungo il quadrilatero di mura, e soprattutto la collocazione in pianura aperta tale da consentire il blocco delle vie d’accesso, erano punti deboli. Dure battaglie furono combattute nel 1135, nel 1138, più volte fra il 1155-1167 e continuarono in età sveva, nel 1205 e nel 12292.

Il conte di Alife Siffrido dovette disporre la riparazione dei danni subiti con l’incendio generale del 1205, mentre nel 1229, trovandosi sul posto, dovette essere Federico II ad impartire l’ordine di effettuare riparazioni al castello. Un dato importante si trova nell’ordinamento del 1241-46, col quale l’imperatore disponeva norme precise per la manutenzione dei castelli; quello di Alife era affidato agli uomini della terra, di Piedimonte e di Baia: «item castrum Alifie reparari potest per homines ipsius terre, Pedemontis et Baye»3.

Re Carlo I d’Angiò dimostrò uguale attenzione per il castello alifano4.

Passato di mano ai vari conti che si alternarono al potere subì, presumibilmente, danni dai terremoti che colpirono il territorio alifano a più riprese. Danneggiato dalle truppe regie e pontificie nel 1561, non fu più riparato e perse ogni importanza in un’epoca in cui l’uso dell’artiglieria rendeva inadatte le precedenti fortificazioni.

Il castello è oggi ridotto ad un’unica torre integra per quanto rimaneggiata, a resti di una seconda torre con qualche tratto di mura, e ad una serie di abitazioni certamente abusive. È urgente un massiccio intervento di recupero.

La torre di sud-ovest, integra, dispone di un ampio finestrone, ha un diametro di 10 metri ed è alta 15 metri. La torre di nord-ovest, svuotata e dimezzata in altezza, è conservata nel solo lato occidentale ed ha un diametro di 9,50 metri. La torre di sud-est è stata inglobata in una costruzione e ne restano soltanto tratti superstiti di muratura; doveva avere un diametro di circa 10 metri. La torre di nord-est fu parzialmente demolita nel 1915 perché dichiarata pericolante; da una foto e descrizione del 1928 (misure 11,80x17 metri) la torre appare dissimile da quella superstite, forse si trattava del maschio. Con i lavori per la circumvallazione d’inizio XX secolo si provocarono altri danni, accentuati dal grave bombardamento americano dell’ottobre 1943 e dall’inutile minamento della torre nord-est da parte di truppe tedesche in ritirata; cosicché la parte più esposta agli attacchi frontali è andata perduta. Proprio in questo settore, nel 2001, è stato riportato in superficie ciò che resta di una quinta torre che aveva inglobato una torre circolare romana. All’interno della fortificazione sono stati individuati resti di costruzioni medievali; pare sia ancora esistente una struttura sotterranea – una più antica costruzione romana giacente nel sottosuolo, un criptoportico ben conservato, è a due passi – e in effetti, è notevole la crescita del suolo all’interno del complesso.

   
     

1 Ed in effetti uno scavo avvenuto nel 2001, lungo il lato nord-orientale della città, presso il castello, ha portato alla luce i resti di una notevole torre circolare – che doveva raggiungere il diametro di nove metri circa – composta da grossi blocchi di calcare, che ingloba una precedente torre romana e che «si ammorsa al muro di cinta romano, con l’angolo di innesto rafforzato da un barbacane che oblitera la fondazione stessa del muro romano; questo barbacane è formato da blocchi di calcare sbozzati, grossi ciottoli e spezzoni di laterizi...». G. Tagliamonte - R. Esposito, Nuovi dati sulla fortificazione medievale di Alife ne In finibus alifanis, 2001 (la descrizione è di Esposito). Per questa scoperta, sui periodici locali, v. art. di G. Parisi in «Clarus», n. 3, giugno-luglio 2001, p. 24, e cfr. nostro intervento ivi, n. 4, novembre 2001, p. 24.

2 Per tutte le notizie e le fonti v. A.. Gambella, Potere e popolo nello stato normanno di Alife, Napoli 2000.

3 Federico II soggiornava nel castello o comunque nel palazzo del governo almeno in cinque occasioni, come si apprende dalla cronaca di Riccardo di San Germano (1221, 1229, 1241) e da due documenti redatti in città, il primo dell’agosto 1225 e il secondo del maggio 1245 (o 1246). Riccardo di San Germano, nell’ed. Gaudenzi, 1888, p. 71, e pp. 103, 131, 134, 154. E. Winkelmann, Acta imperii inedita, 1881, p. 771; J. L. A. Huillard-Bréholles, Friderici Secundi Historia Diplomatica, II, pp. 268; VI, pp. 417-418.

4 Riguardano Alife diversi documenti angioini. Notiamo, in particolare, che nel 1272 il re, da Roma, ordinava di eseguire riparazioni ai castelli di Filippo erede dell’imperatore Baldovino: «mandat ut reparentur castra Alifie, Montisdragonis et Carinole» (I registri della cancelleria angioina ricostruiti da R. Filangieri, vol. VIII, p. 110, n. 107). Il 5 ottobre 1273, da Alife, Carlo I emanava il decreto di divisione dell’Abruzzo in due giustizierati «Die jovis quinto mensis octubris II indictione aput Alifiam de mandato domini regis» (L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, 1797, I, p. 119).

   

  

Nella sezione "Pre-Testi": Angelo GAMBELLA, Monumenti normanni: la Cattedrale di Alife

 

 

 

© 2003 Angelo Gambella. Le ultime due immagini riquadrate (inserite nel 2015) sono tratte rispettivamente da www.teleradio-news.it e da www.clarusonline.it (da una foto di Grazia Biasi).

    


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