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ORTONA, CASTELLO ARAGONESE

a cura di Giuseppe Travaglini; immagini di Sergio Ialacci (tranne l'ultima)

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Immagini del castello.

Il castello come si presentava prima dell'ultimo intervento.

 

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In basso: il castello in cartoline illustrate d'epoca (collezione di Andrea Geniola)

     

 


 

 

 


Epoca: XV secolo.

Conservazione: struttura precaria.

Come arrivarci: dall'autostrada A14.

   

Cenni storici.

Con la sconfitta di Giacomo Caldora, Alfonso d'Aragona, nel 1442, prende la decisione di costruire una possente struttura difensiva con pianta trapezoidale sul promontorio conosciuto oggi con il significativo nome di "la Pizzuta".

L'intero impianto è di forma prettamente quadra e possiede cortine murarie di diverse dimensioni: quelle esposte a nord ed a sud sono infatti maggiori rispetto alle altre. I torrioni prendono forma dagli angoli ed arrivano alle stesse altezze delle rispettive cortine che rivelano una struttura composta da diversi materiali, come pietre di dimensioni eterogenee, mattoni e ciottoli. 

Il mastio centrale fu volutamente abbattuto in una ristrutturazione risalente al XVI secolo per far posto ad una torre di dimensioni meno importanti, tuttavia, già nel secolo successivo, la fortezza incomincia a dare segni di disfacimento, passa di famiglia in famiglia; prima ai De Sanctis, poi con forma enfiteutica, ai Moro, quindi alla famiglia Massari, poi ai Teti che infine decidono di affittarlo come polveriera: una destinazione non proprio indovinata visto la natura franosa del terreno. 

Nel 1946, proprio a causa di una frana, il castello perderà buona parte delle mura di nord-ovest peggiorando le già precarie condizioni dell'intera struttura. 

Ad oggi poco o nulla è stato tentato per cercare di recuperare almeno le strutture portanti sopravvissute e siamo costretti a chiederci, ancora una volta, il perché di tanto lassismo nei confronti di una costruzione di notevole rilievo storico e culturale.


Aggiornamento (2014, dal sito www.regione.abruzzo.it)

«Il Castello, posto ai margini dell'abitato di Ortona, in una posizione spettacolare a strapiombo sul mare, ha un'origine quattrocentesca (1452) legata alla dominazione aragonese nel territorio abruzzese. Aveva originariamente pianta di forma trapezoidale e quattro torri cilindriche angolari, con scarsi elementi decorativi, secondo una tipologia molto frequente nelle fortificazioni del XV secolo. Attualmente rimangono in piedi solo tre delle quattro torri ed è completamente scomparsa la cortina settentrionale, quella verso il mare, a causa della frana del 1946. La muratura delle cortine e dei torrioni mostra i caratteri tipici dell'architettura militare; si presenta infatti divisa in due fasce da un redondone: la fascia inferiore a scarpa, la superiore a piombo; su quest'ultima sono visibili scarsi resti di un coronamento su mensoline, localizzati sul prospetto sud, nella zona facente parte in origine del corpo di fabbrica residenziale. Proprio a ridosso del redondone il prospetto sud e la torre sud-est mostrano una serie di piccole aperture ricavate in spessore di muro con forte strombatura: si tratta di cannoniere e aperture da fuoco. Di particolare pregio le belle finestre a sesto acuto o a pieno sesto, ornate da cornice ogivale leggermente aggettante, delle torri nord-ovest, sud-est e del prospetto sud. L'unico ingresso al castello, ad arco a tutto sesto e del tutto privo di elementi decorativi, è posto a circa metà altezza della torre sud-ovest ed è accessibile tramite una passerella in pietra poggiante su tre ampie arcate cieche. All'interno del perimetro, addossati al lato est, sono visibili solo i ruderi del corpo di fabbrica residenziale consistenti in scarsi resti di pareti. Dopo i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale il castello è rimasto in condizioni di abbandono fino al recente intervento di consolidamento, restauro e valorizzazione effettuato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio dell'Aquila, iniziato nel 2001, che dovrebbe restituire alla struttura una funzione culturale e sociale nel contesto cittadino».

    

    

  

©2003-2014 Giuseppe Travaglini e Sergio Ialacci; l'ultima immagine è tratta dal sito www.abruzzo.beniculturali.it. I video non sono stati realizzati dagli autori della scheda.

     


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