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Il canto delle sirene

a cura di Sante Asse


   

 

L’obelisco di Lesina è uno strano rosone a forma di croce patente in tondo, che oggi fa bella mostra di sé in una piccola e umile piazzetta all’entrata di porta Foggia. Non esistono in rete notizie (nemmeno accennate) circa la provenienza originaria o l’epoca di realizzazione.

Noi non vorremmo qui menar ipotesi legate al piacere di dimostrare qualcosa che a priori vorremmo che fosse; ma indubbio è che alcune particolarità realizzative lo ricollegano ad un’epoca e ad una paternità che, per quanto approssimativamente, riteniamo plausibile più di altre. Ci riferiamo all’epoca crociata e all’ordine  dei Templari, per una serie di motivi che qui si esporranno.

Volendo presumere che il pezzo sia sempre vissuto in terra di Lesina, è forse più probabile ritenerlo provenire dallo scomparso monastero benedettino medievale che si trovava nell’isoletta quasi al centro della laguna. Con una fatalità sconcertante si nota facilmente come, ai bordi del tondo che racchiude la croce, la parte della data (in numeri romani) che è andata distrutta (per dolo, caso o intenzionalmente) è proprio quella che avrebbe permesso di identificare il secolo di riferimento del manufatto. Questa sarebbe potuta essere la migliore prova della provenienza monastico-cavalleresca. Per come si riesce a leggere oggi, la data potrebbe riferirsi ad un secolo imprecisato tra il XIII e il XVIII sec.; quindi A. D. 1231, 1331 ma anche 1631 o 1731.

La scritta IESUS NAZARENUS REX IUDEORUM presenta anch’essa una particolarità che in qualche modo richiamerebbe i Templari: la seconda N di NAZARNUS è una N invertita, particolarità ortografica usata in varie circostanze tra i secoli sopra individuati, e con motivazioni di varia natura che non è intenzione nostra qui approfondire.

Di sicuro, la forma della croce era in uso in epoca crociata, ed una praticamente identica è rilevabile sul frontone della abbazia di Valvisciolo, nel Lazio, riconosciuta dalle fonti storiografiche con certezza di pertinenza templare nei secoli ad essi riferitisi (dal XII ai primi del XIV). Un richiamo, poi, alla colleganza gerosolimitana è indicata dalla particolarità del ripetere sui quattro bracci della croce il segno della croce patente bifida, sul modella della più tipica croce del Santo Sepolcro, rinforzata e ramponata.

Croce del Santo Sepolcro

Ma la particolarità più interessante da rilevare è il segno presente ad ore sette, e che fu già investigato da René Guénon come marchio diffuso degli scalpellini medioevali. Esso è il Quatre de chiffre che ora descriveremo con questa breve nota di Roberto Monachesi:

«Solitamente questo monogramma presenta la "cifra" 4 (oppure la stessa presentata rovesciata) unita ad altre linee, rette e curve, figure geometriche, iniziali. Questo particolare Marchio corporativo fu comune a diverse categorie professionali (cfr. il testo di Gruel al quale rimandiamo un approfondimento ulteriore di questo Marchio): tra le più frequenti si può individuare la categoria di tipografi ed editori anche se ne rintracciamo l’uso anche tra pittori, vetrai, arazzieri nonché tra i privati che riproducevano questo segno nei contesti più vari (porte, blasoni, lapidi ecc.). René Guénon scrive che questo Marchio potesse rappresentare il segno distintivo del grado di Maestro di qualche organizzazione iniziatica di mestiere».

Le interpretazioni di questo monogramma sono molteplici. Innanzi tutto dal punto di vista astrologico il legame tra questo monogramma e il simbolo di Giove è evidente così come con questo il riferimento alla quarta lama dei tarocchi. Il numero 4 coinvolge significati legati a concezioni proprie al "quaternario" diffuse durante tutto il Rinascimento quindi al rapporto tra Microcosmo e Macrocosmo. Questa cifra, graficamente, è riconducibile alla croce evidentemente legata alla rappresentazione del "quaternario dinamico" così come il quadrato raffigura il "quaternario statico".

Questo riferimento alla croce è evidente quando, come capita assai frequentemente, la cifra 4 è sovrapposta al "globo del Mondo" (simbolo degli attributi ed delle funzioni regali) oppure sovrapposto alla figura del cuore. Questo simbolo si riferisce propriamente al simbolo del "Sacro Cuore" ed è appunto questo riferimento a Cristo che evidenzia un ulteriore riferimento al monogramma costantiniano dove la cifra 4 speculare, in alcune particolari raffigurazioni, sostituisce la lettera P, la rho greca, seconda lettera di Christós. Un’altra analogia di questo schema grafico si ripropone nel simbolo ermetico capovolto dello zolfo.

  

  

©2005 Sante Asse

  


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