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Il canto delle sirene

a cura di Sante Asse


   

Fig. 1: la porta come appare dal vano stradale (sullo sfondo la sommità del torrione del Palazzo Marchesale).

   

«Fece costruire la porta della cella con

battenti di legno d’ulivo; il frontale e gli 

stipiti formavano un pentagono. I due
battenti erano di legno d’ulivo. Su di essi 
fece scolpire cherubini, palme e boccioli
di fiori, che ricoprì d’oro, stendendo 
lamine d’oro sui cherubini e sulle palme».
Re 1: 6,31

 

Nel paese di Palmoli, nell’entroterra vastese tra i bacini dei fiumi Trigno e Treste, destino ha voluto che un semplice portone, non si comprende bene parte di quale vecchio complesso edilizio, sia divenuto negli anni una ‘icona’ di simboli esoterici, (tracciati dai chiodi che fissano il rivestimento in latta delle ante), poiché a causa degli sbancamenti eseguiti negli anni ’60 per il riassetto urbanistico, la porta ora campeggia a tre metri dal piano stradale mostrando, a chi la degni di uno sguardo, quest’assemblaggio del tutto particolare.

Ovviamente, non si potrà assicurare che il suo artefice avesse avuto intenzioni o soprattutto nozioni particolari, quando pose in opera questo portone rivolto nella direzione del sole che tramonta alle spalle della Maiella.

I simboli riprodotti sono:

1)      Il Pentalfa pitagorico, anche detto Pentagramma.

2)      Il Fiore Cosmico, o fiore della vita, o anche ruota cosmica.

3)      Un particolare tipo di Griglia.

     

Fig. 2: la porta nel suo stato attuale.

Fig. 3: schema esemplificativo dei simboli come rappresentati sulla porta.

   

Il Pentalfa è trattato su talmente tante pubblicazioni, che non è il caso qui di un approfondimento. L’unica nota rimarchevole, per i nostri scopi, è tenere presente che la costruzione pentagonale della stella regolare a cinque punte inscritta nel cerchio ha la particolarità geometrica di individuare segmenti in proporzione aurea tra loro, vale a dire basata sul numero 1,618; ed era generalmente rappresentazione dell’Uomo Cosmico, inteso come entità metafisica, creaturale rispetto ad un piano divino. Col tempo il Pentalfa è rimasto ad indicare per lo più l’uomo in quanto essere senziente, associato il cinque al numero dei sensi o al tracciato degli arti e del capo, come nei famosi disegni di Leonardo da Vinci e di Agrippa di Nettesheim.

Per quanto concerne la Ruota, esplorando tra i vicoli del paese, si è rinvenuta graffita su diversi architravi o stipiti di porta, sicuramente ispirata da quelle rinvenibili, in varie dimensioni, nella vicina abbazia medievale della Madonna del Canneto. Questo simbolo è comune in siti medievali connessi alle crociate; Guénon ne individua una rappresentazione delle sei direzioni dello spazio cosmico più una, intendendo il centro come la settima, indicante la dimora degli Eletti o dell’Essere Divino.

Infine la griglia, associabile, sull’esempio di Guénon, a rappresentazioni di un Centro concepito come luogo sacro sulla terra; accostabile alla tria multipla o Alquerque (griglia di varie dimensioni adoperata sin dagli antichi egizi ed arabi come gioco simile nel meccanismo al nostro filetto) qui però priva degli assi verticali-orizzontali all’incrocio con gli obliqui.

Fig. 4: graffito di croce patente rinforzata collocata nello stipite della cosiddetta “Porta del Ribellino” (sec. XII), nella zona più antica del paese, a ridosso del Palazzo Marchesale.

 

La cadenza dei simboli, così prodotti e dai risvolti acclarati, ha permesso di ipotizzare come si sia voluto rappresentare il tetragramma ebraico (ma ben diffuso in ambito massonico) del nome impronunciabile di Dio (Yod-Hè-Waw-Hè ovvero YHWH). L'ebraico, infatti, assegna alle lettere specifici valori numerici, in pratica i numeri sono espressi usando lettere: potrebbe mai essere un caso che il valore numerale di H (Hè) e W (Waw) sia proprio rispettivamente il 5 e il 6? Ci rimane la lettera Y (Yod, valore numerico 10), dissimulata in qualche modo nella Griglia in basso.

Da tale risultanza conseguono due nuove evidenze:

1) la griglia è composta, per ogni anta della porta, giusto da 22 segmenti, tanti quante le lettere dell’alfabeto ebraico;

2) il disegno esagrammatico del fiore dissimula incontestabilmente il ben noto Sigillo di Salomone o Stella di David.

  

      

©2006 Sante Asse

      


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