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Il canto delle sirene |
a cura di Sante Asse |
La
dea Kali
Le
stelle sono oscurate, Vivekananda - Madre Kālī (1898) |
O
Vergine di Salute Stella
del mare Tu
che avesti per Figlio il Sole di Equità Creatore
della Luce o
sempre Vergine accogli
la nostra lode Regina
del cielo, che
dispensi rimedi ai malati, Grazie
ai devoti, Gioia
agli afflitti, celeste
Luce al mondo e
speranza di salvezza…
Da una preghiera del sec. XII |
è
certamente azzardato cercare un qualche parallelismo tra le funzioni mitiche
della dea nera indiana Kali, dall’aspetto terribile e sanguinario, e certe
Madonne medievali dal colore bruno e dal culto radicato specie nei paesi
dell’Europa mediterranea. L’attribuzione ad una entità femminile di un
potere distruttivo-rigeneratore del Sacro sulla natura è
riscontrabile, oltre all’indiana Kali, in divinità di ogni parte del mondo,
quali la egizia Iside, la mesopotamica Ishtar, l’azteca Coatlicue e varie
altre. A testimonianza di ciò ecco un breve brano dall’Asino
d’oro di Lucio Apuleio (II secolo d.C.):
«…
Eccomi Lucio commossa dalle tue preghiere. Io sono
Simbolicamente
tutte queste ipostasi divine al femminile starebbero ad indicare quell’insieme
di forze cosmiche (se al bianco) o telluriche (se al nero), sorta di energie
trasformatrici agenti sia sul piano terrestre della vita corporale sia su quello
sottile dei mondi ultraterreni, cioè di
quelle dimensioni spirituali o informali dell’Essere tanto ben indagate da René
Guénon ne Gli stati molteplici
dell'Essere (1932).
Secondo
Per
la dottrina sanscrita
Riteniamo la comparsa delle Madonne nere medievali in Europa connesso a qualcosa da cui procede anche questa stessa mitologia induista, non potendosi in alcuna maniera considerare come derivazione diretta di quest’ultima.
Nel
Medioevo la fede cristiana appare soggiacere a quella fase cruciale in cui il
pensiero mitico, sincronicamente alla Parusia del Signore (
è
questa decisamente una fase di distruzione e riorganizzazione, di morte e
rinascita, in cui ciò che si emanava da una Rivelazione in un dato momento
della Storia, per sussistere nel nuovo tempo, necessitava di altre forme, di
ulteriori detentori e forse di orizzonti dottrinari più ampi. Ecco
allora come la promozione per tutta
l’Europa cristiana del culto di Madonne nere può configurarsi indizio di
questa epoca nuova; conseguentemente gli
Adepti, anche se in parte inquadrati all’interno
della stessa struttura ecclesiastica, devono occultare la loro Opera per
preservarla; i Re diventano assolutisti e sempre più si sentono svincolati
dalle norme di indirizzo dell’autorità sacerdotale che tradizionalmente ne
legittimava la funzione; infine i popoli per sentirsi ancora ricollegati ad una
dimensione del trascendente necessitano di una esperienza più diretta della
fede, di una qualche impresa che possa saldarli al soprannaturale.
Da
qui l’invenzione delle Crociate, che
all’origine, è bene rammentarlo, non erano altro che Passagium,
ovvero semplicemente un Pellegrinaggio.
Di come poi un passagium abbia finito
col connotarsi per lo più di elementi bellicosi, resta una questione a parte.
Questa dimensione della fede per l’Età oscura, di cercatori di
un’esperienza diretta del divino, doveva essere inevitabilmente graduata da
individuo a individuo, ma comunque ancora possibile sotto il segno della
cristianità, pur se dialetticamente contrapposta ad un Altro, all’Infedele
che si frappone nel cammino verso Gerusalemme o qualunque altra meta. I luoghi del pellegrinaggio
della cristianità medievale in Europa si connettono in gran numero a questi
nuovi o rinnovati siti cultuali mitici intitolati ad una entità femminile, presidiati
ad hoc da ordini monastici, mai inurbati altresì disposti a rete sul territorio
e a distanze la cui copertura, muovendosi a piedi, potesse essere agevole nell’arco
di una giornata solare e dotati di un
Hospitium, un Ospedale in cui “riprendere le forze” per il ritorno.
Mirabilmente
espressa, e con risvolti propriamente esoterici,
questa condizione di transitorietà del viandante pellegrino ed insieme
cercatore di una Salvezza - Illuminazione per
l’Anima, nella celebre frase del
monologo dell’Amleth di Shakespeare To die, to sleep; to sleep, perchance to dream: Morire, dormire;
dormire, forse sognare.
Questa sosta e ripartenza di dove in dove diviene simbolo del cammino interiore da intraprendere con quei connotati di urgenza (la morte incombente…) sentore questo di una fine che sovrasta i ristretti ambiti individuali e si vuole connesso a qualcosa di più genericamente cosmico.
Ishorus
Madonne nere; l'ultima in basso è la Madonna dell'Incoronata (Fg).
Le
Madonne nere, come la dea Kali, sono tuttora una meta, anche se di
pellegrinaggi motorizzati e ridotti a “turismo religioso” per frenetici fine
settimana, forse dalla dubbia capacità di indurre il sogno.
AW
AW AW AW AW AW AW
Nel
vortice dell’epoca al nero, e portando il discorso su un altro piano, questa conoscenza mitica che veniva occultandosi doveva produrre altre
risultanze o sopravvivenze: non è casuale come nel mezzogiorno d’Italia il
“Mammasantissima” sia espressione indicante non tanto
Vi
è un curioso frammento di dialogo, in un lungometraggio cinematografico degli
anni settanta, che forse fotografa questo stato delle cose, altro Amleto
di un’altra Danimarca.
La pellicola, dal titolo Milano calibro 9 (anno 1971) del regista foggiano scomparso di recente Fernando di Leo, vede in una scena il personaggio di don Vincenzo, padrino vecchio e ormai fuori dai giri che contano (impersonato mirabilmente da Ivo Garrani) che, passeggiando per un parco con due suoi ex-picciotti, così declama a proposito dei metodi criminali delle nuove organizzazioni:
-
Padrino: Se continua così,
faranno un’antimafia anche per Milano…
-
Picciotto: Per Milano, e che
c’entra?
-
Padrino: Perché, in Sicilia
pensi che c’entra? La chiamano mafia, ma la vera mafia non esiste più…Quando
quelli dell’edilizia hanno bisogno (di liquidità) commerciano in droga,
quando quelli della droga devono ripulire i proventi si danno all’edilizia. La
chiamano mafia, ma sono solo bande in lotta tra loro.
Da
queste scarne frasi si scorge il venire meno non solo del vincolo d’onore
retaggio delle antiche società segrete di vendetta e mutuo soccorso (pensiamo
ad esempio ai Beati Paoli, alla Fehmegerichte
vestfalica o alla Santa Vheme), ma anche il tracollo della
Sapienza applicata (l’architettura sacra dei maestri muratori ridotta a
speculazione edilizia…) o della stessa Sapienza Santa (la gnosi spirituale
sostituita dai paradisi artificiali indotti dalle sostanze stupefacenti…).
In
qualche maniera, questa trasposizione analogica tra una fase del ciclo temporale
presente di massima discesa e un passato di massima grandiosità, rivela una
sostanziale aderenza col mito biblico per eccellenza, quello della caduta di
Lucifero, anche questo sintetizzato meravigliosamente nelle parole di William
Shakespeare tratte dal Macbeth:
«Angels Bright still,
But The Brighter Felt».
Ovvero:
«Gli
Angeli ancora brillano, ma il più brillante cadde...».
Per
finire:
«... A quanto si sa, i manichei
dei primi secoli della nostra era concepirono l'universo come l'eterno conflitto
tra il regno del Bene, il cui elemento naturale è la luce, e il regno del Male,
il cui elemento naturale è la tenebra. Analogamente, i thugs dell'Indostan
riducevano la storia universale alla costante battaglia tra Annichilimento e
Creazione, e si dichiaravano proseliti del primo, personificato dalla dea Kali,
chiamata anche
1 Jorge Luis Borges, dalla prefazione al libro di Arthur Machen La piramide di fuoco, Franco Maria Ricci Editore, Parma-Milano 1977; edizione a tiratura limitata numerata (N. 1126 di 3000) gentilmente concessami dall'amico dott. Marco de Rosa..
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