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Leonardo - Antonello - Van Eyck

Un codice e un viaggio: dai Paesi Bassi alla Biblioteca Reale di Torino

Torino - Palazzo Reale, Biblioteca Reale

9 marzo 2003 - 7 marzo 2004


Presso le sale della Biblioteca Reale di Torino sono in esposizione in questi mesi tre capolavori del Rinascimento: l’Autoritratto a sanguigna di Leonardo da Vinci (1516?), di proprietà della Biblioteca Reale, il codice miniato Les Très belles Heures de Nôtre-Dame (1390-1450) a cui lavorarono anche i fratelli Van Eyck, e il Ritratto d’ignoto di Antonello da Messina (1416), entrambi nelle collezioni del Museo Civico.

Il codice miniato, su cui vorrei soffermare in particolare l’attenzione per la sua storia affascinante, fu iniziato intorno al 1380 per volere di Jaen de France, Duca di Berry, uno dei più celebri committenti e collezionisti del tardo medioevo.

Il manoscritto originariamente era organizzato in tre parti: il libro d’ore, con le preghiere della Vergine, dello Spirito Santo, della Passione più l’Officio dei Morti, una raccolta di preghiere e un messale.

Il manoscritto era di notevoli dimensioni, 400 fogli in pergamena e all’incirca 280 miniature, ed era opera di miniatori che lavoravano appositamente per il duca, tra cui il celebre ”Maitre du Parement de Narbonne”, identificato con Jaen de Orléans, pittore della famiglia reale.

Ad un certo punto il Duca decise d’interrompere l’esecuzione del codice e pertanto il manoscritto fu ripartito in due sezioni.

La prima parte, quasi del tutto completa, rimase in Francia e dopo una serie di vicende travagliate giunse nel 1956 alla Bibliothèque National di Parigi.

La seconda sezione, invece, fu portata nei Paesi Bassi, dove venne completata nel corso della prima metà del XV secolo. I critici sono propensi ad attribuire le miniature e l’apparato decorativo di questa sezione a Jan Van Eyck e alla sua scuola.

Misteriosamente parte di questa seconda sezione del codice, dopo secoli di silenzio in cui non se ne aveva più traccia, comparve nel Settecento tra i beni della biblioteca di Vittorio Amedeo II di Savoia.

Questo frammento fu chiamato dallo studioso Leopold Delisle nel 1884 “Heures de Turin”, e nel 1902 fu esaminato e pubblicato per opera dello studioso Paul Durrieu.

Purtroppo poco tempo dopo ( 1904) le “Haures de Turin” andarono distrutte nell’incendio della Biblioteca Nazionale.

Un noto ricercatore, Georges Hulin de Loo, negli stessi anni dell’incendio della Biblioteca Nazionale, scoprì nella Biblioteca dei Principi Trivulzio di Milano un secondo frammento, che recava lo stemma del conte Francesco d’ Agliè, dimostrando così che anche questa parte era passata dal Piemonte.

Questo secondo frammento, ora noto come Le “Heures de Turin-Milan”, fu ceduto al Museo Civico di Torino nel 1935 in risarcimento per il mancato acquisto dell’intera collezione Trivulzio.

La bellezza di questo codice sta nella modernità delle scene miniate, nella nuova concezione dello spazio, cioè nella presenza dell’ars nova fiamminga che influenzerà anche molti artisti italiani, tra cui Antonello da Messina.

Il Ritratto d’ignoto costituisce uno dei più alti risultati della solitaria carriera dell’artista siciliano, impegnato nella ricerca di un punto di equilibrio tra la rappresentazione analitica fiamminga, l’astrazione geometrica e la razionalità prospettica. Anch’esso giunto a Torino dalla Collezione Trivulzio, è un documento emblematico dell’incontro fra la cultura nordica e il Rinascimento italiano.

Completano la mostra alcuni disegni di Leonardo (il Codice sul volo degli uccelli, lo Studio per il volto dell’angelo della “Vergine delle Rocce”, Studi di insetti e Studi di carri falcati), della sua cerchia, quali Giovanni Antonio Boltraffio (Busto di giovane incoronato di spine e foglie di vite) e della bottega del Verrocchio (Studio di angelo per il “Battesimo di Cristo”). Sono inoltre presenti alcune opere provenienti dalle collezioni del Museo Civico e mai esposte prima, come l’Officium Beatae Virginis, miniato interamente da Simon Marmion (artista francese che lavorò tra Amiens e Valanciennes nella seconda metà del 1400), accanto all’altra sua opera, il Missale fratrum minorum.

Altre opere provenienti dall’area fiamminga, di impareggiabile maestria, sono i vetri dorati e dipinti di scuola borgognona, la tempera e foglia d’oro su tavola opera di Antoine de Lonhy e altri codici miniati da maestri fiamminghi tra cui quello del Maestro di Giorgio di Challant.

La Biblioteca Reale
La Biblioteca Reale è collocata nell’ala nord del Palazzo Reale di Torino e a partire dal 1837, per volere del re Carlo Alberto di Savoia-Carignano, fu ristrutturata. Il progetto venne affidato all’allora architetto di corte Pelagio Palagi, il quale realizzò il grande salone a pianta rettangolare con volta a botte (la cui decorazione è opera degli artisti Moja e Trefogli che la affrescarono con allegorie delle Arti e delle Scienze) e i disegni degli armadi lignei a due ordini sovrapposti che percorrono le pareti.

Nel 1998 è stata inaugurata la nuova sala espositiva (la Sala Leonardo) realizzata per iniziativa della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino: è un caveau situato nel seminterrato, la cui sicurezza è garantita dai più moderni sistemi tecnologici.

In questa Sala sono esposti fino all’anno prossimo i tre capolavori.

      

INFORMAZIONI

La mostra è visitabile presso i locali della Biblioteca Reale di Torino ed è in collaborazione con il Museo Civico d’Arte Antica.

Visite: Domenica dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17,20) - Mercoledì dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso ore 17,20) - Lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato chiuso.

Prenotazioni e informazioni: n° verde 800 329 329 e via internet su www.piemonte-emozioni.it, www.comune.torino.it

Prenotazione consigliata al pubblico e obbligatoria per gruppi e scuole (accettazione fino a martedì ore 10 per mercoledì e sabato ore 10 per domenica).

Visite guidate della durata di 40 minuti con partenza ogni 20 minuti.

La biglietteria è ubicata a Palazzo Madama (piazza Castello). Intero € 5 - Ridotto € 2.5 - Libero accesso: Abbonamento Musei 2003, Torino Card 48h e 72h.

     

   

Per saperne di più:

E. König, Les Très Belles heures de Nôtre-Dame de Jean , duc de Berry, Lucerna 1994.

A. H. Van Buren, J. H. Marrow e S. Pettenati, Heures de Turin-Milan, Lucerna 1996.

J. Rshel e C. Spantigati (a cura di), Jan Van Eyck (1390c.-1441). Opere a confronto, catalogo della Mostra, Torino 1997.

S. Pettenati, Miniatori francesi dei Paesi Bassi, attivi fra il 1380 e il 1450 circa, tra cui Jan Van Eykc. Très belles heures de Nôtre-Dame, 2003, catalogo della Mostra Leonardo Antonello Van Eyck.

    

Questa scheda è stata redatta in collaborazione da Federica Sesia e Giulia Piovano.

    

    

©2003 Federica Sesia e Giulia Piovano

   


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