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   MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 55


 

 

Bolgar.

  

   

Nel 2009 è stata festeggiata in gran pompa la nascita della Russia (Rossija) 1150 anni fa ossia rifacendosi alle Cronache del Tempo Passato scritte nel XII sec. a Kiev. Qui si narra che  nell'852 d.C. erano arrivati a Grande Novgorod (Velikii Novgorod), capoluogo della provincia omonima odierna a ca. 200 km da San Pietroburgo, tre fratelli a capo di una banda della Mafia del Mar Baltico a fondare la prima capitale di uno stato russo nella Grande Pianura nordorientale Europea.

Il grande Festival è assolutamente ben riuscito e si è aperto con i Giorni dell'Hansa a giugno e si è chiuso a settembre con la visita del presidente della Repubblica Medvedev. Purtroppo per la verità storica, la Chiamata di Rjurik nelle Cronache sopraddette dell'anno 852 è una interpolazione tarda senza fondamenti anche se si è tentato in tutti i modi di spiegarla come notizie raccolte dai monaci kieviani dalla gente locale e dalle loro tradizioni. Insomma questa Chiamata della Mafia Baltica Svedese, presente nel Mar Baltico già dall'800 d.C. come ci informano le Saghe islandesi e altri autori come Olao Magno o Saxo Grammaticus, non c'è mai stata in quanto la Mafia dell'Acqua era già presente prima in quest'area come ce lo confermano gli scavi archeologici a Staraja Ladoga e dintorni, alla foce del fiume Volhov, e nel cosiddetto Castello di Rjurik, a qualche km dalla stessa Novgorod sul Lago Ilmen'. Se allora questi Svedesi (o Scandinavi, come dir si voglia) erano presenti in questi luoghi sin dal VII-VIII sec., non occorreva mettere insieme una missione che andasse alla ricerca nella lontana Svezia a trovare un capo armato, Rjurik, che mettesse fine alle liti interetniche che le Cronache raccontano avessero luogo ormai da troppo tempo. Non solo! Questo stesso Rjurik alla sua morte avrebbe incaricato un suo rappresentante Oleg di conquistare Kiev e mettere al governo di questa città suo figlio Igor. In breve Rjurik, Oleg, Igor diventeranno i capostipiti della cosiddetta dinastia Rjurikide che si estinguerà con Giovanni IV detto il Terribile. E' evidente che tutto era una ben congegnata falsificazione della verità che servì però al nonno di Giovanni IV, Giovanni III, a giustificare la sua “crociata contro Novgorod” che fu inglobata nel 1478 nel dominio moscovita. Fu a quest'epoca che i bojari novgorodesi furono trasferiti a Mosca e nei dintorni e tipicizzarono la corte russa per il resto della sua storia.

Novgorod era una novità nell'Europa del Medioevo in quanto, pensate, era una repubblica con tanto di assemblea popolare e un capo-città eletto dalla cittadinanza. Ci furono sempre liti e conflitti sanguinosi quando i Rjurikidi tentarono di sistemarsi in città a governare al di sopra del potere “popolare” anche quando, accettato il Cristianesimo, in città c'era l'appoggio del potentissimo arcivescovo (secondo soltanto al Metropolita kieviano). In breve la repubblica, con la sua posizione e la ricchezza che sapeva ricavare dal suo hinterland, resistette per ben 6 secoli! Un'organizzazione similare l'avevano altre due città, dipendenti da Novgorod e non molto lontane da questa: Pskov e Polozk.

Da parte mia mi ero occupato di questa storia abbastanza a fondo e avevo pubblicato ben 4 libri su Novgorod Velikii e, quando m'imbattei nello studio della classe dirigente della città, i cosiddetti bojari, mi sorsero i primi molti dubbi.

Di solito, quando si comincia uno studio storico, si parte dalla ricerca filologica.  Per dirla in termini semplici, si tenta di risalire alle origini delle parole della lingua usata nei documenti, specialmente quando queste si riferiscano a istituti politici, a personaggi, alla nomenclatura geografica e alla gente di cui si fa la storia.

Ed ecco le prime domande a cui dovevo dar risposta: Chi erano allora questi bojari? Qual era l'origine di questo istituto repubblicano?

Prima tappa: Il famoso Dizionario Etimologico della Lingua Russa di Max Vassmer. Qui si può apprendere che la parola è d'origine bulgara e che la forma più antica è boljarin. Uno studioso del Medioevo Russo attraverso la lingua russa, Kolesov, lo conferma, ma lo accosta alla radice bol- che indica una superiorità e quindi vi vede il significato di maggiorenti. Lo storico Cilingirov, bulgaro del Danubio, in sintesi dice che i bojari erano i proprietari terrieri che sostenevano e confermavano l'imperatore bulgaro. Lo storico sovietico Grekov inoltre ha scritto un intero libro sul bojarato russo per spiegare le peculiarità tutte russe di questa casta al potere di Novgorod che poi passò a Mosca per costituirne la nobiltà di corte...

A questo punto, messi da parte per il momento la funzione di bojaro e le sue origini e i suoi sviluppi, mi sono domandato, se tutte queste interpretazioni fossero giuste, come è giunto questo istituto qui nel nord e da dove? E quando s'è imposto?

Secondo gli scavi dell'archeologo V. Janin, grande conoscitore della repubblica, la città partì da tre realtà abitative probabilmente pure distinte etnicamente: Baltica, Finnica e Slava. Queste  scelsero di unirsi in un'unità politica solidale in una sede disposta su due rive opposte del Volhov, appena il fiume esce dal lago Ilmen' nel... 930 d.C.! Dunque, ancora una volta niente 852 d.C. delle Cronache! In quest'epoca la Bulgaria Danubiana è già ben radicata nella sede balcanica e potrebbe darsi che i bojari, se non proprio con una migrazione fisica, siano arrivati qui come idea di casta al potere e fondandovi la città-repubblica. Ci vuole però una grande dose di fantasia per ammettere  che gli antichi novgorodesi siano andati a studiare l'istituto dei bojari bulgari danubiani e abbiano poi deciso di applicarlo nella loro città. Perché? E chi li aveva invitati? Potrebbero essere anche dei Bulgari trapiantati a nord e costituenti almeno uno degli abitati fondatori. Dovrebbero aver lasciato delle tracce di questa loro lontana origine...

Nella lingua di Novgorod il bulgaro antico non c'è poiché, se una lingua “bulgaro-novgorodese” fosse stata fissata come lingua veicolare in città, essa dové scomparire quasi immediatamente visto che l'esame delle numerose berjosty (lettere sulla scorza di betulla) prodotte nel XI-XII sec. a Novgorod mostra un “novgorodese” più vicino o influenzato dallo slavo occidentale (dei Vendi) invece di essere strettamente apparentato al kieviano che è più vicino al paleobulgaro. Inoltre          non conoscevo alcuna migrazione fisica dei Bulgari del Danubio verso il Grande Nord. Se ciò fosse avvenuto comunque avrebbe implicato un circuito estremamente complicato nel dover aggirare ostacoli durissimi come le Grandi Paludi del Pripjat e il superamento di passi montagnosi più l'attraversamento di una foresta già occupata da altre genti e al contrario la toponomastica non conferma tali itinerari neppure per degli Slavi “con esperienza bulgara”!

In realtà un cantone di Novgorod (la città ne contò prima 3 e poi 5) portava il nome di Slavnyi ossia degli Slavi della fondazione, ma il toponimo Slav- (Slavonia/Slovenja/Slovakja) fra la Bulgaria del Danubio e Novgorod non è più presente già prima di arrivare in Polonia e sparì poco dopo il V sec. d.C. (Jordanes) dall'uso più generico. Qualcuno deve averci pensato perché nel XVII sec. era stata inventata una tradizione in cui Novgorod risultava fondata da tre fratelli provenienti dal Danubio di cui uno si chiamava Sloven e che aveva dato il primo nome (Slovensk) alla città!

L'Europa, ma anche il resto del mondo, è piena di città-nuove già a partire da Napoli rispetto al precedente insediamento Partenope o Cartagine (Qart Adasht in punico città nuova) per una colonia fenicia o Nishapur (Nuova Shapur) etc. etc. Di solito la toponomastica con tale lettura si riferisce ad una città ricostruita o abitata da gente che hanno abbandonato la loro vecchia patria. Con la leggenda si spiegava la stranezza di Città Nuova o NOVGOROD perché rifondata su Slovensk.  Nel nostro caso tuttavia è strano che le 3 etnie fondatrici abbiano dato il nome di città nuova ad un insediamento nuovo, ma così misto per tutte e tre oppure abbiano accettato un nome slavo invece che finnico o baltico! La consuetudine religiosa pagana di quei lontani tempi aveva una liturgia ben precisa nel denominare un nuovo “universo abitativo” che andava rispettata, se si voleva che gli dèi concedessero benevolenza ai suoi abitanti. E siccome noi sappiamo che ognuna delle tre etnie aveva nelle vicinanze della città un distinto santuario, un tempio per gli dèi di ogni etnia, se una delle tre si era imposta e se questa era stata la slava, come mai i santuari sono quasi rigorosamente di pari dimensioni? E chi aveva sollecitato una deviazione slava e perché era stata accettata dalle altre due? Troppe domande senza risposte convincenti.

 Leggendo un articolo del prof. Begunov, grande conoscitore di tutto ciò che si è scritto su Novgorod nel Medioevo Russo, ho trovato tutta una serie di varianti di Boljarin, ma... non sono varianti della denominazione dei bojari! Sono varianti dell'etnonimo BULGARO. In altre parole poteva voler dire che i bojari novgorodesi alle origini della repubblica non erano che dei bulgari? Eppoi ritornava però la questione: Da dove venivano questi bulgari intorno alla fine del IX sec. e   che cosa li attirava (o li costringeva) qui nel Grande Nord?

Una risposta pur parziale nel mio orizzonte c'era: Bolgar, la città capitale della Bulgaria del Volga lungo la famosa Via dei figli di Sem come il Volga era chiamata nelle Cronache. Di qui potevano certamente esser venuti i Bulgari a Novgorod...

Per cronologia ciò è possibile poiché Bolgar risulta abbastanza più antica della città russa, a parte il fatto che la cultura bulgara del Volga è talmente mescolata e atipica dal punto di vista archeologico che è difficile datarla con sicurezza e distinguerla dalle altre anche perché, mentre a Novgorod i reperti di legno si sono conservati fino a noi, a Bolgar ciò non è stato possibile e gli oggetti lignei sono deperiti per sempre e i metodi dendrocronologici usati da V. Janin a Bolgar risultano spessissimo inapplicabili.

Insomma dobbiamo affidarci solo alle fonti scritte! E qui sorge subito un problema, almeno per Bolgar. Più o meno fino al 922 d.C. (visita di Ibn Fadhlan) non abbiamo granché da leggere su Bolgar!!

Vediamo allora i punti più importanti della questione Bolgar/Boljar/Bojarin a favore e a sfavore della tesi Novgorod-città bulgara.

   1.    Boljarin ha la desinenza tipica russa degli aggettivi di nazionalità -in (Anglic'ianin, Armjanin et sim.)

   2.   Del primo stato russo chiamato Rus' di Kiev, Novgorod si è sempre distinta chiamando solo i kieviani Rusiny, distinti dai novgorodesi Novgorodcy.

   3.    Novgorod e le città ad essa affiliate come Polozk e Pskov avevano lo stesso ordinamento politico, ma a Novgorod veniva riconosciuto il ruolo maggiore

   4.    Fare dei paralleli fra l'ordinamento di Bolgar e quello di Novgorod è attualmente impossibile perché non abbiamo riscontri affidabili sullo stato Bulgaro del Volga. Sappiamo soltanto che un certo Almysc' s'impadronì del potere e abbracciò l'Islam e fu legittimato dal Califfo al-Muqtadir attraverso la missione di cui era segretario e relatore Ibn Fadhlan. E' soltanto da notare che in quell'occasione una parte dei Bulgari non consenzienti all'Islam, ma gelosi del proprio paganesimo turco-ugro-finnico e di lingua finnica, dissentì da Almysc' e si ritirò nella propria città di Biljar (altra variante ugro-finnica di Bolgar).

   5.     Almysc' si dice Re dei Saqalibat e, siccome noi sappiamo ormai per certo che questi Saqalibat non sono che la lettura araba del greco Stlavenoi/Sklavenoi cioè l'etnonimo attribuito dai greci a tutte le tribù slave dai Balcani e delle steppe ucraine, ciò potrebbe voler dire che gli Slaveni fondatori di Novgorod erano suoi sudditi come infatti ci tenne a sottolineare a Ibn Fadhlan.

   6.    A Bolgar i Rus ossia gli Svedesi della Mafia dell'Acqua sono ben distinti dagli Slavi e ciò vuol dire che una vera alleanza fra le due etnie non aveva ancora preso piede al principio del X sec. d.C.

Orbene possiamo tirare le prime somme ipotetiche, naturalmente.

Bolgar o i Bulgari mandati da questa città governavano l'area di Novgorod e ne facevano parte integrante attraverso le famiglie bojare. Avevano come sede proprio il cantone Slavnja sulla riva destra del Volhov. Si tenevano ben distinti dai Rus' che invece occupavano un posto separato a ca. 3 km dalla città e che venivano impiegati su pagamento per proteggere i convogli mercantili. Di qui si tenevano i rapporti con gli Ugro-finni per il commercio delle pellicce di zibellino, soprattutto!

La mossa di Almysc' di abbracciare l'Islam è una mossa strategica molto importante. E' evidente che il potente Impero Cazaro che finora ha dominato il sud del Volga è ora in decadenza e Bolgar, avamposto nordico molto arretrato, ma commercialmente importante, decide di non restare isolata e si appoggia alla potenza più vicina e che rappresenta anche la cliente più facoltosa: Baghdad. Non solo! Anche i Rus (probabilmente era il nomignolo affibbiato a questa Mafia, con un qualsiasi significato) capiscono che si presenta un'occasione per liberarsi dei Bulgari nel Grande Nord e tentano di stabilire un'alleanza con gli Slavi del nord che di certo hanno legami con quelli del sud, ma diretta in tutt'altra direzione: verso Costantinopoli! Le due vie d'acqua, il Dnepr-Don e il Volga, si separano storicamente in questi anni, ma le istituzioni che i Bulgari avevano introdotto si consolidano e resistono.

Il nome bolgar però non sparì completamente nel Grande Nord anche se sfumò nel leggendario perché si fissò fra gli ugro-finni con numerose varianti fino a farmi pensare che la famosa Barmeland delle Saghe (Heimskringla) o di Saxo Grammaticus non fosse altro che la notizia raccolta dai Norvegesi che arrivavano dal Mar Glaciale Artico che tutto il Grande Nord fosse dominato dai Bulgari (Biger/Bijar). Non era un dominio politico naturalmente, quanto invece un dominio culturale e commerciale e giusto per il fatto che la foresta del nord costituiva nel Medioevo il più grande giacimento di materie prime esistente e che i Bulgari (e poi Novgorod) riuscivano a sfruttare al meglio esportando (via Volga-Don-Dnepr) in tutto il mondo conosciuto.

Non dimentichiamo che Bolgar era una delle tappe della Via della Seta che volgeva a Nord da Bukharà e che Niccolò e Matteo Polo ne sentirono parlare passando per il Basso Volga prima di prendere con loro Marco nel viaggio successivo. Allora vagava ancora la leggenda che qui nel Nord si trovasse il Paradiso Terrestre con le sue spezie preziose da qualche parte e che l'entrata era custodita da popoli che impedivano il passaggio e che uccidevano chiunque si azzardasse a viaggiare troppo lontano verso settentrione (lo documenta P. Freedman – Out of the East, Spices and the Medieval Imagination,  Yale Univ. Press London 2008).

D'altronde Bolgar dopo il VIII-IX sec. non poteva più essere un etnonimo al pari di Cazaro (Istakhri dice che Cazari e Bulgari del Volga parlano la stessa lingua!) o di Slavo, ma un nome che indicava una certa specializzazione in consulenze e organizzazione gestite per conto dell'Impero Cazaro. Una storia parallela è quella di Lombard che acquisì il significato di usuraio, prestatore su pegno o come Rus' che indicava non un popolo, ma le Mafie dell'Acqua che cercavano di governare con le sole armi le fonti di ricchezza del settentrione.

Non dimentichiamo che la spinta per i Vichinghi norvegesi e per i Variaghi svedesi fu causata proprio dall'impoverimento delle foreste scandinave quando gli animali da pelliccia (fra gli altri articoli d'esportazione) diminuirono e in parte scomparvero.

A mio avviso, sempre da verificare, Bolgar era colui che organizza il commercio dalla fonte al cliente finale e lo studio etimologico di al-Garnati del XII sec. sulla parola Bulgar dovrebbe corrispondere proprio a questo tipo di attività. Il dotto musulmano in visita sul Volga nel XII sec. (1150 ca.) scriveva: «Siccome una persona saggia è chiamata (in turco-bulgaro) bul’ar, di conseguenza questa terra è chiamata Bul’ar cioè Terra dei Saggi e in arabo è stato trascritto Bulghar. Ho letto ciò nella Storia di Bolgar scritta da un giudice (qadi) bulgaro (Jaqub ibn-Nugman che al-Garnati conobbe di persona) che aveva studiato con Abu ul-Masali Juwaini». Se teniamo presente che in arabo saggio non significa soltanto colui che sa, ma anche colui che consiglia e che ti organizza, ecco che quanto da me proposto, corrisponderebbe alla realtà di mille anni fa.

       

                    

    

©2011 Aldo C. Marturano.

   

  


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