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     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo



    Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. EPIDEMIE  -  6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà


5.3.6 La colpa della peste: gli Ebrei

La diffusione della Peste Nera, 1349

      
L’emigrazione degli ebrei tedeschi, iniziatasi con le stragi sanguinose che colpirono le comunità ebraiche delle valli del Reno e della Mosella, durante le prime Crociate, si volse da principio verso l’Europa Orientale. Dopo le Crociate, la situazione degli ebrei nei paesi tedeschi peggiorò in maniera catastrofica. Sotto il regno di Federico II di Svevia essi furono accusati di omicidio rituale a Fulda e in altri Comuni (1235) e dopo la morte dell’imperatore, durante l’interregno (1254-1273), gli ebrei furono massacrati in numerose città germaniche.

Da allora si succedettero diverse persecuzioni. L’Italia apparve allora come la meta ideale.

   

Alla ricerca degli "untori": c’era chi accusava gli ebrei.

Con l'arrivo della peste in Europa nacque il secondo mito antigiudaico: sono gli ebrei che diffondono la malattia.

Invano papa Clemente VI cercò di opporsi duramente alla diceria, nel  luglio e nell'ottobre del 1348, facendo notare che alla peste soggiacevano in eguale misura ebrei e cristiani.

Anche l’erudito Konrad di Magenberg, nella sua opera del 1349-51 Das Buch der Natur, dimostra che la mortalità a causa della peste colpiva sia i cristiani sia gli ebrei.

Fu comunque una nuova andata di pogrom. Accusati di aver provocato volontariamente l'epidemia, 
gli ebrei furono ovunque massacrati. 

Tra il 1348 e il 1349 tutte le maggiori e minori comunità della Germania, ad eccezione forse di quella di Ratisbona e di Vienna, divennero campi di sistematici, inauditi, massacri, sia a fil di spada, sia con roghi. 

Soltanto pochi riuscirono a scampare con la fuga, e una parte cercò asilo in Italia, dove il contagio aveva fatto altrettante vittime che nel resto d'Europa, ma dove il naturale equilibrio della popolazione e l’intervento della Chiesa avevano risparmiato ai suoi ebrei l’obbrobrio e il castigo di esserne considerati la causa.

Così, anche in seguito agli strascichi persecutori della Peste nera, cresce l’immigrazione degli ebrei tedeschi in Italia.

  

A sinistra Re Davide. A destra miniatura di una sinagoga Askenazita, 1400.

Brano scritto nella città tedesca di Erfurt: «La caccia agli ebrei. Nel marzo 1349 nella Turingia gli ebrei furono accusati di aver avvelenato i pozzi e furono  uccisi». Il 21 marzo 1349 a Erfurt furono uccisi più di 100 ebrei.

Oltre 3000 ebrei si uccisero incendiando le loro stesse case. Lo stesso giorno a Mulhausen furono uccisi altri ebrei e, praticamente in tutta la Germania si bruciarono vivi.

     

La colpa della peste: le streghe [10]

    

   

«Secondo le credenze medievali, la strega "nera", donna malefica, portava solo disgrazie, malattie e morte. Ma la strega "bianca", benefica, poteva invece curare con le sue pozioni e i suoi saperi, e spesso guarire». La lotta contro le streghe fu così feroce perché esse minacciavano i poteri dei preti ed umiliavano anche i medici ufficiali. Solo al prete era concesso di operare guarigioni!

Risultato di tale rivalità fu, forse, proprio l’istituzione dell’Inquisizione. Venne anche ritenuto che «ove la donna si attenti a guarire gli infermi senza avere studiato, è strega e condannata a morte».

Curare era un sortilegio demoniaco.

In effetti, sebbene non esistano stime ufficiali, furono certamente decine di migliaia (forse un milione e mezzo!) le poverette che  dovettero sottostare a torture inaudite e morte (per lo più vennero arse
vive), spesso con l’avallo delle più alte autorità civili ed ecclesiastiche, re e papi compresi.

Ciò accadde dal XIII secolo [11], in tutto il mondo “civilizzato” o in via di progressivo sviluppo. 

Fu nel 1782, nella civilissima Svizzera, che l’ultima strega salì sul rogo.

E furono le streghe, donne misteriose e terrorizzanti, che avevano stretto un patto con Satana, che furono accusate dei mali peggiori che affliggevano l’umanità.

La peste fu certamente da esse causata. Se non a causa delle streghe, lo fu da lebbrosi, zingari  (chiaramente sospettati di essere anticristiani) o ebrei!

Parimenti, in alcune aree europee, anche incendi, carestie, miseria  e malattie in genere furono causati dalle streghe.

   

Le streghe volano al Sabbah (Costanza, 1429)

«Il Bene, come sempre, è eclissato nel cielo dell’umano: irraggiungibile, può essere lambito solo dalla fantasia o dalla parola. Il Male, invece, è concreto, ha fattezze orrende sperimentabili da ciascuno. Non è neppure necessario cercarlo, ci viene incontro, ci circonda, ci circuisce, ci soffoca…».

Simili giudizi portarono a distinguere fra il mago e la strega. Il mago consegnava il suo potere al futuro dell’umanità. La strega finiva sul rogo.

«QUESTA è LA FINE DEL MONDO» (1354) [12]

Jean Froissart, un sacerdote, nato attorno al 1330 e morto dopo il 1404, scrisse correttamente nel suo lavoro più famoso, Cronache: «morì un terzo dell’umanità».

Inoltre: «Ed io, Angelo di Tura... con le mie stesse mani ho seppellito cinque dei miei figli in una singola tomba; e molti altri hanno avuto un analogo destino. Alcuni dei cadaveri erano così poco ricoperti di terra che i cani li dissotterravano, mangiavano le loro membra e li portavano in giro per le strade. Nessuna campana risuonava, nessuno piangeva grandemente la loro perdita, poiché quasi ognuno attendeva la morte… e la gente diceva e credeva: "Questa è la fine del mondo"» (Siena, Cronache, 1354).

I luoghi, le case, le splendide residenze, un tempo popolate da Signori, Signore, erano ora desolati, anche dai più semplici servi. Quanti uomini prodi, quante gentili damigelle ed anche quanti giovani galanti avevano interrotto le feste al mattino ed ora di sera cenavano con gli antenati all’altro mondo! Di ciò si doleva il Boccaccio nel Decamerone

I medici non erano immuni dalla terribile malattia. Di 24 medici esistenti in Venezia, per 20 si diceva che avessero perso la vita. A Montpellier, Simon de Covino aveva riportato che sebbene ci fossero molti medici, difficilmente si poteva sfuggire. Si diffondeva così rapidamente dall’uno all’altro che sembrava che una sola persona potesse infettare il mondo intero.

I medici temevano che lo sguardo fisso di una persona o il tanfo della malattia potessero trasmetterla ed allora si ricoprirono con panni pesanti e tenevano coperto il loro naso. Alcuni vestivano maschere elaborate a forma di testa di uccello che avevano sostegni per sorreggere semi di incenso che bruciavano. 

Le paure, a volte innate, del genere umano, si rivolgevano a tutto ciò che riguardava la vita quotidiana, dalle epidemie, agli stranieri, dalla miseria alla violenza, come ben riassunte e descritte da Duby e Frugoni
[13
].

   

    

    


10 Vanna De Angelis, Le Streghe, PIEMME Ed., Casale Monferrato 2002.

11  Tradizionalmente ad iniziare dalla bolla papale Ad extirpanda di papa Innocenzo IV, il 15 maggio 1252, anche se in effetti il Terrore iniziò già con Gregorio IX: al Concilio di Tolosa, egli decretò che gli eretici dovevano essere consegnati al braccio clericale ai fini dell'esecuzione della pena. «è dovere di ogni cattolico – si legge – perseguitare gli eretici». Anche l'imperatore Federico II, non credente, divenne un avvocato dell'ortodossia onde evitare problemi diplomatici con la Chiesa. Nell'anno 1232 Gregorio IX formalizzò l'Inquisizione perché occorreva una struttura che si occupasse della questione. Il 27 luglio 1233 vennero nominati i primi inquisitori. Innocenzo IV affermava l'uso indiscriminato della tortura a scopo processuale. Da quel momento ogni disobbedienza anche solo del pensiero, era punibile. E per tre secoli non un solo papa si oppose a questo insegnamento. Gli inquisitori domenicani (maggiori inquisitori) erano soggetti solo al papa, non sottostavano né ai vescovi, né alla legge civile e negli stati pontifici erano accusatori, torturatori, polizia e giudici. «Se una persona confessa essa è colpevole per la sua confessione, se non confessa sarà egualmente colpevole sulla base di testimonianze. Se uno confessa tutto ciò di cui è accusato, è senza dubbio colpevole di tutto, ma se confessa solo una parte, dovrà comunque essere colpevole di tutto, dato che, comunque, con la sua confessione, ha dimostrato di essere colpevole anche del resto delle accuse... La tortura fisica si è dimostrata il mezzo più efficiente e salutare per condurre al pentimento spirituale. La scelta del metodo di tortura viene lasciata al Giudice Inquisitore, che la stabilirà sulla base dell'età, del sesso, e della costituzione della parte… Lasciamolo morire tra i dannati».

12  Barbara W. Tuchman, Uno Specchio Lontano, A. Mondadori ed., Milano 1979, pp. 115-150.

13  Georges Duby - Chiara Frugoni, Mille e non più mille, Rizzoli ed., Milano 1999.

    

      

©2005 Raimondo G. Russo

      


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