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  a cura di Giuseppina Deligia

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Le immagini:  pag. 1    la scheda    testi da consultare


San Gregorio di Sardera. In alto: la facciata; in basso: particolare della facciata.

     

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mappa della località

Particolare del portale  Porta laterale  Zona absidale  Bifora

    

 

     

La chiesa di S. Gregorio è situata nel caratteristico centro storico dell’abitato alto di Sardara e, più precisamente, in un sito corrispondente ad un santuario nuragico con documenti che provano anche la presenza commerciale fenicia.

Nel territorio vicino, invece, si sono rinvenute tracce d’insediamenti punici e romani.

A breve distanza dalla nostra chiesa sorge quella dedicata a S. Anastasia, impiantata su un tempio a pozzo di età nuragica (IX-VIII sec. a. C.), che ha restituito un bacile semitico in bronzo (fine dell’VIII sec. a. C.), e nelle cui strutture sono stati reimpiegati alcuni elementi architettonici d’epoca romana.

Purtroppo non ci sono pervenute notizie documentarie sulla fabbrica gotica del S. Gregorio, ascrivibile al primo quarto del XIV secolo; ciò che sappiamo è che tale toponimo è attestato a partire dal 1341.

L’impianto è ad aula mononavata rettangolare con copertura lignea ed abside (a sudest), esternamente quadrangolare ed internamente semicircolare, voltata a catino. Questa è una soluzione di compromesso fra il mantenimento dell’abside di tipologia romanica, dovuto alla persistenza della tradizione locale, e la volontà di qualificarne zoticamente la volumetria esterna.

Larghi tratti murari sono intonacati di restauro specie nei fianchi; mentre restano a vista la facciata e la testata absidale, in conci trachitici e calcarei di media pezzatura.

La facciata è divisa in tre specchi da lesene a fascio polistilo (avente origine dallo zoccolo); quelli laterali sono ornati da due archetti a ogiva, mentre in quello centrale (ove si apre il portale gradonato e avente arco di scarico sempre a ogiva) la serie di archetti (più piccoli ed in numero di cinque) s’innalza su quelle laterali ed interrompe la base del frontone.

Quest’ultimo ha gli spioventi decorati da una teoria di archetti a sesto acuto sostenuti da mensole variamente decorate e concluso da un campanile a vela bifora.

Sempre nello specchio mediano si apre, in asse col portale, un oculo con rosone.

Nell’abside, la finestra sopraccigliata ha centina archiacuta e bifora ampiamente risarcita.

Secondo il Delogu (pp. 233-234), poiché questa chiesa rappresenta uno dei momenti di passaggio nell’isola dalle forme romaniche a quelle gotiche, il suo artefice deve essere considerato in maniera distaccata dai tanti ripetitori di forme e di schemi già consolidati che operavano nei diversi cantieri sardi e ai quali si deve la maggior parte delle opere eseguite sulla falsariga di modelli francescani o arabi fra ‘200 e ‘300.

Costui si pone, seppur entro i limiti propri ad un petit maître, su un piano che interessa direttamente la storia dell’arte.

Consiglio vivamente una visita a questo monumento anche perché in questo modo si può ammirare il caratteristico centro storico del paese con le sue bellissime cortes.

   

TESTI DA CONSULTARE

  

R. Delogu, L’Architettura del Medioevo in Sardegna, Roma 1953;
R. Coroneo, Architettura Romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, Nuoro 1993.

               

   

   

©2007 Giuseppina Deligia, testo e immagini. Vietata la riproduzione non autorizzata. La prima immagine è tratta dal sito www.schibot.org. La foto con il particolare della base di lesena è tratta da Coroneo.

               


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