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a cura di Stefania Mola

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Veduta aerea e frontale della Cattedrale

 

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Esterno  Particolare del prospetto  Particolare del prospetto  Portale principale: particolare dell'archivolto  Fronte absidale

   

Cripta di S. Maria  Estensione antica di S. Maria rispetto alla planimetria della chiesa attuale  Frammenti di mosaici rinvenuti nell’area di S. Maria  Grafico ricostruttivo dei mosaici di S. Maria  Affreschi della cripta di S. Maria 

   

Ipogeo di S. Leucio  Cripta di S. Nicola Pellegrino  Interno chiesa superiore  Particolare della chiesa superiore  

   

Particolare dei mosaici del XII secolo nell'area del presbiterio  Matronei  Particolare dei capitelli della navata

  

  

     

LA SCHEDA

L'immagine

Bianca e monumentale, la cattedrale di Trani si leva altissima sul mare dominando il centro antico della città. Fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola, morto a Trani in odore di santità, la chiesa prese il posto di una basilica più antica intitolata a S. Maria. La complessa articolazione della nuova fabbrica, composta dalla chiesa superiore vera e propria, dai due succorpi (l’uno longitudinale e l’altro trasversale) e dal sacello di S. Leucio, si riflette già nella facciata, innestata su un’ampia scalinata corrispondente alla quota della chiesa di Santa Maria, la cui memoria storica e cultuale fu conservata proprio nell’estensione del succorpo sotto l’intera navata. Prezioso sigillo del suo volto apparentemente austero furono le ante in bronzo confezionate da Barisano da Trani per il portale principale, il cui raffinato lavoro di cesello sembra riflettersi nella cornice di pie­tra talora trattata come se fosse avorio. All’interno, ormai privo delle sontuose decorazioni in stucco policromo della prima metà dell’Ottocento, domina ancora un’austera solennità, esaltata dal ritmo lento delle arcate che si susseguono poggiandosi su coppie di colonne, e stemperata appena dal trionfo della luce che irrompe nel presbiterio facendosi strada dall’ampio rosone del transetto.

Storia e storie

Come spesso poteva accadere nel Medioevo, anche Trani ebbe l’impulso decisivo al rinnovamento e alla prosperità grazie ad un evento provvidenziale: un giovane pellegrino di nome Nicola, la cui predicazione in alcune città pugliesi aveva portato scompiglio e turbamento, nel 1094 morì in città, dopo esservi sbarcato ormai provato dagli stenti e dalla sofferenza. L’evento viene tramandato come un segno di Dio che nella sua infinita bontà e preveggenza aveva deliberato di «arricchire la città di un così prezioso cadavere». Un santo che in breve tempo, per i suoi clamorosi miracoli, poté competere con gli altri illustri titolari delle cattedrali pugliesi, e per il quale fu innalzata la costruzione più insigne della città: la cattedrale di S. Nicola Pellegrino.

Per questo edificio venne scelto il luogo in cui sorgeva la chiesa di Santa Maria della Scala, ricordata sin dal IX secolo come sede dell’episcopio, ma già esistente nel VII secolo. Santa Maria sopravvisse fino ai primi decenni del XII secolo, convivendo in un primo tempo con il cantiere romanico in cui si andava erigendo il nuovo edificio.

I lavori iniziarono nel 1097 dalla cripta trasversale, nella quale sarebbero state deposte le spoglie del santo, e si protrassero fino al 1142-43 a causa dell’instabilità politica e militare della regione. La solenne traslazione delle reliquie da Santa Maria alla nuova cripta si svolse alla presenza di una moltitudine di pellegrini e di vescovi; fu solo all’indomani di questo evento che si cominciò a demolire la vecchia fabbrica per ricostruire, sulla stessa area, quella che sarebbe poi diventata la cripta longitudinale, sulla quale si sarebbe innalzata la nuova grande basilica. Tale cripta mantenne l’intitolazione a Santa Maria recuperando la memoria del luogo sacro anche per la presenza del sottostante sacello di S. Leucio; con grande fatica, ma anche con indubbia genialità, si andava attuando l’ambizioso progetto che avrebbe riunito in un unico corpo di fabbrica tre distinti luoghi di culto.

I documenti sono avari di notizie certe per quel che riguarda la prosecuzione dei lavori; si può immaginare però la contemporanea elevazione del transetto (impostato sulla cripta trasversale) e l’edificazione del corpo longitudinale a tre navate che ad esso avrebbe dovuto congiungersi. Un indizio cronologico ci è fornito dai resti di mosaico pavimentale scoperti in seguito alla demolizione dell’altare settecentesco, ed oggi visibili nella zona presbiteriale, che si ricollegano per iconografia e stile ad una tradizione diffusa in Puglia alla metà del XII secolo (pavimenti delle cattedrali di Taranto, Brindisi e particolarmente Otranto, del quale è nota la datazione tra 1163 e 1165). Le analogie sono evidenti specialmente nei frammenti raffiguranti Adamo ed Eva ai lati dell’albero su cui si avvolge il serpente, e Alessandro Magno nell’atto di innalzarsi sostenuto da due grifoni. Oltre queste due scene, si riconoscono un cervo ed un cane affrontati, un elefante atterrato da un grifo alato ed un frammento con il re Salomone, ben poco in confronto a quello che doveva essere lo splendore della policromia originaria, così lontana dalla silenziosa nudità di oggi.

Questo ci permette di immaginare che intorno a questa data la zona del transetto fosse stata completata, mentre per la navata ed il piano dei matronei, accanto a poche tracce databili ai primi del Duecento, non possiamo che limitarci a riconoscere, nei capitelli sfigurati dagli scalpellini ottocenteschi, un importante intervento di sostituzione dei sostegni avvenuto nel XVII secolo. Il transetto fu concluso in età federiciana da un cornicione a mensole figurate ed arricchito da un gigantesco rosone sulla testata meridionale, mentre su quella settentrionale fu composta una monumentale quadrifora utilizzando una grande quantità di frammenti lapidei provenienti dall’antica Santa Maria; sempre nella stessa epoca si provvide ad arricchire le testate e la finestra absidale di sculture figurate, e ad abbellire l’interno con un pulpito ottagonale demolito poi nel Settecento. La facciata, per la quale alla fine del XII secolo era stata approntata la monumentale porta di bronzo di Barisano ed il relativo portale, fu completata con un portico anch’esso oggi scomparso e collegata al campanile, impostato dal maestro Nicolaus (che ne aveva realizzato i primi due piani) e concluso solo alla metà del XIV secolo al tempo dell’arcivescovo Jacopo Tura Scottini.

Le porte del cielo

Attualmente sistemata nella navatella sinistra della basilica superiore, la preziosa porta di bronzo a due battenti, opera di Barisano da Trani,  fu realizzata per il portale principale tra il 1175 ed il 1180, e fortemente “pensata” per fondersi (dal punto di vista percettivo) con gli archivolti e gli stipiti nei quali intrecci vegetali e geometrici, scene sacre e profane sono influenzate nel rilievo e nell’iconografia da modelli arabi e francesi: all’interno del tralcio abitato, avviluppate nelle sue spire, figurine umane, animali e fantastiche si rincorrono guizzanti, richiamando alla memoria miniature nordiche, avori e tessuti orientali, prodotti di lusso e di ampia circolazione. Così la porta, alla quale la collettività cittadina e Barisano - fonditore e suo artefice mirabile - attraverso le infinite suggestioni derivanti dalle tante figurazioni sacre e profane, affidano il compito di eternare la preziosità e la bellezza del manufatto:  32 formelle  in  cui si susseguono angeli adoranti,  Cristo  in trono  con i simboli degli Evangelisti, la Vergine in trono con il Bambino, i dodici Apostoli, il Battista e il profeta Elìa, San Giorgio e Sant’Eustachio, San Nicola Pellegrino (ai cui piedi si riconosce la figuretta adorante dello stesso Barisano), le scene della Discesa dalla Croce e della Discesa al Limbo, e poi ancora arcieri e lottatori con le mazze, draghi alati e leoni contrapposti all’Albero della Vita.

Portale principale e porta bronzea

Medioevo perduto, Medioevo sognato

L’immagine della cattedrale attuale è comunque il frutto di continue trasformazioni, se non di radicali interventi, stratificatisi nel corso dei secoli. La natura di queste operazioni rispecchiò di volta in volta esigenze di tipo liturgico o devozionale, con aggiunte e arricchimenti ornamentali, ma fu talora determinata da necessità conservative, con ristrutturazioni e consolidamenti trascinati fino all’estremo della demolizione e del ripristino.

Gli interventi più comuni negli edifici di culto erano caratterizzati solitamente dall’aggiunta di cappelle o di altari, legati alle esigenze funerarie e liturgiche. Nella cattedrale di Trani la prima operazione di questo tipo riguardò la costruzione della Cappella Reale, per seppellirvi Filippo d’Angiò morto in città nel 1277; tale sepoltura venne comunque rimossa nel XVII secolo e sostituita da un altare in legno dorato dedicato all’Assunta. Altra importante cappella fu quella della Madonna delle Grazie, eretta nel 1494, i cui resti si conservano oggi nel Museo Diocesano.

Come documentato ampiamente da materiale fotografico d’archivio, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso l’esterno della cattedrale si presentava come una complessa aggregazione di diversi corpi di fabbrica alcuni dei quali, come dimostrato all’indomani della loro demolizione, di evidente fondazione medievale. Oltre al Cappellone del Santissimo e alla Cappella della Madonna delle Grazie, esistevano dunque i locali della canonica e della sacrestia, ed altre fabbriche minori.

Accanto a queste aggiunte si registrarono però anche demolizioni e smembramenti dell’arredo originario, come gli interventi che interessarono il ciborio e l’ambone nel Settecento, o complete trasformazioni, come il rivestimento in stucchi policromati attuato nella chiesa superiore nel 1837. In quest’ultima occasione, come testimoniato da immagini d’archivio, l’interno della chiesa mutò radicalmente per assecondare le esigenze di un gusto sontuoso che fosse al passo con i tempi, anche a costo di scalpellare tutti i capitelli della navata (peraltro già sostituiti nel Seicento) per farvi aderire meglio gli stucchi.

La successiva riabilitazione del Medioevo condusse alla stagione dei restauri di ripristino, che tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XX secolo interessarono tutte le maggiori chiese della regione. Andarono perdute le cappelle, ma anche gli altari marmorei, le lapidi, i monumenti funebri, il coro quattrocentesco in noce intagliato a due ordini di stalli che occupava l’area del presbiterio.

Fortunatamente alcuni manufatti sono stati recuperati, e sono oggi visibili nei locali del Museo Diocesano, che costituisce la naturale prosecuzione della millenaria vicenda della cattedrale e l’indispensabile complemento alla sua comprensione. Oggi, abbagliati dalla luce e dal candore cristallino della pietra, resta tuttavia la suggestione di un enorme vuoto, percepibile anche quando la meraviglia e lo stupore lasciano senza fiato.

    

Da leggere:

G. Beltrani, Una inedita descrizione della cattedrale di Trani composta nella metà del secolo XVIII, Napoli 1899;

R. Mola, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trani, in «Vetera Christianorum», 9 (1972), pp. 361-386;

S. Schwedhelm, Die Kathedrale S. Nicola Pellegrino in Trani und ihre Vorgängerkirken, Tübingen 1972;

M. D’Elia, A proposito della cattedrale di Trani, in Scritti di storia e arte pugliese in onore dell’arcivescovo Mons. Giuseppe Carata, a cura di B. Ronchi, Fasano 1976, pp. 121-148;

B. Ronchi, Note sull’iconografia di San Nicola Pellegrino, ivi, pp. 179-231;

G.B. De Tommasi, in Restauri in Puglia 1971-1983, Fasano 1983, II, pp. 248-259;

M. Pasculli Ferrara, Trani, in M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo (dai Documenti dell’Archivio Storico del Banco di Napoli a cura di E. Nappi), Fasano 1983, 2a ediz. 1986, pp. 197-198;

B. Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983;  

M.S. Calò Mariani, Scultura pugliese del XII secolo. Protomagistri tranesi nei cantieri di Barletta, Trani, Bari e Ragusa, in Studi di Storia dell’Arte in memoria di M. Rotili, Napoli 1984, pp. 177-191;

B. Ronchi, La cattedrale di Trani, Fasano 1986;

P. Belli D’Elia, La cattedrale a Trani, in La Puglia [Italia Romanica, 8], Milano 1987, pp. 269-306;

E. Catello, Sanmartino, Napoli 1988;

B. Ronchi, Invito a Trani, Fasano 1988;

R. Cassano - C. Carletti, Trani, in Principi Imperatori Vescovi. Duemila anni di storia a Canosa, catalogo della mostra a cura di R. Cassano, Venezia 1992, pp. 901-906;

S. Mola, La cattedrale di Trani, Bari 1996;

M. Pasculli Ferrara, Trani, in V. Cazzato - M. Fagiolo - M. Pasculli Ferrara, Atlante del Barocco in Italia, vol. I. Terra di Bari e Capitanata, Roma 1996, pp. 580-584;

M. Pasculli Ferrara, Tracce di un barocco perduto: il sepolcro di Gabriele Morola e i Belliazzi nella cattedrale di Trani, in Studi in onore di Michele D’Elia, a cura di C. Gelao, Matera-Spoleto 1996, pp. 419-427;

M. Benedettelli, La cattedrale di Trani: i restauri, in Castelli e cattedrali di Puglia a cent’anni dall’Esposizione Nazionale di Torino, catalogo della mostra a cura di C. Gelao e G. Jacobitti, Bari 1999, pp. 603-604;

F. Vona, La cattedrale di Trani: il restauro della porta bronzea, ivi, pp. 605-609;

S. Mola - R. Cassano - M. Pasculli Ferrara, La cattedrale di Trani, in Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, a cura di C.D. Fonseca, Bari 2001, pp. 107-115.

            

Vedi anche, nel sito: Pavimenti musivi figurati. Trani, Cattedrale (di Luisa Derosa).

  

Le immagini che corredano questa pagina (ne sono autori Nicola Amato e Sergio Leonardi), sono tratte da volumi di Mario Adda editore, Bari.

    

    

©2002 Stefania Mola

    


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