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ROCCAFRANCA, resti del castello

a cura di Stefano Favero

scheda    cenni storici


In alto, i resti del castello di Roccafranca. In basso, presumibilmente un torre angolare del castello.

In basso, l’adiacente chiesetta di San Salvatore.

   


Epoca: XIII secolo.

Conservazione: resti e ruderi.

Posizione: Roccafranca è una località del Comune di Foligno, in provincia di Perugia, nei pressi delle altre frazioni di Ali e Croce di Roccafranca, ai confini con le Marche.

Come arrivarci: da Foligno prendere la strada statale 77 per Civitanova Marche. Appena superato l'abitato di Rasiglia, prendere la stradina a sinistra e seguire le indicazioni per “Castello di Roccafranca”. Dopo circa venti chilometri, si giunge alla località dove si incontrano i resti del castello, proprio a ridosso della chiesetta di San Salvatore.

Come visitarlo: a piedi.

     

Cenni storici del borgo

Non esistono molte notizie relative alla località ed al suo castello. Quest'area fu interessata per tutto il Medioevo da transiti commerciali ed agricoli di una certa importanza. Infatti la strada che attraversava Roccafranca ed altre località contermini, attraverso la Valle del Vigi, era il principale tratturo di collegamento tra Visso e Foligno. Era una via molto utilizzata, insieme alla relativamente vicina Via della Spina, per commercianti e religiosi che dovevano spostarsi da Roma ad Ancona e la sua intera Marca. Quello di Roccafranca, come quello di Pòpola, Rasìglia e Verchiano, fu territorio a lungo controllato dai Trinci, signori di Foligno, che nella prima parte del quindicesimo secolo fortificarono varie strutture difensive.

Al tempo Roccafranca si chiamava Acquafranca perché il borgo era sorto in prossimità della via che scavalcava il fiume Vigi. Borgo, fiume e castello fungevano contemporaneamente da posto di difesa della viabilità, per la loro posizione strategica. Per questi motivi furono a lungo oggetto di lotte tra Foligno, Sellano e Spoleto. Nelle vicinanze di Roccafranca vi è anche la grotta del Beato Giolo in cui, secondo leggenda, si vuole che l'anacoreta, venerato per i suoi presunti miracoli, trovasse spesso riparo. Nell'adiacente chiesetta di San Salvatore il beato Paolo Trinci morì nel 1390. La salma venne poi traslata nel vicino borgo di Verchiano nel secolo successivo.

       

  

      

©2013 Stefano Favero.

        


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