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Torre Calzolari, CASTELLO

a cura di Daniele Amoni

scheda    cenni storici    video


Il castello: in evidenza la torre triforata.

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Gubbio  Torre dei Calzolari  Torre dei Calzolari


 


Epoca: secolo XI.

Conservazione: ottima.

Come arrivarci: in auto: strada provinciale Fossato di Vico-Gubbio, diramazione della via Flaminia; strada provinciale Perugia-GualdoTadino; in treno: linea Roma-Ancona, stazione di Fossato di Vico, poi autobus per Gubbio.

      

La storia

Sulla provinciale che da Fossato di Vico porta a Gubbio, nell’omonima frazione si erge maestoso questo castello le cui origini risalgono all’XI secolo. È il medievale Castrum Turris Calzolarium, così chiamato poiché possedimento dell’antica Arte dei Calzolai di Gubbio.

Federico Barbarossa nel 1163 lo mise sotto la giurisdizione eugubina, privilegio confermato da Enrico VI nel 1191 e da Ottone IV nel 1211. Testimonianza architettonica dell’epoca è la splendida volta “a botte” dell’attuale hall dell’albergo, denominata appunto “Sala Barbarossa”, tipica struttura muraria del Medioevo eugubino.

Per alcuni secoli fu una piccola fortezza con proprie milizie deputata alla sorveglianza della strada sottostante frequentata da mercanti, viaggiatori e bande armate.

Nel 1431 ne fu insediato come capitano della guarnigione militare Petrus Francisci Lucie al quale subentrarono Antonio Pucciardi detto Padule e Johannes Bonarutii di S. Angelo in Vado (1433).

Il 24 maggio 1479 Rinaldo di Antonio detto Falagrassa a nome di suo padre Antonio e di suo fratello Baldo vendette ad Angelo di Antonio di Canale, detto Angelo da Todi, uomo d’armi, abitante a Costacciaro, due case contigue situate all’interno del castello.

Nel '500 passò ai Billi, nobile famiglia eugubina, che lo tennero fino alla seconda del secolo successivo quando con il matrimonio tra Lavinia e Francesco Maria Gabrielli si estinse la casata che vantava illustri ascendenti: Melchiorre (quarto console a Gubbio nel 1466); Dario (collega del Gonfaloniere Biscaccianti nel 1646); Francesco, rappresentante presso la corte reale di Napoli del duca Francesco Maria II della Rovere; la sorella Virginia sposata con Bonaventura Armanni dalla cui unione nacque Vincenzo (1608-1684) uno dei più illustri eruditi eugubini; Livio (sec. XVII), letterato e poeta.

Con la morte dell’ultimo duca d’Urbino, avvenuta il 28 aprile 1631, Gubbio ritornò sotto lo Stato della Chiesa, per cui gran parte delle proprietà private vennero soggette alla Camera Apostolica. Il castello di Torre dei Calzolari fu incluso nell’elenco – in quanto cessata la discendenza maschile – sottoscritto a Gubbio il 29 aprile 1631 tra il principe Taddeo Barberini, generale delle milizie pontificie e prefetto di Roma, e tutto il Consiglio cittadino.

Gubbio, dopo 248 anni passati sotto la signoria dei Duchi di Urbino, tornava ad essere parte integrante dello Stato della Chiesa.

Elevata da Innocenzo X (1644-1655) da Castello a Terra, formò – insieme a Baccaresca, Dondana e Vignoli – una piccola comunità soggetta dal 3 marzo al 28 settembre 1710 al governatore e al giudice-vicario di Scheggia. Gubbio non si rassegnò mai a quella decisione e tanto si adoperò presso le autorità ecclesiastiche che papa Clemente XI (1700-1721) rimise la proprietà sotto la giurisdizione eugubina insieme ai castelli di Branca e Torre dell’Olmo.

Nella seconda metà dell’Ottocento il castello e l’annessa villa passarono al musicista Giuseppe Bossola (Vercelli 1829 – Torre del Calzolari, Gubbio, 1916), già bambino prodigio e organista della cattedrale di Vercelli, il quale, arrivato a Genova per imbarcarsi per l’America e notato per la sua abilità nel suonare, divenne primo suonatore d’organo della chiesa di Sant’Ambrogio.

Dopo essere stato nominato direttore della Banda Musicale, iniziò, a partire dal 1860, un commercio di pianoforti che in breve tempo gli procurò lauti guadagni. Fu in contatto con tutti i più illustri compositori dell’epoca e tenne concerti nei più prestigiosi teatri italiani.

Giunto a tarda età si ritirò in questo suo splendido castello eugubino dove si spense serenamente il 2 luglio 1916 lasciando a sostituirlo il figlio Carlo († 1944), anche lui insigne direttore d’orchestra, organista, compositore ed organizzatore di concerti, il quale per ben 25 anni continuò l’opera artistica iniziata dal suo illustre genitore.

Dal Bossola passò nel 1917 al cav. Uff. Luigi Agostinelli di Sigillo, una delle figure più carismatiche dell’Alto Tevere, costruttore, tra l’altro, con l’Impresa Fratelli Agostinelli, della parte italiana della galleria del Sempione, all’epoca, fine Ottocento, la più lunga d’Europa. Luigi Agostinelli fu anche podestà di Sigillo a partire dal 1927. Negli anni ’50 il castello, i giardini e l’azienda agraria, passati ai figli di Luigi, Euro e Eude Agostinelli, furono sottoposti ad una serie di operazioni di ristrutturazione e valorizzazione. Nel 1962, a seguito della crisi che segnò il passaggio dalla società agricola a quella industriale, il castello passò al conte Bosca di Roveto, discendente da una nobile famiglia marchigiana. I Bosca, proprietari delle Ferrovie Sarde, avevano acquisito diverse proprietà in Umbria, tutte con annesso castello: San Gregorio (Assisi), Reschio (Lisciano Niccone) e Baccaresca (Gubbio).

Nella cappella del castello, ancora oggi consacrata, si celebrarono le nozze tra Monica Bosca, figlia di Mario dei conti di Roveto, e Ascanio Sforza Cesarini, nato nel 1944, figlio di Mario Bosio e Virginia Lotteringhi della Stufa. Dall’unione nacquero Polissena (1969), Drusiana (1971), Vittoria (1972) e Muzio (1973).

Verso la fine degli anni '80 i Bosca vendettero il castello che fu acquistato da una società eugubina mentre oggi appartiene ad un facoltoso editore russo, Sergey Dronov, che sotto la gestione del direttore Franco Pinna intende promuovere l’immagine di tutto il complesso in ambito internazionale.

Architettonicamente il castello ha subito nei secoli diversi adattamenti e rimaneggiamenti che ne hanno in parte modificato l’antico aspetto di tipico castrum medievale. Svetta sul complesso la maestosa torre triforata nella parte superiore, affiancata da un corpo merlato a quattro piani e loggiato a destra con otto archi; la struttura accoglie nel suo interno la cappella, la sala d’armi, i saloni di rappresentanza, le cucine, mentre le camere si trovano nella villa adiacente.

Il Castello, oggi utilizzato come albergo ristorante a 4 stelle immerso in un parco secolare, è il risultato di un accurato restauro, realizzato con perizia ed elegante sobrietà, nel rispetto più assoluto delle originarie forme

       

 

        

©2004 Daniele Amoni. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

      


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