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collalto, CASTELlo dei collalto

a cura di Stefano Favero

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In alto, panoramica del borgo fortificato di Collalto. In basso, il portale d'accesso al borgo fortificato.

In basso, l'unico torrione rimasto dell'antico castello di Collalto.

 

 

L'unico torrione rimasto dell'antico castello di Collalto  L'unico torrione rimasto dell'antico castello di Collalto  Resti della prima cinta muraria  Resti della prima cinta muraria


 


Epoca: XII secolo.

Posizione geografica: Collalto è una frazione del comune trevigiano di Susegana, adagiata sulle colline alle porte di Conegliano.

Stato di conservazione: discreto. Il portale d'ingresso al borgo è in stato di rudere.

Come arrivare: dall'autostrada A28 uscire al casello di Conegliano e seguire le indicazioni per Susegana. Da qui, quelle per la località di Collalto. Il castello è parte integrante del centro storico della frazione.

Come visitarlo: a piedi.

    

Cenni storici.

Ritrovamenti archeologici recenti fanno supporre che in questa zona esistessero insediamenti umani sin dalla preistoria. Sono state rilevate tracce di villaggi organizzati sia a Collalto che nel circondario collinare.

Nel 1138 il conte Alberto lascia il Veneto per recarsi in Terrasanta a combattere nella crociata di quello stesso anno, lasciando il castello situato sul colle attorniato dal borgo e da una piccola chiesa. Probabilmente la fortificazione del borgo risale a qualche decennio prima, intorno al 1100, quando si rese necessario istituire un posto di controllo sul fiume Piave, tra il Montello ed il Colle della Guardia. Fu al conte di Treviso, Ansedisio I (o “Ensedisio”), che venne assegnata la contea dove la sua famiglia, di origine longobarda, già presente nella zona da due secoli, si stabilì definitivamente.

Collalto fu, dal primo secolo, un fiorente centro di scambio di merci, trovandosi in una ideale posizione di transito fra le Prealpi venete, il Piave e la pianura alluvionale. A testimonianza di ciò sta il fatto che ancor oggi esiste una località nei pressi di questo borgo chiamata “Mercatelli”. Vicino al colle su cui sorge il castello di Collalto transitava la strada militare Claudia Augusta Altinate, di cui oggi si sono quasi perse le tracce.

A fortificare il colle furono i longobardi. Lo accertano i due toponimi, San Martino e San Giorgio, santi che erano venerati dai guerrieri provenienti dal nord dell'Europa.

È nella prima metà del dodicesimo secolo che viene eretta la fortificazione a chiaro scopo militare. Il torrione di guardia è rimasto pressoché intatto, unico pezzo ad essersi ben conservato tra i molti ruderi dell'antico borgo fortificato.

Nel tredicesimo secolo la storia dei Collalto è contraddistinta dal dominio della scena militare di quella che attualmente è la parte alta della provincia di Treviso. I Collalto furono a lungo combattuti da un'altra ricca e potente famiglia feudale del tempo, i Da Camino, ma essi ebbero a difendersi anche dagli eserciti degli Ezzelini e dei signori di Camposampiero. Furono questi scontri tra feudatari che fra l’altro portarono come conseguenza alla costituzione dei “liberi comuni”.

I Collalto, oltre a partecipare attivamente a varie crociate in Terrsanta, furono fedelissimi condottieri militari a fianco dell'imperatore. Secondo una leggenda popolare, il conte Alberto, tornando dalla crociata del 1138, avrebbe recato con sé una delle sacre spine della corona che fu posta sul capo di Gesù. Le spine sarebbero state donate ad Alberto dai Cavalieri Templari a Gerusalemme. Ancora oggi la reliquia è conservata nella chiesa parrocchiale del paese.

Nel 1188 nacque qui la figlia di Rambaldo VI, la beata Giuliana, che fu tra le principali protagoniste della vist religiosa, spiritualmente vicina a Beatrice d'Este e fondatrice di un ordine religioso a Venezia.

Nel 1245, con un incontro che si sarebbe tenuto proprio a Collalto, il conte Schenella III compra dal podestà di Treviso l'intera collina di San Salvatore, sopra Susegana, edificandovi successivamente un nuovo castello. Il maniero verrà poi completato da Rambaldo VIII che lo renderà la sua residenza principale, lasciando così a Collalto il solo ruolo militare.

All'inizio del quattordicesimo secolo, esattamente nel 1312, ma secondo altre fonti nel 1321, la contea di San Salvatore e Collalto, assurge a giurisdizione amministrativa e politica grazie ai meriti acquisiti da Rambaldo VIII. Lo attesta un documento firmato dall'allora imperatore Arrigo VII, che discese in Italia e mori a Buonconvento. L'autonomia fu conservata fino all'ingresso degli Austriaci in Italia, dopo il decadimento della Serenissima Repubblica di Venezia e la breve parentesi di dominazione napoleonica.

Collalto e la sua fortezza avevano fama di inattaccabilità in tutto il circondario. Resistettero all'assalto delle truppe ungare nel 1378, attacco capeggiato da Gherardo Da Camino e all'assedio del 1412, quello apparecchiato dal condottiero Pippo Spano. Costui, non riuscendo ad avere ragione della fortezza di Collalto, si sfogò distruggendo il vicino castello dei Credazzo, già di proprietà dei Collalto, ma privo di significativi scopi militari.

A seguito dell'unione alla Federazione di Venezia, il castello dei Collalto perse il suo ruolo strategico e fu lentamente riconvertito ad usi artigianali ed abitativi. Nel 1585 venne devastato a causa di una lite interna alla famiglia che ne deteneva il possesso.

Collalto ha ospitato artisti e personaggi illustri. Prima della conquista delle truppe napoleoniche, su volere del conte Antonio II, fu anche costruito un convento dove si insediarono i francescani. Napoleone Bonaparte però lo soppresse insieme alla certosa del Montello ed all'abbazia di Sant'Eustachio, presso Nervesa della Battaglia, ritenuti dall'imperatore francese economicamente troppo influenti per la protezione dei Collalto.

Nel 1822 gli Asburgo affidarono ai primogeniti dei Collalto il titolo di “Principi dell'Impero”. Odoardo III, vissuto fra il 1747 ed il 1833, venne insignito del titolo di “Principe di Collalto e San Salvatore, Patrizio Veneto e Nobile di Treviso, Comandante dell’Arsenale di Venezia, Podestà di Brescia, Inquisitore di Stato, Capo del Consiglio dei Dieci, Generale a Palma e Ciambellano Imperiale”.

Il declino giunge nel diciannovesimo secolo, mentre le due guerre mondiali del secolo scorso troveranno ormai solo un palazzo signorile decadente, di cui rimangono un possente torrione medievale e due distinte cinte murarie.

  

La leggenda

Secondo una leggenda che circola per tale, l'ancella Bianca da Collalto fu qui murata viva per questioni di gelosia riferibili alla castellana Aica Da Camino. Della storia ci sono numerose testimonianze nella letteratura corrente, la più recente delle quali consiste in un’intervista rilasciata nel maggio del 1925 dalla contessa Maria di Collalto al Neues Wiener Journal.

La nobildonna sosteneva: «Le più potenti famiglie dei domini di terraferma della Repubblica di Venezia erano quella dei Caminesi a Ceneda e quella dei Conti di Collalto a Treviso, entrambe di origine longobarda e divise da un odio accanito. Nemiche da secoli si combatterono furiosamente. Finalmente venne il giorno in cui compresero che la pace e l’accordo erano più preziosi della lotta alla loro esistenza e decisero di conciliarsi e di stringere vincoli di parentela. Il Conte di Collalto chiese pertanto la mano di Chiara, la bella figlia dei da Camino. Sembrava così che la concordia fosse suggellata. Ma la donna era gelosa all’estremo. Questa gelosia offuscava la felicità del matrimonio della coppia, tanto che Tolberto non accolse con rammarico l’opportunità di partire in guerra. Fra le persone del servitorame dei Collalto vi era Bianca, figlia di un loro dipendente. Graziosa e buona era stata allevata con i figli del vecchio conte, ai quali era affezionatissima. Tolberto l’aveva posta poi a capo del personale femminile addetto alla contessa Chiara. Ora il giorno che Tolberto dovette partire per la guerra, si recò completamente armato nella camera della moglie e nel licenziarsi da lei, Bianca stava per l’appunto pettinando la signora. Costei, che era dinanzi allo specchio, vide in esso come dalla porta il conte salutasse con un gesto la cameriera e come costei avesse le lacrime agli occhi. Tacque, ma appena il Conte fu lontano, ardendo la gelosia, fece rinchiudere la giovane nelle carceri sotterranee del castello e quindi, benché la disgraziata giurasse di non aver mai avuto una relazione amorosa con il padrone, la castellana diede ordine di murarla in una torre. Allorché Tolberto tornò dalla guerra e apprese il tremendo caso, non si sentì di vivere al fianco della donna, che la passione aveva condotto a tanto delitto, e la cacciò dal castello. Da allora la tradizione dei Collalto narra che il fantasma di Bianca apparisse ai membri della famiglia, cui aveva portato tanto affetto, quando era imminente e una grande gioia od una grande sciagura. Coloro che affermavano di aver veduto il fantasma narravano che esso si mostrava vestito di bianco, e se annunciava sventura, nascondeva il volto con un velo nero».

     

Bibliografia.

Gaspara Stampa, Rime (1550).
Coll'Alto (1829), nel poema Italy, di Samuel Rogers.
Francesco Dall'Ongaro, La donna Bianca dei Collalto (1847).
Roberto Binotto, Personaggi illustri della Marca Trevigiana (1996).
Enrico Dall'Anese e Paolo Martorel, Leggende del Quartier del Piave (1997).
Antonio Menegon, Collalto (2002).

     

   

 

©2011 Stefano Favero. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

  


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