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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI PERUGIA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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ARMENZANO (borgo e castello)

a c. di Stefano Favero


ASCAGNANO (castello)

Dal sito www.umbertide.it   Dal sito www.comune.umbertide.pg.it

«Contesto: isolato nel contesto agricolo. Datazione: XII secolo. Attuale uso: centro di un'azienda agricola. Proprietà: Società Ascagnano S.p.a. Il castello di Ascagnano sorge in posizione panoramica al di sopra della confluenza del torrente Nese con il fiume Tevere. Il suo nome deriva probabilmente dagli Ascani, secondo la mitologia, successori di Enea. Il complesso mostra i caratteri dell’architettura medievale fortificata. è caratterizzato dal volume rettangolare del castello affiancato su un lato dall’alta Torre cilindrica. I quattro prospetti sono molto semplici. Tutto l’edificio è coronato alla sommità da una merlatura guelfa che sulla Torre viene sorretta da beccatelli. Non si conosce con esattezza la data di fondazione, ma probabilmente il complesso risale al XII secolo. Nel 1370 alcuni nobili di Castiglion Ugolino cercarono di sottrarre il castello ai perugini per darlo al papa, ma furono scoperti ed arrestati. Pochi anni più tardi, nel 1395 gli stessi signori del castello, tra cui Giacomo d'Ascagnano, si allearono con i fuoriusciti perugini contro Perugia. Quindi il consiglio dei priori, per ordine del signore di Perugia, decise di distruggere il castello che cadde in uno stato di abbandono. Tuttavia nel 1415 i ruderi del castello vennero acquistati da un certo Agnolo Ticagnetto che diede inizio all’opera di ricostruzione. Dopo vari passaggi di proprietà, nel XIX secolo divenne proprietario del castello Ettore Florenzi, marito della bellissima e colta Marianna Florenzi. Quest’ultima intrattenne una relazione sentimentale con il principe e poi re di Baviera, Luigi I. Fu proprio lui che nel 1832 comprò il castello, venduto da Ettore Florenzi a causa dei debiti, e lo rivendette alla sua amante. La marchesa, dopo le seconde nozze con il giovane inglese Evelyn Waddington, nel 1859 fece di Ascagnano un importante salotto letterario ed il rifugio dei primi fuoriusciti liberali perugini. Dopo la morte della contessa, nel 1870, il castello ha cambiato vari proprietari. Nel XX secolo è stato acquistato dalla famiglia Collins che nel 1937 ne ha curato il restauro secondo canoni abitativi residenziali. Attualmente il complesso è di proprietà della società Ascagnano S.p.a., che ne ha fatto il centro di un’azienda agricola».

http://www.paesaggi.regioneumbria.eu/default.aspx?IDCont=200120


ASSIGNANO (torrione, mura)

Dal sito www.spiritofumbria.com   Dal sito www.spiritofumbria.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«L’antico borgo di Assignano si raggiunge dalla strada provinciale che collega Collazzone a Pantalla, percorrendo un breve tratto di strada comunale. Anticamente denominato castello di Coldimezzo, fu oggetto di varie contese nel corso del medioevo: nel 1444 fu devastato ad opera di Niccolò Fortebraccio e ad oggi, dell’antico nucleo del castello, è rimasto ben conservato il Torrione principale e le fortificazioni della porta d’ingresso. Assignano, completamente immerso nella campagna, è una esemplare testimonianza di ristrutturazione architettonica ed urbanistica, eseguita nel rispetto dello stile originario del castello medioevale; all’interno delle mura si trova la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Vittorina» - «Torrione di Assignano. Magnifica torre pentagonale del 1400 con casa adiacente completamente in pietra. Si trova proprio all’entrata del piccolissimo borgo di Assignano ed ha una superficie totale ristrutturabile di circa 300 metri quadrati. Un giardinetto ai piedi della torre fa anche parte della proprietà ed è abbastanza raro in questo genere di ruderi storici. La Torre è originale del XIV secolo ed è parte integrante delle mura di cinta del paesino medioevale».

http://www.comune.collazzone.pg.it/index.php/territorio-e-luoghi-d-arte/assignano - http://www.spiritofumbria.com/torre-di-assignano.html


ASSISI (castello di Biagiano)

Dal sito www.facebook.com   Dal sito http://ivoucher.it

«Posto in cima ad una collina, immerso negli olivi, l’attuale costruzione è l’antica "Blaxani", "Bassiano" o “Biasciano” (nel Seicento) o “Palazzano”, termine quest’ultimo usato da Innocenzo III in un documento del 1198 diretto al vescovo d’Assisi Tito. Il castello vero e proprio è nominato per la prima volta in un documento del 1203 in cui si ratificò la pace tra alcune fazioni di Assisi in lotta fra loro. L’atto, voluto dai consoli Alduccio, Jacopo e Carlo, stabilì per il castello di “Bassiano”: “Similmente che ai figlioli di Sanguigno per ammenda della distruzione del castello di Biassiano il comune faccia una casa a similitudine di quella de’ figliuoli di Lapo e alla misura già detta nel loro casalino di Mercato, come nei loro casalini di Murorotto”. Fu sede di balìa già dal 1232, di proprietà d’Ugolino di Pietro che era solito fare offerte per la cattedrale di San Rufino. Nell’ambito della sua badia alcune terre appartenevano alla famiglia Rosmi, mentre fiorente prosperava l’attività di alcuni calcinai, la coltivazione della vite (fitotoponimo “le Vignacce”) e la macerazione della canapa (Maceratorio). La villa di Biagiano, del terziere di San Rufino, ebbe molta importanza nel XV secolo comprendendo una balìa, una decina di paesi e il territorio fine alle mura di Assisi e ciò fino al 1782. Nel Seicento era un castello ben fortificato, citato anche nel Sacro Pellegrinaggio da Vincenzo Maria Coronelli (Venezia, 1650-1718), cartografo e geografo, ministro generale dei Conventuali nel 1701. Tutt’intorno la famiglia Sperelli di Assisi possedeva estese tenute agricole con Antonio, avvocato romano e gonfaloniere a San Severino Marche; Sperello, cardinale; Cesare, vescovo di Terni; Giovanni Ottavio, cavaliere gerosolimitano. Alla morte di monsignor Francesco II Sperelli (1646), il fratello Antonio ne ereditò i possedimenti, tra cui Castiglione nella balìa di Biagiano. Nel 1663 il suo patrimonio fu stimato in 5.166 fiorini. Nei decenni successivi buona parte delle terre passò al Sacro Convento di Assisi (19 fondi per circa 137 modioli con una rendita di 2.620 fiorini). Per accedere al castello si percorre una comoda strada dalla quale si può osservare uno splendido panorama di Assisi e del complesso monumentale di San Francesco; recentemente restaurato è sede di un tipico ristorante (Il Maniero) ed attualmente di possedimento del dott. Maule Luigi».

http://hotelilmanieroassisi.com/storia.php


ASSISI (castello di Petrata)

Dal sito www.castellopetrata.com   Dal sito www.dimoredepoca.it

«Il Castello di Petrata, in passato un’antica fortezza del XIV secolo, domina una dolce collina a seicento metri d’altezza, un punto strategico che consente un’ampia vista panoramica su Assisi e sulla vallata umbra. Potrete godere del magnifico parco che circonda tutto il Castello, venti ettari dove ricercare angoli riservati e romantici tra frutteti, boschi e verdi prati. ...».

http://www.smartbox.com/it/castello-di-petrata-91150


ASSISI (palazzo dei Priori)

Dal sito www.vacanzelandia.com   Dal sito www.trivago.it

«Il Palazzo dei Priori si trova nella centralissima Piazza del Comune e rappresenta il simbolo del potere cittadino. La sua costruzione ebbe inizio nel 1275 - con l’accorpamento di alcuni edifici preesistenti - ma si realizzò in più riprese. Danneggiato per le lotte cittadine, l’edificio fu quasi completamente distrutto nel 1442, dalle milizie perugine al comando di Niccolò Piccinino. Alla fine del Quattrocento, per decisione di papa Sisto IV, il Palazzo fu restaurato ed ampliato, onde accogliere il Monte di Pietà e la residenza del governatore apostolico: al piano inferiore si aprivano varie botteghe, mentre gli uffici dei Priori erano situati al piano superiore. La facciata è ornata di vari stemmi che risalgono alla seconda metà del Quattrocento. Essa comprende un bel passaggio stradale, chiamato Volta Pinta, perché la volta - a botte - è stata decorata nel 1556, con motivi a grottesche. L’edificio fu pesantemente restaurato nel 1927: attualmente ospita il Municipio e gli uffici dell’Azienda del Turismo. In occasione di questi restauri, il Palazzo fu destinato ad accogliere anche la Pinacoteca Comunale, ma recentemente (2001) questa è stata trasferita a Palazzo Vallemani.

http://guide.travelitalia.com/it/guide/assisi/palazzo-dei-priori-assisi/


ASSISI (palazzo del Capitano, torre del Popolo)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.trivago.it

«è il primo palazzo pubblico che viene ad insediarsi nella Piazza del Comune, a ridosso del Tempio di Minerva. L’edificio fu costruito tra il 1212 ed il 1305, e divenne subito sede del Capitano del Popolo, ossia del Comandante delle Milizie cittadine. Verso la fine del Trecento esso divenne la residenza del Podestà, ossia del Vicario Papale e solo più tardi fu destinato ad altri usi, senza perdere però il nome originario. è costituito da tre piani con una fila di quattro finestre per piano e quattro porte alla base. In facciata sono murate le unità di misura, del lino, della seta e della lana, nonché le dimensioni “standard” dei mattoni e delle tegole usati nelle costruzioni civili. Alla sommità vi è una merlatura guelfa. Oggi il Palazzo del Capitano del Popolo è sede della Società Internazionale di Studi Francescani» - «La Torre del Popolo svetta sulla Piazza del Comune ed è a pianta quadrata. La sua costruzione risale alla seconda metà del Duecento. Tuttavia, la Torre fu costruita a più riprese, e solo nel 1305 fu completato l'ultimo piano. L'orologio vi fu installato alla metà del XV secolo. La Torre è stata sede del Catasto Comunale e del Collegio del Notari. Nel 1926 fu collocata sulla Torre la Campana delle Laudi, del peso di 40 quintali, donata ad Assisi dai Comuni d'Italia. Sulla campana è inciso il Cantico delle Creature, massima e sublime espressione poetica di San Francesco».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/assisi/torre-del-popolo/ - http://guide.travelitalia.com/it/guide/assisi/palazzo-del-capitano-del...


Assisi (rocca Maggiore e rocca Minore)

a c. di Daniele Amoni

     

Le foto degli amici di Castelli medievali

La rocca Maggiore, foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario)   Foto di Antonio Fraudatario (https://www.facebook.com/antonio.fraudatario) ---

La rocca Minore, foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   La rocca Minore, foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   La rocca Maggiore, foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)  ---  La rocca Maggiore, foto di Vincenzo Zito (https://www.facebook.com/vincenzo.zito.946)


Baccaresca (castello)

a c. di Daniele Amoni


BAGNOLO (rocca d'Aries)

Dal sito www.medioevoinumbria.it   Dal sito www.trivago.it

«Contesto: isolato nel contesto agricolo. Datazione: XIV secolo. Proprietà: pubblica. La rocca d’Aries, nei pressi di Montone, ha origini molto antiche, fu eretta dalla famiglia Fortebracci sui resti di un antico fortilizio a difesa della primitiva popolazione. La rocca ha subito nel tempo le vicende storiche di Montone, assumendo nei secoli una funzione difensiva e residenziale, ma dal Cinquecento si è resa indipendente dalla cittadina umbra. A pianta rettangolare, con torre circolare su un lato, ha subito diversi interventi per essere adattata a scopi abitativi, nonostante mantenga ancora intatta la massiccia struttura fortificata. Già dall’anno Mille se ne hanno notizie, ma è dal 1376 che la rocca comincia ad intrecciare la sua storia con la famiglia Fortebracci. In quell’anno Oddo III, padre del famoso Braccio, la conquistò, riportandola sotto l’egemonia della vicina Città di Castello. Dopo pochi anni i magistrati perugini, ripresane la proprietà, decisero di far diventare rocca d’Aries molto più massiccia per renderla inespugnabile, affidando la direzione dei lavori, viste le sue grandi capacità, a Oddo III Fortebracci. Nel 1380 la struttura era terminata, e negli anni successivi fu sempre contesa tra Perugia e Città di Castello, perché considerata difficilmente attaccabile. Nel XV secolo diventò possedimento di Braccio Fortebracci, che nel frattempo divenne signore assoluto di gran parte dell’Umbria. Vi soggiornava spesso la sua famiglia, in particolare la moglie Nicola Varano. Nel Cinquecento la proprietà della rocca passò alla famiglia Bentivoglio, e le notizie successive sono del 1596, anno in cui la fortezza fu attaccata da seicento banditi che, in quel periodo, scorrazzavano per tutto il territorio eugubino, creando una serie infinita di danni. Intanto cambiarono anche i proprietari della rocca, dai Bentivoglio era stata venduta per 15.000 scudi romani al conte Giambattista Cantalmaggi e da questo, per diritti ereditari, passò alla famiglia Della Porta. Negli anni Ottanta del Novecento apparteneva ancora a questa famiglia quando fu comprata dalla Regione Umbria».

http://www.paesaggi.regioneumbria.eu/default.aspx?IDCont=200161


BAIANO DI SPOLETO (ruderi del castello)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Il castello domina la sottostante piana irrigua del Marroggia, territorio fertile ricco di acque e mulini, già densamente popolato fin dai tempi antichi. Il vecchio castello e ora importante frazione del Comune di Spoleto, sulla linea ferroviaria Spoleto-Terni. Il castello sorse verso il 1455, quando il Comune di Spoleto concedette la facoltà di fortificarsi agli uomini di quella villa, che ricordavano alla Città la loro fedeltà indiscussa. Il castello di Baiano può essere assunto come ideale punto di riferimento per un territorio assai fertile ricco di acque e di mulini e perciò già in antico densamente popolato. La vicinanza alla città e la felice collocazione ambientale hanno fatto si che questa vasta area, fosse prescelta per insediarvi ville padronali. La più notevole è certamente la villa Gelosi (ora Leonetti) eretta tra i sec. XV e XVI, riccamente decorate ed arredata; in una stanza sono conservati affreschi rappresentanti la Storia dell’arca di Noè (1572) opera di un pittore chiamato lo Spagnolo. Fuori del grande parco cintato si trovano gli edifici (ora proprietà Merini) destinati alla conduzione agraria della vasta proprietà della potente famiglia spoletina, con l’abitazione dell’amministratore, magazzini, il mulino ecc.».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-baiano-baiano-di-spoleto


BARATTANO (castello)

Dal sito www.ilcastellodibarattano.it   Dal sito http://penelope.uchicago.edu

  

«Barattano, nel sistema dei castelli gualdesi, è l'archetipo più marcato. Fu eretto nel XIII sec. con il nome di Villa S. Angelo in Piscina. Assunse più tardi quello attuale, si dice, “per la qualità delle genti fraudolose che vi abitavano”. Cinto da mura possenti(datano 1452) con cassero centrale e alte torri a difesa, alcune sopraelevate, rappresenta un valido esempio di architettura militare compatta votata a finalità puramente difensive, Nel 1261 era capitano del popolo a Todi tale Filippo di Barattano durante la podestaria di Filippo degli Ugoni da Brescia. Nel 1540 il castello inviò a Perugia un operaio per la costruzione della Rocca Paolina. Il castello è rimasto per secoli sotto l’influenza di Todi: nel 1802 fu unito a Gualdo Cattaneo, nel 1815 a S. Terenziano, e poi nel 1861 di nuovo a Gualdo Cattaneo. Ridotto in discrete condizioni, si presenta affascinante per la morfologia strutturale caratterizzata da un’ampia cinta muraria con porta d’ingresso medievale, vicoli caratteristici e alti torrioni, alcuni dei quali presentano resti di interventi di copertura. Nel suo interno si trova la chiesa di S. Bartolomeo (sec. XIII) con affreschi del XVI e del XVII sec., e due angeli lignei cinquecenteschi».

http://www.progualdocattaneo.org/it/gualdo-cattaneo/i-castelli


BETTONA (borgo fortificato)

a c. di Stefano Favero


Bevagna (mura, porte)

Dal sito http://prolocobevagna.it/monumenti_bevagna/   Dal sito http://romeartlover.tripod.com   Porta Cannara, dal sito www.tripstoitaly.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Porta Cannara, foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Porta Cannara, foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Le prime notizie storiche su Bevagna coincidono con la conquista romana dell'Umbria, anche se esistono tracce di insediamenti umani fin dall'età del ferro e significativi rinvenimenti archeologici confermano la presenza degli Umbri nel territorio bevanate. Municipio romano (90 a. C.), ascritto alla tribù Aemilia, è al centro della grande viabilità impostata dai romani con la via Flaminia (220 a. C.) che, insieme ai trasporti fluviali, facilita gli scambi commerciali determinando la floridezza di Mevania che dura fino al III secolo d. C., quando acquista maggiore importanza il tratto della Flaminia passante per Terni e Spoleto. La diffusione del Cristianesimo è causa di numerosi martiri tra cui San Vincenzo, primo vescovo e patrono del paese. Bevagna fece quindi parte del Ducato di Spoleto e, successivamente (774), dello Stato della Chiesa, anche se continua a dipendere dall'Impero. Dopo il Mille è costituita in libero Comune retto da Consoli, vive vicende alterne nella soggezione alla Chiesa e all'Impero ma resta sostanzialmente fedele alla prima fino all'avvento dell'Unità d'Italia. Un ruolo importante per la storia della città e del suo ambito territoriale, è rappresentato, come per gli altri comuni della Valle Umbra, dagli sforzi e dalle lotte per la bonifica delle aree paludose e per la regolamentazione dei numerosi corsi d’acqua. Avviata nel 1456, la bonifica della pianura bevanate raggiunge concreti risultati nella seconda metà del ‘500. È con il ‘700 e, soprattutto nel corso dell’800, che il sistema idraulico di questa area si avvia ad un assetto definitivo.» - «La città è completamente circondata dalle sue mura di epoca medioevale scandite da torri quadrate, poligonali e cilindriche, che ricalcano in gran parte il tracciato delle mura di epoca romana. Si conservano 5 porte: Porta Cannara, o perugina o di S. Giovanni, con l’imponente torrione, realizzata anche con blocchi di recupero; la Porta Foligno, o Flaminia o di S. Vincenzo, dalla quale usciva il tratto urbano della grande consolare romana, restaurata nel 1797 e allargata negli anni ’60 del secolo scorso; Porta Todi, subito prima del ponte sul Clitunno, di cui restano le due ottocentesche casette del Dazio; Porta Molini, di epoca medioevale, con il massiccio cassero fatto realizzare nel 1484 da Papa Innocenzo VIII; e Porta S. Agostino, ad unico fornice, anch’essa di epoca medioevale. È possibile percorrere l’intero tracciato murario che fa rivivere, in un suggestivo viaggio, l’eterno rapporto tra il borgo e il suo contado».

http://www.comune.bevagna.pg.it/Mediacenter/FE/CategoriaMedia... - http://prolocobevagna.it/monumenti_bevagna...


Bevagna (palazzo dei Consoli)

Dal sito http://prolocobevagna.it/monumenti_bevagna/   Dal sito www.turismocongusto.it   Dal sito www.tripstoitaly.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Rimasta fuori dalle direttrici di sviluppo industriale della regione, Bevagna ha conservato quasi intatto il suo assetto urbanistico medievale che ricalca in larga parte la pianta della città romana. Questa pura solitudine ne ha fatto un simbolo concreto di entità urbana a misura d'uomo. Basta recarsi in piazza Silvestri, sublime nella sua irregolarità, per capire come l'armonia possa nascere dal caos (apparente) di stili, storie, tempi che si mescolano. Questa è una delle meravigliose piazze d'Italia. È la piazza dei ricordi dormienti, perché il perenne agitarsi dei poteri, che qui si fronteggiano con i loro simboli, sembra si acquieti nella suprema sintesi della bellezza. Espressione dell'egemonia comunale è il Palazzo dei Consoli (1270) col suo elegante prospetto in travertino e arenaria, ritmato da un duplice ordine di bifore gotiche e con un'ampia loggia (dal 1886 ospita il Teatro Torti decorato da Bruschi e Piervittori). Ad esso si contrappone il potere ecclesiastico con ben tre chiese. ... La cinta muraria, ricca di torri e bastioni, è interrotta da porte medievali o da aperture più recenti che consentono l'ingresso al centro storico. Al suo interno Bevagna mostra l'impronta di città medievale, dove è ancora viva la tradizione artigiana delle botteghe che si aprono sulle caratteristiche viuzze. Ammirato il settecentesco Palazzo Lepri, sono ancora le chiese a rivelare il bel corpo mistico di questo borgo...» - «Il palazzo dei Consoli è il maggior edificio civile di Bevagna, in Umbria. Sorge nella centrale piazza Silvestri e rappresenta un bell'esempio dell'architettura medievale della regione. Il palazzo venne eretto nel 1270 nel periodo d'oro della cittadina, quando dopo il 1249 i cittadini ottennero da papa Innocenzo IV l'autorizzazione ad eleggere liberamente il proprio podestà. Si presenta come una massa quadrangolare con facciata aperta da due ordini di bifore gotiche poggianti su un'ampia loggia coperta da volte a crociera. A fianco si apre la bella scala esterna che conduce al piano superiore. Nel 1886 l'interno venne completamente rifatto per accogliervi un teatro. Il piccolo teatro dedicato al concittadino Francesco Torti presenta tre ordini di palchi e loggione, venne decorato da Domenico Bruschi e Mariano Piervittori. Accoglie 140 posti».

http://www.camperontheroad.it/NostraItalia/BEVAGNA.pdf - https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dei_Consoli_(Bevagna)


Biscina (castello)

a c. di Emanuela Baccellini


Borghetto (torre)

Dal sito www.prolocotuorosultrasimeno.it   Dal sito www.lacostanord.it

«è facile raggiungere il castello di Borghetto posto lungo l’insenatura nord occidentale del Trasimeno, percorrendo il raccordo Perugia-Bettolle in direzione dell’autostrada del Sole. All’uscita per Castiglione del Lago si procede per circa un kilometro verso sud fino alla deviazione a sinistra che porta a Borghetto. Le prime notizie certe del villaggio di Borgo novo sono della metà del duecento quando non era ancora fortificato. Un piccolo abitato antico era probabilmente presente intorno al monastero benedettino di San Martino che si trovava nei pressi dell’attuale località Badiaccia che da esso prende il nome. Un nucleo dell’abitato dell’età etrusco-romana è stato individuato più ad est presso lo scavalcamento ferroviario il località Puntabella. A partire dal 1385, il villaggio viene fortificato ad opera dei magistrati perugini per meglio difendere i territorio nord occidentali del territorio del Trasimeno contesi ai cortonesi. Del castello e dell’abitato medievale restano oltre alla chiesa di San Martino, e la possente torre posta sulla sponda. Dai primi decenni del ‘400 il livello del lago subì un notevole incremento portandosi a livelli superiori di circa tre metri da quelli attuali. Per ben cinque secoli le acque del Trasimeno lambirono le mura del castello Ed in svariate occasioni il lago raggiunse le case, il monastero e la piazza. Nella legge del lago di papa Pio V (1568), il Borghetto è menzionato come uno degli otto porti pescherecci del lago Trasimeno e la torre principale del castello risulta essere utilizzata come prigione per i trasgressori della cedola medesima. Borghetto fu per secoli posto di frontiera di Perugia e poi dello stato pontificio, era quindi un luogo insicuro con una popolazione scarsa, popolato da gente di varia provenienza, in parte dedita al ladrocinio e al contrabbando. Fu abitato da legioni di soldati, carbonai, contadini e pescatori. Oggi conta circa 300 abitanti».

http://www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/sites/www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/files/articoli/I%20DINTORNI%20...


Branca (resti del castello di Colmorrano)

Dal sito http://umbriacuriosa.altervista.org   Dal sito http://gubbio.infoaltaumbria.it

«Il castello di Colmollaro si trova nei pressi di Branca, località situata tra Gubbio e Gualdo Tadino, vicino al torrente Saonda ed è l’ultimo castello del sistema difensivo della conca eugubina verso sud-est. La prima notizia su Colmollaro risale al 1191 quando papa Celestino III accoglie sotto la sua protezione il monastero di San Donato di Pulpiano, confermandogli il possesso dei suoi beni tra i quali la chiesa di Sant’Angelo di Colmollaro. ...il primo documento (1191) che riguarda il castello riporta la dicitura Collemolinario, inoltre un molino effettivamente esisteva a Galvana e questa località è vicina a Colmollaro. Il Castello viene nominato per la prima volta nelle lotte intestine che riguardavano Gubbio nella seconda metà del XIV secolo. La sua costruzione stando a quanto afferma il canonico Vittorio Pagliari, è da collocarsi nell’anno Mille, periodo in cui nascono molti altri feudi del territorio eugubino. Infatti questo tipo di castello, destinato a presidiare i confini, deve essere stato costruito in concomitanza all’espandersi del sistema feudale tra il X e l’XI secolo. L’addetto alla custodia del castello guidava una piccola guarnigione di soldati ed era chiamato capitano o castellano o notaio. Per quanto riguarda Colmollaro conosciamo soltanto il nome di due dei capitani: nel 1396 un certo Dompnus Angelo Mancie, tra il 1410 e il 1412 un certo Mascius. Nel castello di Colmollaro si è svolta un’intensa attività politica, diplomatica e militare. Dal castello partivano ed arrivavano continuamente, di giorno e di notte, corrieri che garantivano l’ordinario flusso di notizie da e verso il potere centrale. Molto spesso i messi recavano notizie importanti come segnalazioni di movimenti ostili, l’avvicinarsi di compagnie di ventura, i documenti ufficiali che dettavano regole per le trattative di pace.

Nella seconda metà del Trecento il nostro castello divenne proprietà della nobile famiglia eugubina dei Raffaelli. Nel 1388 capeggiava questa famiglia Bosone III di Bosone Raffaelli, detto l’Ungaro. Lo troviamo più volte nelle vesti di ambasciatore. Nel 1477 il castello passò per disposizione testamentaria a Francesco, nipote di Bosone III. Quando nel 1494 Francesco muore senza lasciare eredi maschi, il suo patrimonio deve essere diviso tra le tre figlie sposate la prima ad uno Sperelli di Assisi, la seconda ad un Guelfoni di Costacciaro, la terza ad un Nuti di Gubbio. .... Sul finire dell’Ottocento il castello e la sua tenuta furono venduti al principe don Giulio Torlonia. Nel 1910 entrò in possesso della Società Lignitifera Umbra ed oggi il castello appartiene alla famiglia Micara. Ciò che possiamo oggi ammirare del castello di Colmollaro sono alcuni ruderi: dalla torre, alle mura di cinta, fino alle scuderie. Il degrado del castello si accentuò quando non venne più abitato. Allo scorrere del tempo, all’incuria dell’uomo, si sono aggiunti i consueti atti di vandalismo: tutto ciò che si poteva rompere è stato rotto, tutto ciò che si poteva portar via è stato preso. Sono visibili ancora le mura di forma poligonale e le feritoie a scopo di difesa. Ben visibile è il mastio, o maschio, una torre alta di forma quadrangolare che un tempo aveva una duplice funzione, difesa ed abitazione. La costruzione è in pietra arenaria squadrata grossolanamente. Entrando si può notare un ampio cortile e il palazzo baronale, costruito dai signori dopo aver abbandonato il mastio. Grazie all'opera degli ultimi proprietari è stata possibile un'ampia ristrutturazione dell'intero castello».

http://www.gubbiooggi.it/public/file/dg/363fdd86...  (a c. di Filippo Vadi, Germana Rondelli e Valentina Dragoni)


BRUFA (borgo fortificato, resti del castello)

Foto by Federica, dal sito www.brufa.net   Foto by martyand, dal sito http://postecode.com

  

«Brufa è una frazione del comune di Torgiano (PG). Geograficamente situata al limite nord del territorio di Torgiano, si trova sulla sommità di una collina (291 m s.l.m.) che funge da spartiacque tra i territori di Perugia ed Assisi e Foligno, dominando così la Media Valle del Tevere e la Valle Umbra. Il borgo e le sue pertinenze sono occupate da 623 abitanti (dati Istat, 2001). L'antico nome di Brufa era Castel Grifone, e venne abitata all'inizio dagli umbri, poi dagli etruschi e dai romani. Nel 1387, il condottiero Giovanni Acuto, alla guida delle truppe papali di Urbano V, sconfigge le truppe di Perugia, che così perde il dominio dell'Umbria. Nel 1415, uno degli illustri prigionieri nelle segrete del castello di Brufa fu Giovanni da Capestrano, che ivi ricevette la visione di san Francesco. Nella seconda metà del XVII secolo, Andrea Angelini Bontempi (musicista, architetto, pittore, letterato, incisore di pietre preziose e fabbricante di orologi), uomo di cultura e ingegno, acquistò fabbricati e terreni in zona. Egli morì nel 1705 e fu sepolto nella chiesa dei S.S. Cosma e Damiano, edificata nel castello; alla distruzione della chiesina, le spoglie sono state trasferite nella chiesa parrocchiale di Sant'Ermete. Monumenti e luoghi d'interesse: Castello di Brufa, ora non più esistente nella sua interezza, ma ben visibile nella struttura della parte centrale del borgo».

http://it.wikipedia.org/wiki/Brufa


CAMPI (castello)

Dal sito www.prolococampi.it/   Dal sito www.prolococampi.it/

«Si tratta di un castello di pendio circondato da mura con case disposte su una serie di terrazzamenti concentrici delimitati da vie raccordate da brevi rampe radiali. I volumi degli edifici di Campi si adeguano all’orografia, escogitando soluzioni funzionali alla vita sociale e religiosa del castello e si presentano nella maggior parte dei casi con disposizione a schiera. Campi appartiene al comune di Norcia, da cui dista 11 km, si trova ad un’altitudine di circa 900 m e conserva ancora l’aspetto del castello medievale. Oggetto di studio è Campi Alta, in quanto esiste anche una parte a valle denominata Campi Bassa ovvero la “Civitas Campli”: un agglomerato agricolo di probabile origine etrusca con testimonianze romane chiamato anche, nel Medioevo, “Campi vecchio”. In seguito alla distruzione di questa cittadina, i coloni si trasferirono più a monte e costruirono il Castello di Campi detto anche “Campi nuovo”. Il castello risale al 1288. Le mura castellane sono crollate ma si conserva ancora l’arco d’ingresso, che forma un unico complesso con la chiesa di S. Andrea, e un torrione. Le caratteristiche edilizie dell’abitato indicano ancora, nonostante i danni provocati dal tempo e dai terremoti, l’importanza del castello di Campi che possedeva un Monte di Pietà già nel 1502 e due cenobi (un convento dei minori francescani e il monastero di S. Orsola delle Benedettine). Nonostante il passare del tempo, il paese conserva ancora l’aspetto del Castello medievale. I residui della fitta edificazione costituiscono un documento storico-architettonico ancora fortunatamente valido, e la singolare impostazione urbanistica, pur con i vuoti provocati dai crolli più antichi, è rimasta integra nelle sue linee fondamentali. Le abitazioni sono costituite nella quasi totalità da case a schiera di pendice, con una tipologia a corpo semplice servita da due strade, una a valle e l’altra a monte. Gli annessi agricoli sono inglobati nel paese, così come gli orti. La casa è unifamiliare a due o più piani, costruita secondo una tecnica costruttiva semplice, con muri in pietra, solai e coperture con travi in legno».

http://xoomer.virgilio.it/gicardan/guida/Help_Data-Base.html


CANALICCHIO (castello di Poggio)

Dal sito www.travelblog.it   Dal sito www.relaisilcanalicchio.com

«Sorge, come una piccola gemma incastonata, sulla sommità di una collina. L’antico borgo pittoresco intorno al “Castello di Poggio”, il quale risale al X-XI secolo, domina con l’imponente torre ed una splendida chiesetta vicina le coltivazioni di viti e di ulivi nel centro della verdeggiante campagna umbra. Il lussuoso relais ha ristrutturato ed inglobato quasi completamente il borgo di Canalicchio, un’oasi di pace intatta e splendente. ... All’interno, la memoria storica e rurale del luogo torna a manifestarsi, conservando ancora la sua chiara struttura di castello e vantando l’enorme e bellissima macera da mulino, il vecchio torchio e delle belle arcate, che evocano l’atmosfera incantevole ed il fascino di tempi passati. ...».

http://www.icastelli.net/localita-134-1-relais_il_canalicchio.html


CANNARA (torre)

Foto di Kaciaro K, dal sito www.tripadvisor.it   Foto di Fabio Pellegrino, dal sito http://mapio.net/pic/p-57246238/   Foto di Fabio Pellegrino, dal sito http://mapio.net/pic/p-57246238/

«...Centro di antiche origini umbre e romane, dopo la caduta dell’Impero Romano e l’invasione dei Longobardi, fu a lungo contesa da Assisi e Perugia. Nel 1352 entrò a far parte del Ducato di Spoleto, e nel 1424 Braccio da Montone la concesse alla famiglia Baglioni di Perugia che la tennero fino al 1684, quando il territorio entrò a far parte dei domini della Chiesa fino alla nascita del Regno d’Italia (1860). Nel centro storico della città, cinto da mura medievali, meritano una visita il palazzo Comunale e la torre Civica (XV secolo). Molto interessanti la chiesa di San Biagio, esempio di tardo romanico umbro, che conserva l’antica facciata del XIII secolo e portale in pietra di Assisi, la chiesa di San Matteo (XIV), con all’interno un trittico dell’Alunno e la statua lignea dell’Addolorata, e la chiesa di San Sebastiano, sede della pinacoteca. Di notevole interesse religioso i tre siti che ripercorrono la vita di san Francesco: la chiesa di San Francesco, con un altro prezioso dipinto dell’Alunno, tiene vivo il ricordo dell’Istituzione del Terzo Ordine, il palazzo Majolica-Landrini, al cui interno è visitabile il Sacro Tugurio in cui Francesco dimorava durante le sue visite a Cannara, mentre poco fuori dalla città c’è la famosa Edicola di Pian d’Arca, dove un cippo ricorda il luogo della Predica agli uccelli. ... In località Collemancio si possono ammirare i resti dell’antico municipio romano di Urvinum Hortense, dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce molti importanti reperti, esposti in modo permanente nell’Antiquarium. ...».

http://www.inumbria.net/ita/umbria/Cannara/


CAPODACQUA (rocca dei Trinci)

Foto di cobra112, dal sito www.trekearth.com   Dal sito www.giscover.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Fabrizio Bozzolo (https://www.facebook.com/fabrizio.bozzolo.96)

«Capodacqua, località del territorio folignate, è situata in una valle appenninica alla confluenza tra il Fosso del Colle e il Fosso della Valle di Collelungo. A breve distanza dal centro abitato sorge l’antica rocca. Al suo interno sono presenti ruderi di altre strutture, tra le quali una torre di guardia e una cappella. Domina l’intero complesso una possente torre pentagonale in pietra merlata alla guelfa e alta circa 32 metri. Uno dei primi documenti in cui si parla della località è una pergamena del 5 gennaio 1229 con la quale Rinaldo, Cardinale di Sant'Eustachio e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, delegava Alberigo, giudice della valle del Topino, a raccogliere gli elementi necessari per una causa fra il Capitolo della chiesa di Assisi e due signori del contado per il possesso del castello di Serra di Valtopina: Napoleone d’Armezzano e Bernardo di Capodacqua. La località, in cui certamente esisteva un nucleo fortificato, si trova anche nominata nella Cronaca di Perugia in cui si riferisce che, il 13 maggio del 1289, truppe perugine e todine, devastarono i castelli di Foligno, tra cui Colfiorito, Capralita e Capodacqua. La rocca attuale fu eretta da Ugolino III (XVI) Trinci nel 1387 sopra un piccolo colle circondato da cipressi in prossimità di un rigoglioso corso d’acqua, a protezione del diverticolo per Colfiorito considerato di vitale importanza strategica. L’imponente costruzione difensiva il 18 Giugno 1413 subì notevoli danni dalle truppe di Ladislao d’Angiò, re di Napoli: il monarca volle così vendicarsi di Ugolino il quale, quando era al servizio dei fiorentini, aveva sconfitto i suoi soldati. A partire dal 1445 divenne residenza estiva della curia di Foligno, nel 1450 vi dimorava il vescovo Antonio Bolognini (1444-1461) : dalla rocca ordinò la costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Rasiglia. Nel 1573 la rocca e il borgo contavano trentadue famiglie. La rocca fu, in seguito, possedimento della famiglia folignate Gentili Spinola che annoverava tra i suoi membri Antonio e il fratello Giovanni Battista quali componenti nel 1794-96 dell’impresa della Zecca pontificia in Foligno. Strutturalmente a forma di ferro di cavallo, segue l’andamento del colle su cui svetta l’alta torre pentagonale merlata alla guelfa. Delle mura non rimangono che pochi resti, nonostante che magistrati di Foligno l’avessero più volte fatta rinforzare a partire dal XVI secolo».

http://www.roccadeitrinci.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3&Itemid=3&lang=it


Casacastalda (resti del castello)

Dal sito www.facebook.com/CASACASTALDA-49423308052/?fr   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Il Castello di Casacastalda fu forse edificato intorno al 763 d.C. sulle rovine di Casmentillana, città umbra risalente al 1000 a.C., da un longobardo, Ermerio Castaldo, che avrebbe dato il proprio nome al paese e alla famiglia dei Castaldi. La denominazione attuale deriverebbe dal fatto che il Castello fosse la residenza del castaldo e quindi Casa Castalda,anche luogo fortificato e di dimora per i contadini del territorio circostante. All'epoca di Federico Barbarossa il Castello venne denominato Casagaldi; da qui poi, Case Castalde, Casa Gastalda, Domus Gastalda. Vicende alterne interessarono Casacastalda: il dominio dei conti Rainiero e Pietro di Serra che lo cedettero ai Suppolini Reali di Gubbio, nel 1217, i quali a loro volta, lo vendettero a Perugia nel 1237; la distruzione, prima totale, nel 1319 a causa della guerra tra la stessa Perugia ed Assisi, poi parziale, delle mura nel 1433, ad opera di Perugia, come vendetta per un delitto. Nel 1435 iniziarono i lavori di ricostruzione e fortificazione della rocca che si protrassero fino al 1496. Dal 1517 al 1525 Casacastalda conobbe un periodo di carestia e di liti, queste ultime con il signore di Schifanoia prima e con Gualdo poi, per motivi di confini. Fu alternativamente alle dipendenze di Perugia, dello Stato pontificio e del duca di Orvieto. Con la Repubblica romana, nel 1798, venne compresa nel cantone di Gualdo Tadino, Dipartimento del Trasimeno. Nel 1799, con le località di Pieve di Compresseto, Poggio Sant'Ercolano, Poggio San Dionisio o Poggio di Sotto e Collemincio, Casacastalda passò sotto la giurisdizione di Perugia. Nel Riparto dei governi e delle comunità dello Stato Pontificio con i loro rispettivi appodiati del 1817, Casacastalda con Collemincio e Schifanoia risulta appodiato del Comune di Valfabbrica appartenente al Governo di Gualdo di Nocera, attuale Gualdo Tadino, nel Distretto di Foligno della Delegazione di Perugia. Nel motu proprio sull'organizzazione dell'amministrazione pubblica di papa Leone XII del 1827 Casacastalda è ancora appodiato di Valfabbrica, podesteria sottoposta al Governo, Distretto e Delegazione di Perugia.
Tale organizzazione amministrativa fu mantenuta fino all'Unità d'Italia, con la sola variazione della trasformazione della Delegazione di Perugia in Provincia» - «Trovandosi al confine tra la guelfa Perugia e le ghibelline Gubbio ed Assisi, conobbe negli anni successivi un periodo di lotte spietate e di saccheggi, fino alla completa distruzione e alla sua ricostruzione, voluta da Perugia nel 1433, entro limiti più ristretti, nella sua attuale forma "a diamante", con diametro maggiore di circa 100 mt., munito di forme di difesa tra cui tre torrioni di sicurezza che costituiscono anche le tre porte del Castello: Porta Perugina a sud, Porta del Giglio a nord e Porta Eugubina ad ovest».

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&... - http://www.comune.valfabbrica.c2i.it/pagine/casacastalda


CASALINA (rocca)

Dal sito www.pianetavolley.net   Dal sito http://castelli.qviaggi.it

«La tenuta di Casalina entrò a far parte del patrimonio del monastero di San Pietro durante il pontificato di Benedetto IX, che andò da novembre 1032 a maggio 1045. La costruzione della rocca di Casalina, situata nelle vicinanze del paese di Deruta, iniziata intorno all’anno 1315, viene attribuita all’abate Filippo di Montevibiano. La funzione della rocca, fino alla fine del XIV secolo, fu quella di garantire un edificio fortificato in alternativa al sottostante castello di Casalina, continuamente occupato e distrutto, a protezione del cenobio dei monaci benedettini di San Pietro. Dentro la rocca fu edificata la chiesa di Santa Maria. Nel Trecento la rocca, a causa dei fatti di sangue che intercorsero tra l’abate Francesco Guidalotti e Biordo Michelotti, fu saccheggiata e devastata dal popolo, insieme al monastero di San Pietro e alla rocca di Sant’Apollinare. Dopo l’unione, nel 1436, tra il monastero di San Pietro e la Congregazione di Santa Giustina di Padova, che rappresentò per l’abbazia di Perugia l’inizio di un periodo di splendore in tutti i campi, vennero ricostruiti sia il monastero che le due rocche. Nelle epoche successive la rocca passò dalla funzione difensiva a quella di luogo di produzione e di trasformazione dei prodotti agricoli provenienti dalla campagna circostante (vennero costruiti granai e magazzini) e divenne luogo di accoglienza di convegni e di visite di religiosi in viaggio lungo la penisola. Le notizie relative ai periodi successivi al XVI secolo evidenziano soprattutto le attività agricole che si svolgono nella rocca, le trasformazioni dell’edificio in funzione della produzione agraria, la viabilità che viene modificata per favorire l’accesso alla rocca stessa e la costituzione di tutto quel patrimonio culturale e aziendale che verrà poi ripreso e valorizzato dalla Fondazione per l’Istruzione agraria, sorta nel 1892».

http://www.fondazioneistruzioneagraria.it/le-rocche/casalina/


CASCIA (resti della rocca di Paolo II)

Dal sito www.lavalnerina.it   Rocca, Porta Rutilona, dal sito http://nessunapretesa.com/

«Risalendo lungo la Valle del Fiume Corno, sovrastati dagli impervi versanti del Monte Maggio, si arriva a Cascia, antico castello di pendio sorto sul fianco di una cresta montuosa. In antichità erano ben 23 i castelli che sorgevano nei punti strategici dei monti di Cascia, a difesa del territorio. Inoltre, essendo il fiume Corno via di passaggio verso sud, anche il Colle Sant`Agostino fu cinto di mura, mura che difendevano tutta la città. Il periodo che va dal XV al XVIII sec. fu sicuramente il più ricco e fecondo come testimoniano le chiese ed i numerosi palazzi signorili. Nel sec. XII, costituitasi a repubblica indipendente, Cascia sentì il bisogno di rafforzare ed ampliare la cinta muraria e di erigere un cassero nella parte più elevata, dove più facile era la difesa. Papa Paolo II, appena asceso al soglio pontificio, fece erigere la Rocca di Cascia sulle fondamenta della precedente fortezza. I lavori, iniziati nel 1465, furono portati a compimento entro l’anno successivo. Il vecchio cassero fu demolito e sulla sommità della collina sorse un nuovo fortilizio. Sul bastione di sud-ovest fu collocato lo stemma in pietra del pontefice committente (stemma raffigurante un leone rampante e bande, oggi collocato nella stanza 1 del Piano Nobile del Museo Civico di Palazzo Santi). Il fortilizio fu restaurato tra il 1540 e il 1549. Nel 1491 all’interno della Rocca fu fatta costruire da Leonardo Cibo, governatore di Spoleto e parente del Papa, una torre maestra di avvistamento, alta trenta metri e collegata a vista con le torri di Collegiacone, Roccaporena, San Giorgio e Frenfano. Su di essa fu collocata la campana che attualmente si trova sul campanile comunale. Poi, a seguito di numerose sommosse, nel 1517 papa Leone X ne ordinò la demolizione. Questo avvenne perché secondo il pontefice, il popolo di Cascia doveva essere governato, contrariamente a quanto aveva pensato il suo predecessore Paolo II, con il sorriso e non con la forza. I ruderi restanti, testimoniano che la Rocca aveva una forma asimmetrica di un trapezio irregolare di circa 50 x 33 x 60 m, con torrioni di 30 m di circonferenza. Ad ovest era protetta da un profondo fossato largo circa 18 metri, mentre a nord e a sud era difesa da forti strapiombi e ad est da un secondo ordine di mura. Al suo interno, oltre alla dimore del castellano, era situata una cappella. è presente anche un pozzo. La Rocca resta comunque uno dei principali simboli della potenza della città di Cascia nel periodo altomedievale».

http://www.lavalnerina.it/dett_luogo.php?id_item=960


Castel Rinaldi (rocca, borgo fortificato)

Dal sito www.massamartanaturismo.it   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.massamartanaturismo.it

«Prima di giungere a Castel Rinaldi appare la Rocca che, malgrado le manomissioni ed i numerosi rifacimenti cui è stata soggetta, conserva abbastanza leggibili i tratti di un’antica dimora signorile fortificata. In un ambiente posto alla base dell’alta torre della Rocca ci sembra di poter identificare i resti di una chiesa con volta a botte ove si notano tracce sbiadite di decorazione a fresco dei secoli XIV-XV. All’esterno della Rocca, di fronte al probabile antico accesso, è la modesta Chiesa di S. Maria fatta erigere nel 1794 da frate Angelo Orsini e restaurata nel 1894 a spese di Alessandro Orsini. Nella parete di fondo, sopra l’unico altare, è un quadro datato 1794 e firmato dal romano Vincenzo Miglione con in alto Madonna col Bambino e sotto, a destra, S. Francesco, e a sinistra, S. Antonio. A sud, nelle immediate adiacenze delle pendici del colle su cui si erge la Rocca, è Castel Rinaldi. Il castello, che un’autorevole tradizione dice fondato nel 1161 da un Rinaldo duce di Calabria fu edificato, con ogni probabilità, come borgo semplice e fortificato nel XIV o XV secolo. Il castello per molto tempo soggetto alla signoria degli Atti di Todi il cui stemma (una palma tra due leoni rampanti ) era visibile fino a qualche anno fa in una mensola in pietra che reggeva il tetto di un forno. Fu anche un sicuro rifugio di guelfi grazie alla presenza di tale famiglia. Nel 1310 i ghibellini di Todi, pronti ad assalire Castelrinaldi, desistono dall’impresa, dopo aver ricevuto gli ambasciatori del castello, venuti a chiedere la pace e a far atto di sottomissione. Papa Clemente VII vi passa il 30 marzo 1533 tornando da Bologna a Roma. Nel territorio di Castelrinaldi, oltre a Santa Illuminata, si ricorda San Brizio, dove (1312) i perugini inflissero agli spoletini una grave sconfitta. Castelrinaldi si presenta ancora con il severo aspetto del forte medievale : nelle torri si aprono le feritorie e in un salone della rocca si trova un focolare del Trecento. Per ovviare alle frane, cui va soggetto il paese, è stato recentemente costruito un robusto muro di sostegno. Lungo la via del castello, che si apre tra case costruite in selci bruniti dal tempo, è un’interessante abitazione con finestre in cotto del secolo XV, e con un portale nel cui architrave è lo stemma della famiglia Fonzi di Massa Martana, del secolo XVI».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castel-rinaldi-massa-martana-pg/


Castel SAN GIOVANNI (Torre della Botonta)

redazionale

  


CASTELLEONE (castello)

Dal sito http://castellodicastelleone.com   Dal sito http://castellodicastelleone.com

  

«Il Castello di Castelleone sorge a circa 450 mt. di altitudine in Umbria, comune di Deruta (Perugia), via della Libertà 2. è raggiungibile da Deruta percorrendo la panoramica strada collinare denominata "via di Castelleone" a circa 4,5 km. di distanza dal capoluogo. Si tratta di un importante monumento storico-artistico-architettonico risalente al XII-XVI-XIX sec. ed è posto sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Architettonici della Regione Umbria. L'immobile, costituito prevalentemente da muri in pietra, da mattoni antichi faccia a vista e da parti intonacate, si estende su una superficie interna di oltre 2000 mq. utili (più circa 500 mq. di soffitte) sviluppandosi in quasi 100 stanze. La pertinenza di terreno che lo circonda è di circa 8500 mq. prevalentemente piantumata con alberi d'alto fusto quasi tutti secolari (querce e lecci) ed a parco e giardino a terrazzamenti degradanti fino alla piscina. Quest’ultima, denominata Piscina delle Quattro Stagioni, è posizionata ai piedi delle mura del Castello ed è del tipo “a skimmer”, di forma rettangolare con uno dei lati corti a forma di semiluna provvista di scala romana. La piscina presenta una lunghezza di mt. 12,5 ed una larghezza di mt. 6 ed è provvista di vasca idromassaggio termale di 8 mq. del tipo Jacuzzi con aromaterapia e cromoterapia. Adiacente alla piscina si trova un pozzo in pietra e mattoni antichi. Il Chiostro interno - antico cortile del Castello - circondato da un elegante Porticato a forma di L, è racchiuso nella parte del fabbricato che guarda a nord-ovest con al centro un altro pozzo-cisterna in mattoni antichi tutt'ora funzionante. Il Castello di Castelleone è composto principalmente da tre nuclei architettonici originali, in rappresentanza di tre epoche storiche: • L’Epoca Medioevale (risalente al XII sec.), rintracciabile nelle mura di cinta in pietra di grande spessore (anche oltre 2,5 metri) che confluiscono nella grande e possente Torre Longobarda (alta circa 36 mt., di forma quadrata e divisa su cinque livelli). • L’Epoca Rinascimentale (risalente al XV-XVI sec.) che costituisce il corpo principale del Castello formato dal suo Mastio o Torrione principale (denominato anche Torre degli Sposi) di forma rotondeggiante (diviso su cinque livelli inclusa l’Antica Cappella) e unito al nucleo principale del Castello propriamente detto. • L’Epoca Neo-Gotica (risalente al XIX sec.) che rappresenta quella parte del fabbricato, unita al nucleo rinascimentale, che si affaccia sul Borgo interno e sul Vicolo dell’Ulivo e che racchiude alla sua sommità la Torre Belvedere. Questa porzione del Castello è l’unica a presentare muri perimetrali intonacati color rosa antico. ...».

http://castellodicastelleone.com/images/stories/Fixed/descrizione%20tecnica.pdf


CASTELLO DELLE FORME (mura, torre del castello)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://marsciano.triweb.it

«Il paese sorge su una collina che domina la pianura del Tevere ed ha antiche origini: nel vocabolo Campo Filoncia fu rinvenuta una tomba etrusca. Il castello, collocato in un punto di confluenza delle più importanti vie di comunicazione, era celebre per il transito dei mulattieri che si recavano a Roma. Dell'antico castello restano la torre e le mura della cinta medioevale del XIV secolo. Il castello è posto in una posizione strategica, da cui si domina un ampio tratto della vallata destra del Tevere. Le sue possenti mura, ancora in gran parte conservate, testimoniano l'importanza della sua funzione di controllo sulla via che conduceva a Roma. Celebre era il transito dei mulattieri che qui confluivano e scendevano verso il piano per recarsi a Roma. Nei pressi delle mura si può ancora osservare l'antica fonte fatta costruire dai magistrati di Perugia nel 1296. Essa svolge una funzione di ristoro per i numerosi passanti. Le origini del castello sono lontane, se è vero che la sua chiesa è citata nel diploma di Federico Barbarossa nel 1163. Nel 1312 il castello resistette ai soldati di Arrigo VII, ma venne conquistato più tardi dai fuoriusciti perugini guidati da Armanno Guidaletti. Il castello appartenne a Porta San Pietro, versando un regolare contributo a favore del capitano del contado. Nel 1540, durante la "guerra del sale" fu combattuta nei pressi del castello una sanguinosa battaglia tra i perugini ed i soldati pontifici. Il castello si mantenne fedele al pontefice, che con un "Breve" del 1545 lo dispensò per sempre dal pagamento di tutte le imposte. Ma dopo quindici anni tutte le concessioni vennero revocate».

http://www.comune.marsciano.pg.it/index.php?option=com_content&task=view&id=71&Itemid=66


CASTIGLION FOSCO (resti del castello, torre circolare)

Dal sito www.settemuse.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Sul declivio di un colle, fra il verde argenteo degli olivi e quello più cupo delle querce e dei castagni, a 350 metri s.l.m., sorge Castiglion Fosco, piccolo paese ma dal passato non oscuro. Per la mancanza di fonti storiche che ne documentino le fasi costitutive, l'epoca della fondazione rimane ancora incerta, pur essendo anteriore al X secolo. La denominazione attuale di tale centro abitato sembra derivare da un certo Fuscus o Fuscius, vissuto nella seconda metà del X secolo, il quale per aver partecipato alla spedizione di Calabria ebbe in dono dall'imperatore Ottone II la collina che gli aveva dato i natali. è notorio, infatti, che tutti e tre gli Ottoni solevano ricompensare i propri soldati con terre, castelli e altri benefici, spargendo così "germi di libertà e germi di minuto feudalesimo nelle campagne". Alla morte del predetto Fosco il feudo passò nelle mani dei figli, i quali non solo lo consolidarono, ma un pò con la forza un pò col denaro riuscirono ad ampliarlo. E a difesa del conquistato diritto, a tutela dei deboli e a perenne minaccia contro i nemici e ribelli eressero un castello - circondato da robuste mura, interrotte da torri, il cui sviluppo era di circa 320 metri - che fu quindi denominato Castrum filiorum Fusci, cioè il castello dei figli di Fosco. Nel 1258 il castello, pur restando sotto la giurisdizione dei signori, era soggetto a Perugia e già da qualche anno - come si rileva dal Liber Rolandini della serie Giudiziario - aveva un sindaco o procuratore nominato dalla città. Nel censimento del 1282 la consistenza demografica di Castiglion Fosco era di 107 famiglie. In quel tempo l'entità della popolazione non era data, come noto, dal numero degli individui ma da quello delle famiglie, indicate negli antichi manoscritti con le denominazioni: fuochi o focolari. Poiché il coefficiente di trasformazione fuochi anime è stato stabilito pari a 5 unità, 107 fuochi corrispondevano dunque a circa 535 individui.

Nel 1311, durante la lotta tra la guelfa Perugia, e le città ghibelline di Todi e Spoleto, numerosi abitanti del castello furono inviati, insieme ad altri di Gaiche, a fortificare Sigillo e poiché nel 1313 tale opera non era ancora terminata furono esonerati dal servizio militare e dalla partecipazione alle operazioni di guerra. Nel 1388 i Bretoni, milizie mercenarie al soldo dell'antipapa Clemente VII, dopo aver assalito e devastato l'ospedale di Fontignano, assediarono Castiglion Fosco. La popolazione, chiusa nel castello, si difese tenacemente e, malgrado vari tentativi di sfondare la porta e scalare le mura, le schiere nemiche dovettero desistere dall'impresa e allontanarsi, lasciando sul terreno vari morti e feriti. ... Nel 1461 furono riparate le mura del castello, danneggiate dal tempo e dagli eventi bellici, e l'anno successivo fu iniziata la costruzione di una poderosa torre, tuttora esistente e in buono stato di conservazione. Il comune di Perugia contribuì alla realizzazione delle due opere mediante un'assegnazione straordinaria di 30 fiorini, ripetuta poi nel 1485. ... Nel 1500 fu completata la costruzione della torre e nel 1511 il comune di Perugia autorizzò la ricostruzione completa delle mura castellane. Nel 1518 Aurelio Foschi, l'unico della casata di cui ci sia giunta qualche notizia, fu nominato controllore delle rocche e castelli del territorio perugino. ... La principale attrattiva del paese è la torre. Robusta costruzione cilindrica, con base a scarpa, iniziata nel 1462 e terminata nel 1500, come può rilevarsi da una scritta dell'epoca incisa sopra un mattone, al secondo piano, fu fatta erigere da Tommaso di Francesco. Ristrutturata nel 1990, è tra le vestigia meglio conservate. Le malsicure e pericolose scale a pioli sono state sostituite da una scala a chiocciola che dal primo piano, dove c'è un grande orologio a pesi del secolo XIX, dal meccanismo particolarmente interessante, porta alla terrazza (metri 25), da cui si gode un suggestivo panorama. Le campane, riportate all'originario numero di tre, sono state elettrificate. ... Del castello, costruito tra la fine del secolo XI e l'inizio del XII, restano un bel tratto di mura con le caratteristiche torri quadrangolari, un arco e la grande cisterna a fianco della chiesa parrocchiale».

http://www.comune.piegaro.pg.it/castiglionfosco.html


CASTIGLIONE DEL LAGO (palazzo Ducale o della Corgna)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.sdamy.com

«Il Palazzo castiglionese dei della Corgna fu innalzato a partire dal 1563 in seguito all'acquisizione di Ascanio del titolo di marchese di Castiglione. Concepito come una piccola reggia, era completamente isolato dal resto del paese e vi furono successivamente inseriti numerosi e ricchi giardini, decantati da letterati e poeti, e purtroppo persi. Il nucleo originale era costituito da una o più case-torri del 1200, trasformato poi all'inizio del '500 in casino da caccia dai Baglioni. All'inizio del secolo vi aveva ospitato personaggi importanti, come Niccolò Machiavelli e Leonardo da Vinci. Il progetto del Palazzo è stato attribuito sia al Vignola che all'Alessi, ma non è escluso che vi concorsero entrambi. Sviluppato in quattro piani che seguono i vari livelli del terreno, si trovavano in basso cantine e scuderie, poi cucine e magazzini nel seminterrato, l'appartamento nobile, e nel piano superiore camere da letto e di servizi. Il piano nobile, e cioè l'appartamento vero e proprio del Marchese, e oggi prima tappa del percorso museale, è diviso in tre corpi principali: quello centrale (ingresso e tre saloni), e quello orientale (cinque stanze), sono stati quasi tutti affrescati da Niccolò Circignani detto "Il Pomarancio" seguendo i temi in voga nel ‘500. Splendido il ciclo di affreschi della Sala dell’Investitura dedicato interamente alle gesta belliche del fondatore della casata: Ascanio della Corgna. Il Palazzo fu acquistato dal Comune nel 1870 per la somma di L. 47.710. Dello sfarzoso arredamento interno rimane soltanto la testimonianza di 24 poltrone».

http://www.castiglionedellago.eu/it/palazzo.htm


Castiglione del Lago (rocca del Leone)

Dal sito

redazionale

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Ferdinando Mainò (https://www.facebook.com/ferdinando.maino.5)   Foto di Ferdinando Mainò (https://www.facebook.com/ferdinando.maino.5)   Foto di Ferdinando Mainò (https://www.facebook.com/ferdinando.maino.5)   Foto di Ferdinando Mainò (https://www.facebook.com/ferdinando.maino.5)  ---  Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)  ---  Foto di Carlo Bizzarri (https://www.facebook.com/profile.php?id=100009937545173)


CASTIGLIONE DELLA VALLE (castello)

Dal sito www.umbriaturismo.net   Dal sito www.contadoportaeburnea.it

«A poca distanza da Monticelli, dopo aver superato il torrente Caina, in una posizione per certi versi simile a quella del borgo appena lasciato, sopra una collinetta che controlla la valle del Nestore e del Caina, si erge l’operosa frazione di Castiglione della Valle, crocevia delle strade provenienti dal lago, da Perugia e dal marscianese; strade che collegano, oggi come un tempo, tutta la zona con vie di comunicazione più importanti, come la Pievaiola e l’Orvietana. Il borgo antico, che ci invia sue notizie fin dal XII secolo, periodo in cui venne costruita la chiesa di San Giovanni Battista, e che vide anch’esso ai primi del quattrocento le scorribande di Braccio Fortebraccio, dopo il restauro da poco avvenuto per volontà dell’Amministrazione Comunale, sembra rievocare quei periodi tumultuosi e pieni di splendore. I resti del passato sono molteplici, come testimoniano in primis l’impianto circolare del castello, con le sue torri, le sue vecchie mura e la torre campanaria, o gli importanti affreschi gelosamente custoditi dentro la chiesa del XV secolo di Santa Maria del Fosso, appena fuori le mura ...».

http://www.oasivillaggio.com/2010/10/valle-del-nestore-itinerario-storico-artistico/


CASTIGLIONE DELLA VALLE (torre di Orlando)

Dal sito www.torrediorlando.it   Dal sito www.torrediorlando.it

«Le prime notizie certe di Castiglione della Valle risalgono al 1163 quando Federico I Imperatore confermò al monastero di S. Pietro di Perugia la Chiesa Parrocchiale e il dominio di parte del castello; dal 1411 al 1416 per ben tre volte il castello fu occupato da Braccio Fortebraccio da Montone, prima nemico e poi signore di Perugia. Il paese vanta dipinti di grande valore nella chiesetta di S.Maria del Fosso (XV-XVI sec.), nella cappella del Crocifisso (XV sec.) e nella chiesa di S. Paolo e S. Ubaldo in Monticelli (Meo da Siena 1310). ... La Torre di Orlando è un esempio sufficientemente integro di torre quadrata medioevale pertinente alla cinta muraria del borgo di Castiglione della Valle, struttura fortificata, successivamente trasformata in abitazione, conserva ancora gran parte dei caratteri architettonici originari; da posizione strategica domina la valle del fiume Nèstore controllando le vie che scendono dai crinali di Cibottola e del Monte Croce, sul crocevia delle strade che provengono dal Lago Trasimeno da Marsciano da Tavernelle da Perugia. Protette da spesse mura di pietra arenaria le varie stanze della Torre si elevano una sull’altra collegate da solide scale in legno, le feritoie ai vari livelli scandiscono punti di vista eccezionali, le nicchie interne, le finestre, il caminetto, testimoniano la trasformazione in una residenza privilegiata».

http://www.torrediorlando.it/home_beb.htm


CENERENTE (castello dell'Oscano)

Dal sito www.dimoredepoca.it   Dal sito www.oscano.it/

«Il Castello dell'Oscano sorge a soli cinque chilometri dalla città di Perugia in località Cenerente. Il nome di Cenerente scaturisce dalla parola “cenere” che si depositava in questa località in conseguenza delle eruzioni vulcaniche del vicino Monte Tezio. Sondaggi geologici avvalorano la presenza di cenere negli strati superficiali del suolo. Dalle pendici di Monte Tezio nasce il torrente Oscano, da cui prende il nome il Castello, che porta le sue acque nel Lago Trasimeno. Fin dal XIII secolo, periodo di maggior inurbamento e incastellamento della campagna, sono presenti in zona insediamenti umani (abitati) di Cenerente e Oscano. Nel XV secolo, mentre non compare più l'abitato dell'Oscano, troviamo ancora citato quello di Santa Maria di Cenerente, che fin dal 200 è dotato di propria chiesa parrocchiale. Questo abitato è un trivio da cui si dipartono le strade che ad ovest vanno verso Corciano e il Lago Trasimeno, a nord-ovest verso Capocavallo, infine a nord fino alla valle del Tevere. È importante ricostruire questi tracciati, spesso piuttosto impervi, perché attraverso essi scorre un flusso commerciale di bestiame, lana, derrate alimentari e prodotti utili all'artigianato cittadino. E grazie ad essi che l'abitato di Cenerente continua a ricoprire una certa importanza nel corso dei secoli, mentre l’abitato dell'Oscano sembra destinato a scomparire. Infatti dopo la peste nera (1348) e il conseguente tracollo demografico, diversi nuclei abitati, ubicati in posizione più scomoda sia dal punto di vista economico che difensivo, vengono abbandonati. Per il secolo XVI numerose sono le notizie riguardanti questa località, segno della costante vitalità dell'abitato. All'anno 1500 risale l'accatastamento dei beni della chiesa di S. Maria di Cenerente; nel 1559 a questa parrocchia risulta unita quella, poco lontana, di S. Firmina e nell'anno 1564 è segnalato l'esistenza del fonte battesimale. Esaminando la mappa gregoriana di Cenerente è possibile osservare lo stato originario della rete viaria che confrontata con le mappe catastali successive evidenziano le modificazioni.

Nel registro delle modificazioni del comune di Perugia, n 17 bis, è registrata la cessione di diversi appezzamenti di terreno da parte dell'avvocato Alessandro Bianchi al comune di Perugia, costituenti il nuovo tracciato viario, tale atto risulta rogato il 18 giugno 1901. Sull'origine del castello manca una precisa documentazione bibliografica, ma dall'esame della sua struttura, dall'analisi dei luoghi e della loro storia (sopra riportata) si può supporre che nel medioevo sul luogo sorgeva un fortilizio con torre quadrangolare i cui resti sono ancora visibili nella scala minore del castello. Le prime notizie scritte sul Castello dell'Oscano, risalgono al 1364, quando le milizie pontificie della Compagnia Bianca giunsero dalla toscana ed invasero, devastandolo, il territorio Perugino. Tutta la zona intorno a Cenerente, e dunque anche quella dell'Oscano, all'epoca era considerata strategica, in quanto crocevia di importanti vie di comunicazione verso il Lago Trasimeno, Capocavallo e quindi la Toscana, e verso Pieve San Quirico, Gubbio e le Marche. ... All'Oscano, sui resti di un antico fortilizio, nel 1895 la contessa Ada Hungerford in Telfener fece erigere in circa dieci anni, un falso castello medievale in stile neogotico, ispirato a modelli inglesi e toscani, secondo una moda “revival” del periodo illuminista molto diffusa in quegli anni, non dissimile da Miralago sul Trasimeno, e del Castello Isabella sull'isola Maggiore, in cui era solita invitare l'aristocrazia perugina ed esponenti della cultura italiana e tedesca. Non si conosce il nome del progettista di tale opera, ma è legittimo ipotizzare che sia stato (almeno nella parte iniziale, 1895 - dicembre 1897 data della morte) lo stesso conte ingegnere Giuseppe Telfener che senz'altro ne aveva le competenze, ma che sicuramente non ha potuto completare l'opera durata almeno dieci anni. Altra ipotesi altrettanto legittima è che il progettista sia stato, da solo, insieme al “conte”, o proseguendo l'opera del conte, l'ingegner Censi di Roma, di cui esistono alcuni disegni del castello, appesi alle pareti dello stesso. Grazie ai conti Telfner, all'inizio del secolo il castello divenne punto d'incontro di movimenti culturali da tutta Italia ed anche dalla Baviera e la sua fama in ambito regionale determinò numerose imitazioni dell'architettura e della sistemazione del giardino che nei primi anni del novecento divenne sede di uno dei più importanti club di botanici. ...».

http://www.oscano.it/la_storia.html


CERALTO (castello)

Dal sito www.dalcacciatore.it   Dal sito www.dalcacciatore.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«In comune di Gualdo Cattaneo. ... Nel 1311, già forte castello, fu distrutto dai perugini. Passò a Todi, quindi a papa Alessandro VI (1496). Nel 1512 tornò a Todi: il suo stemma (aquila) spicca sulla porta. Fu unito alla comunità di S. Terenziano nel 1815, che fu appodiata a Collazzone; quindi al comune indipendente di S. Terenziano dal 1829 e unita a Gualdo nel 1861. Il castello, pressoché intatto nelle torri, nel maschio esagonale e nelle mura, domina la valle del Puglia. La chiesa dei ss. Pietro e Paolo, che poggia sulle mura castellane, conserva tele e affreschi. Il campanile è stato ricavato da una torre».

http://www.lamiaumbria.it/scheda_comuni.asp?pag=1531


CIBOTTOLA (castello)

Foto di Fabrizio Ponzio, dal sito www.comune.piegaro.pg.it   Dal sito www.fortezze.it

«Il Castello di Cibottola (m. 471), eretto prima del X secolo, sorge a sud-est di Pietrafitta sulla cima di uno dei rilievi che delimitano il fiume Nestore. Dell’antico insediamento, dipendente dal contado di porta Santa Susanna poi di Porta Eburnea di Perugia, rimane oggi la porta di ingresso, un’alta torre ottagonale adattata nel XVII secolo a campanile della parrocchiale e gran parte della cerchia muraria con torrione angolare circolare. L’insediamento fu conosciuto fin dal medioevo per la sua vicinanza al convento di S. Bartolomeo, dove soggiornarono san Francesco d’Assisi, sant’Antonio da Padova e san Bonaventura; inoltre nel 1416 accolse Braccio Fortebracci che si preparava a marciare contro Perugia. Il castello fu chiamato Cibottola nel XV secolo per rendere omaggio a Maurizio Cybo, governatore di Perugia e fratello di papa Innocenzo VIII (1484-92), che vi aveva istituito una pretura e alcuni granai popolari. Nei primi anni del Cinquecento il castello fu feudo dei Crispolti; passò poi agli Scotti e nei primi anni del Settecento ai Tocchi. Oggi il castello è di proprietà comunale».

http://www.paesaggi.regioneumbria.eu/default.aspx?IDCont=200124


CISTERNA (castello)

Dal sito www.stradadelsagrantino.it   Dal sito www.tripadvisor.it

«Risale al XIII sec. e si eleva su un colle sopra il fiume Puglia. Sotto il dominio Perugino fino al 1378, era il castello della zona con il più alto numero di fuochi; per la festa di S. Ercolano gli abitanti dovevano mandare a Perugia tre libbre di cera. Nel 1412, il castello venne acquistato da Ugolino III Trinci. Papa Gregorio XII con atto del luglio 1412, concesse il castello in vicariato al Trinci, dietro il pagamento di un tributo annuale, con i consueti patti di fedeltà e di amministrazione della giustizia. Nel 1414, l'Italia centrale e l'Umbria furono invase dalle milizie di Ladislao d'Angiò, re di Napoli. Ugolino III si accordò con i fiorentini ponendosi sotto la loro giurisdizione. Il castello di Cisterna restò ai Trinci fino al 1441 quando la loro signoria terminò; contava all'epoca 118 abitanti. Nel 1802 fu unito al comune di Gualdo Cattaneo, poi fece parte della comunità di S. Terenziano appodiata a Collazzone e indipendente dal 1829; nel 1861 ritornò sotto Gualdo Cattaneo. Allo stato attuale si presenta in discrete condizioni, con l'alta torre medievale ancora ben visibile, adiacente alla quale si trova un nucleo abitato di origine ottocentesca».

http://www.stradadelsagrantino.it/informazioni-generali-gualdo-cattaneo.php


CITTÀ DELLA PIEVE (borgo, palazzi)

Dal sito http://pantalina5872.wordpress.com/   Dal sito www.guidaditalia.com

«Ingresso da Porta Fiorentina. Si entra nella città per la Porta Fiorentina che, come è evidente, non è terminata (infatti manca l'arco). L'attuale non è l'antica porta medievale, ma è stata costruita intorno al 1820 in omaggio al progresso ed anche per permettere l'entrata in città a mezzi di trasporto di maggiori dimensioni. Siamo in via P. Vannucci, una via larga con andamento ondulato e curvilineo dovuto probabilmente ad esigenze di tipo difensivo. Infatti nella prima società comunale esistevano due classi sociali, quella dei Cavalieri, cioè gli aristocratici che potevano permettersi l'uso del cavallo in guerra, e quella dei Pedoni, cioè i contadini inurbati che usavano l'arco e la balestra. Tra queste due classi erano frequenti gli scontri e la città, quindi, era organizzata a seconda delle esigenze difensive dei due ceti. Via P. Vannucci si può ritenere una via dei Cavalieri che, grazie alla presenza delle curve, riuscivano ad evitare le frecce lanciate dai pedoni. Invece, a ridosso, troviamo strade strette e ad andamento frammentato, le vie dei Pedoni, dove i Cavalieri non riuscivano ad entrare. Mentre in altre città dell'Italia Centrale, con l'affermarsi della borghesia mercantile, che non va alla guerra ma assolda le truppe, l'andamento delle strade viene modificato, a Città della Pieve ciò non accade perché questa passa sotto il dominio di Perugia. è questo il quartiere chiamato popolarmente Casalino, termine che sta a indicare una lottizzazione di case medievali, una accanto all'altra, della stessa altezza e della stessa larghezza, costruite probabilmente nel momento in cui alcuni contadini lasciano la campagna per la città, diventando così artigiani o piccoli borghesi. Queste case presentano tutte la medesima tipologia di "lotto gotico a tre aperture": case a due piani con tre entrate, una più stretta per l'abitazione, due per la bottega, una delle quali, in qualche caso, poteva servire da sottopassaggio; nei vicoli il lotto si riduceva a due aperture.

Torre del Vescovo e cinta muraria. Delle antiche mura del XIII secolo rimangono oggi solo poche tracce tra Porta Romana e la Rocca e tra Porta Fiorentina e la Torre del Vescovo. Il torrione è successivo alla cinta muraria, che è della metà del 1200; risale, infatti, al 1326, quando Perugia decise di costruire la Rocca e di rinforzare le difese nelle mura. L'arco, ogivale, è dunque inerente al 1300 e non al secolo precedente. All'interno c'erano dei piani in legno, dove si poggiavano le macchine belliche. Il vicolo, che conduce alla Torre, si chiama Via del Barbacane: è questo un termine militare, che sta ad indicare la scarpata posta obliquamente verso l'esterno, nella parte inferiore delle mura, allo scopo di impedire ai nemici di scalarle. ... Nel 1738 furono iniziati i lavori per la costruzione dell'elegante campanile, che richiesero molti anni e molto denaro. All'interno la chiesa è ricca di opere di grandi artisti, tra cui Pietro Perugino, Antonio Circignani detto il Pomarancio, Salvio Savini, Giannicola di Paolo ecc. Al di sotto dell'abside rimangono resti di un'antica costruzione, alla quale si accede attraverso l'Ufficio Turistico (situato nella piazza stessa), ritenuta per molti anni una cripta, ma più verosimilmente resti di un edificio civile, che, all'epoca della sua edificazione, era esterno alla chiesa (che, infatti, era più piccola di quella attuale). Si tratta, probabilmente, della Loggia del Palazzo dei Consoli, costruito a Città della Pieve nel periodo della libertà comunale e poi fatto abbattere, quando, nel 1250, dopo la morte di Federico Il, Perugia sottomise nuovamente la città ribelle. Nei locali adiacenti alla sacrestia si trova il Museo Diocesano. Esso contiene materiale di diverse epoche storiche e di diversa provenienza. Si tratta di urne cinerarie etrusche, oreficerie, affreschi ecc, provenienti sia dalla cattedrale che da altre chiese del territorio. Torre Civica. Eretta nel XII secolo, fu successivamente sopraelevata, tra il XIV e il XV secolo, con l'uso del laterizio. è di proprietà comunale. Sul lato sinistro della piazza troviamo Palazzo Orlandi. Fu edificato probabilmente nel XIII secolo, ma oggi dell'antico Palazzo restano solo i fondi, una scala a chiocciola in pietra ed una sala; infatti fu modificato una prima volta nel 1896 e successivamente nel 1915. Al suo fianco c'è Palazzo Cartoni. L'edificio fu progettato nel 1845 dall'architetto Giovanni Santini, direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Perugia; nel suo interno troviamo, al piano nobile, affreschi dei fratelli Ponti, al piano superiore decorazioni del pittore pievese Filiberto Cappannini. ...».

http://www.medioevoinumbria.it/ita/percorsi/a_spasso_per_cittadellapieve.htm


CITTÀ DELLA PIEVE (rocca)

Dal sito www.bandierearancioni.it   Dal sito www.cittadellapieve.org

«Contesto: urbano. Datazione: XIV secolo. La rocca di Città della Pieve si trova al centro dell’abitato. Fu costruita perché, a seguito delle ripetute ribellioni da parte della città stessa, costantemente ghibellina, Perugia decise, nel 1322, di edificare una rocca per controllare meglio l’intera città e per dare più sicurezza alla propria guarnigione. Fu progettata dei senesi Lorenzo ed Ambrogio Maitani e fu eretta in corrispondenza della cinta muraria, di fianco alla porta Perugina. La pianta, quadrata, ha quattro pittoresche torri angolari, di cui una, purtroppo, mutila, come pure il mastio. In origine era circondata da un profondo fossato e da uno steccato in legno. Nel cortile venne costruita un’ampia cisterna per consentire l’approvvigionamento di acqua durante l’assedio. Una simile struttura militare, costruita a prova di massima sicurezza, favorì successivamente l’insediamento di capitani di ventura quali Biordo Michelotti e Braccio Fortebraccio da Montone. Nel XV secolo la rocca subì numerosi interventi di restauro: nel 1471 sotto la direzione dell’architetto perugino Polidoro di Stefano, nel 1474 con l’architetto lombardo Gasparino di Antonio e nel 1490 altri lavori condotti da Fino d’Ugolino da Perugia. All’interno della rocca furono strangolati Paolo Orsini e il duca di Gravina dopo la storica congiura ai danni del Valentino. A partire dal 1529 con il Cardinale Coppi detto il Tranese la rocca perse le sue funzioni difensive e divenne sede di Governatori Perpetui. In quell’occasione fu edificata in cortile una residenza per i nuovi magistrati, mentre le torri venivano adibite a carcere ed abitazione di guardie e soldati. Il nuovo edificio si affacciava anche all’esterno tramite una loggia, oggi tutt’ora esistente. L’edificio subì gravi eventi bellici nei secoli successivi e tra Sette e Ottocento fu aggiunto sul fronte esterno un grande fabbricato, il palazzo Governativo. Con l’Unità d’Italia, infine, la rocca divenne carcere mandamentale. Nel 1914 e nel 1919 l’amministrazione della città decise lo smantellamento della porta Perugina, prima, e del fabbricato aggiunto, poi».

http://www.itinerari.regioneumbria.eu/default.aspx?IDCont=222291


CITTÀ DI CASTELLO (castello di Petriolo)

Dal sito www.deloguassociati.com   Foto di aldocapp@alice.it, dal sito www.panoramio.com

«Il Castello di Petriolo sorge nelle colline a nord della città di Perugia e faceva originariamente parte del sistema militare difensivo della città. Il progetto [di restauro e riutilizzo] prevede il riuso ad abitazione privata dell’intero complesso, diviso in differenti unità abitative; in particolare si è recuperato il piano nobile secondo la sua originaria conformazione, procedendo ad un restauro filologico degli elementi architettonici. L’”appartamento della chiesa”, situato sopra la piccola cappella ancora consacrata, è ricavato nel bastione ad ovest dell’ingresso, e riunisce l’antico essiccatoio, ora salone, un ambiente di servizio dell’unità adiacente al piano nobile, ora camera da letto, e l’antico sottotetto non accessibile ora cucina. ...».

http://lixigae.wordpress.com/castello-petriolo/


CITTÀ DI CASTELLO (palazzo Comunale o dei Priori, palazzo del Podestà)

Palazzo Comunale o dei Priori, dal sito http://blog.travelpod.com   Palazzo del Podestà, dal sito http://blog.travelpod.com

«...In piazza Matteotti è situato l'ex Palazzo del Podestà, un grande edificio attribuito ad Angelo da Orvieto; mentre il lato che fronteggia la piazza è stato ristrutturato in forme barocche nel '600, la parte in pietra che fiancheggia Corso Cavour ha conservato le antiche forme gotiche. L'animato Corso conduce in piazza Gabriotti, in cui si erge il Palazzo Comunale: realizzato nella prima metà del XIV secolo da Angelo da Orvieto, è un magnifico edificio gotico, con bel portale ed eleganti bifore, rimasto però incompiuto a causa di sconvolgimenti politici che hanno impedito la conclusione dei lavori; dal grande atrio, con volte a crociera sostenute da pilastri poligonali, parte un ampio scalone che conduce ai piani superiori, in cui si possono visitare antichi Archivi e la Sala Maggiore, con lapidi romane alle pareti. ...».

http://www.argoweb.it/citta_di_castello/citta.it.html


CITTÀ DI CASTELLO (mura urbiche)

Dal sito www.federicofacca.it   Dal sito www.cdcnet.net

«Ancora intatte in molte loro parti, a memoria del passato medievale; in alcuni tratti è ancora visibile la doppia cinta muraria, come nell’accesso antistante il parco dell’ansa del Tevere. Sempre lungo la circonvallazione ovest si apre la trecentesca Porta Sant’Andrea. Sebbene mutilo e bisognoso di restauro, da notare è il Torrione San Giacomo».

http://www.cdcnet.net/it/luoghi/mura_urbiche.html


CITTÀ DI CASTELLO (torre cilindrica)

Dal sito www.settemuse.it   Foto di Costantino77, dal sito www.tripmondo.com

«Di struttura molto rara in Italia, questa torre, collocata staccata dalla adiacente Cattedrale, appare costruita con piccoli conci in pietra, in stile romanico, nella parte inferiore e in stile gotico nella parte superiore. Il doppio ordine delle aperture sino al coronamento conico che ne sottolinea la straordinaria peculiarità, alleggerisce e rende più elegante la possente struttura».

http://www.settemuse.it/viaggi_italia_umbria/perugia_citta_di_castello.htm


CITTÀ DI CASTELLO (torre Civica)

Dal sito http://eo.wikipedia.org   Dal sito www.cdcnet.net

«Detta anche Torre del Vescovo per la posizione che occupa (a destra del Palazzo Vescovile), la Torre civica si data tra il XIII e il XIV secolo. Per un incasso esterno della torre Luca Signorelli nel 1474 dipinse un affresco raffigurante una "Madonna con bambino tra San Paolo e San Girolamo", alcuni frammenti del quale sono conservati nella Pinacoteca Comunale della città. L'affresco sostituiva quello raffigurante i "Ribelli della Patria" (1385), opera di Bartolomeo di Bindo e Brunone di Giuntino. Nel 1397 vi fu posto il primo orologio pubblico».

http://www.cittadicastellonline.it/davedere/torrecivica/torrecivica.php


Civitella (borgo fortificato)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.lavalnerina.it

«Il Castello è una frazione del Comune di Scheggino e sorge alle pendici del monte San Vito ad una quota di 480 m s.l.m . Il toponimo deriva probabilmente da civitas (cittadella), come suggerisce il suo stesso aspetto. Castello ellittico di pendio (di tipologia analoga a quella di S. Anatolia), cinto da mura ben conservate nella parte esposta a sud, lungo uno dei percorsi montani minori che collegavano la valle del Nera con il territorio di Monteleone di Spoleto. Questo percorso è testimoniato anche dall’esistenza, a partire dal tardo medioevo, di un pellegrinaio chiamato Hospitale S. Crucis che sorgeva nei pressi di Civitella e che la tradizione identifica invece con un edificio con portale architravato e scolpito, accanto alla parrocchiale. Nella cinta si aprono due porte: la “porta priora”, a monte, è preceduta da un passaggio coperto a volta, e da resti di un bastione; della “porta da piedi”, all’estremità dello scosceso pendio, sopravvive oggi solo l’arco ogivale in pietra. La distribuzione interna, tipica degli insediamenti arroccati sulla parte più alta di un colle, è caratterizzata da una strada di spina (che collega in forte pendenza le due porte) e da strade trasversali a servizio delle residenze. Queste, il più delle volte, sono servite da scale esterne che raggiungono il primo piano abitabile al di sotto del quale vi sono depositi per attrezzi agricoli o stalle. L’edilizia è in genere molto sobria ma non mancano particolari che denotano una certa accuratezza (bifore, logge, piattabande). Alcuni edifici dei sec. XVI e XVII rivelano le aspirazioni di una modesta classe di proprietari ad una edilizia artistica: come si vede nelle case Diosi e Spera, con portali e finestre ornate. Il castello, nonostante vi si osservi qualche intervento di recente ristrutturazione, conserva ancora nel complesso le sue caratteristiche architettoniche originali, versa però, in uno stato di progressivo abbandono, con numerosi edifici in precarie condizioni».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-civitella-tr


Civitella Benazzone (borgo)

a c. di Cristina Ferrari


CIVITELLA RANIERI (castello)

Dal sito www.cerretino.it   Dal sito www.settemuse.it   Dal sito www.cerretino.it

«È uno dei luoghi più suggestivi e maestosi dell'Umbria, costruito sopra un colle nei pressi della strada Gubbio-Umbertide in posizione strategica per la vicinanza con Perugia, Gubbio e Città di Castello. Il castello di Civitella Ranieri era al centro di una contea appartenuta ai nobili Signori Ranieri. Il bosco secolare che lo circonda conferisce ancora oggi alla fortezza un fascino magico. È costituito da torri rotonde, a scarpata, con archi aggettanti che si ripetono sulla facciata, tutta percorsa da beccatelli, nel cui interno si trovano le finestre. È cinto da mura che permettono l'accesso interno attraverso due porte, una a sud ed una a nord. Questa è la più antica con resti di un ponte levatoio. L'attuale castello sorge nel luogo di un primitivo insediamento militare, vicino alle abbazie di Camporeggiano e San Salvatore, la cui costruzione venne iniziata nel 1078 ad opera di Raniero, fratello del duca Guglielmo di Monferrato. L'opera venne portata a termine dal figlio Uberto che fece costruire una " cittadella" . Di qui l'origine del nome "Civitella". Nel 1361, durante la lunga lotta tra nobili e popolani perugini fu acquistato dai Michelotti, che si proclamarono conti di tale castello. Il 16 giugno 1407, però, Ruggero II Ranieri detto Kahn (soprannome che in Oriente si dava ai condottieri), poi volgarizzato in Cane, figlio di Costantino I, alla testa dei suoi armati recuperò il castello ridotto purtroppo in cattive condizioni e si adoperò per ricostruirlo nuovamente. Nel 1900, circa, il Castello fu ereditato dal figlio di Emanuele Ranieri di Sorbello, uomo di profonda religiosità e insigne studioso, il quale riordinò la biblioteca e l'archivio di famiglia. Nel 1992 è stato istituito il Civitella Ranieri Center, punto d'incontro per giovani interessati all'arte, alla musica, alla letteratura e alla poesia, finanziato dalla Civitella Ranieri Foundation, organizzazione con sede a New York. L´attuale struttura architettonica, oggi trasformata internamente in accoglienti appartamenti, studi per artisti e uffici, è frutto di successivi interventi che nel corso degli anni ne hanno modificato l'aspetto originario».

http://www.comune.umbertide.pg.it/Citta-e-territorio/Castelli-e-Borghi/Castello-di-Civitella-Ranieri


Coccorano (ruderi del castello)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.perugiatoday.it

«L’origine del nome non si conosce. Coccorano non ha un agglomerato di case, è non è stato mai totalmente dipendente o collegato ad Assisi. Il castello risalirebbe agli inizi del feudalesimo in Italia, al tempo delle calate degli imperatori germanici. Fa fede dell’antichità del castello il testo di una iscrizione posta a fianco dell’altare maggiore dell’attuale chiesa di Coccorano. La fondazione del castello risale a un tale Ranaldo, capostipite di una antichissima famiglia eugubina che partecipò alle crociate sotto le insegne di Goffredo di Buglione. Nell’anno 1257, Ugolino un discendente di Ranaldo, venuto in discordia con i reggitori del governo di Gubbio, andò esule a Perugia dove poi i conti di Coccorano assunsero il cognome di Bigazzini. Jacopo Bigazzini, fervente ammiratore di san Francesco, accolse spesso in Coccorano il santo a cui donò Caprignone posto sull’alture che sovrastano il Chiascio. Alcuni storici francesi hanno avanzato l’ipotesi che Favarone di Offreduccio di Bernardino, padre di santa Chiara di Assisi, abbia abitato a Coccorano, dove in occasione della congiura dei Raspanti, trovarono protezione e rifugio presso il Castello di Coccorano molti perugini scampati alla carneficina scatenata in Perugia nell’anno 1393 dalla fazione popolare. La torre di Coccorano, molto ambita per la sua favorevole posizione di controllo della valle, venne molto contesa. Sorse una disputa tra Perugia ed Urbino, la firma di pace nella discordia avvenne nel Castello di Biscina. Divisa l’immensa proprietà terriera di un tempo, scomparsa la nobile stirpe dei conti di Coccorano, ora resta se non il ricordo delle loro gloriose gesta. Il castello primitivo è del secolo XI, i suoi resti fanno supporre che in epoca non precisata, è stato ampliato e aggiornato nei modi di difesa, e questo alla fine del sec. XIV o inizio del XV, sia per la torre che per le mura di cinta. Attualmente sull’alta ripa, che è visibile sulla destra del Chiascio, troviamo Belmonte, solida casa, le cui fondamenta costruite in pietra locale testimoniano la presenza dell’antico castello. La chiesetta attuale, il cui titolare è sant'Antimo, ha l’abside ad oriente, su cui è eretto il campaniletto a croce: non è distante dalle vestigia del castello».

http://turismo.comune.valfabbrica.pg.it/pagine/pieve-di-coccorano


COLLAZZONE (mura)

Dal sito http://mapio.net/pic/p-61371189/   Dal sito http://mapio.net/pic/p-61371189/   Dal sito www.3bmeteo.com   Dal sito http://mapio.net/pic/p-61371189/

«Territorio già abitato al tempo degli Umbri, vennero poi gli Etruschi ed i Romani. Dopo la caduta dell'Impero romano fu conteso tra il Ducato di Roma e di Spoleto finché, nell'VIII secolo, furono tracciati i confini che inserirono Collazzone nei domini di Todi. Durante il XIII e XIV secolo, dopo un breve periodo di autonomia comunale e gli scontri tra Guelfi e Ghibellini, il governo del territorio da parte di un nobile investito dal Papa (la famiglia Baglioni di Perugia), fu annesso allo Stato Pontificio fino alla nascita del Regno d'Italia (1860). Il borgo, di origine medievale, conserva le caratteristiche essenziali dell'architettura militare longobarda, con le sue mura medioevali, i terrapieni, i contrafforti, i torrioni ancora intatti, e le piccole e strette vie. ...».

https://www.umbriatourism.it/-/collazzone


COLLE SAN PAOLO (castello)

Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Il castello è molto particolare nel suo aspetto soprattutto nella porta di ingresso sormontata da una terrazza merlata e un campanile, purtroppo l’aspetto è gravemente deturpato da una tettoia in lamiera adibita a garage. Cenni storici. Percorrendo la provinciale Pievaiola, dopo circa 3 chilometri da Tavernelle si incontra un bivio che conduce a Colle San Paolo, antico castello medievale, che formò insieme a Mongiovino e Montali un baluardo difensivo straordinario a protezione dei confini perugini verso Panicale. Nel 1399 il Consiglio dei priori di Perugia decretò di esentare il castello dal pagamento delle tasse per due anni a causa delle misere condizioni degli abitanti. Nel 1443 Colle San Paolo fu occupato dalle milizie del venturiero Ciarpellone, condottiero audace e bellicoso, insieme a Macereto e Montegualandro. Nativo di Pescia, per anni fedele a Francesco I Sforza, Ciarpellone si stabilì a Paciano, a guisa di signore, restandovi qualche mese. I Perugini seppur in ristrettezze finanziarie si dettero da fare per racimolare i denari necessari al riscatto del castello di Piegaro, pagando al Ciarpellone il grano che vi aveva trovato e “(che dicevano essere intorno a mille somme) a vinti bolognini per mina” (approssimativamente 1.350 q. per un valore di 28 bolognini al q.). Solo a questo prezzo, i 200 fanti lasciati di guarnigione se ne andarono, portando però con sé i prigionieri per i quali poi si dovette pagare il riscatto. Nel 1444 Colle de S. Paolo era accatastato per 754 libre, aveva 21 uomini atti alle armi e 28 famiglie. Nel 1484 il castello ottenne da Perugia la somma di 20 fiorini destinata al rifacimento della cinta muraria; i lavori furono portati a termine nel 1495 poiché, con l’appellativo di caserma, passò sotto il contado di porta Eburnea: contava 125 abitanti che salirono a 150 nel 1501.

Aspetto. Nel secolo XVII il castello passò a privati e fu trasformato in residenza-fattoria dopodiché è stato ristrutturato in vari appartamenti; oggi appare ben conservato e abitato. Si presenta con imponente portale d’ingresso merlato alla guelfa e controscarpato, affiancato da un torrione su cui svetta il campanile. Nella torre d’ingresso, sopra l’ arco, si possono leggere queste parole in una lapide di marmo: “NOLAE COMUNITATIS COLLOCATO ANNO DOMINI MLCCXCV EXPLETA EST EX INULCENTIA NOB: FAMILIAS CAPRAUTI EX INSTRUM. ROG. DOMINICI TASSI DIE X MARTII”. Da interpretarsi così: “una non meglio identificata comunità di Nola nel 1795 ha ristrutturato una parte del castello per concessione della nobile famiglia Capra con rogito del 10 maggio del notaio Domenico Tassi“.. ...».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-colle-san-paolo-panicale-pg


Collegiacone (torre di avvistamento)

Dal sito www.lavalnerina.it   Dal sito http://digilander.libero.it/santa_rita/vita.htm

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)   Foto di Maurizio Triggiani (https://www.facebook.com/maurizio.triggiani)

«La frazione di Collegiacone appartiene al comune di Cascia. Essa si trova sulle ripide pendici del Monte della Sassa, ad ovest di Cascia, lungo la strada a mezza costa che raggiungeva gli insediamenti monastici sparsi per il monte e lungo la via di transito verso Roccaporena. Il toponimo di Collegiacone compare anche nelle fonti come Collis Diaconis o Collis Iucundus. La sua posizione di vedetta sulla sottostante Valle del Fiume Corno e l`esistenza di una torre quadrata nella parte più alta dell`abitato, in funzione di cassero, ripetono per giacitura e impianto, l`usuale tipologia del castello di pendio. Guerre e terremoti distrussero inizialmente le mura castellane e il vecchio villaggio, abbandonato in seguito dagli abitanti per i gravi danni subiti nell`ennesimo sisma del 1962 e seguenti, venne ricostruito più a monte. La torre di vedetta è tutto ciò che oggi rimane dell’antico Castello. Storicamente, la Torre di Collegiacone è legata con la vita di santa Rita, poiché fu proprio presso la torre che suo marito Paolo di Ferdinando Mancino, fu tragicamente assassinato in piena notte, mentre tornava da Cascia».

http://www.lavalnerina.com/dett_luogo.php?id_item=888


COLLEMANCIO (castello, palazzo del Podestà)

Dal sito http://umbrianelcuore.com   Dal sito www.ilrientro.com   Dal sito www.ilrientro.com

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)  ---  Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fagnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

«Collemancio è una frazione del comune di Cannara. Le più antiche notizie riguardanti questo castello risalgono al 1224, anno in cui Onorio III concede al vescovo di Assisi la giurisdizione temporale su Collismanci, che la tradizione vuole fondato da un tal Mancio,vanno sicuramente arretrate poiché nel 1018 in un placito (Assisi Archivio S. Rufino, cassetto 11,n 89 il duca Raniero menziona la plebem sancta Maria de Urbino, identificabile con la chiesetta sviluppatasi lungo la strada romana. Ciò prova l’esistenza almeno di una piccola comunità che, abbandonando il sito della città antica, si insediò nei pressi continuando a usufruire almeno fino al XV secolo, dell’antico luogo di culto. Nel 1236 Gregorio IX nomina vicario del borgo Manente Mainardi. Nel 1293 è attestata l’esistenza di un piccolo comune con autonome magistrature, dopo che Innocenzo IV nel 1251 l’aveva già trasferito ad una laica giurisdizione. Le Rationes decimarum documentano nella prima metà del XIV secolo l’esistenza di Santa Maria, San Biagio, Sant’Angelo di Sutri e San Salvatore,provando così un discreto sviluppo territoriale del castello che a queste date doveva ormai avere definitivamente assunto l’aspetto di cittadella fortificata. Nel 1377 Collemancio, seguendo l’esempio di Cannara si sottomette a Perugia. A seguito di tale alleanza l’assisano Guglielmo di Carlo, sostenitore dei Michelotti, lo sottopone a saccheggio nel 1384. Nel 1413 Giovanni XXII lo concede in signoria alla famiglia folignate dei Trinci, che ne rimane in possesso fino al 1431. Quattro anni più tardi è annesso allo stato dei Baglioni, che ne faranno una privilegiata residenza estiva per l’amenità del luogo. Da questo momento Collemancio condivide le stesse sorti di Cannara entrando a far parte dei territori ecclesiastici nel 1648 e del comune di Cannara nel 1870. Com’era e com’è oggi il Castello. Situato con le sue solide mura a strapiombo, con un robusto cassero a protezione della principale porta d’accesso al borgo, dove è scolpito lo stemma di Collemancio (una torre sormontata da un cassero a merli guelfi). La pianta del castello è molto semplice, all’interno si snodano due strade principali e parallele che attraversano tutto il Borgo. Le strada inferiore conduce al nucleo intorno al quale si è sviluppato l’antico paese costituito dalla chiesa di Santo Stefano e dal Palazzetto del Podestà. Nella Chiesa di S. Stefano, nota sin dal Trecento ad un'unica navata, sono presenti diversi affreschi, in fondo alla parete è appoggiata una colonna romana. Nella piazzetta della chiesa è presente il palazzo del Podestà, una costruzione del XIV secolo, al piano terra c’era una piccola cappella detta Santa Maria Nuova a destra della cappella esisteva un tempo un piccolo e tetro carcere. Ora il Palazzetto è sede della “Fondazione Urvinum Hortense”, sorta per valorizzare le risorse artistiche del luogo».

http://www.prolococannara.it/index.php/collemancio


COLLEPEPE (torre)

Foto di dado72, dal sito http://mapio.net/s/55591898/   Foto di dado72, dal sito http://mapio.net/s/55591898/

«Collepepe è il centro più popolato del Comune di Collazzone, con circa duemila abitanti. Attraversato dalla superstrada (uscita Marsciano), è facilmente raggiungibile anche da Foligno o Spoleto, attraverso la strada del puglia che congiunge Collepepe a Bastardo. Già nel 1290 contava 250 abitanti, ed oltre alla rilevanza urbanistica, Collepepe ha subito acquisito una notevole importanza strategica, per la possibilità di controllare il flusso di merci che venivano da Perugia o dalla Valle Spoletina; per questo motivo Collepepe fu sempre oggetto di contese da parte di Todi, Perugia e Spoleto. L’originario borgo medioevale poggia su una collina appena sopra la valle del Tevere, mentre la gran parte delle abitazioni si stende fino a valle, fino ad oltrepassare la E45 e raggiungere il fiume Tevere. All’ingresso del castello è possibile visitare la torre d’ingresso del borgo (risalente al XIV secolo) e la chiesa parrocchiale. Appena fuori dal borgo è possibile raggiungere le Carceri Romane e l’abbazia di S. Pancrazio, ad oggi completamente ristrutturata ed è destinata ad Hotel di categoria 4 stelle. ...».

http://www.comune.collazzone.pg.it/index.php/territorio-e-luoghi-d-arte/collepepe


Collevalenza (torre)

Dal sito www.torre-sangiovanni.it   Dal sito www.torre-sangiovanni.it   Dal sito www.torre-sangiovanni.it

  

«Le origini del borgo sono incerte. Il nome di Collevalenza (o Colvalenza) deriverebbe dal tempio dedicato a Giunone Valentia, che si ergeva al posto dell’attuale castello. Fedele ai ghibellini della famiglia Chiaravalle, l'antico maniero - che comprende la torre di avvistamento del 1200 - fu teatro di numerose dispute e rabbiosi assalti dalle opposte fazioni guelfa e ghibellina di Todi; il castello stesso dal 1272 fu più volte attaccato, espugnato, raso al suolo e per secoli fu terreno di discordia delle contrarie parti. Nel 1322 fu conquistato dai guelfi guidati dal cavaliere romano Savelli, che pochi anni dopo fu fatto decapitare dal papa. Nel 1377 la popolazione fu pesantemente oppressa e il castello in gran parte distrutto dal guelfo Catalano degli Atti. Le dispute proseguirono fino al 1500 circa. Quando non funestata dalle discordie, Collevalenza ed il suo castello erano ritenuti uno dei migliori luoghi di villeggiatura di tutto il contado. Nelle dirette vicinanze si trovano ancora oggi i resti della Via Flaminia di epoca Romana e la grande Selva di Pugliano, vero paradiso per i numerosi “uccellatori” di colombi migratori. Nel borgo di Collevalenza, Muzio Attendolo Sforza nel 1409 volle celebrare splendide nozze con Antonia Salimbeni, vedova di Francesco Casale, signore di Cortona e di Chiusi. Nel 1424 fu ricostruito e oggi si possono ancora ammirare i torrioni quattrocenteschi e le mura in stile gotico con bifore affacciate su Todi. La torre di avvistamento dell'antico castello di Collevalenza, borgo medievale sito a pochi chilometri da Todi, è oggi parte dell'affascinante residenza d’epoca Torre Sangiovanni B&B e Ristorante. La struttura è a 200 metri dal Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza ...».

http://castelliere.blogspot.it/2014/06/il-castello-di-venerdi-27-giugno.html


Colpetrazzo (borgo fortificato)

Dal sito www.massamartanaturismo.it   Dal sito www.massamartanaturismo.it

«La tradizione vuole che il centro sia sorto prima del Mille quando la popolazione che abitava il Vicus ad Martis abbandonò la pianura per ritirarsi in luoghi più sicuri ed era chiamato “Collis Petri Azzonis“. Castello costruito tra la fine del 1300 ed i primi anni del 1400, conserva ancora intatta la sua struttura medioevale. Si ipotizza che venne edificato dal Comune di Todi con pietra recuperata dalle rovine dei circostanti castelli montani. Il territorio del castello include vaste montagne boscose (ricche sopratutto di elci) sulle quali la popolazione esercita, fin dal 1424, lo ius lignandi, il diritto cioè di tagliare legna secondo i propri bisogni. Gli abitanti si obbligarono a loro volta (1460) a non ospitare alcuna persona che fosse sospetta o comunque sgradita ai priori di Todi. Nel castello esisteva dal 1592 anche un ricco deposito di grano (Monte frumentario dell’Abbondanza ), che, nel 1753, era posto sotto il controllo del Convento di San Pietro di Montescoppio, notevole era anche la torre dell’orologio. Grandi possedimenti avevano anche in questa zona i conti di Monticastri, come risulta da un atto notarile del 1650. Il castello conserva ancora larghi tratti della cinta muraria sulla quale si sono addossate nei diversi secoli le abitazioni a base contro-scarpata, alcune torri, tra cui quella dell’Orologio (sec. XIII), e la porta di accesso sormontata dall’aquila tuderte. Il Castello è ben tenuto e ben conservato e merita una visita».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-colpetrazzo-colpetrazzo-di-massa-martana-pg/


Colpetrazzo (Torre Lorenzetta)

Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.mobin.it/massamartana

«Il borgo di Torre Lorenzetta fu centro fortificato importante dell’area martana, alle dipendenze della parrocchia di Villa San Faustino sino al 1806, quando fu aggregato a quella di Colpetrazzo. Anticamente era chiamato Poggio di S. Martino, e solo dal XV secolo prese il nome del proprietario Lorenzo di Giovanni Covitti, cambiando nome in Torre Lorenzetto. Il borgo, anche se in parte modificato dal punto di vista urbanistico, mantiene ancora alcuni edifici originali: poco fuori dal centro abitato è di notevole interesse la piccola chiesa di San Sebastiano, risalente al XIII secolo, con graziosa abside».

http://www.massamartanaturismo.it/en/?option=com_content&view=article&id=157


Corciano (castello di Pieve del Vescovo)

a c. di Laura Galli

  


Deruta (palazzo dei Consoli, porte)

Porta San Michele Arcangelo, dal sito www.comunederuta.gov.it   Porta Todi, dal sito www.comunederuta.gov.it   Palazzo dei Consoli, dal sito www.comunederuta.gov.it

  

«Deruta, borgo medievale situato su un poggio, sorge sul margine orientale della valle del Tevere. Il nucleo antico, cinto da mura, presenta una pianta compatta leggermente trilobata, con rigonfiamenti in corrispondenza delle tre porte di accesso al borgo. Nel Novecento, attorno a questo primo agglomerato e nella pianura sottostante, soprattutto lungo la superstrada dove sono state aperte numerose fabbriche di ceramica, si è avuto un grande sviluppo edilizio. Incerta l'origine etimologica del nome della città: l'ipotesi più accreditata è che derivi da "Diruta", cioè "rovinata". Scarse anche le notizie sulla sua storia antica. Qualche informazione si ricava dal rinvenimento di reperti archeologici nel territorio circostante che testimoniano l'esistenza di insediamenti di epoca neolitica e romana. In epoca medievale Deruta fu castello sottoposto a Perugia, dotato di qualche autonomia amministrativa;aveva ad esempio un proprio statuto. Nel 1370 fu devastata dall'esercito pontificio. Nel XV e nel XVI secolo fu dapprima sottoposta alla breve signoria di Giangaleazzo Visconti, poi a quella di Braccio da Montone e infine, al lungo dominio della famiglia Baglioni. Dalla metà del Cinquecento, essendosi schierata in occasione della guerra del Sale, che oppose Perugia allo Stato della Chiesa, a fianco del pontefice ebbe un periodo di pace e prosperità. Durante il Seicento e Settecento fu protagonista di grande sviluppo economico e la sua produzione ceramica, documentata dal XIV secolo, si affermò nei mercati italiani e stranieri. Rimase allo stato pontificio fino al 1860, anche se per un breve periodo (1798-1800) subì il dominio napoleonico. La sua fama è la sua economia sono ancora oggi legate alla produzione ceramica. Si accede al centro storico dalla porta Sant'Angelo, ove sono visibili le vecchie fornaci. Superata la porta, procedendo ancora pochi metri è la piazzetta Biordo Michelotti su cui prospetta la chiesa di Sant'Angelo. Di fronte si apre la piazza dei Consoli, di forma stretta e allungata, su cui affacciano il trecentesco Palazzo dei Consoli, sede della Pinacoteca Civica e di uffici comunali, la fontana poligonale di epoca ottocentesca e la chiesa di San Francesco che, documentata dall'XI secolo con il nome di Santa Maria, nel XIII secolo passò ai francescani che la intitolarono al santo patrono del loro ordine e la ricostruirono in forme gotiche. ...».

«La struttura della cittadina si compone di un nucleo storico e di un ampio settore abitativo e industriale, sviluppatosi in questi ultimi anni parallelamente alla direttrice stradale E 45. L’accesso al centro storico si ha mediante tre porte che si aprono lungo la medioevale cinta muraria. Si entra nel centro storico dalla porta di Sant’Angelo, ai cui lati si notano resti delle mura di cinta. Poco più avanti sono visibili le strutture di alcune fornaci del Cinquecento. La fontana a pianta poligonale del 1848 ci accoglie in piazza dei Consoli, che ha forma allungata e ospita i principali edifici pubblici e religiosi. ...» - «La Porta Sant'Angelo è uno dei tre accessi al centro storico di Deruta, comune in provincia di Perugia. Aperta al traffico motorizzato, la porta è orientata in direzione sud-est verso il paese di Castelleone, borgo fortificato alleato di Deruta a ridosso degli antichi confini con Todi. Ha subito nei secoli numerosi interventi di restauro; l'ultimo, condotto nel 1855 e consistito essenzialmente nell'aver ricoperto il fronte della porta con lastre di terracotta, ne ha definitivamente trasformato l'aspetto medievale. Tracce dell'antica cinta muraria sono comunque visibili ai lati della porta dove si individuano i basamenti dei torrioni che l'affiancavano, mentre a destra un sentiero sopra i giardini rende visibile un tratto delle mura ancora ben conservato».

http://dati.umbria.it/lodview... - http://www.comunederuta.gov.it/la-storia-di-deruta - https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Sant'Angelo...


Fiore (castello di Belforte)

Foto di Beppe@pr, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.expedia.it   Dal sito www.expedia.it

«Belforte si erge su un piccolo colle a 3 km da Todi centro, in aperta campagna, circondato da boschi di querce e lecci, con una vista su un panorama unico e incontaminato. La fortezza fu eretta dalla nobile famiglia Todeschini e si trova al centro di un vasto appezzamento terriero. Belforte, costruita nell'anno 1434 dai fratelli Giovanni Antonio e Giacomo Filippo di Brunoro Todeschini, si erge sul pendio al di sopra del torrente Arnata. La roccaforte, severa e massiccia, venne ridimensionata nel corso del tempo e divenne casa colonica di proprietà della Congregazione di Carità delle Monache di Todi. La leggenda narra dell'esistenza di un lungo tunnel sotterraneo ricco di tesori nascosti che collega Belforte agli altri due castelli limitrofi, "Fiore di Mezzo" e "La Torraccia". Dal 1972 il castello, in gran parte ristrutturato, è di proprietà della famiglia Dominici. Frutto dell' abile ed attenta ristrutturazione di alcuni ambienti del Castello, sono a disposizione degli Ospiti, oltre alla Sala delle Colazioni ("Convivium"), quattro camere in stile medievale: - Camera dei Todeschini - Camera dei Nobili - Camera delle Spade - Camera degli Scacchi».

https://www.youtube.com/watch?v=90Yx_bxtzA4


Fiore (castello di Fiore)

Castello di Fiore, dal sito http://wikimapia.org   Castello di Fiore, dal sito https://jacopinodatodi.wordpress.com   Fiore Vecchio, dal sito https://jacopinodatodi.wordpress.com

«Fiore – Popolazione nel 1808: 179; nel 1951: 370. Era anche detto Fiore di Mezzo, per distinguerlo da una fortezza, situata più in alto, appartenente a Mariano degli Atti e perciò detta Fiore di Mariano (fu venduta agli Isacchini e poi ai Laurenti): tale fortezza è forse da identificare con quella bellissima – benché semidiruta e cupamente verdeggiante di edere – oggi denominata Fiore Vecchio. La frazione di Fiore, distante da Todi circa otto chilometri, è, turisticamente, una delle più interessanti: il suo castello, assai ben conservato, si accampa robustamente su di una vasta area quadrata, con le sue torri e la sua porta, alla quale fanno capo stradette tortuose e strettissime, snodantesi tra bigie casupole medievali. Data l’importanza strategica del luogo, disseminato di fortilizi e di torri (negli antichi documenti se ne menzionano talune scomparse, come Torre di Cristoforo e Torre di Questione), il Comune concesse agli abitanti di Fiore particolari privilegi: così nel 1462 l”università” del castello venne esonerata da ogni responsabilità circa i delitti o i danni che potevano esser commessi ai confini del suo territorio. Su Fiore si abbatté, nel 1494, la furia di Altobello Chiaravalle, che non risparmiò né donne né bambini. ...».

https://jacopinodatodi.wordpress.com/2016/04/10/le-frazzioni-de-todi-fiore  (da Franco Mancini, Todi e i suoi castelli)


Foligno (palazzo Comunale)

Dal sito www.geoplan.it   Dal sito www.umbria24.it

«Fu edificato nel 1564 e la sua facciata, molto danneggiata dal terremoto del 1832, fu ricostruita tra il 1835 e il 1838, su disegno dell'architetto Antonio Mollari. Per ragioni statiche fu incorporata nella facciata la torre edificata nel secolo XIII, come si deduce anche dai merli ghibellini, poggiante su una base a grossi massi, forse resto di edificio romano. La torre medievale, modificata nel Cinquecento, è stata gravemente danneggiata nel terremoto del 1997. Del vecchio Palazzo Comunale rimane una preziosa fonte iconografica nella Chiesa della Madonna di Fiamenga, in cui si trova un affresco del Mezastris raffigurante un panorama della Foligno della seconda metà del Quattrocento. Il Palazzo appare ornato di bifore trecentesche, con la torre merlata priva della lanterna attuale. Per quanto riguarda gli interni, sulle pareti dell’ingresso a piano terra sono visibili due lapidi, collocate dal Comune nel 1612, in cui sono state incise le principali misure lineari adottate a Foligno. Proseguendo nel cortile si può ammirare il pozzo dove un iscrizione datata 1567 rende noti i nomi dei sei priori che erano in carica all’epoca degli scavi effettuati per la sua realizzazione. La Sala del Consiglio fu decorata negli anni 1883-1887 da Mariano Piervittori, con figurazioni che richiamano le virtù necessarie al buon governo della cosa pubblica, la Storia di Foligno, i suoi uomini illustri. Al centro della volta a padiglione sono le allegorie della Sapienza trionfale, della Forza, della Prudenza, e della Giustizia, cui fanno da corona, nelle vele, le allegorie delle arti, delle scienze e delle tecniche. Nelle sottostanti lunette la Storia di Foligno è narrata attraverso i ritratti dei suoi figli più illustri. Sulle pareti entro ricchi arazzi, sono dipinti tre grandi quadri storici: il folignate conte Robbacastelli, generale dei Milanesi, respinge al ponte di Cassano d’Adda l’esercito di Federico I Barbarossa (1158); sulla parete nord è raffigurato l’arrivo di Federico II bambino a Foligno. Infine, sulla parete lunga, l’esaltazione del Risorgimento italiano: Colomba Antonietti, che muore nel 1849, sulle mura di San Pancrazio a Roma, combattendo contro i Francesi in difesa della Repubblica romana. Segue la Sala delle Armi, nella cui volta sono dipinti gli stemmi e gli emblemi dei rioni della città».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/foligno/palazzo-comunale-foligno


Foligno (palazzo Orfini Podestà)

Dal sito www.mapio.cz   Dal sito www.umbriaccessibile.com

«Con “Palazzo Orfini Podestà” si indicano due costruzioni adiacenti ma distinte: il Palazzo Orfini, elegante costruzione cinquecentesca con un bel portale e finestre epigrafate, e l`antico Palazzo del Podestà, caratterizzata da un grande arco ogivale che si staglia sul prospetto quasi come un bassorilievo e continua all`interno dell`edificio in un`ampia volta che copriva, probabilmente, la sala delle adunanze popolari; qui, nel 1265, venne istituito il primo ordinamento del Comune di Foligno. Caratterizzato da un elegante loggiato, esso fu costruito probabilmente agli inizi del 1200 e sicuramente ristrutturato dai Trinci. La loggia era in comunicazione diretta con il Palazzo Trinci, attraverso un ponte andato distrutto presumibilmente intorno alla metà del XVIII secolo, così come non è più visibile, perché inglobato nell’edificio in angolo, il porticato aperto sulla piazza, ammirabile da una stampa pubblicata nel 1845 da Attilio Zuccagni Orlandini. All’altezza del loggiato la decorazione della facciata è costituita dalla raffigurazione delle Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza), che sovrintendono all’esercizio del potere politico, opera attribuita a Giovanni di Corraduccio detto Mazzaforte. Le mensole poste sotto il loggiato ospitavano teste scolpite in pietra, di epoca romana, rappresentanti le sette Età dell’uomo, ora conservate nel Museo della città. La decorazione interna della loggia è a monocromo e probabilmente realizzata da due artisti dallo stile diverso. Sulla parete lunga che guarda verso la Piazza, in corrispondenza con le immagini delle Virtù all’esterno, dono rappresentati in troni di legno posti sopra le mura di una città le tre Virtù teologali (la Fede da un uomo che stringe al petto una croce e regge in grembo un calice, la Speranza da una donna in atteggiamento di preghiera e la Carità da una donna che allatta due bambini); a chiusura della sequenza, una quarta figura, la Concordia, impersonata da una donna robusta che fa abbracciare due cittadini. Sulle altre pareti, una serie di scene che probabilmente costituisce una narrazione dipinta, che qualcuno ha ipotizzato potesse alludere alla mitica fondazione di Foligno e alla nascita della famiglia Trinci, costantemente impegnata a nobilitare le proprie origini: la città in fiamme rappresenterebbe Troia, dalla quale sarebbe fuggito Tros, fondatore mitico di Foligno e capostipite dei Trinci, mentre la figura femminile coronata d’alloro alla guida di due cavalli sarebbe Flamminea, simbolo della nuova città fiorita sotto i Trinci, simboleggiata, infatti, dall’insegna araldica costituita da due teste di cavalli unite da briglie. Palazzo Orfini Podestà racchiude anche un altro, importante, tesoro: è qui che venne alla luce la prima edizione a stampa della Divina Commedia, nel 1472. L’amministrazione comunale ha trasferito qui, nel 2009, seppure in via transitoria, i suoi uffici principali».

http://www.umbriaccessibile.com/citta-umbre/foligno/palazzo-orfini-podesta


Foligno (palazzo Trinci)

Dal sito http://hotelinumbria.it   Dal sito www.medioevoinumbria.it   Dal sito www.museifoligno.it

«La dimora dei Trinci sorge nella societas platee veteris, la contrada della Piazza Vecchia nel cuore della città, accanto alla Cattedrale romanica di San Feliciano (1133) e dell’antico Palazzo comunale (XII sec.). La residenza trae l’aspetto attuale da diverse modifiche avvenute nel tempo. Il primo nucleo è costituito dalle abitazioni databili tra prima metà del XIII-prima metà XIV secolo, di proprietà del ricco mercante Giovanni Ciccarelli De’ Zitelli. Sarà Ugolino III Trinci ad acquistare da Giacomo Ciccarelli De’ Zitelli gli edifici che trasformerà in questo mirabile complesso del gotico cortese. Il palazzo si sviluppa intorno ad un grande cortile principale e due minori. La corte con pozzo presenta la Scala Gotica, raccordo verticale tra i tre livelli dell’edificio e perno strutturale attorno cui ruota l’organizzazione degli spazi decorata con disegni geometrici. Le case nuove dei Trinci, opera presumibilmente di maestranze lombarde, assolvono le diverse funzioni di abitazione privata e spazio riservato alle attività mercantili (piano nobile e i fondaci) e luogo di esercizio del potere e della vita pubblica cittadina (stanze del secondo piano). La stele di Amore e Psiche opera marmorea romana appartenente alla collezione archeologica dei Trinci attesta che i lavori di ristrutturazione del palazzo iniziarono nel 1389, sotto il pontificato di Urbano VI, e si conclusero nel 1407, sotto il papato di Gregorio XIII. Completata la definizione architettonica del palazzo Ugolino commissiona a Gentile da Fabriano, il massimo esponente del gotico internazionale in Italia, la decorazione, eseguita dal maestro e dai suoi aiuti (Jacopo Bellini, Paolo Nocchi, Francesco Giambono da Bologna e Battista di Domenico da Padova), tra 1411 e 1412. Oggi, dopo le lesioni dei terremoti del 1831- 32, la residenza si presenta con una facciata in stile neoclassico».

http://www.museifoligno.it/i-musei/palazzo-trinci/il-palazzo


Frecco (castello)

Foto di Grifo, dal sito http://rete.comuni-italiani.it   Dal sito https://leterredelverde.wordpress.com

«Il Castello di Frecco è stato costruito attorno all’anno 996 d.C. assieme a quelli di Collemincio e Compresseto, come baluardo della città di Tadinum, che era stata messa a ferro e fuoco da Ottone III, a causa del rifiuto di assoggettarsi ai conti di Nocera che militavano sotto le insegne de1l’imperatore germanico. Un passaggio importante della storia di questo castello risale al 1256; il comune di Gubbio voleva impadronirsene, ed il proprietario Giovannuccio di Bartolo, assieme a Tommaso Monaldo (del Castello di Compresseto), chiese aiuto a Perugia, allora in rotta con Gubbio. In cambio di protezione i due feudatari si impegnarono a mantenere le strutture, le giurisdizioni e gli abitanti sotto il comune di Perugia. Da quell’anno i due castelli furono sempre validamente difesi e favoriti, in virtù della posizione strategica di baluardo orientale della provincia di Perugia, ed esentati da dazi e tributi per i meriti e la fedeltà dei loro abitanti».

http://turismo.comune.valfabbrica.pg.it/pagine/frecco


Gaglioli (borgo fortificato, torrione)

Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Il castello sorge su un colle dove si domina la valle del torrente Attone con una meravigliosa veduta verso la chiesa della Madonna delle Grazie. Gaglioli è posta a mt. 346 s.l.m., in una bella posizione dominante sulla valle dell’Attone. Tra l’XI e XII secolo insieme a Torre del Colle, Cantalupo, Castelbuono, Limigiano costituì un sistema difensivo di notevole efficacia a dominio del territorio. Anche Gaglioli come Torre del Colle fu feudo degli Antignano che avevano il dominio nella maggior parte del territorio bevanate che si estendeva fino a Montefalco e Gualdo Cattaneo. La Contea della famiglia Antignano scomparve con l’inizio della supremazia di Foligno e la morte di Federico II (1250). Gaglioli è ricordata per una cruenta battaglia che fu combattuta nel suo territorio tra i Todini e i Perugini nel 1273, quando Todi vittoriosa estese il suo dominio fino al castello di Torre del Colle, che però fu ripreso da Perugia oltre cento anni dopo nel 1377. Successivamente Montefalco, Gualdo Cattaneo, Limigiano, Castelbuono e Bevagna si eressero a liberi Comuni e Gaglioli fu appodiato a quest’ultimo. Il paese ha perso gran parte della cinta muraria, persino l’ultima porta esistente situata accanto alla chiesa è stata abbattuta nel nostro secolo. Una parte delle mura ancora esistente è conservata nella parte est insieme ad un torrione circolare addossato alla chiesa. All’interno si conserva ancora qualche casa antica e si notano gli stretti vicoli ad andamento curvilineo».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-gaglioli-bevagna-pg/


GAICHE (castello)

Dal sito www.fortezze.it   Dal sito www.gaiche.it

«Castello un tempo abbandonato ed in rovina, ora completamente ristrutturato, situato sulla cima di un colle, a 437 metri s.l.m., non lontano da Castiglion Fosco. L'origine di Gaiche è sconosciuta anche se è ragionevole supporre che sia sorto come insediamento umano prima del Mille. Doveva trattarsi molto probabilmente di un piccolo e tranquillo centro agricolo, che l'ubicazione e la lontananza da importanti vie di comunicazione rendevano abbastanza sicuro. Agli inizi del 1200 si costituì in repubblica autonoma e tale rimase per circa due secoli. Il più antico documento riguardante la località risale al 1245 e si trova nel registro dei bandi per malefici pronunciati durante la podesteria di Giovanni Aldebrandi. Compare poi come castrum in un registro della serie Giudiziario del 1258, in un altro elenco del 1260 relativo ad una impositio bladi ed infine in quello del 1282, nel quale è pure indicata la sua consistenza demografica, ammontante a 86 fuochi. Fu nel 1817 allorché, nell'ambito della ristrutturazione dei distretti rurali, la comunità fu soppressa come ente autonomo e annessa a Piegaro, di cui divenne frazione. Già da alcuni decenni, cioè alla fine del secolo XVIII, Gaiche e il suo distretto erano interessati da un processo di recessione demografica che andò sempre più aggravandosi, per diventare inarrestabile dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine degli anni sessanta il castello e il territorio circostante risultavano, infatti, completamente spopolati. Del castello rimane gran parte della cinta muraria, interrotta da una sola porta a sud-est, e le quattro torri perimetrali, una delle quali è stata, in tempi recenti, ristrutturata e adibita a torre civica. Questa ha sei campane, trasportate in Italia dai Francescani dopo che furono costretti a lasciare, alla fine della seconda guerra mondiale, l'isola di Rodi, dove amministravano alcune parrocchie. Entro le mura c'è una grande cisterna e di fronte ad essa un edificio isolato, con una porta a sesto acuto. Subito fuori le mura del castello si trova la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Lorenzo, di struttura originariamente gotica...».

http://www.gaiche.it/IndexFramesetIt.htm


Gallano (castello)

Dal sito www.facebook.com/Castello-di-Gallano-684941248241769/?fref=   Dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Dal sito www.castellodigallano.com

«Il castello di Gallano (toponimo prediale che deriva da Gallus), si erge a mezza costa sul monte omonimo tra Valtopina e Capodacqua ad un altezza di 520 metri. Esso fu parte integrante di quelle terre ricche di castelli, chiese e monasteri che sin dal primo medioevo costituirono la federazione autonoma detta Universitas di cui si è abbondantemente parlato nei capitoli precedenti. Nel castello sin dal 1085 vi si insediò un importante monastero benedettino, che prese il nome di S. Stefano di Gallano, il cui fondatore e primo abate fu certo Berardo figlio di Gerardo, discendente della stirpe comitale degli Atti di Nocera. Nel 1155 l’imperatore Federico I Barbarossa creò conte di Gallano, Castel Reale e Lelfa (località nelle vicinanze di Visto detta Francalancia), Robbacastelli da Foligno, figlio del conte Mainardo 1° di Bonconto 10 della stirpe di Lupo (o Luponc) dei conti di Nocera. Nel 1191, a causa delle continue guerre tra Comuni e Imperatore, i monaci abbandonarono una prima volta il castello, per ritornarvi poco dopo a pericolo scampato, rendendolo più sicuro con numerose opere di fortificazione. In quel periodo, la giurisdizione sulle chiese della Valle del Topino fino allora esercitata dalle Pievi di Faieto (da cui dipendevano le chiese di Calestro, Seggio, Afrile) e di Porcarella (chiese di Cassignano, Caliguedano ed Annifo), passò ai monasteri di S. Stefano di Gallano e di S. Pietro in Landolina. Nel 1291 il monastero di S. Stefano di Gallano fu unito all’abbazia di S. Croce di Sassovivo, insieme a molte altre chiese della zona. Nella sentenza emessa dal cardinale Capocci del 1239, vengono enumerate tutte le pievi del vescovado di Foligno e successivamente (1295), nella Libra et extimatio l’attenzione si accentra sui beni delle singole chiese. Nella sentenza del 1239, il Monastero di S. Stefano di Gallano, risulta avere giurisdizione su 13 cappelle, mentre nella Libra et extimatio del 1295 le cappelle risultavano ridotte ad 8. Nel 1350 infine, il monastero venne abbandonato definitivamente. Anche questo castello al pari degli altri posti nella zona, dalla fine del XII se-colo risulta essere sottomesso ad Assisi, e cosi fino a quando nel 1383 fu ceduto da papa Urbano VI ai Trinci di Foligno che ne ottennero la carica di visconti. Conclusasi l’era trinciana con le ben note vicende del 1439, lo stesso passò sotto il diretto controllo della Chiesa. Il fortilizio, come del resto tutti gli altri, sin dal Medioevo venerava il suo santo protettore, è infatti tuttora esistente la chiesa intitolata a S. Sisto di Gallano. Il castello, conserva ancora l’assetto urbanistico medievale originario e nel borgo murato, nel secolo XV importantissima roccaforte dei signori di Foligno, sono ancora visibili la chiesa recentemente ristrutturata, nonché una parte del bastione e ampi tratti delle mura, costituite da pietre di diversa natura e di diversa origine. Di particolare interesse erano gli affreschi della chiesina di S. Sisto, quasi completamente distrutti dagli anni e dall’incuria dell’uomo. Uno di essi, attribuito all’illustre pittore folignate Pierantonio Mesastris, grazie allo storico mons. Faloci Pulignani, nel 1891 venne accuratamente asportato ed oggi è conservato nella cattedrale di Foligno».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-gallano-valtopina-pg/


Giomici (castello)

a c. di Daniele Amoni

  


Greppolischieto (castello)

Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Piccolo castello che si erge agli estremi confini meridionali del territorio piegarese, a 657 metri di altezza, fra boschi di querce, elci e castagni. Ristrutturato in tempi recenti da Anna Fendi, nota stilista romana, è attualmente adibito a residenza privata e stabilmente vi risiedono solo tre famiglie. L’impressione, pertanto, di irrealtà, di un mondo a sé, quasi fuori dal tempo, che si riceve osservandolo da una certa distanza, si ingigantisce allorché ci si addentra fra le mura, le brevi vie, la minuscola piazza con l’antico pozzo, dove il silenzio è padrone. Sconosciuta è la sua origine, ma il primo insediamento si potrebbe addirittura far risalire agli scampati alla distruzione della vicina Città di Fallera, antichissimo tipo di costruzione collettiva, sulla cima di un’altura, di epoca quasi sicuramente preistorica o protostorica, circondata da una possente cerchia di mura, di cui restano soltanto ammassi di pietre (castelliere). Fra l’XI e il XII secolo Greppolischieto fu aspramente conteso da Orvieto e Marsciano, ma finì poi sotto l’orbita perugina. Nel censimento del 1282 fu classificato villa e la sua consistenza demografica era di 24 fuochi. Si trova poi menzionato in un diploma di Ludovico il Bavaro, del 1328, nel quale si stabiliscono in maniera definitiva i confini delle terre appartenenti ai conti di Marsciano. Nello stesso periodo ebbe inizio la costruzione delle mura, autorizzata dai magistrati perugini nell’intento di rafforzare gli estremi limiti del contado. Il loro sviluppo era di 150 metri circa. Così Greppolischieto da villa divenne castrum e come tale si trova nominato in tutti i documenti e atti pubblici successivi al 1380.

Nel 1392, durante il periodo più critico della lotta fra Beccherini (nobili) e Raspanti (popolari), terminata con la vittoria di questi ultimi e l’ascesa al potere di Biordo Michelotti, Greppolischieto fu occupato dai fuorusciti, ma poco tempo dopo fu riconquistato dalla città. Nel 1398 il Consiglio generale di Perugia stanziò 30 fiorini per riparare le mura del castello, parzialmente danneggiate dagli eventi bellici. Nel 1410, per far fronte alle ingenti spese provocate dalle continue guerre, dalla restaurazione e rafforzamento dei vari castelli, dal mantenimento delle truppe ecc., il comune di Perugia emise una nuova tassa, al pagamento della quale furono sottoposti tutti gli abitanti della città e del contado, “in ragione delle loro possibilità e del numero delle bocche“. Poiché gli abitanti di Greppolischieto furono tassati insieme a quelli di Gaiche (e da tale data lo furono sempre), gli iscritti al pagamento furono complessivamente 442. Nel 1440, a causa della carestia che colpì in modo più o meno grave l’intero territorio perugino, il Consiglio dei Priori fece alla comunità di Greppolischieto un’elargizione di 30 corbe di grano, ma, persistendo lo stato d’indigenza della popolazione, nel 1446 questa fu esonerata per due anni dal risarcimento dei debiti contratti col comune. Nel 1455 il castello fu nuovamente esentato dal pagamento delle tasse, onde provvedere alla riparazione delle mura. Nel 1470 non solo fu adottato lo stesso provvedimento ma, per ovviare al progressivo spopolamento cui andava incontro la località, il governo centrale stabilì che gli abitanti e tutti coloro che vi avessero preso stabile dimora fossero esentati per cinque anni da ogni dazio e gabella. Nel 1475 fu stabilito di rinforzare le mura del castello e il comune contribuì al compimento dell’opera con un’assegnazione straordinaria di 15 fiorini. Malgrado tali ed altre agevolazioni adottate dai magistrati perugini nei confronti della comunità di Greppolischieto, la sua consistenza demografica andò continuamente calando: nel 1656 era scesa infatti a soli 87 individui e tre secoli dopo (1960) si era azzerata. Nel 1817, in seguito alla già citata ristrutturazione dello Stato pontificio, cessò l’autonomia della comunità, che fu aggregata al comune di Piegaro. Aspetto attuale. Dell’antico insediamento rimangono le mura, ben conservate, interrotte da una sola porta a sesto acuto, orientata verso nord-est, e alcuni edifici. ...».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-greppolischieto-piegaro-pg/


GRUTTI (borgo fortificato, castello)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.dalcacciatore.it

«...è agli inizi del sec. XII che si concluse la poderosa opera di fortificazione delle poche e uniche case riunite, una ventina in tutto, che costituivano l'abitato di Grutti. I potenti signori di fazione imperiale, oltre a cingere di mura tutto l'agglomerato di tali abitazioni, provvidero anche a fortificarlo erigendo torri possenti: parte di queste sono ancora oggi in buono stato, e contribuiscono a rievocare un tempo lontano ed estremamente affascinante, velato dalla polvere inesorabile degli anni, ma non ancora completamente spento. Il torrione che sovrasta il castello misura un'altezza di circa 20 m., una larghezza di 8 m. ed ha muri di uno spessore superiore al metro. L'accesso è possibile attraverso una prima rampa di scalette esterne in pietra e, per l'altra metà superiore, attraverso altre scale interne alla torre. Accanto a questa grande torre, dal lato opposto, si trovava un'altra torre minore (precipitata con grande fragore sul piazzale antistante di Grutti nel 1949), ed insieme costituivano la facciata d'ingresso al castello, sostenendo alla base un gigantesco portone che chiudeva in sicurezza la popolazione del paese. All'interno del castello, subito dopo la porta d'ingresso, di cui oggi non esiste più traccia, vi era una cisterna sotterranea contenente acqua piovana, fornita di muretto divisorio per renderla potabile. Grutti vanta anche diverse torrette a sé stanti, oppure annesse a qualche fabbricato a scopo di difesa: si trovano un po' disseminate dappertutto in questo altipiano, nel rione di S. Costanzo, nei pressi di S. Maria d'Agello, ai lati della via che conduce al "Monte". Per farsi un'idea dell'antica opera di fortificazione, basta entrare dal lato sud e osservare il diruto di Montelupone: è un quadrilatero quasi perfetto dai 30 ai 35 metri di lato, munito di torre ad ogni angolo, di cui quella a nord ingrandita per abitazione, con mura di cinta di largo spessore e con feritoie e buche di scarico per palle di pietra. La fantasia popolare sostiene che proprio da Montelupone parta un cunicolo o sottopassaggio e giunga sino a S. Maria: sebbene tutto ciò sembri inverosimile, nell'estate del 1961 si è scoperto uno di questi cunicoli immediatamente sotto il greppo della strada di Pilo, fatto in mattoni e sufficiente per il transito carponi di una persona o per il trasporto di laterizi provenienti da una probabile fornace e ciò dà credito alla fantasia popolare. Il lavoro di fortificazione del castello è stato sicuramente arduo, se si pensa ai mezzi di cui si poteva disporre allora, ma sicuramente decisiva è stata la vicinanza della pietra di travertino, presenza provata dal rifiuto calcareo delle cave di quei tempi, che dette origine ad un rigoglioso bosco e che oggi va scomparendo, cedendo il posto a caratteristiche casette di campagna. ...».

http://www.grutti.com/it/gruttistoria.htm (a cura di Francesca Falchi)


GUALDO CATTANEO (rocca dei Borgia)

Dal sito http://tuttoggi.info   Dal sito www.oasivillaggio.com

«Sulla strada che da Grutti va a Montefalco si può facilmente raggiungere la cittadina di Gualdo Cattaneo, che spicca arroccata su un piccolo colle. Gualdo, sede del Comune, propone ai turisti una visita alla Rocca medievale. Nella metà del Quattrocento, l'architettura militare viene completamente modificata a causa dell'introduzione e dell'uso di una nuova realtà bellica: l'artiglieria. Non fu più necessario costruire alte torri o murature inaccessibili per impedire ai nemici di scalare le cortine murarie per entrare nelle strutture difensive, ma era sufficiente abbatterle dalla distanza opportuna, per poi permettere la penetrazione delle truppe. La Rocca di Gualdo Cattaneo nasce proprio sulla base di questi nuovi criteri e per la sua progettazione e costruzione fu chiamato il 15 agosto 1494 l'"architetto" Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta. La Rocca fu l'ultima di un intero sistema di fortificazioni che si sviluppava ad oriente del castello di Gualdo Cattaneo, all'interno di un territorio storicamente di frontiera fra le terre di Todi, Foligno e Perugia, ancora oggi costellato da una serie di fortificazioni (castelli, torri di avvistamento, ville fortificate), di origine basso-medievale: tra queste citiamo il castello di Torri, fondato nel 1250, il castello di Barattano, edificato nel XIII sec. e la torre di Grutti dell'XI sec. La forma ritenuta idonea per il circuito della fortezza è quella definita "angulare": in tal modo, è possibile situare le torri ai vertici, così che ogni punto della fortezza rimanga sotto il controllo della difesa».

http://www.grutti.com/it/roccadigualdocattaneo.htm


Gualdo Tadino (castello di Crocicchio)

a c. di Daniele Amoni


Gualdo Tadino (rocca Flea)

a c. di Daniele Amoni


Isola Maggiore sul Trasimeno (castello e torre)

a c. di Livio Muzzone


Isola Polvese (castello)

a c. di Livio Muzzone


Izzalini (castello di Izzalini, Torre Baldo, castello di Ilione Landone, castello di Piedimozzo)

Il castello di Izzalini, dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.tripadvisor.it   Dal sito www.tripadvisor.it

«Izzalini è una frazione del comune di Todi (PG). Il paese si trova lungo il percorso collinare che porta da Todi sino a Montecchio, ad un'altezza di 417 m s.l.m.; è popolato da 51 abitanti. Nella zona vi furono insediamenti romani: infatti sono state rinvenute delle condutture in piombo, boccali in terracotta ed alcune monete di provenienza etrusca. Si chiamò dapprima Sant'Angelo de Plebe dalla chiesa che era anche pievania e da cui dipendeva anche Collelungo. La villa contava circa 160 anime, allorché, come vuole la tradizione, alcune genti d'arme del tiranno Ezzelino III da Romano (1194-1259) se ne impadronirono e, cacciati i guelfi, la fortificarono, trasformandola in un ben munito castello che ebbe il nuovo nome di Izzalini. Izzalini accrebbe la sua potenza con la costruzione, nel 1458, di una fortezza, detta Torre Baldo, cui fu annessa anche una chiesa dedicata a santo Stefano. Nel bosco di Torre Baldo alcuni ruderi testimoniano l'esistenza (XIII secolo) di un castello che si dice fatto erigere da Ilione Landone e perciò chiamato Castrum Ilionis e poi Castiglione de Franconibus. Due antiche ville come San Giovanni l'Ammetato e Petacciòlo hanno dato il loro nome ad altrettante località o "vocaboli". Ben conservato invece, il castello Piemozzo, nel quale fino al XVI secolo era la Chiesa di Sant'Andrea, oggi sostituito con un oratorio detto di Santa Chiara.
Monumenti e luoghi d'interesse: il castello, con un arco d'ingresso a tutto sesto sovrastato dalla torre campanaria dell'antica chiesa; fortezza di Torre Baldo e resti del castello di Ilione Landone; castello di Piedimozzo».

https://it.wikipedia.org/wiki/Izzalini


La Bruna (castello di Murlo)

a c. di Alessio Carabba


Limigiano (borgo fortificato)

Foto di Ziance, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.prolococantalupocastelbuono.com

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it   Foto di Raimondo Fugnoli, dal sito www.iluoghidelsilenzio.it  ---  Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)   Foto di Francesco Raggetti (https://www.facebook.com/francesco.raggetti)

«Il Castello è famoso per la presenza dell’Abbazia di S. Angelo, comunque la sua felice collocazione collinare sulla Valle Umbra lo rende tuttora luogo di grande prestigio turistico. ... L’abbazia di Sant’Angelo viene citata nelle carte dell’abbazia di Sassovivo, come costruita già nel IX secolo: nel 1058 essa viene invece donata al monastero di San Pietro di Perugia. Nel 1184, papa Lucio III la rese praticamente indipendente, mentre nel 1198 Innocenzo III la confermò ad Assisi. Nel 1333 passò poi sotto la diretta dipendenza di Sassovivo, che vi instaurò un proprio priore. Nel 1354, avendo il popolo occupato le terre del monastero e avendole circondate di steccato, furono riconquistate personalmente dall’abate di Sassovivo, con molti armati. I monaci erano molto rilassati. Gli uomini di Limigiano, allora ricorsero a Filippo, vescovo e rettore del ducato di Spoleto, che mandò Chino di Terni, senza però riuscire nell’intento. L’abate, invece, ricorse al cardinale Albornoz, il quale, inviato il suo auditore Luca di Totti, il 30/1/1356, dopo una sentenza, condannò i paesani al risarcimento e a versare ogni anno 10 libre di denaro e 5.000 fiorini d’oro a Sassovivo, per i danni sofferti, oltre la scomunica a 107 persone, compreso il sindaco e il vicario. L’abbazia non ebbe mai molti monaci, ma officiavano ben 9 chiese. Alla fine del XIV secolo, il beneficio passò quindi a Sassovivo, che nominò un vicario (tuttora, tale vicario è l’arcivescovo di Spoleto).

Il castello sorgeva attorno all’abbazia e spessissimo in lotta con essa. Conserva ancora la struttura medioevale con mura smantellate e torri decapitate, case a ogiva. Inizialmente fu dei conti Antignano fino al sec. XIII, poi dei Trinci di Foligno (1371), confermato da Giovanni XXIII (1413). Nel Liber Officiorum del 1421 è scritto: Potestas Castri Limisiani est solus et habet 15 flauri semestri. Si dette spontaneamente a Perugia nel 1377, poi confermato di nuovo ai Trinci nel 1413 dall’antipapa Giovanni XXIII. Ai giorni nostri Limigiano si presenta agli occhi del visitatore come una fortezza: mura solide, squadrate, ben mantenute, torri sugli angoli; abbazia-castello le cui pietre testimoniano una storia antica. La popolazione, attiva ed orgogliosa delle proprie origini, si adopera ogni anno per chiamare turisti e visitatori. Proprio in questo clima che si svolge un particolare Palio chiamato del Sasso dove il Castello di Limigiano sfida a fine Settembre, i Castelli vicini in una gara estremamente avvincente e sentita da tutta la popolazione. Dalla piazza si può scendere attraverso un arco in una suggestiva strada tra casette del ‘300 e ‘400 con porte a sesto acuto e finestre in cotto. Proprio sotto questo scenario la popolazione allestisce, nei primi giorni di Luglio, nei locali dell’Abbazia e nei giardini esterni la manifestazione “a cena con l’abate” in cui viene valorizzato un grandioso prodotto artigianale dal sapore inconfondibile il Prosciutto, accompagnato da la semplice torta casalinga, i cui ingredienti poveri (acqua , farina e sale), sono trasformati in un prodotto soffice ed appetibile, dalla sapiente abilità di mani esperte».

http://www.iluoghidelsilenzio.it/limigiano/


LIPPIANO (castello)

Dal sito www.matrimonionelcastello.com   Dal sito www.matrimonionelcastello.com

«Il nucleo originario del Castello e quindi la parte più antica dello stesso è costituita da un'antica torre di avvistamento (costruita intorno all'anno 1000), inglobata nel corso del tempo nel complesso generale dell'intero edificio. L'intero edificio ampliato nel corso del tempo (secolo XIII, secolo XV, secolo secolo XVIII) si sviluppa su tre piani da terra oltre un piano soffitta e piano seminterrato, per una superficie complessiva di circa 3.900 m2. Al piano seminterrato troviamo l'ubicazione di una stupenda cantina con ampie volte in laterizio e muri in pietra squadrata. Al piano terra segnaliamo lo scalone di rappresentanza cinquecentesco , che conduce ai piani superiori ed alla torre, al cui interno è ancora conservata intatta un'antica prigione. Al piano primo interessantissimi sono gli affreschi che arredano l'intero soffitto della sala di rappresentanza, anche essa cinquecentesca. Sulla parte superiore dell'intero castello è presente un camminamento dal quale è interamente visibile l'intera vallata circostante. Attualmente il castello è adibito a residenza privata, ma viene concesso in locazione sia per cerimonie che per congressi. ... Fin dal 1195 il castello di Lippiano è ricordato in alcuni documenti della Curia Vescovile di Città di Castello. Nel 1250 il Castello apparteneva alla famiglia Lambardi, sotto il dominio di Federico I. I marchesi di Monte Santa Maria Tiberina occuparono il castello nel 1336, togliendolo alla famiglia Tarlati, che a sua volta lo aveva tolto ai Lambardi. Questo possesso fu riconosciuto e, per così dire, legalizzato con diploma imperiale dell'imperatore Carlo V di Lussemburgo, con il quale fu eretto il feudo di Monte Santa Maria Tiberina. Con una convenzione del 15 febbraio 1532, i membri della famiglia dei Marchesi di Monte Santa Maria Tiberina stabilirono che la reggenza del feudo spettasse al più anziano della famiglia e che lo stesso reggente del feudo risiedesse nel castello di Lippiano. Nel 1564, i membri della stessa famiglia, stabilirono di nominare un Vicario al Monte Santa Maria Tiberina e uno a Lippiano per amministrare la giustizia. Nel 1815 il feudo di Monte Santa Maria Tiberina fu soppresso insieme a tanti altri feudi europei. Il Congresso di Vienna, con l'articolo 100 della sua risoluzione del 9 giugno 1815, trasferì l'ex feudo al granduca di Toscana, il quale ne prese possesso il 29 agosto 1815. La famiglia dei marchesi di Monte Santa Maria Tiberina fu spogliata di ogni diritto di governare il territorio, ma mantenne il possesso del castello e dei beni che ne costituivano la dote. Nel 1917 il principe di San Faustino trasferì la proprietà del Castello di Lippiano alla famiglia Mignini, attuale proprietaria».

http://www.matrimonionelcastello.com/italiano/castello.asp


Lisciano Niccone (ruderi del castello di Lisciano)

Dal sito www.cittadeltevere.it   Dal sito www.pinterest.com

«In un`area paesaggistica di incontaminata bellezza, ma anche di grande rilevanza archeologica, tra boschi e querce, fa mostra di sé il borgo di Lisciano Niccone (314 m, 657 ab), che fu tra il XII e il XIV secolo una piccola ma notevole roccaforte. Di origine medievale, fece capo a Perugia per lungo tempo, sin dal 1202, e appartenne ai Marchesi del Monte. Dopo la breve signoria della famiglia Casali di Cortona, Lisciano Niccone tornò sotto il governo pontificio nel 1479 e vi restò sino al 1861, quando fu unito al Regno d`Italia. Sul suo territorio comunale si trovano i ruderi di un castello e di una chiesa – entrambi dell`XI secolo – dedicata a San Tommaso Apostolo. Appartenuto anche ai marchesi di Sorbello, del vecchio castello rimangono oggi solo pochi ruderi, della sua imponente mole rimane traccia negli architravi di pietra, nelle mostre in mattoni e nel caratteristico torrione circolare. Qui aveva sede il comune, prima di essere trasferito a valle».

http://www.umbriaccessibile.com/citta-umbre/lisciano-niccone


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