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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI LIVORNO

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Baratti (torre)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.bagnoaltamarea.it

«La torre di Baratti è una torre costiera situata nel comune di Piombino, all'estremità meridionale del golfo di Baratti, in prossimità del porto di Baratti, ai piedi delle estreme pendici settentrionali del promontorio di Piombino e del borgo di Populonia. La struttura architettonica venne edificata in epoca rinascimentale, più precisamente nel corso del Quattrocento, per rafforzare il sistema difensivo costiero della parte settentrionale del Principato di Piombino e proteggere il suo territorio da eventuali incursioni piratesche che potevano raggiungere l'antica capitale sbarcando nel golfo ed aggirando il promontorio dal retroterra. Le sue funzioni di avvistamento e di difesa si protrassero fino all'epoca ottocentesca, quando a seguito della sua dismissione furono effettuati dei lavori di ristrutturazione che hanno modificato l'aspetto originario degli edifici annessi che costituivano gli alloggi delle guarnigioni. Tuttavia, la torre fu risparmiata dai suddetti interventi, giungendo così fino ai giorni nostri mantenendo pressoché intatti gli elementi architettonici e stilistici del periodo di costruzione. La torre di Baratti si presenta a pianta quadrata, poggiante su un basamento a scarpa ben apprezzabile sul lato rivolto verso il mare. Disposta su tre livelli, è caratterizzata da strutture murarie rivestite in pietra. In passato l'accesso alla struttura difensiva era possibile unicamente attraverso una rampa di scale esterna che conduceva alla porta d'ingresso al piano rialzato. La parte sommitale della torre risulta priva di coronamenti, culminando con un tetto di copertura a quattro fornici. Originariamente, si trovavano due soli edifici annessi, uno addossato al lato orientale e l'altro più distaccato sempre verso est, il cui aspetto è stato profondamente modificato; gli altri fabbricati attualmente presenti risultano posticci».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Baratti


BIBBONA (castello, borgo)

a c. di Fernando Giaffreda


Bibbona (palazzo del Comune Vecchio)

Dal sito www.fototoscana.it   Dal sito www.alphabeto.it

«L'edificio, era luogo di insediamenti molto antichi e abitato anche dagli etruschi. Edificato su un cuneo tufaceo non molto alto, ma dalle pareti ripide, Bibbona era nel Medioevo uno dei castelli più forti della Maremma Pisana, ora conserva una chiesa romanica del XII sec. Ha svolto in passato una importante funzione civica: per vari secoli esso ha costituito infatti la sede dell'autorità giuridica, assolvendo alla funzione di residenza dell'autorità civile e giudiziaria, prima, di sede comunale poi. Non si conosce, all'attuale stato delle indagini, l'anno preciso della sua fondazione, che sembra tuttavia da ricondursi all'età medioevale; documentato invece la fitta sequenza degli interventi di "restauro" alla struttura architettonica, che dal XVII sec. si succedono fino al Novecento, producendo alterazioni nell'assetto originario della costruzione e nel tessuto urbano circostante: così, ad esempio, nell'anno 1785 venne demolita la Porta al Sole di ingresso a castello, che era ubicata all'angolo sinistro del palazzo, mentre agli inizi del XX sec. venne rifatta la facciata, cui fu aggiunto, in corrispondenza del primo piano, un balcone. La lastra, di semplice forma rettangolare, reca incisa una lunga iscrizione a lettere capitali, che fornisce un prospetto comparato dei rapporti intercorrenti tra le antiche forme di misurazione ed il sistema decimale».

http://www.alphabeto.it/bibbona/comune_vecchio.htm


Bolgheri (castello)

Foto di Larth Rasnal, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.castellodibolgheri.eu

«Bolgheri è un castello medievale che sorge su una piccola altura in fondo al viale di cipressi che parte da San Guido, celebre per la lirica di Giosuè Carducci; tutt'intorno il paese è circondato da boschi di tipica vegetazione mediterranea e da una pianura ben coltivata. Il viale di San Guido, grazie alla poesia del Carducci, è considerato il viale più famoso e conosciuto d'Italia. Fu costruito nel 1831, quando venne raddrizzata la via Aurelia. Lungo, in origine ricordato come un semplice stradone diritto, furono piantate due file di alti cipressi che, dopo il successo ottenuto dai versi del Carducci e la morte del poeta, furono prolungate fino a Bolgheri in un percorso di grande suggestione. Il castello di Bolgheri si collega al comune di cui fa parte, Castagneto Carducci, attraverso la "via Bolgherese", un bellissimo viale fiancheggiato da vegetazione naturale e vigne, ormai noto come "la Strada del vino", perché lungo il suo percorso si trovano aziende che producono vini di grande pregio. Il castello di Bolgheri ha una monumentale facciata di colore rosato, con un arco attraverso il quale si accede al borgo medievale. All'interno del castello le vie e le piazzette, piccole e ravvicinante, rievocano l'atmosfera raccolta della tradizione contadina toscana, e vi si trovano numerosi negozi in cui si possono trovare i prodotti tipici della zona. Tra il 1838 e il 1848 Bolgheri ospitò Giosuè Carducci, che con i suoi versi contribuì a far conoscere Bolgheri e i suoi dintorni nel mondo. Quando Carducci tornava a Bolgheri abitava in un stanza messa a sua disposizione dalla famiglia Moratti. Oggi Bolgheri è un importante luogo della memoria carducciana: oltre al viale dei cipressi sono da notare la casa in cui il poeta abitò da ragazzo, di fronte alla quale si trova la statua di Nonna Lucia, la nonna del poeta morta a Bolgheri e sepolta nel piccolo cimitero di campagna che si trova poco oltre il paese, dalla parte opposta al viale di San Guido. Un'altra casa che ci ricorda Carducci è la casa della "bionda Maria", una bambina amica del poeta durante la sua infanzia».

http://toscana-turismo.blogspot.it/2008/01/il-castello-di-bolgheri.html


Campiglia Marittima (borgo, porte)

Porta Ribellino, dal sito www.vacanze-campiglia.com   Porta Pisana, foto di Janericloebe , dal sito http://commons.wikimedia.org   Porta Fiorentina, dal sito www.vacanze-campiglia.com

«Lo studio più recente e aggiornato del borgo di Campiglia Marittima è quello condotto raccolto nella pubblicazione in due volumi Campiglia. Un castello e il suo territorio (Ricerca storica e Indagine archeologica), curato da Giovanna Bianchi del dipartimento di archeologia dell’Università di Siena (Firenze, 2004). È a partire da questa scuola di ricerca che vogliamo accompagnare il visitatore ad osservare in modo più approfondito quelle che furono e sono le porte d’accesso all’antico borgo di Campiglia, facendo però anche riferimento a studi diversi come il testo che il medico Isidoro Falchi pubblicò su Campiglia nel 1880 a titolo Trattenimenti popolari sulla storia della Maremma e specialmente di Campiglia Marittima. Nel XII secolo si accedeva nell’originario circuito di mura da una porta situata nel versante ovest, le tracce di tale porta sono visibili circa dove ha inizio via Pietro Gori, dall’accesso opposto dell’attuale piazza della Repubblica. Questa prima cinta racchiudeva case in pietra alternate ad altre costruite con materiale deperibile. Nel XIII secolo grazie agli stretti rapporti con Pisa, nella seconda metà del ‘200, si assiste a un sensibile cambiamento del borgo; la cinta muraria fu ingrandita andando a inglobare tutto il borgo esterno all’originario Castello (la Rocca), formatosi lungo le pendici ovest del centro. L’ampliamento della cinta coincise, nel 1246, con l’edificazione del Palazzo Pretorio. Assieme alla cinta di mura furono costruite le porte d’accesso: quella verso sud (ma direi più correttamente est), ancor oggi detta la “Porticciola” della quale non rimane traccia se non il toponimo. La porta nord detta oggi di Sant’Antonio per la vicinanza dell’omonima chiesa e posta all’ingresso di via Cavour. Porta Ribellino a sud-ovest. Riportata alla luce recentemente si trova su un terrapieno affacciato in via Vittorio Veneto e conduce tramite una scalinata alla piazza Dogali, luogo conosciuto dai campigliesi come “Sotto il coro”. In origine questa porta doveva chiamarsi di San Lorenzo poiché era quella che dava accesso alla chiesa omonima, oggi sede della prepositura… Porta Pisana o di Pozzolungo a Nord-Ovest. All’ingresso di via Buozzi, a lato della piazzetta Andreoni sulla quale campeggia l’elegante facciata dell’ottocentesco Teatro dei Concordi. Isidoro falchi nei suoi trattenimenti però, indica questa porta come Pisana, e Fiorentina quella di S. Antonio. Vicino all’attuale porta al Pozzolungo o Fiorentina (via Buozzi) si trova la terza entrata nel borgo conservata… Porta Fiorentina. Piuttosto ben conservata, presenta caratteristiche simili alla Porta a Mare. L’arco interno è ribassato e l’estradosso ha forma ogivale. A differenza della Porta a Mare, in questa i cardini sono conservati , così come gli alloggi dei pali di chiusura delle ante in legno. Sopra l’arco campeggiano quattro stemmi inseriti in una cornice rettangolare: da sx lo stemma di un ramo della famiglia Gherardesca, lo stemma…».

http://www.vacanze-campiglia.com/porte


Campiglia Marittima (castello di Magona)

Dal sito www.luxurylink.com   Dal sito www.luxurylink.com

«Castello di Magona, antica residenza di Leopoldo II granduca di Toscana, sorge tra due importanti città come Lucca e Siena, in un triangolo di produzione vinicola di altissimo livello quali Sassicaia e Ornellaia. Oggi magnifica dimora storica, offre la possibilità di essere vissuta con tutti i comfort del XXI secolo. ... Questo è il modo in cui Cesare Merciai, proprietario del Castello di Magona, vi accoglierà. Castello di Magona, costruito nei primi decenni del XVI secolo, divenne la residenza di Leopoldo II granduca di Toscana, durante le opere di bonifica della Maremma. Nel 1860 passò di proprietà alla famiglia Merciai, che lo ha trasformato in "Dimora Storica" aperta a tutti coloro che desiderano concedersi una vacanza indimenticabile alla scoperta di questa terra ricca di storia e arte. Leopoldo II, nato il 3 ottobre 1797 a Firenze e morto a Roma il 29 gennaio 1870, fu l'ultimo granduca di Toscana e regnò dal 1824 al 1859. Il suo regno terminò con la sua abdicazione. Il Castello di Magona fu la residenza di tanti granduca di Toscana, ma Leopoldo II visse più a lungo in questa dimora. Esistono documenti, datati 1529, che testimoniano l'esistenza di un palazzo precedente che fu ristrutturato per divenire sede amministrativa delle ferrovie di Campiglia Marittima. Le varie ristrutturazioni cominciate nei primi del 900 sono state supervisionate dall'Istituto delle Belle Arti. Il castello rappresenta oggi uno dei più importanti monumenti della Maremma Toscana».

http://www.castellodimagona.it/storia.php


Campiglia Marittima (palazzo Pretorio)

Dal sito www.fototoscana.it   Foto di Matteo Tani, dal sito http://commons.wikimedia.org

«Uno degli edifici più significativi del Comune di Campiglia Marittima è il Palazzo Pretorio. D’origine duecentesca, quest'antica dimora del Capitano di Giustizia, è stata diverse volte modificata durante i secoli. Uno dei segni più interessanti che la storia ha lasciato su questa struttura, sono gli stemmi che i potestà ( i rettori che Firenze inviò tra i secoli XV e XVII presso questo capitanato) fecero inserire sulla facciata principale, probabilmente per cancellare i preesistenti, appartenenti al precedente governo pisano durato fino al 1406. Il Palazzo Pretorio sovrasta in altezza gli edifici grazie ad una robusta torre dell'orologio completata da una bella campana. Attualmente, l'edificio, dopo un accurato e rispettoso restauro, ospita un ricco Archivio Storico. Il palazzo è sede dell'Enoteca Pubblica, Centro di informazione e promozione della Strada del Vino Costa degli Etruschi, e in estate, oltre ad essere il punto di partenza delle svariate iniziative proposte da quest'ente, si adopera a modo di galleria d'arte, proponendo ai cittadini e ai visitatori, esposizioni di numerosi artisti».

http://www.comune.campigliamarittima.li.it/index.php?id_sezione=107


Campiglia Marittima (rocca San Silvestro)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://guide.supereva.it

  

«Al centro dell'omonimo parco archeominerario, Rocca San Silvestro è un insediamento di sommità, distante circa 4 km da Campiglia, fondato nel XII secolo ai fini dello sfruttamento minerario del territorio e abbandonato intorno alla metà del XIV secolo in seguito allo spostamento degli interessi della famiglia della Gherardesca. Il sito è particolarmente suggestivo, nonché importante nella definizione della storia della metallurgia in Europa. La struttura urbanistica si è conservata intatta mentre rimangono forti segni del tessuto architettonico. La residenza dei signori Della Rocca (da cui prende nome il castello) luogotenenti dei Della Gherardesca è posta nella parte più alta. Nelle immediate vicinanze sorgono il cassero e la cisterna per la riserva di acqua potabile, mentre poco distante sorge la bella chiesetta romanica di San Silvestro (da qui la seconda parte dell'odierno toponimo) con l'annesso cimitero. Tutt'intorno le abitazioni, il forno da pane, il frantoio, la zona industriale dei forni. La pietra calcarea bianchissima, il verde intenso della vegetazione mediterranea e, col variare delle stagioni, le diverse coloriture della flora, il panorama che dalla stretta valle dei Manienti scorge il mare, aggiungono fascino al luogo, tappa da non perdere nei percorsi della Toscana costiera. ... Il complesso monumentale della Rocca di Campiglia, dopo un accurato e rispettoso restauro è stato inaugurato e aperto il 7 giugno 2008. La rocca occupa un’area semicircolare sulla collina più alta di Campiglia a quota 281 m s.l.m., comprende l’edificio del cassero o dongione, l’antica cisterna, l’imponente parete merlata con bifora dell’edificio gentilizio (sec. XI-XV) e l’acquedotto degli anni ’30 del XX secolo. Gli edifici ospitano il museo dei reperti della rocca, e quello della storia del borgo medievale di Campiglia dove a tutt’oggi sono evidenti le strutture delle case torri pisane. Gli edifici sono al centro di un parco delimitato dalle mura di cinta della Rocca punteggiate da bastioni. Con l'obiettivo di ricostruire la vita antica vita della comunità, sono stati collocati nel cassero i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi della Rocca appartenuta alla famiglia della Gherardesca. Tra questi reperti si segnalano una corazzina quasi integra, un elmo e una piccola collezione di armi. L'esposizione comprende anche interessanti e gradevoli pannelli didattici. Il museo è gestito dalla società Parchi Val di Cornia.  Il parco della Rocca è visitabile gratuitamente tutti i giorni dell'anno dalla mattina al tramonto, in estate fino alle ore 10.00. L'ingresso può essere riservato in caso di eventi a pagamento o a numero chiuso».

http://www.comune.campigliamarittima.li.it/pagina178_rocca-san-silvestro.html - ...index.php?id_sezione=111


Campo nell'Elba (torre di San Giovanni)

Dal sito www.hotelpuntoverde.it   Dal sito www.aisoladelba.it

«Si trova sulle pendici granitiche del monte Perone, poco sopra i paesi di San Piero e Sant'Ilario, a 300 metri di quota. Molto suggestivo è il masso su cui è appollaiato, tanto che sembra sorgere da esso, e i conci granitici che la formano si fondono cromaticamente alla sua base. Straordinario è il panorama che si gode da quassù, soprattutto sul golfo di Campo. Tutt'intorno si stende una bella macchia bassa a cisti, ginestre e corbezzoli, che in primavera si coprono di sgargianti fiori e riempiono l'aria di pungenti aromi. Si raggiunge facilmente da un breve sentiero, al fianco di un'area picnic sulla ripida e stretta salita asfaltata che da paesi del campese sale al valico del monte Perone. La visita alla torre è libera, ma l'accesso all'interno è difficile come per gli antichi assedianti. La torre ha una pianta quadrata. La lunghezza dei lati è di circa sette metri. In altezza si sviluppava in circa 12,5 metri. I paramenti esterni hanno gli incastri più curati di quelli interni, rendendo la superficie quasi liscia, con poche possibilità di appiglio agli assalitori. Era formata da due piani e una terrazza. La muratura è del tipo a sacco, e sono state utilizzate bozze di granito lavorate su cinque lati. I conci provengono da altre costruzioni. Tra essi c' anche una pietra da macina, con ancora presente il foro di alloggiamento del perno. Non sappiamo da quali strutture provenissero questi graniti. Qualcuno asserisce che arrivassero da case abbandonate dell'antico abitato che sorgeva a Piane al Canale. Le aperture, a parte alcune feritoie, sono solo un ingresso e una finestra, entrambe sul lato nord-est. Il primo è posto a 2,30 metri dalla base. L'accesso avveniva quindi tramite una scala di legno retraibile. I cardini delle due aperture erano posti in modo che dall'esterno, a imposte chiuse, esse sembrassero sigillate. All'altezza della finestra c'era un tavolato che formava il pavimento del primo piano. ciò si evince dalle otto mensole, quattro per lato, che ancora oggi si vedono. ciò che non si vede sono gli incavi d'incastro delle travature. Essi testimoniano che la struttura lignea era congegnata per essere abbattuta nello sfortunato caso che gli assedianti fossero entrati nella torre. Sulla terrazza, oggi crollata, si svolgevano diverse funzioni: dalla vigilanza alla segnalazione ottica con altri punti strategici. Dai resti, soprattutto una risega d'appoggio dell'armatura, si evince che era sostenuta da una volta a botte, con centina a tutto sesto del raggio di 1,85 metri circa. Alla terrazza si accedeva tramite un'apertura nella volta. I collegamenti da un piano all'altro avvenivano con scale mobili.

L'origine della struttura è senza dubbio pisana. Il periodo è l'XI secolo, forse nei primi anni. Secondo Massimo Ricci, che ne ha curato il restauro, la torre sarebbe stata fondata dopo l'incursione saracena all'Elba nel 1003 del pirata Musetto. Riconquistata dai pisani, l'isola sarebbe stata rafforzata con opere difensive tra cui la nostra torre. Certo il suo scopo era quello di vigilare su una delle baie più pericolose in caso di sbarco, come quella di Campo, e per proteggere i paesi di questo versante. Il fatto che le cronache rinascimentali non parlino di San Giovanni fa ritenere che la sua valenza militare sia circoscritta ai soli anni della dominazione pisana. Ancora Ricci è convinto di poterne ricostruire gli ultimi istanti di vita. L'architetto ha notato che il crollo della volta che sosteneva la terrazza non è avvenuto per cause statiche, bensì per deliberata distruzione. Dopo un assedio, scrive Ricci, nel corso del quale i difensori si erano ritirati sulla terrazza di copertura ed avevano fatto rovinare sul nemico il solaio in legno, [...] il nemico con l'aiuto di grosse spranghe di ferro, cominci a demolire la chiave di volta (punto di minore spessore della medesima poiché non caricata dal rinfianco in terra), e con poche energie fece rovinare a terra tutta la struttura (forse con gli stessi occupanti). Fine della storia di San Giovanni, dunque, e purtroppo senza sapere a opera di chi. Forse furono i pirati saraceni, autentico spauracchio per queste strutture; o magari i genovesi, che in aperta ostilità con i pisani e desiderosi di assoggettare l'Elba si resero protagonisti di alcuni sbarchi. Successivamente il materiale di crollo fu buttato ai piedi della torre, forse per un riutilizzo civile della struttura, per essere usato nei muri a secco dei terrazzamenti circostanti. Lasciata per secoli in completo abbandono sub le offese del tempo. Negli anni 1950 un fenomeno di assestamento del masso su cui sorge provocò il crollo del paramento esterno di un lato, per cui si rese necessario un restauro nel 1965. Trent'anni esatti dopo fu operato un altro restauro, sollecitato dal gruppo culturale locale La Torre, e diretto dall'architetto Massimo Ricci. Sono state rifatte le murature superiori (la parte più colpita dal degrado) ed è stato consolidato il suddetto lato crollato, così come il masso alla base. Inoltre le acque piovane sono state regimate per non provocare dilavamenti alle murature. La torre di San Giovanni è l'unica opera militare genuinamente medievale dell'isola d'Elba. Infatti l'altra fortezza storica di origine pisana, il Volterraio, è frutto di ingrandimenti e rifacimenti in epoca rinascimentale. è anche probabilmente la prima fondazione pisana sull'isola. Ma non dell'arcipelago. Sappiamo infatti che una torre fu edificata nel 909 nell'isolotto di Palmaiola. Di essa oggi non rimangono tracce. ...».

http://www.aisoladelba.it/luoghi-da-visitare/campo_nell_elba/torre_di_san_giovanni.asp


Capoliveri (forte Focardo)

Dal sito www.ilcasalenellelba.com   Dal sito http://isolafelice.forumcommunity.net

«...L'unica struttura a carattere difensivo del comune di Capoliveri è a pianta quadrata bastionata, protetta dal lato di terra da un fossato. Il bastione sud è stato ricostruito (malamente) dopo che un bombardamento nella seconda guerra mondiale ne aveva distrutto le forme originarie: purtroppo il risultato non è molto armonico con le antiche mura. Il forte disponeva di quindici bocche da fuoco e poteva ospitare fino a cinquanta soldati. Al suo interno si trovavano le caserme dei soldati, i magazzini, la sala della disciplina e alcuni sotterranei. La fortezza era stata voluta dagli spagnoli nel 1678. La sua costruzione fu ritenuta necessaria in appoggio al caposaldo di Longone. Infatti il forte maggiore, costruito nel 1603, fu espugnato dai francesi nel 1646 dopo un assedio. Prontamente riconquistato quattro anni più tardi, gli spagnoli pensarono a un sistema che impedisse ai nemici di forzare l'entrata nel golfo di Mola e di trovare riparo nelle piccole baie intorno a Longone. Fu così costruito il Focardo sulla punta che chiudeva a sud la rada, con lo scopo di creare un fuoco di sbarramento all'imbocco della stessa. La nuova opera, di non grandi dimensioni, fu affidata al maggiore Alejandro Piston e terminata in appena due anni. Voluta dal viceré di Napoli Foscardo, ne ereditò il nome, che ben presto si trasformò in quello attuale. A ricordo di ciò fu posta una lapide, vicina all'ingresso esterno, ancora oggi visibile, sebbene in cattive condizioni. Il battesimo del fuoco lo ebbe nel 1708, quando Longone entrò nelle mire dell'esercito imperiale, durante la guerra di successione spagnola. Non solo resistette a un assalto dei soldati austriaci, ma la guarnigione spagnola (aiutata dai, una volta tanto, alleati francesi) ne fece prigionieri molti tra cui il capitano. Iniziò così un gustoso scambio epistolare tra i due comandanti, dove, da parte imperiale si chiedeva assicurazioni per i prigionieri, e da parte spagnola ci si doleva per la scarsa creanza dimostrata dagli ufficiali nemici nel trattare con gentiluomini in uniforme.

Il secondo episodio di guerra è del 1799, quando le truppe napoleoniche invasero l'Elba. Longone e Focardo erano in quegli anni sotto il governo di Napoli. In questa occasione i comandanti della guarnigione giudicarono fosse meglio abbandonare il forte per la sua impossibilità di reggere un lungo assedio. Peraltro con il passare del tempo la sua importanza difensiva venne sempre meno. Nell'aprile 1814, con la crisi dell'impero di Napoleone, un gruppo di capoliveresi assaltò un forte quasi incustodito, saccheggiandolo. Nel 1848 fu costruito il faro al suo interno. Attualmente è proprietà della marina militare e sotto la custodia di un farista. Per questa ragione l'accesso è precluso. è possibile ammirare i suoi baluardi e i fronti tanagliati dall'esterno, e i più "acrobati" possono costeggiare tutto il promontorio su cui sorge, ammirando la struttura ad arco che dà stabilità al forte a causa di una faglia e il piede di alcuni bastioni che lambisce quasi il mare. Il modo migliore per raggiungerlo invece è tramite il sentiero che parte dall'angolo sud della spiaggia di Naregno, e passa all'ombra di una bella pineta sulla scogliera con alcuni scorci su Porto Azzurro».

http://www.capoliverionline.it/capoliveri/da-visitare/forte_focardo.asp


Capraia (forte San Giorgio)

a c. di Antonella Gentile


Capraia (torre del Porto)

Dal sito www.lakinzica.it   Dal sito http://xoomer.virgilio.it/mastino

«La Torre del Porto è la torre costiera meglio conservata dell'Isola di Capraia, nell'arcipelago Toscano. Essa si trova su un'altura ad est del porticciolo e anticamente lo sorvegliava dalle incursioni nemiche dei Corsari» - «La Torre del Porto fu fatta costruire nel 1516 dal Banco di San Giorgio come difesa del porto dagli attacchi dei pirati. L'edificio è perfettamente conservato, ad eccezione di una garitta per l'avvistamento che è andata distrutta».

http://mapio.net/o/3184469 - http://comune.capraiaisola.li.it/index.php?option=com_inform&view=article&id=13&Itemid=996&lang=en


Capraia (torre delle Barbici o della Regina o di Punta Teja)

Dal sito https://ekokayak.wordpress.com   Dal sito http://test.isoladicapraia.it

«La Torre della Regina, o Torre di Punta Teja, è una delle quattro torri costiere dell'Isola di Capraia, nell'arcipelago Toscano. Essa si trova sul versante ovest dell'isola a sorvegliare il canale dal lato della Corsica. Fu costruita dai Genovesi nel XVI secolo per controllare le incursioni nemiche dei Corsari. Tramite segnali di fumo era in contatto con tutte le altre torri dell'isola. La torre è l'unica a base quadrata dell'isola ed il suo aspetto oggi è diroccato, anche perché non è mai stata restaurata ed è di fatto inaccessibile via terra. Su questo versante infatti esisteva il carcere dell'isola (in uso fino al 1986) e le autorità carcerarie non avevano alcun interesse nel mantenere i sentieri tradizionali, che nel corso di quasi un secolo sono stati ricoperti dalla vegetazione».

http://wikimapia.org/10463636/it/Torre-della-Regina


Capraia (torre dello Zenobito)

Dal sito https://ekokayak.wordpress.com   Dal sito www.isoledellatoscana.it

«La Torre dello Zenobito è stata costruita nel 1545 con pietre vulcaniche estratte da una vicina cava. Si raggiunge con un sentiero che attraversa tutta l'isola passando per il monte Arpagna. Dal 2010 è raggiungibile dal nuovo sentiero costiero, "Il sentiero perduto dello Zenobito". La torre ha tre piani, con un soppalco interno. Nella sala principale domina un caminetto. Le pietre sono rosse come la Cala Rossa. La porta di ingresso è a metà altezza della torre per una migliore difesa da eventuali assalitori».

http://news.isoladicapraia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=611:linterno-della-torre-dello-zenobito&catid=32...


Capraia (torretta del Bagno)

Foto di Fabio Guidi, dal sito http://viaggi.corriere.it   Dal sito http://viaggi.corriere.it

«La Torretta del Bagno è una delle quattro torri costiere dell'Isola di Capraia, nell'arcipelago Toscano. Essa si trova sul versante est dell'isola molto vicino al mare (da cui il nome), ai piedi dell'altura del castello di San Giorgio. Fu costruita dai Genovesi nel 1790 per la difesa del Forte San Giorgio in caso di assedio. Un arco rampante la collega alla ripida parete rocciosa dove un camminamento protetto conduceva al Forte San Giorgio. La torre ha forma cilindrica, alta e stretta, coperta da una cupoletta che oggi è crollata. Nei pressi della Torretta si trova uno dei punti più frequentati per la balneazione nell'isola, con scogli piatti».

https://it.wikipedia.org/wiki/Torretta_del_Bagno


Capraia (torri)

a c. di Antonella Gentile


Castagneto Carducci (castello della Gherardesca)

Dal sito http://turismolento.blogspot.it   Dal sito www.castellodicastagneto.com

«Il Comune di Castagneto Carducci si trova al centro della Costa degli Etruschi. Il toponimo deriva da castagno perciò Castagneto significa bosco di castagni. Nel 1900 fu aggiunto il termine Marittimo che nel 1907 fu sostituito per rendere onore a Giosuè Carducci che abitò qui da bambino. Il Castello medievale e la Chiesa di San Lorenzo, sono i due elementi architettonici più antichi e ancora ben conservati. La storia di questo borgo medievale vede come protagonista l’importante famiglia dei Conti della Gherardesca. La presenza di questi personaggi accomuna le vicende storiche di vari borghi di questo territorio, proprio per i vasti possedimenti e il potere politico che alcuni esponenti avevano ormai da tempo. Nel 754 il nobile longobardo Wilfrid, poi divenuto santo, era il capostipite della famiglia e deteneva la proprietà di vasti territori maremmani. Quando decise di farsi monaco benedettino e fondare il Monastero di San Pietro in Palazzuolo a Monteverdi Marittimo, donò quelle sue proprietà al monastero medesimo. Tra queste erano comprese Castagneto Carducci ed altri territori vicini. Un importante discendente della famiglia Della Gherardesca fu Gherardo, signore di Pisa e Volterra che visse nel X secolo ed esercitò il ruolo di vicario di Pisa. A partire dal 1405, la famiglia eserciterà il suo dominio sotto i fiorentini con l’istituzione di tre piccoli comuni: Bolgheri, Castagneto e Donoratico. La struttura del borgo si sviluppa partendo dal Castello dei Conti della Gherardesca, che si trova nella parte alta. Da lì si diramano i vicoli del paese, secondo uno schema di cerchi concentrici, dove un attento visitatore può individuare e apprezzare moltissimi segni e testimonianze del passato.

I monumenti e i palazzi che si possono vedere e visitare a Castagneto Carducci sono il Castello Della Gherardesca, che dovrebbe risalire intorno all’anno Mille, anche se non è possibile stabilire una data fissa. Questo lo possiamo constatare da una lastra rettangolare A(nno) D(omini) MCCC/XLVII ind(ictione) XIII / huius turris opus fecit fi / eri Laurentius / Odducci co(m)it(um) d(e) Cast(agnet)o. Questa lapide riveste una funzione storico-documentaria molto importante: attesta l’esistenza di una torre che attualmente non c’è più e che venne eretta da Lorenzo Della Gherardesca, per esplicitare il suo diritto di possesso sul territorio. Alla sinistra del portone si trova l’ingresso alla sagrestia, mentre alla sua destra c’è la porta d’ingresso al castello. Il castello ha tre piani: al pianterreno sono situate le stanze per ricevimenti e rappresentanza e qui vi è anche l’accesso per la cappella privata in San Lorenzo; le stanze dei rimanenti piani sono adibite, invece, a uso abitativo. Nel lato ovest del castello è situato un vasto giardino; sul lato a sud c’è una scala ed un terrazzo con vista panoramica; nel lato nord, attraverso uno scivolo, si accede ad un pianerottolo di fronte alla facciata della chiesa e all’ingresso della Torre campanaria. Il castello ha subito dei restauri che ne hanno cambiato l’antica struttura; quelli più noti risalgono al 1744, 1760, 1783, 1857, 1859, 1864 fino ad arrivare ai giorni nostri».

http://turismo-in.it/visitare-toscana/castagneto-carducci-al-centro-costa-degli-etruschi


Castiglioncello (castello Pasquini)

Dal sito www.toscanissima.com   Dal sito www.armunia.eu

«Il Castello Pasquini viene edificato a partire dal 1889 dal barone Lazzaro Patrone, spregiudicato imprenditore arricchitosi col commercio del guano sudamericano, sulla proprietà di Diego Martelli, costretto a vendere le sue tenute di Castiglioncello e di Castelnuovo della Misericordia per le disastrate condizioni economiche. La costruzione, affidata ad una famiglia di Castelnuovo della Misericordia, i Luparini, dapprima ingloba poi cancella definitivamente la vecchia fattoria di Diego Martelli resa celebre da numerosi dipinti dei Macchiaioli della cosiddetta “Scuola di Castiglioncello” (si vedano a titolo di esempio le opere di Giuseppe Abbati, Castiglioncello e Odoardo Borrani, Orto a Castiglioncello). Il nuovo pretenzioso edificio – che ha come riferimento Palazzo Vecchio – è caratterizzato dallo stile eclettico in voga nella Toscana dell’epoca, con forti richiami neo-gotici. La dominanza, anche simbolica, sul paese ancora in costruzione è accentuata da imponenti muri di terrazzamento e di cinta coronati da bastioni. Insieme alla villa di Martelli vengono distrutti tutti gli edifici agricoli annessi oltreché le recinzioni e costruzioni che la circondavano, mentre gli adiacenti terreni agricoli vengono riconvertiti a parco secondo i gusti romantici dell’epoca per abbellire e proteggere la privacy della nuova residenza. All’imbocco del viale, lungo il muro di cinta, viene costruita l’abitazione del casiere, ad andamento curvilineo che richiama, nei merli che ne coronano la sommità, lo stile gotico della costruzione principale; all’interno del parco, vicino al Castello, sorge la cappella seminterrata a pianta circolare decorata in stile coppedè.

Lo stile del Castello Pasquini impronta anche altri edifici costruiti a Castiglioncello, a cominciare dalla stazione ferroviaria, del primo decennio del secolo, per la cui costruzione il barone Patrone offrì i propri terreni a condizione che ricalcasse nello stile il Castello stesso e non compromettesse dunque, secondo le idee del proprietario, la vista della sua residenza la cui svettante torre dominava il promontorio. Intralciato dai concittadini nei suoi ambiziosi propositi che prevedevano fra l’altro la costruzione di un ippodromo e di numerose infrastrutture per l’emergente elitario turismo che andava riempiendo di lussuose ville liberteggianti le scogliere del promontorio, il barone Patrone cedette pian piano tutte le sue proprietà dislocate fra Castiglioncello e Castelnuovo, fino a vendere il Castello ed il parco nel 1938. A lui succedettero altri proprietari, finché nella seconda metà degli anni ’40 il Castello diventa proprietà della famiglia Pasquini, di cui ancora conserva il nome, che operò significative modifiche soprattutto nel parco - con la realizzazione di un campo da tennis, di un bocciodromo e di una pista da ballo - che venne in parte compromesso nel carattere “selvaggio”, tipicamente romantico, che aveva improntato il giardino Patrone. Agli inizi degli anni ’80 il Castello, in abbandono, viene acquistato dell’Amministrazione Comunale che lo adibisce a centro culturale, prevalentemente destinato ad attività di spettacolazione, esposizione e convegnistica».

http://www.comune.rosignano.livorno.it/site4/pages/home.php?tipop=vis_pagina&visualizza=left&id=16655&idpadre=13066#.UhM8oJK-2dk


Castiglioncello (torre medicea)

Dal sito www.fototoscana.it   Dal sito www.comune.rosignano.livorno.it

«La Torre di Castiglioncello è stata costruita attorno alla metà del XVI secolo. Un'epigrafe apposta sulla porta di accesso ne ricorda la costruzione ad opera di Cosimo II de' Medici (1537-1574). Non essendo menzionata da Bernardino Pagni da Pescia, che nel 1539, ha il compito di verificare lo stato di mantenimento delle fortificazioni esistenti, è possibile che la Torre di Castiglioncello sia stata costruita ex-novo dopo il 1540, e risulti già realizzata nel 1570, a conferma dei caratteri funzionali e strutturali, tipici delle torri litoranee cinquecentesche. Nel 1606 Castiglioncello entra a far parte del Capitanato nuovo di Livorno e la Torre diviene l'opera difensiva posta a confine meridionale del nuovo territorio dipendente dalla città fortificata. Per circa due secoli, fino al settecento, durante il periodo di Reggenza Lorenese, la Torre ha mantenuto le funzioni originarie di difesa e sorveglianza anche militari, poiché, oltre alla sua posizione rispetto al mare, risulta ben armata ed è la sede di un presidio permanente di corazzieri. Dall'esame dei disegni dell'Atlante del Warren, del 1749, e dell'Elenco dei regi Stabili, è possibile comprendere i caratteri architettonici della Torre di Castiglioncello. La Torre, di pianta quadrangolare di forma poco slanciata, ha poche aperture, due piani abitabili, il piano della batteria, la copertura a tetto e la porta posta a notevole altezza rispetto alla quota del terreno. Dall'alta zoccolatura a scarpa si sviluppano i muri, di notevole spessore, irrobustiti da contrafforti interni collegati da arcate per tutta l'altezza, del primo e del secondo piano. Il piano della batteria, aggettante rispetto al filo del muro, è coperto da un tetto a capanna, sorretto da pilastri che poggiano sui muri sottostanti, realizzato in coppi ed embrici, contemporaneamente alla realizzazione della Torre.

Prima della demolizione della copertura, vi era quindi una galleria che correva lungo il perimetro della Torre, con piccole aperture nel pavimento, le caditoie, aggettanti per la difesa piombante. La galleria è sorretta da archetti a sesto acuto che scaricano sui beccatelli. Le feritoie della Torre, sul tipo delle cannoniere concepite dagli architetti militari del XVI secolo, sono orizzontali, con sguancio verso l'esterno. La forma originaria doveva essere simile al tipo di feritoia composita usata nel XVI secolo, che consentiva l'uso di più armi contemporaneamente, con collegamenti alle fuciliere che attraversavano obliquamente tutto lo spessore del muro e si innestavano da entrambi i lati dell'apertura orizzontale. I vani delle feritoie e delle fuciliere, necessari all'appostamento dei soldati, sono ancora evidenti sulla parete nord della facciata. Fino alla prima metà dell'Ottocento la sistemazione del promontorio di Castiglioncello è costituita dalla diramazione della strada del Littorale, che permette di raggiungere la Torre, da un viottolo che si inerpica dalla cala di levante, l'unico approdo possibile, dai campi coltivati, dalla presenza di una trincea orientata sud-ovest. A partire dai primi anni del novecento si realizzano alcune trasformazioni, che definiscono la sistemazione definitiva del promontorio: una costruzione di proprietà dei Berardi, successivamente scomparsa, viene addossata alla Torre, si procede alla lottizzazione dei terreni adiacenti alla Torre e di conseguenza alla realizzazione di nuovi percorsi per il raggiungimento dei lotti privati. Con la costruzione della villa, di proprietà dei Berardi, comunicante con la Torre attraverso un ponticello, la Torre diviene di proprietà privata, mentre restano di proprietà pubblica la piazzetta della Torre, su cui si affacciano la chiesa e la canonica. L’edificio è stato interamente restaurato nel 2000».

http://www.comune.rosignano.livorno.it/site4/pages/home.php?tipop=vis_pagina&visualizza=left&id=16656&idpadre=13066#.UhM9BZK-2dk


Castiglioncello di Bolgheri (castello)

Dal video www.youtube.com/watch?v=I6xLt8WraMA   Dal sito www.bolgheri.biz

«Il castello di Castiglioncello di Bolgheri (LI), presso il comune di Castagneto Carducci: possedimento dei Della Gherardesca, il castello passò poi ai Pannocchieschi nel 1100. Successivamente finì in mano ai Soderini, e poi ritornò ai Della Gherardesca. È la classica rocca militare che nulla elargisce alla superficialità della vita di corte. Anche per questo merita una visita principalmente la Sala d’Arme, più che l’impianto nel suo complesso. Il castello è di proprietà privata, per questo non è visitabile che all’esterno, tranne il 16 luglio. Per altre notizie chiamate gli uffici comunali. Il castello è raggiungibile da Firenze con l’autostrada A11 Firenze-Mare in direzione di Lucca fino all’uscita di Rosignano, quindi prendete la superstrada fino a Donoratico e di qui continuante sulla statale 329 fino a Castagneto Carducci» - «Edificio a due ali fortificato con bastioni ed una torretta, sorge su un poggio conico (393 mt s.l.m.), completamente ricoperto di boscaglia con prevalenza di lecci, sulle pendici in basso sono presenti estesi uliveti. La sua origine è incerta, già citata nel 780 dC, sia pure con il significativo toponimo di Oliveto, fu possedimento dei Gherardesca fino al 1440, dei Soderini fino al 1665, degli Incontri fino al 1801 ed ancora dei Gherardesca successivamente. La posizione dell’edificio, solitario e pressoché inaccessibile, in cima ad un colle che domina Castagneto e Bolgheri e da cui la vista può spaziare dall’Isola D’Elba alla Corsica, a Livorno, al piano ed ai vigneti sottostanti, fino al mare, è alquanto suggestiva. Una volta all’anno, il 16 luglio, viene aperto al pubblico, in occasione della festa della Madonna del Carmine».

http://www.guidatoscana.net/castello-castiglioncello-bolgheri-livorno/136.htm - http://www.comune.castagneto-carducci.li.it...


Donoratico (ruderi del castello)

Dal sito www.dodecapoli.com   Dal sito www.hotelcastagnetocarducci.it

«Il Castello di Donoratico, ora in rovina, sorge su una piccola altura di m. 179 di altitudine, con le pendici assai ripide ad eccezione della parte meridionale. Fu distrutto nel 1433 a causa di una contesa tra i Della Gherardesca e Firenze. Era munito di una duplice cinta di mura che racchiudeva un ripiano. Sopravvivono alcuni ruderi delle mura esterne (tra cui la porta a sud ovest) e della torre. Di quest’ultima si conservano ancora il lato ovest (con due finestre), parte del lato nord (dove rimane traccia del quadruplo ordine di aperture ad arco) ed il lato sud, addossato ad una torre più bassa e di epoca più recente. La più alta aveva quattro piani ed una cisterna, non pare avesse una porta di ingresso, ma all’altezza di circa tre metri dal piano, si trovava un’apertura a cui si accedeva da una scala mobile che, in caso di necessità, veniva ritirata. Sul fronte ovest della torre, nelle mura superstiti, si apre una porta ad arco a tutto sesto, sormontata dai resti di una scala, a sud est di nuovo i resti di una porta di accesso al castello. La torre fu ampiamente ristrutturata da Walfredo della Gherardesca, nel 1929. In quell’occasione il conte fece asportare alcune pietre dal castello di Donoratico per costruire la torre campanaria a fianco della chiesa di S. Lorenzo, a Castagneto Carducci. Circa 400 metri sotto la torre, lungo la strada di accesso, si trovano i resti di tombe etrusche scavante nella roccia e di più recenti necropoli».

http://www.comune.castagneto-carducci.li.it/index.php?id=544


Isola di Gorgona (ruderi della torre Vecchia)

Dal sito www.ondamica.it   Dal sito http://guide.supereva.it

«La Torre Vecchia è una torre costiera situata sull'isola di Gorgona, nell'Arcipelago Toscano, nel territorio comunale di Livorno. La sua ubicazione è lungo la scoscesa e frastagliata costa occidentale dell'isola, rivolta verso il Canale di Corsica. La struttura fortificata fu edificata in epoca duecentesca dai Pisani, quando l'isola e gran parte dell'arcipelago erano sotto il loro controllo. Lo scopo era quello di poter svolgere funzioni di avvistamento nel tratto di mare che separa Gorgona dalla Corsica; la torre, all'occorrenza, poteva svolgere anche efficaci funzioni difensive, soprattutto in caso di tentativi di incursioni piratesche, grazie alla sua posizione dominante a strapiombo sul mare. Durante le epoche successive, quando l'isola entrò a far parte del Granducato di Toscana (nel 1406 ebbe inizio il dominio fiorentino), la struttura fortificata continuò a svolgere le sue originarie funzioni, fino ad essere definitivamente dismessa nel corso dell'Ottocento, epoca in cui fu decisa la sua trasformazione in prigione, grazie anche alla posizione isolata dell'isola. La Torre Vecchia si presenta come un imponente complesso fortificato, seppur parzialmente diroccato, che si sviluppa a pianta poligonale irregolare, disposta su più livelli, con possente basamento a scarpa che si adatta all'orografia del promontorio sul quale sorge; le strutture murarie sono prevalentemente rivestite in pietra locale. L'accesso alla torre è possibile attraverso una porta con arco a tutto sesto. All'angolo nord-occidentale del complesso si eleva una torre quadrata, di altezza superiore rispetto alla rimanente struttura, che culmina con una caratteristica merlatura sommitale».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Vecchia_(Gorgona)


Isola di Gorgona (torre Nuova)

Dal sito http://ilgiornalieri.blogspot.it   Dal sito http://ilgorgon.blogspot.com

«La Torre Nuova è una torre costiera situata sull'isola di Gorgona, nell'Arcipelago Toscano, nel territorio comunale di Livorno. La sua ubicazione è lungo la costa orientale dell'isola, sul promontorio che chiude a nord Cala del Porto, ove sorge l'unico approdo isolano, rivolta verso il tratto del Mar Ligure che separa Gorgona dalla costa toscana. La struttura fortificata venne edificata nella seconda metà del Seicento dai Medici, per migliorare il sistema difensivo dell'isola che, lungo la costa orientale, si trovava di fatto sguarnita. Il luogo scelto per la costruzione della torre era probabilmente sede di una preesistente struttura di avvistamento andata precocemente in rovina. Le funzioni della struttura turriforme erano principalmente quelle di avvistamento, anche se all'occorrenza potevano essere esercitate efficaci funzioni difensive in caso di avvicinamento di imbarcazioni sospette al sottostante approdo. Dismessa in epoca ottocentesca, la struttura andò incontro ad un rapido ed inesorabile degrado che la portò in condizioni semidirute nel corso degli anni. Tuttavia, una serie di restauri condotti alla fine del secolo scorso hanno permesso di recuperare il complesso architettonico riportandolo agli antichi splendori. La Torre Nuova si presenta come una struttura fortificata a sezione quadrangolare, addossata su un lato ad edifici posticci. Il complesso è costituito da un imponente basamento a scarpa disposto su due livelli, culminante con un coronamento di archetti ciechi poggianti su mensole sporgenti che delimita il terrazzamento su cui poggia il soprastante corpo di fabbrica a sezione quadrata, disposto anch'esso su due livelli, che culmina con un tetto di copertura a due fornici. Lungo le strutture murarie rivestite in laterizi si aprono una serie di finestre di forma quadrangolare».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Nuova_(Gorgona)


Isola di Montecristo (ruderi della fortezza di Montecristo)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.smart.toscana.it

«La Fortezza di Montecristo è una struttura fortificata costiera situata sull'isola di Montecristo, nell'Arcipelago Toscano, nel territorio comunale di Portoferraio. La sua ubicazione è alla sommità del Monte della Fortezza, nel punto più alto dell'isola (645 m), da cui è possibile avere un'ottima panoramica a 360° verso il circostante mare aperto. La fortificazione venne verosimilmente edificata sotto la Repubblica di Pisa. La costruzione della fortezza si era resa necessaria per affrontare con successo eventuali incursioni piratesche che potevano essere condotte. Per la sua edificazione venne scelto il punto più alto dell'isola, in modo che il complesso potesse svolgere la duplice funzione di avvistamento, grazie alla completa visuale che si ha da quel punto, e di difesa attiva e passiva, visto il luogo impervio in cui sorge, difficilmente espugnabile. Tuttavia, la posizione isolata di Montecristo e il suo territorio molto aspro e inospitale, fecero sì che l'isola fosse abitata solo temporaneamente e in piccoli insediamenti situati presso Cala Maestra, fino al suo quasi totale abbandono avvenuto nelle epoche successive. Tutto ciò comportò un inevitabile abbandono anche della fortificazione ed un rapido degrado della struttura architettonica, anche a causa della sua diretta esposizione agli agenti atmosferici. La Fortezza di Montecristo si presenta attualmente sotto forma di ruderi, ove sono ben distinguibili le strutture murarie che la cingevano, che poggiano in modo irregolare sulla granodiorite, adattandosi all'orografia della vetta del monte su cui sorgono. I resti che si sono conservati lasciano tuttavia supporre l'imponenza che caratterizzava la struttura difensiva».

http://it.wikipedia.org/wiki/Fortezza_di_Montecristo


Isola di Palmaiola (torre)

Foto di antoniob14, dal sito www.panoramio.com   Foto di biribing, dal sito www.panoramio.com

«A mezza strada fra Piombino e l’Elba si eleva sul mare Palmaiola, un isolotto calcareo di forma triangolare con scarsa vegetazione macchiosa, di 1600 metri di diametro e altezza massima di 105 metri, con un faro sulla sommità costituito da una piccola torre quadrata sovrapposta a un fabbricato bianco: questa torre tuttavia non può identificarsi con la prima torre pisana eretta presso l’Elba di cui si ha notizia, nel 909. Alla torre centrale a tre piani con forno staccato e circondata da quattro piattaforme per altrettanti pezzi d’artiglieria, si accede da un piccolo seno all’estremità sinistra, stretto fra due precipizi tagliati da un fosso; la strada è protetta da un parapetto di pietra e dalla retrostante caserma di legno, mentre altre due strade si staccano poi dalla torre centrale per le altre due estremità dell’isola, sulle quali sono state ricavate altrettante scarpe protettive. La torre quadrata, a scarpa e a tre piani, presenta analogie, anche se più piccola, con quella di Gorgona e può quindi essere databile allo stesso periodo, cioè alla fine del XVII secolo».

http://www.smart.toscana.it/ptc/ptc_2008/dvd_ptc_2008/Schede_invarianti/Sistema_storico_della_fascia_costiera...


Livorno (castello del Boccale)

Foto Ivano Lucchesi, dal sito www.comune.livorno.it   Dal sito www.lalivornina.it

«Percorrendo la strada litoranea che dalla città di Livorno si dirige verso sud, in direzione di Quercianella, incontriamo uno dei tratti di costa più suggestivi della Toscana: il Romito, così chiamato perché accoglieva i monaci di Montenero in ritiro, i cosiddetti “romiti”. Tra le numerose insenature dove poter sostare per godere dei raggi del sole e fare un bagno nelle acque cristalline del Mar Tirreno, degna di nota è la “Cala dei Pirati” o “Boccale”. La cala prende il nome dal Castello del Boccale, il grande maniero che si erge maestoso e imponente sopra la scogliera, dominando dall'alto la scena e regalando a chiunque si soffermi ad ammirarlo un indimenticabile scorcio paesaggistico. L'edificio è stato recentemente restaurato per riportarlo all'antico splendore, dopo anni di abbandono, e trasformarlo in complesso residenziale ... La struttura originaria era costituita soltanto dalla Torre (più vicina al mare, svetta sul resto del castello), eretta nel Cinquecento per volontà dei Medici sopra i resti di una struttura preesistente di origini più antiche. Secondo alcune testimonianze storiche la Repubblica di Pisa, data la posizione strategica, vi aveva edificato una torre di avvistamento già in epoca medievale. Alla fine dell'Ottocento la torre divenne proprietà della Marchesa Eleonora Ugolini, che decise di inglobarla in una più spaziosa residenza in stile neo-medioevale, con mattoni a vista in pietra e merlature. In epoca successiva il castello divenne proprietà della famiglia Witaker-Ingham che, all'inizio del Novecento, fece eliminare le merlature, preferendo più semplici coperture a falda inclinata. Il maniero, oltre all'antica torre medicea quadrata, presenta altre tre torri più basse a pianta circolare. Nel parco del castello poi è stata costruita una piccola torre in pietra grigia, oggi adibita a magazzino. Il Castello del Boccale contribuisce a rendere più suggestivo il tratto di costa livornese di per sé già meraviglioso. La scogliera del Romito è ricca di luoghi da scoprire e nei quali soffermarsi per ammirare il panorama, fare immersioni e gustare dell'ottimo cacciucco alla livornese presso le strutture ristorative affacciate sul mare».

http://viverelatoscana.blogspot.it/2011/05/storia-e-mare-livorno-il-castello-del.html


Livorno (castello di Antignano)

Dal sito http://collaborazionigiornalistiche.myblog.it   Dal sito www.misteromania.it

«Il Castello di Antignano fu realizzato nella seconda metà del XVI secolo per volere del granduca Cosimo I de' Medici all’interno del piccolo villaggio di Antignano. Il fortilizio fu edificato su progetto di Raffaello Guerrazzi, comandante della Fortezza Vecchia di Livorno, tra il 1560 ed il 1567. Il castello conserva tuttora gli ambienti destinati alla guarnigione e ai lavoranti, nonché gli appartamenti per i granduchi. La struttura difensiva a forma quadrangolare, presenta quattro bastioni collocati ai vertici e rispettivamente chiamati della Fonte, del Giardino, della Campana e della Fornace. Sul fronte verso il mare invece spicca un rivellino di forma triangolare edificato per ospitare l'artiglieria pesante, e oggi trasformato in una terrazza. Attualmente gli ambienti del castello sono solo abitazioni private».

http://www.byitaly.org/it/Toscana/Livorno/Livorno/Castello_di_Antignano


Livorno (castello Sonnino)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.marbaro.net

  

«Si erge su un promontorio a picco sul mare a pochi chilometri dalla città di Livorno, nei pressi della frazione di Quercianella, in località Romito. Nel 1532 Cosimo I dei Medici edificò su una vecchia torre del ‘200 il Castello del Romito, una imponente costruzione facente parte di un sistema di torri e fortificazioni di avvistamento per la difesa della costa livornese. Non contento, nel 1562 fondò anche l’ordine dei Cavalieri di Santo Stefano con il compito di difendere le coste dalle scorribande dei bellicosi Mori. Cosimo III successivamente riprese la struttura edificando il grande bastione dove collocò anche le cannoniere in difesa dei nemici. Passò poi ai Lorena e nel 1799 ai francesi. A seguito della riconquista da parte delle truppe al comando dell'Inghirami, il castello divenne proprietà dei Peruzzi e poi nel 1895 dell'allora Ministro delle Finanze e degli Esteri Sidney Sonnino, che decise di installarvi la propria residenza. L’attuale castello, che prende il nome proprio dal barone, è dunque un edificio in stile neomedioevale, realizzato verso fine dell'Ottocento. I lavori consistettero in un ampliamento ed una elevazione della struttura preesistente, che un tempo, nota come Torre San Salvatore, era costituita da una torre quadrata (il nucleo originario) preceduta da uno spalto per il posizionamento dell'artiglieria, nel quale oggi è ricavato un grande salone di ricevimento. L’intero castello è percorso da una fitta teoria di piccole merlature, che, da lontano, fanno assumere alla dimora un aspetto ancora più imponente. L'interno è semplice ed austero: l'unico elemento di rilievo è una porta lignea finemente intagliata secondo lo stile neogotico. Il maniero fu completato con l'aggiunta di una cappella esterna, ancor oggi esistente, immersa nel rigoglioso parco circostante. Anche la cappella esterna richiama lo stile medioevale, con una facciata aperta da una piccola bifora ogivale; la piccola aula interna è a pianta rettangolare, chiusa da un'abside e coperta da una teoria di capriate in legno. Sonnino, figura di spicco nel panorama politico italiano, era fortemente legato alla sua dimora livornese: uomo burbero e severo, era affascinato dalla rude solitudine e bellezza di quel tratto di costa, che poteva dominare, per ampi tratti, dall'alto del castello. Decise perfino di esservi sepolto e pertanto, alla sua morte (1922), la sua salma fu tumulata in una grotta della scogliera, nei pressi dello stesso fortilizio. Attualmente il castello è una residenza privata e quindi non accessibile al pubblico, salvo che in occasioni particolari, come nel corso delle "Giornate del FAI” (Fondo per l’Ambiente Italiano) tenutesi nel 2007, quando l’ing. Pucciarini, che ne è proprietario, ha aperto la dimora ai livornesi e ai numerosi turisti. Inoltre il maniero è dotato di un porticciolo privato, dove sorge una piccola torre neomedioevale, capace di ospitare al massimo 10 piccole imbarcazioni e privo di qualsiasi servizio; i fondali sono molto bassi (1-1,50 metri)».

http://castelliere.blogspot.it/2012/11/il-castello-di-giovedi-29-novembre.html


Livorno (forte San Pietro di Alcantara)

Dal sito www.lalivornina.it   Dal sito www.lalivornina.it

«Fu costruito sotto il granduca Cosimo III de’ Medici nel 1682 allo scopo di difendere dal mare il nuovo quartiere detto de “La Venezia Nuova”. L’architetto fu il senese Santi e portato a termine dal figlio di Cosimo il principe Ferdinando. Con valide mura si riuniva alla Fortezza Nuova da una parte ed alla “Vecchia” dall’altra. La prima pietra di quest’opera fu posta il 14 agosto, giorno del compleanno di Cosimo III, in forma solenne dal governatore Marco Alessandro Dal Borro. Celebrò la Messa il preposto della Collegiata Andrea Franchi che benedì la pietra e con essa pose tre medaglie in oro, argento ed in bronzo, col ritratto del granduca da una parte e le parole “Hetruscorum securitati propugnacolum 1682” dall’altra. E una medaglia con l’effige di S. Pietro di Alcantara (1499-1562) frate spagnolo che nel 1555 fondò una congregazione di Francescani congregati. Nel baluardo furono scavate alcune buche da grano. Il Forte di S. Pietro fu, con la Torre del Marzocco, uno dei principali baluardi nella difesa di Livorno del 10-11 maggio 1849. Come riporta il Martini: Le cannonate della Torre del Marzocco e del Forte non furono sparate al vento e ben può dirsi che se gli Austriaci pagarono a caro prezzo di sangue la facile conquista, dobbiamo ringraziare la onorata memoria dei bravi artiglieri che maneggiarono quei cannoni. In seguito il Forte fu disarmato e tolto il terrapieno e utilizzato a grande deposito di legname; poi nel suo perimetro furono costruiti i Pubblici Macelli che hanno funzionato fino a pochi anni orsono. Via Forte San Pietro congiunge la Piazza dei Domenicani con la via degli Ammazzatoi fino alla piazza del luogo Pio».

http://www.lalivornina.it/LIVORNO%20MONUMENTI/Forte%20San%20Pietro%20de%20Alcantara.htm


Livorno (Fortezza Nuova)

Dal sito http://radiocage.it   Dal sito www.artribune.com

  

«Le origini della Fortezza Nuova, parte del Baluardo di San Francesco, risalgono alla fine del Cinquecento, e si collocano nel quadro del progetto – commissionato dal governo mediceo all’architetto Bernardo Buontalenti – che tendeva a dare alla città di Livorno un nuovo assetto urbanistico. In realtà, il progetto originario non prevedeva un fortilizio vero e proprio, bensì una cinta muraria di forma pentagonale, munita di cinque bastioni e di un sistema di fossi che racchiudeva l’abitato ricongiungendosi alla Fortezza Vecchia. Nel 1589 il progetto fu poi modificato per realizzare l’attuale fortezza, ricavata utilizzando e modificando all’occorrenza il Bastione di San Francesco e quello di Santa Barbara. Il progetto definitivo è frutto della collaborazione tra il Buontalenti, don Giovanni de´ Medici e altri ingegneri quali Claudio Cogorano e Alessandro Pieroni. I lavori cominciarono nel gennaio 1590 con la posa della prima pietra, adattando due bastioni del progetto buontalentiano (quello di San Francesco, rivolto verso nord-est e quello di Santa Barbara, verso nord), e terminarono nel 1604. Verso la fine del Seicento la fortezza fu in parte smantellata per fare posto a nuove aree edificabili. Infine, i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero la maggior parte della struttura. Oggi i resti della Fortezza sono all’interno di uno specchio d’acqua collegato alla terraferma da un sistema di ponti, alcuni dei quali mobili. Le sue mura sono un classico esempio di architettura militare. Dall’ingresso principale si accede ai piani superiori che vedono la presenza degli antichi edifici di servizio. Fino alla fine della seconda guerra mondiale la Fortezza venne usata per scopi militari. Nel dopoguerra la struttura fu invece utilizzata come centro di raccolta di materiale e di macerie, in seguito alla lunga e faticosa ricostruzione degli edifici e delle strade del centro storico. Dopo il terremoto del 1950 vi furono insediati alloggi prefabbricati per i senzatetto. Il restauro fu completato nel 1972 e la parte superiore è da allora adibita a spazio verde pubblico oltre che sede di eventi e manifestazioni».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/livorno/fortezza-nuova


Livorno (Fortezza Vecchia Medicea)

Foto Lucarelli, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.tafter.it

  

«La Fortezza Vecchia è stata eretta per volere del governo fiorentino, che ne comincia a progettare la costruzione dopo aver acquistato Livorno da Genova nel 1481. Scopo della sua realizzazione è proteggere il porto, destinato dai Medici a divenire il contraltare fiorentino allo scalo di Pisa. I lavori partono nel 1506, quando l'architetto Antonio da San Gallo è chiamato a Livorno per studiare un progetto di fortificazione che possa inglobare due strutture pisane preesistenti, il Mastio di Matilde e la Quadratura. A seguire le operazioni, almeno inizialmente, è chiamato il cardinale Giulio de' Medici, futuro pontefice con il nome di Clemente VIII. I lavori si interrompono tra il 1526 ed il 1530 e vengono poi ripresi dal nuovo granduca Alessandro, dopo aver domato la rivolta antimedicea con l'aiuto delle truppe spagnole. Nel 1543 Cosimo I fa costruire in cima alla Fortezza Vecchia la sua residenza, purtroppo distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L'edificio diventa ben presto anche un punto di appoggio per le navi spagnole. Nel 1563, per esempio, Fortezza Vecchia diventa il supporto logistico delle galee iberiche che partono per soccorrere Orano, assediata dai Turchi. Nel 1601, invece, si imbarca dalla Fortezza Maria de' Medici, diretta in Francia, dove andrà in sposa al re Enrico IV. Con l'avvento della dinastia Asburgo-Lorena, salita al trono del Granducato di Toscana nel 1737, la Fortezza vede mutare le sue funzioni. Non essendo più necessaria come apparato difensivo (Pisa è ormai una città del Granducato ed i pirati non effettuano più scorrerie sul Tirreno) viene riadattata a collegio militare, a partire dal 1769. Nel 1795 diventa anche sede di una caserma. Negli anni successivi vengono ricavati dalle sue stanze numerosi appartamenti. La storia della Fortezza Vecchia è contraddistinta anche da episodi curiosi. Si dice che all'interno del complesso Cosimo I abbia perpetrato l'omicidio del figlio Garzia, reo di aver ucciso il fratello. In realtà le cronache ci riferiscono che entrambi i figli del granduca sono morti a causa di una febbre contratta insieme durante una battuta di caccia. Un altro strano fatto si è verificato nel 1734, quando a seguito di una violenta tempesta i livornesi hanno trovato una balena di sette metri, trascinata dal mare ai piedi della Fortezza».

http://www.toscanaviva.com/Livorno/fortezza_vecchia.htm


Livorno (Fosso Reale)

Dal sito http://livornodp.blogspot.it   Dal sito http://news.fidelityhouse.eu

«I fossi lungo la città di Livorno sono un complesso sistema di difesa e di agevolazione commerciale creata dalla famiglia Medici. Ad oggi propone una bellissima visita nella quale si toccano tutte le più belle opere architettoniche presenti nella città toscana. Il Fosso Reale è il fossato che in origine serviva come sistema di difesa della città di Livorno. In seguito all’abbattimento dei bastioni, però, ha perso il suo fine originale. Questo sistema, assieme a quello dei vari canali collegati ad esso, è rimasto pressoché inalterato nel tempo, nonostante le numerose modifiche subite. Il Fosso Reale, ad oggi, è una delle principali mete turistiche della città. Infatti molta gente ama fare il giro della città tramite battello, incrociando così i numerosi edifici storici e le opere artistiche ed architettoniche di grandissimo pregio che Livorno custodisce gelosamente al suo interno. Per parlare della storia del Fosso Reale bisogna fare un balzo nel 1421, quando la città fu acquistata dai fiorentini e venne messa sotto un preciso piano urbanistico da parte di Bernardo Buontalenti. Il progetto manteneva il volere della famiglia Medici di trasformare Livorno da piccolo villaggio senza scopo ad un importante sbocco sul mare e quindi basilare per il commercio. L’idea fu quella di renderla una sorta di rocca sul mare con tanto di bastioni e fossati per proteggerla da future incursioni via terra e marine. I lavori iniziarono nel 1577 ma non furono molto veloci; infatti si protrassero avanti nel tempo per molti anni. Il disegno originale venne modificato più e più volte durante la sua realizzazione e verso il 1609 i lavori giunsero al termine grazie all’uso di numerosi schiavi e contadini. Nello stesso periodo si decise di creare un quartiere nuovo chiamato Venezia Nuova. Con il passare del tempo venne incrementata la presenza di canali navigabili per agevolare il trasporto di elementi necessari per la popolazione e per il commercio».

http://news.fidelityhouse.eu/viaggi/fosso-reale-livorno-52499.html


Livorno (mura, porte)

Dal sito www.lalivornina.it   Porta S. Marco, dal sito www.lalivornina.it

  

«Nel 1384 il Doge pisano Gambacorti fa collegare le rocche di Livorno con delle mura costruite sul tipo di quelle pisane a muraglia semplice merlata e senza terrapieno. Sono le prime vere mura del villaggio, sino ad allora difeso da semplici palizzate in legno. Nel 1573 alle mura c.d. pisane, furono aggiunti dei piccoli bastioni negli angoli da Cosimo I. Nel 1606, anno di elevazione a città, su ordine di Ferdinando I e su disegni dell'architetto De Marchi, viene costruito il secondo cerchio di mura cittadine arricchite di bastioni a creare una cittadella fortificata. Le porte erano sei. Le principali Porta a Pisa, Porta Nuova (aperta al posto della porta a mare all'inizio della via grande), Porta Colonnella e porta dei Navicelli, e le secondarie Porta Cappuccini (aperta nel 1465, allorché fu chiusa quella vicina al contiguo forte S. Bernardo che prese il nome di porta murata, e il forte di porta murata) e porta Alla Bocca. Il giro delle mura toccava i 5 km. Nel 1629 Ferdinando II fa allargare la Venezia nuova e restringere la fortezza nuova creando un terzo cerchio di nuove mura. Nel 1837 vengono terminate le nuove mura “Leopoldine” (quarto e ultimo cerchio di mura) alte 8 metri per una lunghezza di 8 chilometri; avranno sei porte: Porta Fiorentina dove viene innalzato un obelisco in memoria dell’ingrandimento della città, Porta a mare e Porta Maremmana terminate nel 1839 porta S. Marco la più bella, aperta nel 1841, porta S. Leopoldo (Porta alle colline) e Dogana d’acqua. L’allargamento della nuova cinta inizia dal forte San Pietro dove le nuove mura si saldano a quelle medicee (si vede chiaramente il punto di congiunzione sotto) dirigendosi verso il canale dei navicelli dove viene costruita la nuova dogana d’acqua. è costruita l’attuale porta S. Marco, con un leone alato in marmo sopra a ripresa forse del leone del Marzocco, sostituisce l’altra porta denominata S. Marco situata presso l’attuale Piazza del luogo Pio, a fianco della chiesa di S. Caterina Proseguendo le mura verso la via Provinciale Pisana viene eretta la barriera Fiorentina, poi le mura proseguono verso sud ovest dove all’imbocco della via di Salviano viene costruita la porta San Leopoldo, per proseguire verso l’attuale piazza Matteotti dove è posta la barriera maremmana ed infine verso la Porta a Mare nei pressi dell’attuale cantiere navale».

http://www.lalivornina.it/LIVORNO%20MONUMENTI/Le%20mura%20e%20le%20porte.htm

Vedi anche Mura pisane: http://it.wikipedia.org... - Mura medicee: http://it.wikipedia.org...


Livorno (palazzo Comunale)

Dal sito www.livornonow.com   Dal sito www.bertoliserramenti.it

«Il Palazzo Comunale è la storica sede del municipio di Livorno. Si trova sul retro di Palazzo Grande e si affaccia su una piazza che, prima della seconda guerra mondiale, giungeva fino al sagrato del Duomo (Piazza Vittorio Emanuele). La piazzetta antistante si denominò fino dal 1720, Piazzetta della Comunità e poi dal 1929, piazza Maria del Belgio principessa di Piemonte. In origine i rappresentanti del comune labronico si riunivano nei locali di due antiche pievi, oggi scomparse. Quindi si trasferirono in un palazzo in via del Porticciolo, fino a quando, a partire dal 1720, non fu realizzato il nuovo palazzo sulla piazza d'Armi (attuale piazza Grande) su disegno di Giovanni del Fantasia. Gravemente danneggiato durante il terremoto del 1742, il palazzo fu quasi interamente ricostruito nel 1745, con l'aggiunta di una monumentale doppia rampa di scale ad opera di Bernardino Ciurini. Nel 1867 fu ampliato occupando i locali di una costruzione posta sul retro del medesimo edificio, mentre nel 1929, divenuto sede del podestà, furono avviati nuovi lavori di restauro. I bombardamenti della seconda guerra mondiale colpirono parte della costruzione, distruggendone un'ala; inoltre la scala esterna fu in parte smantellata e depredata dei suoi marmi. Il palazzo fu così restaurato ed inaugurato nel 1949 alla presenza del sindaco Furio Diaz; al contempo, alcuni uffici furono trasferiti nell'attiguo Palazzo dell'Anagrafe, un edificio sorto nel dopoguerra nell'area in cui si trovava un elegante fabbricato settecentesco di Giovanni Battista Foggini e, ancor prima, l'antico porticciolo dei Genovesi».

http://lavecchialivorno.blogspot.it/2011/06/cartoline-del-palazzo-comunale-livorno.html


Livorno (palazzo Granducale)

Foto Novi, dal sito www.lanazione.it   Dal sito www.gonews.it

«Il progetto di quest'edificio nacque dalla volontà del granduca Ferdinando II di dare ai suoi illustri ospiti una adeguata accoglienza durante le loro visite a Livorno. Eseguito secondo il disegno del Cantagallina, l'edificio fu fatto ingrandire ed abbellire nel 1629 dal cavaliere senese Giovanni Santi, provveditore all'Arsenale di Pisa. I bombardamenti della seconda guerra mondiale lo distrussero completamente. Soltanto la facciata fu ricostruita secondo il progetto originale».

http://www.comune.livorno.it/portaleturismo/index.php?page=_layout_art&id=129&ajax_case=art&lang=it


Livorno (palazzo o palazzotto Mediceo)

Dal sito http://livornodailyphoto.blogspot.it   Dal sito www.geoplan.it

«Tra i luoghi da vedere di Livorno c’è sicuramente il Palazzo Mediceo. Il monumento, noto anche come Palazzotto Mediceo, è oggi sede di una caserma della Guardia di Finanza. Il Palazzo Mediceo fu realizzato a partire dal 1543 e rappresenta uno dei più antichi edifici residenziali della città di Livorno. Nonostante l’intera zona attorno al Palazzo Mediceo sia cambiata a livello architettonico, il monumento ha mantenuto le sue peculiarità. La parte più apprezzata del Palazzo mediceo è la facciata. All’avancorpo centrale del pianterreno corrisponde il balcone al primo piano. Alcuni elementi decorativi segnano il limite verso la fortezza Vecchia. Molto belle sono anche le decorazioni delle finestre del primo ordine».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-livorno/cartina-monumenti-livorno/monumenti-livorno-palazzo-mediceo.htm


Livorno (torre del Fanale o Fanale dei Pisani)

Dal sito www.ponzaracconta.it   Dal sito www.fotolivorno.net

«Chiamata semplicemente “il Fanale”, la Torre fu edificata nel 1302 dalla repubblica Pisana, sia come faro sia come difesa costiera. Pochi anni prima, nel 1286, Genova aveva infatti distrutto la Torre della Meloria, in seguito alla storica vittoria su Pisa del 1284. Il progetto è attribuito a Giovanni Pisano, mentre si conoscono con certezza i nomi dei capimastri - Rocco Entello De Spina e Bonaggiunta Ciabatti - ritrovati incisi su una pietra alla base della torre. Il Fanale era in pietra delle cave di San Giuliano, con una larga base conica sulla quale, proprio come ora, sembrano poggiarsi due tronchi di cono l’uno su l’altro, ciascuno dei quali terminanti con una corona merlata. In realtà si tratta di sette cilindri sovrapposti con diametri via via decrescenti. Si raggiungeva la sommità tramite una scala a chiocciola. Il faro, compresa la lanterna, raggiungeva i 51 metri di altezza. Nel 1584 il granduca Francesco I fece erigere dei magazzini nel basamento e adibì la lanterna a lazzaretto, il primo in Italia dopo Venezia. La bellezza della torre originaria le valse le lodi di Petrarca, che la cita nel suo Itinerario siriaco, quelle del cronachista fiorentino Goro di Stagio Dati, che la definì uno dei più bei fari del mondo; pare abbia addirittura ispirato Dante nel celebre verso “sta come torre ferma che non crolla / giammai la cima per soffiar di vento”. Galileo Galilei vi compì numerosi esperimenti, per la messa a punto del suo cannocchiale. Distrutto il 20 giugno 1944 ad opera dei guastatori tedeschi di Kesselring, il Fanale fu ricostruito com’era e inaugurato il 16 settembre 1956 nell’anno delle celebrazioni per il 350° anniversario della proclamazione di Livorno città».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/livorno/torre-del-fanale-dei-pisani/


Livorno (torre del Magnale)

Dal sito www.quercianellasonnino.it   Dal sito www.lalivornina.it

«Questa bella torre venne costruita dai pisani nel 1163 all'ingresso del porto pisano, era conosciuta come Magna o Magnale. Era la più grande delle due torri all’imboccatura del porto pisano e venne chiamata Magna, aveva in cima una lanterna di segnalazione e nella struttura inferiore ci abitava il comandante. Nella parte alta c’era raffigurata la croce pisana, fu restaurata sotto Leopoldo II e venne modificata nella parte inferiore, dove furono ampliate alcune costruzioni per magazzini e abitazione. Vicino a questa esisteva anche un'altra torre più piccola chiamata Formica. Erano unite da una grossa catena che serviva a chiudere l'ingresso al vecchio porto pisano, che si crede occupasse lo spazio tra la Fortezza Nuova e la foce del Calambrone. La Torre Magna era chiamata comunemente Torraccia per lo stato di completo abbandono in cui venne lasciata. Come si può vedere era di forma ottagonale, alta 33 metri con una leggera pendenza, fu restaurata nel 1903 e purtroppo venne distrutta dai tedeschi nel 1944 durante la loro ritirata».

http://www.quercianellasonnino.it/biblio/bellami_livorno.pdf


Livorno (torre del Marzocco)

Dal sito www.geoplan.it   Dal sito www.livornotop.com

«Questa magnifica torre ottagonale, rivestita di marmo bianco tratto dalle cave di S. Giuliano nel monte pisano, composta di sei ripiani e di un ballatoio con bellissimo fregio e cornicione a cuspide. Fu edificata dalla repubblica Fiorentina nel 1423, due anni dopo che questa aveva acquistato Livorno. Costruita per scopi di difesa costiera sui resti dell’antica Torre Rossa di Porto Pisano. Si suppone che il progetto appartenga a Lorenzo Ghiberti (1378-1455) pregevole scultore rinascimentale. Prese il nome da un simbolico “Marzocco” fiorentino o leone di rame dorato fissato sulla sommità a guisa di banderuola, il quale nel 1737 cadde a causa di un fulmine danneggiando anche la cuspide che venne ricostruita più bassa, in origine m.53,73 sul livello del mare. Nel 1535 il duca Alessandro de’ Medici fece costruirvi intorno un fortino (ancora visibile). Dal Marzocco si combatté strenuamente sia durante l’assedio del 1496 quanto durante l’eroica difesa del 1849. Alla sommità sono scolpite su altrettanti scudi in marmo le quattro armi di Firenze: Il Giglio della Città, la Croce del popolo, il Leone della repubblica, e l’Aquila di parte Guelfa con un drago negli artigli. Oltre ad altri stemmi e fregi per ogni angolo è indicato con una iscrizione il corrispettivo vento di provenienza. All’interno consta di sette piani e di una ingegnosa cisterna di raccoglimento pluviale al piano terreno in cui l’acqua, sospinta dai venti sulle pareti della torre, veniva incanalata da un cordone marmoreo cavo. La torre è circondata da una piccola fortificazione cinquecentesca in mattoncini rossi a forma di losanga aggiunta postuma che, per struttura e caratteristiche, richiama fortemente la Fortezza Vecchia tanto da essere attribuita a Giovanni da San Gallo. Il fortilizio era provvisto di magazzini per rifornimenti e di locali per i corpi di guardia ed i soldati. Il Piombanti racconta che sul piano praticabile sporgente, posto sulla sommità della torre, c’erano caditoie per la difesa piombata

Il Marzocco fu fatto costruire dalla Repubblica fiorentina più per sfoggio di grandezza nei confronti degli acerrimi nemici genovesi (si deve ricordare che Genova detenne il potere a Livorno dal 1407 al 1421 e costrinse Firenze, negli accordi di un trattato di pace, ad atterrare le fortificazioni della Bastia in prossimità di Livorno), che non con intenti di difesa del porto, ormai interrato. La torre, costata 80.000 monete d’oro, si rifaceva alla torre dei venti di Andronikos nell’Agorà di Atene. Ebbe un impiego militare tanto che, nel 1535, il duca Alessandro dei Medici ordinò, a suo completamento, la costruzione del Fortilizio che tuttora la comprende al suo interno. Dal Marzocco si combatté strenuamente sia durante l’assedio del 1496 quanto durante l’eroica difesa del 1849 I suoi otto spigoli corrispondono ai quattro venti dominanti a ai quattro intermedi i cui nomi sono incisi sul lati corrispondenti della torre Nell’area circostante la torre nacque lo stabilimento balneare detto Bagni arenosi del Marzocco, in un primo tempo messo in crisi dall’aumento dell’inquinamento, in seguito scomparso per la nascita, nella stessa zona, del Nuovo Porto. Si raggiungeva dall'attuale via del Marzocco. La torre del Marzocco è più alta di quella di Pisa e consentirebbe, se aperta al pubblico, una eccezionale vista panoramica che abbraccia contemporaneamente la Corsica, le isole dell’Arcipelago toscano nonché Pisa, i suoi monti e le Alpi Apuane. Si deve inoltre ricordare che, proprio nell’area in prossimità del Marzocco, negli anni ’20 l’attore italo-americano Ramon Navarro girò molti esterni del film storico Ben Hur».

http://www.lalivornina.it/LIVORNO%20MONUMENTI/La%20torre%20del%20Marzocco.htm


Livorno (torre della Meloria)

Dal sito www.lanazione.it   Dal sito www.facebook.com/italiancastle

«La torre della Meloria sorge isolata sulle secche che si estendono ad ovest di Livorno per circa 9 km (le cosiddette Secche della Meloria); si tratta della torre più famosa della costa a causa della celebre battaglia della Meloria, tra genovesi e pisani, che nel 1284 portò alla distruzione della torre originaria: il 6 agosto 1284 oltre 100 galere pisane, comandate dal podestà veneziano Alberto Morosini, affrontarono nelle acque della Meloria, per il dominio del Tirreno, le 88 navi della flotta genovese capeggiate da Uberto Doria e riportarono una sconfitta che segnò l’inizio della decadenza della potenza marinara pisana. I Genovesi, in seguito alla battaglia, distrussero la torre pisana che qui sorgeva, sostituita in seguito dal Fanale dei Pisani, costruito più vicino alla città. Ferdinando I de' Medici, nel 1598, ordinò la costruzione di una nuova torre che segnalasse ai naviganti le pericolose secche della Meloria, causa del naufragio di molti bastimenti. I danni provocati col tempo dall’erosione dei marosi convinsero, nel 1709, Cosimo III all’erezione di una nuova torre, quella attuale. L'odierna costruzione è costituita da quattro pilastri uniti sostenuti da archi acuti che, lungo tutti i suoi lati, permettono il libero corso delle acque; un’iscrizione, attribuita a Pietro Contrucci, ricorda la celebre battaglia della Meloria di cui la torre fu testimone: "Questa torre, contrastante al tormento dei secoli, serba l’infanda memoria del conflitto, che trasse Pisa alla rovina, e Genova non fé lieta del fraterno trionfo. Sciagurati! Vostre ire infernali squarciarono il petto della pia madre, dal voler concorde dei figli reclamanti l’antica corona"; un'altra iscrizione avverte invece del pericolo degli scogli. La torre era in origine priva di un sistema di segnalazione per i naviganti: il primo faro della Meloria fu eretto dalla Repubblica di Pisa intorno al XII secolo per segnalare la presenza di pericolose secche a largo del Porto Pisano; aveva anche funzione di fortilizio, mentre il faro fu affidato dapprima ai benedettini di Pisa e successivamente agli agostiniani dell'antica chiesa di San Jacopo in Acquaviva. Dal 1867 un faro alto in metallo fu costruito di fronte alla torre. Curiosità. Nel 1722, nei fondali circostanti, furono rinvenute quattro teste bronzee di epoca tardo rinascimentale (Bronzi della Meloria), raffiguranti Omero, Sofocle, Eschilo ed una di ignoto, portate poi a Firenze».

http://www.comune.livorno.it/_cn_online/index.php?id=290&lang=it


Livorno (torre di Calafuria)

Dal sito www.livornotop.com   Dal sito www.marbaro.net

«Straordinario esempio di torre costiera quattrocentesca, fu edificata dai Fiorentini dopo il 1460. Deve il suo nome al Marzocco in rame (un leone rampante) che era posto sulla sommità e che fungeva da banderuola. Il marzocco fu colpito da un fulmine nel 1737 e non vi fu più ricollocato. L'edificio si richiama alla torre dei venti di Andronikos nell'Agorà di Atene. Di forma ottagonale con base a tronco di piramide, la torre è rivestita di marmo venato bianco. Gli spigoli dell'ottagono corrispondono ai quattro venti dominanti ed ai quattro intermedi, i cui nomi sono incisi sugli otto lati del ballatoio. L'interno, suddiviso in sette piani, è dotato di una ingegnosa cisterna per la raccolta dell'acqua pluviale. La torre è circondata da un piccolo fortilizio del secolo XVI, edificato su iniziativa del duca Alessandro de' Medici, dotato di magazzini e di locali per i corpi di guardia ed i soldati. Nell'area limitrofa, intorno al 1930, furono creati alcuni stabilimenti balneari, detto Bagni arenosi del Marzocco, poi scomparsi per la costruzione del Nuovo Porto industriale, all'interno del quale la torre oggi ricade».

http://brunelleschi.imss.fi.it/ist/luogo/torremarzocco.html


Livorno (torre Maltarchiata o Torraccia)

Dal sito www.geoplan.it   La torre Maltarchiata in una foto del 1900 (a sinistra torre del Marzocco, a destra torre del Magnale), dal sito www.club41livorno.it

«La Torre Maltarchiata di Livorno è nota anche come Palazzotto. Il monumento era inizialmente una delle torri a sorveglianza del Porto Pisano, successivamente inglobate all’interno del Porto di Livorno. La Torre Maltarchiata era un tempo collegata alla riva grazie ad un molo difeso da una palizzata lignea. La torre fu più volte danneggiata a causa dei conflitti di cui è stata teatro. La struttura versò a lungo in uno stato di grave abbandono. Ridotta a rudere già nel XVIII secolo, la Torre Maltarchiata fu inglobata all’interno del porto labronico nel XX secolo. Oggi è possibile vedere i resti della torre nella cinta doganale del porto, da via Pisa».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-livorno/cartina-monumenti-livorno/monumenti-livorno-torre-maltarchiata.htm


Marciana (fortezza Pisana)

Dal sito www.neogeo.unisi.it   Dal sito http://castelliere.blogspot.it

«Situata nella parte alta del paese, ha una struttura a pianta quadrangolare con ai lati quattro bastioni e lati tenagliati, con cordoli. I lati misurano circa 20 metri. I bastioni hanno mura a scarpa sotto il cordolo e in alcuni si aprono bocche da fuoco. Sul bastione sud-est spicca ancora la forma cilindrica di una garitta. I bastioni alti sono ancora in gran parte leggibili, tanto che nella parte superiore si notano le cannoniere. Per quanto rovinata nei parapetti superiori e in altre sue parti (soprattutto la cortina est è mancante di parte del cordolo), la fortezza è ancora sostanzialmente ben conservata e salvaguardata. A causa del dislivello, per quanto leggero, del suolo i bastioni sono tutti a quote diverse. Per la stessa ragione le mura sono in pendenza. L'inclinazione si fa più sensibile nelle cortine tra i bastioni settentrionali e quelli meridionali, posti su curve di livello diverse. Questa pendenza si nota anche all'interno. Per creare un piano di calpestio più livellato possibile è stato abbassato il suolo della parte sud, per terrapienare quella nord: così a meridione si nota perfettamente il punto di appoggio delle murature sulla roccia viva granitica, venuta alla luce dall'intervento suddetto. L'ingresso principale si apre sul lato nord, di fronte alle case più alte del borgo. Vi si accede tramite una scala in muratura breve ma ripida. Un altro ingresso si trova sul lato opposto, verso monte, sul bastione angolare sud-ovest. più piccolo dell'altro, attualmente questo è sbarrato. Gli ambienti coperti sono tutti nel lato a monte. Fu costruita dalla Repubblica di Pisa nel XII secolo a difesa del territorio e gli abitanti della zona vi trovavano rifugio durante gli attacchi nemici, specialmente le incursioni piratesche saracene, molto frequenti all'epoca, oppure per occasionali conflitti con Genovesi, Catalani, Napoletani e Francesi. Con il declino della potenza pisana, passò di mano e venne rinforzata, tra il 1450 e il 1457, dalla famiglia pisana degli Appiani, signori dello Stato di Piombino (o Principato di Piombino), che proprio in virtù della sicurezza rappresentata dalla fortezza e della sua posizione, scelsero Marciana come luogo di rappresentanza dei loro interessi nel versante occidentale dell'Isola d'Elba.

Ad oggi permangono dubbi sull'effettiva costruzione del maniero. Infatti, le sue caratteristiche architettoniche sono tipicamente rinascimentali: su tutte il cordolo. Molti, in base a questa mancanza totale di indizi, si sono spinti a negare le origini pisane, ponendo la fondazione all'epoca appianea. In effetti nei documenti medievali mai viene citata questa fortezza. Anche l'unica notizia storica relativa al castello, ha sollevato non poche perplessità. Nel 1290 i genovesi tentarono di impadronirsi dell'Elba, per strapparla agli invisi pisani. Partì così una flotta di sessanta navi, al comando di Niccolò Boccanegra, a cui i toscani non poterono opporre molta resistenza, fiaccati dalla recente sconfitta della Meloria. Gli elbani, sebbene carenti di fortificazioni e lasciati soli, organizzarono una strenua resistenza, proprio nel forte di Marciana. Secondo altri storici fu invece Capoliveri, anch'essa dotata di mura castellane, e peraltro vicinissima al luogo dello sbarco genovese (Longone), teatro di questa resistenza elbana. Sicuramente nel 1450 la fortezza fu interessata da lavori (di ristrutturazione o fondazione?) voluti dagli Appiani. I principi di Piombino tenevano in grande considerazione Marciana e fu soprattutto sotto l'impulso del principe Jacopo III che le difese dello stato si andarono rafforzando. Le fortificazioni già esistenti, come il Volterraio, furono rimodernate, mentre sicuramente un'altra fu edificata ex novo, Torre del Giove. Non si conoscono episodi bellici di rilievo che interessano la fortezza. Eppure gli assedi non dovettero mancare, specialmente alla metà del Cinquecento, l'epoca delle grandi scorrerie turchesche. Nel 1799 la fortezza, insieme al resto dell'isola, entrò a far parte della Repubblica francese. Questa poderosa costruzione è oggi visitabile, limitatamente alla sola stagione turistica. Il grande cortile interno è stato restaurato di recente e durante l'estate ospita spettacoli, incontri culturali ed eventi di vario genere. La visita permette, tramite passerelle metalliche, di ripercorrere il cammino di ronda almeno per buona parte del circuito murario, con una bella visuale sul paese e la verdeggiante vallata che degrada verso Marciana Marina».

http://castelliere.blogspot.it/2011/05/il-castello-di-martedi-31-maggio.html


Marciana Marina (torre degli Appiani)

Dal sito www.neogeo.unisi.it   Dal sito www.aisoladelba.it

«La torre venne edificata dai Pisani nel corso del XII secolo, quando l'intero territorio era controllato e amministrato dalla Repubblica di Pisa. Con la grave sconfitta subita per opera dei Genovesi presso le Secche della Meloria nella famosa battaglia del 1284, i Pisani persero numerosi territori, tra i quali anche quello di Marciana Marina, che passò alla famiglia Appiani ancor prima della nascita del Principato di Piombino: la denominazione alla torre fu conferita proprio dai signori che ne presero possesso dopo la caduta di Pisa. La struttura architettonica continuò a svolgere nel corso dei secoli quelle che erano le sue originarie funzioni di avvistamento e di difesa lungo il tratto costiero settentrionale dell'isola. Con la definitiva caduta politica del principato avvenuta nel 1815, la struttura difensiva venne gradualmente dismessa dalle funzioni militari e venduta a privati, divenendo in seguito anche la residenza dello scrittore Raffaello Brignetti. Oggi la Torre, dopo una lunga lotta di rivendicazione da parte dei cittadini di Marciana Marina, è tornata di proprietà del demanio. La Torre degli Appiani si presenta a pianta circolare poggiante su un basamento a scarpa a forma tronco di cono, diviso dalla parte superiore della torre da una cordonatura continua, che si interrompe nel punto di innesto della rampa esterna di scale. Quest'ultima conduce al piano rialzato, ove si trova la porta d'ingresso alla struttura difensiva, protetta dall'alto da una caditoia a tre ordini spartiti da archetti ciechi poggianti su mensolette sporgenti, che sporge dalla parte sommitale della torre ove si trova una terrazza originariamente utilizzata per funzioni di avvistamento. In alcuni punti delle strutture murarie si aprono delle feritoie, in passato utilizzate per funzioni di difesa attiva».

http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=73


Marina di Bibbona (forte)

Dal sito www.italyzone.it   Dal sito www.alphabeto.it

  

«Si tratta di una costruzione che ha in sé due tipi di fabbrica di differente struttura: essa comprende infatti un fortilizio a pianta trapezoidale, esternamente ricoperto da mattoni rossi a vista contro cui notiamo bene lo zoccolo e la cordonatura, realizzati in pietra di colore grigio, nonché un secondo blocco costruttivo, questo invece a pianta quadrata, ottenuto tramite la sovrapposizione di tre piani e internamente articolato e ben rivestito come un qualsiasi edificio ad uso abitativo. La vicenda storica del Forte di Bibbona è stata ottimamente ricostruita da Daniela Stiaffini, curatrice con Vinicio Bagnoli della scheda ministeriale di catalogo ad esso dedicata. Come deduce dalla documentazione storica rintracciata, la sua costruzione fu provocata dalla necessità di assicurare a quella zona di litorale un'efficace difesa militare contro i pericoli derivanti dalle incursioni piratesche; altrettanto determinante inoltre l'esigenza d'istituire un presidio di controllo utile ad ostacolare il contrabbando, assicurando nel contempo di portare a termine delle funzioni doganali. Se giudicata in relazione ai criteri ispiratori della politica di Pietro Leopoldo, sotto i cui auspici trovò attuazione il progetto di modernizzazione del sistema militare sul lungo litorale toscano, la creazione del Forte si colora di un'ulteriore valenza: nelle intenzioni del sovrano, infatti, la costruzione di nuovi fortilizi avrebbe dovuto determinare la nascita d'insediamenti abitativi ad essi correlati, provocando, come diretta conseguenza, l'attuazione di iniziative finalizzate al risanamento del territorio. Quando è stato riordinato l'archivio storico comunale a Bibbona, sono stati individuati interessanti documenti appartenenti all'Ufficio Sanitario del forte. Cinque "giornali del Servizio Sanitario" dal 1841 al 1858, quattro registri "copia ordini e circolari sanitarie" dal 1832 al 1861 e cinque registri di "Approdi" e "Partenze" di barche pescatrici e bastimenti da trasporto dal 1841 al 1868. La prima serie di documenti, riporta annotazioni giornaliere sul tempo atmosferico, di eventuali avvistamenti all'orizzonte, i turni e i nomi dei componenti la guarnigione di stanza al Forte. La funzione delle guardie del Forte era oltre la vigilanza sanitaria anche di polizia e quindi ricevevano pure segnalazioni di imbarcazioni ricercate per frodi fiscali o sospettate di pirateria. Infine l'ultima serie di documenti, i libri degli approdi, informa sull'attività più ordinaria della guarnigione, ovvero la registrazione degli arrivi, la qualità dei bastimenti, il loro nome e il nome e l'età del capitano, la nazione di appartenenza, il numero delle persone dell'equipaggio… La maggior parte dei carichi e le imbarcazioni, che generalmente giungevano vuote, da Livorno e da Vada, ripartivano dopo aver caricato legname da ardere. In tempi più recenti il Forte è entrato a far parte delle proprietà del Ministero delle Finanze e attualmente ospita la "Pensione Margherita" gestita dalla Diocesi di Volterra».

http://www.alphabeto.it/bibbona/forte.htm


Marina di Campo (torre)

Dal sito www.vacanzamare.it   Dal sito www.elba-online.com

«Si trova sullo sperone di roccia che chiude a ovest la baia di Marina di Campo, e domina il nucleo primitivo del porto, ed è ben visibile da tutto l'arco della spiaggia, ma anche dal versante opposto, di Galenzana. Vi si giunge tramite suggestive scalinate, soprattutto da quella della Bellavista, da cui parte anche il sentiero per il capo Poro e la cala di Galenzana. Non è però possibile avvicinarsi più di tanto, perché sia la struttura che le pertinenze circostanti sono proprietà della marina militare. La struttura è la classica della torre a scarpa, con slargo troncoconico alla base, e i restanti due terzi a collo cilindrico. Le due parti sono separate da un cordolo. Il paramento è in pietrame misto intonacato. L'ingresso, come è usuale in queste strutture, si apre a metà circa del collo, rivolta verso il lato di terra. In origine si raggiungeva con scale retraibili, mentre la scalinata in muratura è un'aggiunta molto più tarda. A differenza della torre di Marciana Marina, qui la scalinata è staccata dal corpo della torre, unita all'ingresso da un caratteristico ponticello. La scala non è la sola manomissione alla costruzione originaria. Un'altra apertura fu praticata, proprio sotto quella principale, nella muratura a scarpa. Nella parte est è stato inoltre ispessito il muro, rovinando un po' le linee armoniche della torre. Un'altra evidente variazione fu apportata alla sommità. Sono spariti il parapetto in pietra e le cannoniere che in esso dovevano aprirsi. In sostituzione è stata eretta una troniera in mattoni in cotto, più alta del doppio nel lato che guarda l'ingresso: in questo punto si aprono le feritoie per la fucileria.

Per la torre si è spesso attribuito a sproposito un'origine pisana. Invece la struttura è chiaramente riferibile a un'epoca tardorinascimentale, molto vicina alla fine del Cinquecento. Una fonte la attesta precisamente al 1595, e anche volendo rigettare la precisione dell'autore, certo la sua fondazione non si deve discostare molto da questo anno. Si tratta dunque di una di quelle difese approntate in seguito alle devastanti scorrerie turco-francesi di Barbarossa e Dragut, della metà del Cinquecento. A parte Portoferraio e il Volterraio, l'isola si era trovata totalmente alla mercé degli invasori, con i paesi indifesi da mura e molte opere fortificate impreparate a reggere l'urto, tanto da essere spazzate via. Il disastro costrinse i governanti a innalzare nuove strutture di difesa. In mancanza di documenti attestanti le loro fondazioni è incerto se alcune di quelle cinquecentesche siano frutto dei Medici, che ebbero il controllo dell'Elba per un brevissimo periodo, o dei suoi storici signori Appiani. Per quanto riguarda la nostra, data la ragionevole attribuzione del periodo, paiono esserci pochi dubbi che si debba ascrivere ai principi di Piombino, e più precisamente a Jacopo IV. Le notizie storiche su questa torre sono molto scarne: non gli si conosce, per esempio, nessun episodio bellico. Forse perché ebbe sempre un'esclusiva funzione di vigilanza, e di rado di difesa. Per quanto riguarda la guarnigione e l'armamento abbiamo qualche notizia interessante. Il governatore generale del principato di Piombino Antonio Ferri, nella sua visita all'Elba del 1738, dice che la torre era presidiata da un tenente della Piazza di Longone con sei soldati. Dalla stessa relazione pare che proprio essa facesse da punto di confine tra i comuni di San Piero e Sant'Ilario. Degli stessi anni abbiamo anche la testimonianza di Vincenzo Coresi del Bruno, che ci dà la torre in mano a una guarnigione spagnola, composta da dodici soldati, e armata di due cannoni. La torre deve essere sempre stata armata di due pezzi di artiglieria, in quanto anche sotto l'esilio di Napoleone abbiamo lo stesso numero.

Appare evidente che la nostra torre, come le opere difensive minori dell'isola, a parte quelle sotto il controllo diretto del granducato di Toscana, rientravano tutte nell'orbita della piazzaforte spagnola di Longone, presidiate da distaccamenti della guarnigione madre, per quanto facenti parte di uno stato estero, il principato di Piombino. Gli spagnoli però si erano accollati la difesa dello stato satellite, avendo al contempo il vantaggio di poter gestire una preziosa rete a guardia dei mari e delle coste, e di supporto per Longone. Tra il XVII e il XVIII secolo sull'Elba si avvicendarono eserciti europei per mettere in scacco Longone, che subì tre assedi, nel 1646, 1650, 1708 e 1799. Per quanto gli storici non ne facciano menzione diretta, è comprensibile, per le ragioni dette sopra, che le truppe appena sbarcate sloggiassero i presidi dalle torri isolane, compresa ovviamente la nostra, e le presidiassero, per avere sotto controllo tutta la situazione sul territorio e prima di mettere sotto assedio il caposaldo ambito. Durante il governo lorenese la torre era presidiata dalle guardie doganali e da' cannonieri sedentarj per difesa di quello scalo, con sottotenente castellano e un uffizio di sanità, come scrive Emanuele Repetti. Riguardo a questo periodo ci giunge notizia che il 27 luglio 1849, quando il granduca Leopoldo II fu restaurato nel trono di Firenze dopo i moti patriottici degli ultimi mesi, dalla torre si spararono sette colpi di saluto. Per quanto la torre sia sempre rimasta pertinenza militare, sotto il governo italiano perse importanza strategica, come quasi tutte queste strutture. Nella prima metà del Novecento divenne così sede di un fanale, e passò di pertinenza alla marina militare, com'è tutt'oggi. ...».

http://www.aisoladelba.it/luoghi-da-visitare/campo_nell_elba/torre_di_marina_di_campo.asp


MARINA DI Castagneto Carducci (forte)

Dal sito www.tenutadiseripa.com   Dal sito www.borghiditoscana.net

«Il Forte è situato, nelle vicinanze di un parcheggio, sulla spiaggia di Marina di Castagneto al termine della strada che giunge al mare dall'uscita di Donoratico della SS1 Aurelia. A prima vista non è facilmente individuabile da chi giunge in auto perché il lato verso terra ha le sembianze di una casa tinta di giallo, mentre la parte più simile ad una fortificazione, il vero e proprio bastione, è quello rivolto verso il mare. Il Forte di Castagneto fu costruito nel 1785 su progetto dell'ingegnere militare Deodato Raj per ordine del granduca di Toscana Leopoldo I. Il forte è composto da due fabbricati: verso il mare è il bastione con pareti inclinate a scarpa e cortina esterna di mattoni a facciavista, mentre accanto a questa costruzione, verso il lato di terra si addossa un secondo blocco a pianta quadrata, a tre piani, destinato in origine ad ospitare gli alloggi e gli uffici del corpo di guardia, al piano terreno erano le stalle destinate al servizio dei Cavalleggeri, sopra il tetto principale dell'edificio è presente una torretta con copertura a falde inclinate. Il forte fu usato fino al 1977 dalla Guardia di Finanza. Il forte è attualmente (2005) in stato di abbandono e alcune sue parti sono ricoperte di scritte».

http://www.borghiditoscana.net/it/toscana/livorno/castagneto_carducci/forte_di_castagneto.html


Montesolaio (castello del Tavolino Rovesciato)

Dal sito http://castellobonaria.com   Dal sito http://castellobonaria.com

«Il castello del Tavolino Rovesciato nel comune di Campiglia Marittima (LI), ha un nome curioso, non c’è che dire, quello che la tradizione ha voluto per il bel castello. L’origine di questo appellativo pare si debba al fatto che in origine la rocca si componeva di quattro elevate torri che la facevano rassomigliare molto ad un tavolino capovolto. Tre di quelle torri oggi sono scomparse: sono stati distrutti sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ultimamente, il castello è stato restaurato dai nuovi possessori, che lo hanno modificato in centro congressi. Per prenotazioni o altre informazioni potete rivolgersi gli uffici comunali. Sono visitabili le sale destinate a centro congressi, solo in occasione di meeting, ecc. Campiglia Marittima è raggiungibile attraverso la via Aurelia da Livorno e dista una quindicina di chilometri da Piombino. Si arriva anche in autostrada con la A12 Genova-Livorno, uscendo a Livorno e continuando sulla variante Aurelia fino a Venturina».

http://www.guidatoscana.net/castello-tavolino-rovesciato-motesolato-livorno/138.htm


PIANOSA (forte Teglia)

Dal sito www.aquavision.it   Dal video www.youtube.com/watch?v=gU_v_VTIHG8

«Il paese, il porticciolo e il forte Teglia hanno un’architettura caratteristica, dovuta soprattutto al gusto eclettico del Cav. Ponticelli, uno dei primi direttori della colonia Penale agricola, uomo di grande cultura che ha diretto Pianosa per un ventennio. L’edificio più antico è il forte Teglia, Napoleone Bonaparte, in esilio all’Elba, diede disposizione perché fosse costruita sopra la collina antistante l’insenatura d’attracco una piazzola per posizionare i cannoni e un alloggio per la guarnigione che doveva vigilare sull’isola. Il forte poi ha subito ampliamenti e modifiche e lì dove una volta era istallato il cannone, ora una bianca statua della Madonna accoglie i viaggiatori. Ci incamminiamo su per la strada e arriviamo alla Darsinetta, antico punto d’approdo usato dai romani, sormontato dal Marzocco, pinnacolo di roccia bucato dall’erosione eolica. Dietro, separato da un breve tratto di mare, l’isolotto della Scola, 34 m di altitudine, abitato dall’uomo in epoca preistorica e ora sito di nidificazione delle Berte maggiori, familiarmente chiamato dagli elbani, per la sua forma, “il cappello del Prete”».

http://www.aquavision.it/pianosa.html


PIANOSA (palazzo della Specola)

Dal video www.youtube.com/watch?v=gU_v_VTIHG8   Dal sito www.sentierinatura.it

«L'imponente complesso venne costruito nell'Ottocento su progetto dell'ingegner Ponticelli, divenendo una struttura strategica per il controllo dell'isola che in quel periodo già ospitava una colonia penale. La struttura risulta posticcia rispetto al Forte Teglia. Il Palazzo della Specola è costituito da più corpi di fabbrica addossati tra loro, che conferiscono al complesso una pianta rettangolare. Costituito da due corpi di fabbrica a pianta quadrangolare addossati tra di loro, con quello settentrionale che si sviluppa su tre livelli e il meridionale su due. Esternamente, è addossato ai corpi di fabbrica di altri edifici sul lato settentrionale, su quello orientale e su gran parte di quello meridionale, ove nella parte libera vi sono i due portoni d'ingresso, quello principale collocato al pian terreno nella parte sinistra della facciata, sovrastato da un ampio arco a sesto acuto in stile neogotico, e quello secondario, più semplice, che si apre in posizione leggermente rialzata e preceduto da una breve rampa di scale: sopra al portone principale si apre una finestra ad arco tondo con piccolo balcone poggiante su una mensola a doppia arcata, mentre sopra al portone secondario, in posizione decentrata, si trovano uno stemma ed una monofora chiusa a sesto acuto. La parte sommitale del complesso si caratterizza per la presenza di una merlatura continua lungo entrambi i corpi di fabbrica, che poggia su un coronamento ad archetti ciechi che richiamano uno stile architettonico arabeggiante, interrotta all'angolo sud-occidentale da una garitta con cupola apicale, che in passato costituiva l'avamposto delle sentinelle a controllo del porto sottostante. Lungo la facciata occidentale, completamente aperta, si aprono una serie di monofore e, al primo piano del corpo di fabbrica meridionale, una serie di tre bifore neogotiche spartite da una colonnina centrale e sovrastate da un più ampio arco a sesto acuto. Le facciate del complesso, che è stato recentemente restaurato, si presentano interamente rivestite in intonaco. La parte nord-orientale del complesso si caratterizza per la presenza di un'ampia cupola a sezione circolare che contraddistingue l'intero complesso; originariamente, vi doveva essere costruito un osservatorio astronomico mai realizzato. Nell'insieme, il complesso architettonico si caratterizza per lo stile eclettico, con elementi neogotici frammisti ad altri di gusto arabeggiante».

http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_della_Specola


Piombino (casa torre delle Bifore)

Dal sito www.comune.piombino.li.it   Foto di Marco Prete, dal sito www.toscanissima.com

«In stile medioevale, la casa delle Bifore è l’edificio civile più antico del centro storico. Edificato probabilmente tra il 1284 e il 1289, è l’unica testimonianza di Piombino di architettura civile duecentesca eseguita in stile gotico. Oggi è la sede dell’Archivio Storico dell’antico Stato e Città di Piombino e dell'antico stato di Piombino. Il suo nome deriva dalla presenza, nelle due facciate, di otto finestre divise da una colonnina centrale sormontata da due archetti; al di sotto vi è invece un ampio arco a sesto acuto. Il palazzo è conosciuto anche come casa di Martino di Brancaccio e casa Minelli, dai nomi di antichi proprietari».

http://www.toscanissima.com/piombino/casadellebifore.php


Piombino (castello)

Dal sito www.valdicorniaturismo.it   Dal sito http://guide.supereva.it

«Il Castello di Piombino, inglobato nella Fortezza Medicea bastionata del XVI secolo, è la principale opera militare difensiva che resta nella città, posta sull'altura a sud-est protesa sul mare. L'aspetto monolitico del castello, dalla solida struttura quasi cubica, potrebbe trarre in inganno il visitatore che dovrà invece seguire al suo interno un affascinante e complesso racconto architettonico che rispecchia le varie vicende storiche della città. Il Castello, originariamente edificato dai pisani nel XIII secolo ed allora chiamato Cassero Pisano, segnava il limite della città su quel lato. Il nucleo più antico è costituito da una delle porte che si aprivano nella coeva cinta muraria cittadina, edificata a difesa di uno dei porti più importanti della costa Tirrenica quale era divenuto Piombino. L'originale porta del 1235 è oggi incorporata nel Cassero della Fortezza. La prima trasformazione saliente fu quella che nel corso del XIV secolo portò, a seguito della chiusura dell'originario accesso, alla costruzione di un recinto difensivo atto ad alloggiare la guarnigione Pisana stanziata in città per sedare sul nascere i focolai di rivolta. La fortificazione venne poi ritoccata da Leonardo da Vinci fra il 1502 ed il 1504 quando si occupò del riordinamento delle difese cittadine. Nel XV secolo il comune di Piombino passò sotto il controllo della Signoria degli Appiano, il perimetro delle mura fu ampliato e rafforzato. Tra il 1552 e il 1557, il Castello divenne il baluardo al centro della fortezza fatta costruire da Cosimo I de' Medici che, a seguito dell'avvento delle armi da fuoco, incaricò il suo architetto militare Giovanni Camerini di avvolgerlo in bastioni stellari. Da allora il Castello divenne Fortezza Medicea. Da metà dell'800 al 1960, dopo numerosi passaggi di potere fra Francesi, Spagnoli e Austriaci, il castello fu trasformato in struttura carceraria, all'interno sono ancora visitabili alcune celle con i graffiti dei detenuti. Il complesso è stato restaurato e oggetto di scavi archeologici tra il 1999 e il 2001. Oggi ospita il Museo del Castello e della Città di Piombino, che ricostruisce la storia dell'edificio nel contesto delle vicende cittadine. Al piano terreno vi sono la raccolta di monete del Principato di Piombino, alcuni stemmi lapidei originali, pannelli didattici e diorami che ricostruiscono le vicende e trasformazioni del castello fra il XIII ed il XIX secolo, al primo piano vi sono i reperti rinvenuti durante lo scavo archeologico come piatti, fibbie, brocche, lucerne, monete, placchette di armature, punte di freccia e proiettili di piombo, infine al secondo piano è illustrata la storia di Piombino durante la resistenza e nel XX secolo».

http://www.castellitoscani.com/italian/piombino.htm


Piombino (Cittadella)

Foto di Sailko, dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.ebay.it

«Complesso architettonico costruito sulla collina di Santa Maria nella seconda metà del XV sec., voluto come dimora signorile da Jacopo III d'Appiano ad opera di Andrea Guardi. La Cittadella era una vera e propria corte fortificata, difesa da un fossato. Il palazzo signorile si affacciava da un lato sul mare e dall'altro su una piazza interna, al centro della quale vi era una cisterna. Intorno al palazzo signorile sorgevano edifici per i cortigiani, alloggi per guardie e soldati, scuderie e una piccola chiesa. La Cittadella è stata sede dei principi di Piombino fino all'Ottocento, infatti fu abbandonata finiti i tempi napoleonici. Nel corso del XX secolo il complesso architettonico è stato riadibito ad usi diversi e infine restaurato per divenire sede del Museo Archeologico del Territorio di Populonia. Oggi, dopo la demolizione del Palazzo dei Principi avvenuta nel 1959, sono ancora visibili: • La Cisterna: esempio in marmo di arte quattrocentesca, fa parte del complesso architettonico della Cittadella. È opera del Guardi ed ha sui lati i volti dei principi Jacopo III, la moglie e il figlio. • La Cappella di Sant’Anna: opera insigne del Guardi, nacque come cappella signorile in stile rinascimentale con decorazioni tardo gotiche. Contiene, oltre alle sculture dell’artista, un’immagine della Madonna col Bambino in terracotta policroma opera di Benedetto Buglioni. • Museo Archeologico del Territorio di Populonia: l’edificio ospita il Museo Archeologico del Territorio di Populonia. Inaugurato nel 2001 è allestito con oltre 2.000 reperti che documentano in un percorso didattico-scientifico la storia degli insediamenti umani del territorio dalla preistoria, al periodo etrusco (qui ben rappresentato) al tardo-antico romano».

http://www.turismopiombino.it/archivio14_luoghi-e-strutture-turismo_0_198_1200.html


Piombino (mura)

Dal sito www.kepha.eu   Dal sito www.kepha.eu

«Il Rivellino della Porta a terra, il Castello e alcuni tratti di mura nella zona della Cittadella costituiscono le uniche testimonianze della secolare storia delle fortificazioni di Piombino, particolarmente importanti sotto il profilo dell'ingegneria militare e associate al nome di Leonardo da Vinci. Al secolo XIII risalgono il Cassero pisano, porta a sud della città, inglobato nel Castello della Fortezza Medicea, il Torrione della Porta a Terra e la Rocchetta, fortilizio stretto e lungo costruito sullo sperone di roccia di fronte all'isola d'Elba (oggi sostituito da un faro). Nel 1447, per volere di Rinaldo Orsini, fu costruito davanti alla porta a terra il Rivellino, un'imponente fortificazione semicircolare per il cui tracciato geometrico furono utilizzate le regole euclidee. Circondato da un fossato e con una sola apertura, dotata di ponte levatoio, doveva assolvere un'azione di fiancheggiamento dei settori orientale e occidentale del fronte di terra. L'opera difensiva presenta all'esterno un rivestimento di lastre di tufo. All'interno doveva essere dotata di una struttura lignea che la divideva in piani; un pozzo, ora interrato, lascia ipotizzare che vi fosse una vasca di raffreddamento delle bombarde. Nella seconda metà del secolo XV fu edificata, sul colle di Santa Maria, la Cittadella, residenza fortificata del Signore di Piombino. La configurazione della cinta muraria agli inizi del secolo XVI presentava una pianta a losanga molto allungata e doveva apparire piuttosto imponente.

Piombino e le sue fortificazioni furono oggetto di studio da parte di Leonardo da Vinci, che soggiornò nella cittadina tirrenica prima nel 1502, al servizio di Cesare Borgia, in qualità di ingegnere militare, poi nel 1504 al seguito della legazione inviata da Cosimo I de' Medici e guidata da Nicolò Machiavelli. Durante la prima visita, Leonardo si occupò in particolare della bonifica della zona paludosa circostante e del collegamento tra le fortificazioni della città e il tessuto viario interno, come dimostrano alcuni disegni presenti nel Manoscritto L (conservato all'Institut de France a Parigi). Alle fortificazioni è dedicato un disegno del Codice Atlantico (conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano), nel quale è riportata una pianta delle mura della città con lo studio di un nuovo sistema difensivo della parte a terra (il progetto è però attribuito, da alcuni studiosi, ad Antonio da Sangallo il Vecchio). Durante la seconda visita si dedicò con più attenzione al sistema difensivo di Piombino, studiandone sia l'intera configurazione, sia i singoli elementi. I progetti che ne scaturirono, presenti nel Manoscritto Madrid II (Manoscritto "8936", conservato presso la Biblioteca Nacional di Madrid), riguardano principalmente la costruzione di nuovi fossati sul tratto a terra, l'erezione di una torre esterna alle difese del Castello e la realizzazione di un nuovo porto in sostituzione del Porticciolo. Particolare attenzione pose, infine, al nuovo assetto difensivo del colle di Santa Maria, dove si ergeva la Cittadella. In quest'ultimo settore fu edificato un tratto di mura, in parte conservato ancora oggi».

http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/MuraPiombino.html


Piombino (palazzo Appiani)

Dal sito www.drexkode.net   Dal sito www.toscanissima.com

«All’ingresso della piazza G. Bovio si trova Palazzo Appiani. L'edificio fu acquistato nel 1399 da Gherardo Appiani che ne fece una dimora degna di un principe, sul retro fece aprire un cortile che si affacciava sul Porticciolo e all'interno fece costruire la piccola chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano. In città fu la prima sede degli Appiani fino al 1465, anno in cui Jacopo III si volle trasferire sulla collina marina più alta della città. Dopo il passaggio del principato di Piombino ai Ludovisi, il Palazzo ha cambiato più volte destinazione: è stato magazzino, foresteria, caserma, carcere e scuola. Oggi ospita uffici e l’Istituto di Biologia Marina».

http://www.turismopiombino.it/archivio14_luoghi-e-strutture-turismo_0_192_1200.html


Piombino (palazzo Comunale)

Dal sito www.geoplan.it   Dal sito www.settemuse.it

«Il Palazzo Comunale di Piombino è sito nei pressi del centro storico, accanto alla Torre dell’Orologio. Il nucleo principale del monumento è duecentesco, quando il monumento era noto con il nome di Palazzo dei Priori. L’attuale edificio fu edificato nel 1444, da Nanni di Magio. La Torre dell’Orologio fu realizzata più di un secolo più tardi, nel 1598. Una colonna romanica è incassata nell’atrio destro. La volta affrescata presenta gli stemmi delle tre famiglie degli Appiani, Ludovisi e Boncompagni-Ludovisi. Molto interessante è la Sala Consiliare: la lunetta sulla porta d’ingresso è affrescata con un dipinto raffigurante la Madonna Con Bambino, nota anche come Madonna del Latte. L’affresco è stato realizzato nel 1575 da Giovanni Maria Tacci. Molto bella è anche la statua in marmo di Ciolo e Marco da Siena, raffigurante una Madonna con Bambino. Nella stessa sala consiliare sono presenti alcuni quadri raffiguranti i rappresentanti più notevoli della famiglia dei principi di Piombino e dei Granduchi di Toscana».

http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-livorno/cartina-monumenti-piombino/monumenti-piombino-palazzo-comunale.htm


Piombino (rivellino, torrione)

Dal sito www.vacanzeilchiostro.it   Dal sito www.settemuse.it

«Il complesso del Torrione e Rivellino è un'architettura militare di Piombino. L'alta torre è la parte più antica del complesso e risale al 1212, quando Piombino era libero comune, unica testimonianza superstite di quell'epoca. Vi si apriva la Porta a Terra della città e nel XV secolo fu rialzato. La torre, detta anche di Sant'Antonio o porta Inferi, era probabilmente dotata nella parte più alta, sotto l'arco, di una o più campane, utilizzate in caso di ricorrenze particolari o pericoli. Ai primi del XV secolo venne aggiunto il piazzale quadrato e un'antiporta, sulla quale si trova ancora oggi una targa datata 1417. Il Rivellino venne aggiunto attorno al torrione nel 1447, per fortificarlo contro le artiglierie. Fu usata la stessa pietra tufacea delle cave di Populonia, con la quale erano anche state costruite le opere etrusche della zona. Il Rivellino ha una forma semicircolare e risale alla Signoria di Rinaldo Orsini, marito di Caterina Appiani, in vista dell'assedio di Alfonso V d'Aragona re di Napoli, che venne sventato con successo. Un tempo doveva essere circondato da un fossato e munito di ponte levatoio. Quando Cosimo I de' Medici aggiornò le fortificazioni cittadine tra il 1548 e il 1557, fece apportare alcune modifiche al complesso, come la rimozione della merlatura guelfa originaria».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torrione_e_Rivellino


Piombino (torre del Sale)

Dal sito www.bellezzedellatoscana.it   Dal sito www.bellezzedellatoscana.it

«La Torre del Sale è così denominata perché situata in prossimità delle antiche saline di Piombino, poste nella pianura paludosa tra il promontorio piombinese e le colline campigliesi. Nelle saline, delle quali si ha notizia scritta sin dal 1094, veniva prodotta una grande quantità di sale che, oltre al fabbisogno locale, serviva per l'esportazione: mercati principali erano Firenze e Siena. Era, inoltre, necessario per la conservazione del pesce nelle vicine peschiere. Nota come "Casa del Sale" fino alla metà del Seicento, la Torre era situata sul tombolo che separa l'acquitrino dal mare, in un posto dalle condizioni malsane che iniziarono a migliorare solo con le bonifiche avviate dai Lorena nella prima metà del secolo successivo. In questo periodo, la vecchia Casa del Sale fu trasformata in un vero e proprio fortilizio che venne adibito anche a caserma con scuderia e a casa di sanità. All'inizio dell'Ottocento furono costruiti una cisterna sotterranea dentro il Forte e un bastione, sul lato a mare, la cui piazzola ospitava un cannone. Nel 1830 fu edificata una torre, destinata ad ospitare l'amministrazione delle nuove opere di bonifica. Nel 1847 la Torre del Sale, insieme a molti altri fortilizi, fu disarmata. I piani elevati della palazzina sono stati usati sino al 1960 dalla Guardia di Finanza come abitazione e uffici; i lavori di adeguamento alle mutate condizioni ne modificarono la disposizione interna. Il complesso della Torre del Sale è stato interessato da uno studio commissionato dal comune di Piombino per il Piano particolareggiato del parco territoriale della costa orientale e delle Sterpaia».

http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/TorreSale.html


Piombino (torre di Rio Fanale)

Dal sito www.smart.toscana.it   Foto aerea dell'area, dal sito www.smart.toscana.it

«Una località con questo nome si trova sulla costa a circa metà del tratto tra Piombino e Populonia. Non altrettanto ben segnalata è la posizione esatta dell’antico posto armato di vigilanza costiera, indicato nell’elenco del Repetti relativo a questi posti armati del litorale toscano, non proprio come torre, ma come ridotto, dipendente dal circondano militare di Piombino. Della sua antica presenza quindi non vi è dubbio, pur non essendo segnalato da alcune cartografie come quella dell’Inghirami del 1830 che è fra le più precise nel riportare questi elementi lungo la costa La C.T.R. 1:5.000, riporta a monte della punta di Rio Fanale un piccolo rudere posto rispetto al marea quota 42 metri e distante dalla riva circa 80 metri; poco più a sud, ove sfocia al mare il Fosso di Rio Fanale essa riporta un piccolo edificio in corrispondenza della spiaggia a capo di quel fosso. Analoghe segnature sono presenti nella mappa del vecchio catasto, redatta nel 1821. In essa il piccolo edificio in prossimità della Punta porta il nome di Rio Fanale senza alcuna specificazione e risulta circondato da una piccola resede quadrangolare, di solito assegnato ai posti armati; un altro piccolo edificio è segnato in corrispondenza della spiaggetta col nome di "Torre di Rio Fanale"».

http://www.smart.toscana.it/ptc/ptc_2008/dvd_ptc_2008/Schede_invarianti/Sistema_storico_della_fascia_costiera...


Piombino (torre Mozza)

Dal sito www.rivitalia.com   Dal sito www.maremmapromotion.it

  

«È una delle due torri che intervallano il litorale sabbioso fra Piombino e Follonica. Nel suo antico ruolo di vigilanza costiera aveva il compito di presidiare metà dei tratti che la dividevano dalla Torre di Follonica distante in linea d’aria mt. 5.700, e dalla Torre del Sale distante mt. 7.300. Attualmente è destinata ad un uso abitativo. La sua struttura perimetrale si presenta in buono stato. Nella volumetria generale dell’edificio si possono individuare tre parti costruite in epoche diverse. Una parte verso il mare che costituiva l’antica Torre, a pianta quadrata, che, nei profili esterni, nei forti spessori murari e nell’organizzazione interna, ripete una delle tipologie più diffuse nelle torri costiere. A questa antica Torre, di tipica conformazione riferibile alla prima metà del ‘500, sarebbe stata aggiunta in aderenza al lato verso terra un’ulteriore parte interamente destinata alla scala che da terra conduceva ai vari piani della Torre. La parte verso terra costituisce un’ulteriore aggiunta formante una specie di palazzina. La scala nella parte intermedia conduce tuttora anche ai vari piani dell’antica Torre. Tale aggiunta, a giudicare dalla tipologia costruttiva e dalla cura con la quale è stata eseguita sembra di poterla datare anch’essa ad epoca antica, non molto posteriore alla primitiva Torre».

http://www.smart.toscana.it/ptc/ptc_2008/dvd_ptc_2008/Schede_invarianti/Sistema_storico...


Piombino (torre Nuova)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

«La Torre Nuova è una fortificazione costiera situata nel comune di Piombino. La sua ubicazione è in località Stellino, nella parte settentrionale del territorio comunale, presso l'omonimo approdo privato, non lontano dalle pendici del promontorio di Poggio San Leonardo e proprio sul confine con il territorio comunale di San Vincenzo. La torre venne fatta costruire dai Medici in prossimità del confine tra il Granducato di Toscana (nel cui territorio rientrava) e il Principato di Piombino. I lavori di realizzazione della struttura difensiva ebbero inizio nel tardo Seicento, più precisamente nel 1670, e si conclusero soltanto 53 anni dopo con il definitivo completamento dell'intero complesso. Pur essendo stata denominata torre fin dalle origini, la struttura si presentava fin dall'inizio sotto un aspetto maggiormente assimilabile ad una fortificazione costiera. Le funzioni di avvistamento e di difesa, attiva e passiva, furono svolte ininterrottamente fino al tardo Ottocento, epoca in cui ne fu decisa la dismissione, a cui seguì la vendita a privati nel 1871. La Torre Nuova si presenta come un imponente complesso in prossimità della riva del mare, costituito da due corpi di fabbrica parzialmente addossati tra loro, che nell'insieme ha uno sviluppo planimetrico rettangolare. La struttura fortificata, che si articola su tre livelli, è composta da un edificio turriforme, a sezione quadrata, con spesse strutture murarie, che culminavano nella parte sommitale con un loggiato in cui erano disposti gli armamenti, che è stato sostituito da una merlatura durante i lavori di ristrutturazione effettuati in epoca post-ottocentesca. L'altro corpo di fabbrica, a sezione rettangolare, era originariamente un mulino a vento addossato alla torre, che venne poi trasformato in struttura abitativa una volta dismesso l'intero complesso».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Nuova_(Piombino)


Populonia (rocca)

Dal sito www.appartamentiexcelsior.com   Dal sito www.fototoscana.it

  

«Populonia deve la sua fama non alla sua Rocca ma al fatto di essere l'Etrusca Pupluna o Fufluna, uno degli insediamenti umani più antichi e prestigiosi dell'intera Toscana. I reperti scoperti nella sua estesissima necropoli ci confermano che l'area era abitata almeno dal periodo neolitico. secolo avanti cristo. Pupluna era una delle città più importanti della civiltà Etrusca, lo testimonia il fatto che era l'unica, fra le maggiori, a sorgere sulla costa. Questo permetteva alla città di essere punto di riferimento sia commerciale che industriale fra i centri dell'entroterra e le isole dell'arcipelago Toscano, grazie ai molti forni di fusione per i metalli installati nelle sue vicinanze. Particolare della merlatura dell'EsedraIl nucleo urbano si componeva di due parti: quello dell'Acropoli, in alto a dominio del golfo di Baratti, e quello "industriale", sulla costa, dotato delle attrezzature portuali e dei forni. Come tutte le città Etrusche, anche Populonia conobbe la decadenza con il progressivo crescere della potenza di Roma, subendo anche una gravissima distruzione per mano di Silla durante la guerra civile contro Mario. Già nel I secolo dopo cristo la città era deserta, con le case diroccate e i forni abbandonati. Nei secoli successivi ci furono dei tentativi di riattivare il porto e le attività industriali ad esso collegate, ma in linea di massima la vita nella città non riprese mai grande vigore, anche a causa delle invasioni e incursioni piratesche cui era esposta. Populonia rinacque nel medioevo quando nel XIV secolo fu deciso di dotare il borgo del castello che ancora oggi, seppur rimaneggiato, domina il colle dell'antica Acropoli etrusca. La Rocca ci appare con la forma e le caratteristiche classiche delle fortificazioni che subirono i maggiori rimaneggiamenti durante il periodo di transizione dal castello medievale all'architettura militare bastionata sulla fine del XV secolo.

A differenza di molti altri castelli, completamente snaturati nelle forme e nell'aspetto a causa delle aggiunte di questo periodo, l'elemento che domina il complesso è ancora il possente torrione a pianta rettangolare che era il primitivo mastio medievale. Il Torrione è costruito con pietre non perfettamente squadrate ad eccezione degli angoli ed è munito di un'alta scarpatura, apparato a sporgere (sicuramente aggiunto durante l'aggiornamento della fortificazione) e termina con grossi merli, tre sui lati corti quattro su quelli lunghi, dotati di doppio spiovente, sia verso l'interno che verso l'esterno, forma rarissima da ritrovare nei castelli Toscani sebbene molto diffusa in quelli Scaligeri. All'interno della torre si entra da una porta in quota. Attorno alla torre si svolge la cinta muraria, costruita nel XV secolo con pianta rettangolare molto prossima al quadrato, dotata di camminamento di ronda protetto verso l'esterno da un muro intervallato da feritoie verticali. Ai quattro angoli sono presenti altrettante garitte a sporto. Durante una fase ancora successiva fu aggiunta al centro del lato corto occidentale della cinta muraria una semitorre rotonda, simile ad un esedra, dotata di un ampia scarpatura e coronata da merli ghibellini (a coda di rondine) ognuno dotato di una piccola feritoia e di apparato a sporgere. Anche questa semitorre è dotata di camminamento di ronda, più alto rispetto a quello della restante cinta, e possiede un muro con feritoie anche sul lato interno , per difendersi dai nemici che fossero riusciti a penetrare all'interno della fortificazione. Questa costruzione potrebbe essere considerata un passo decisivo verso lo sviluppo di quelli che saranno i torrioni rotondi delle rocche del XVI secolo. Qui si congiunge anche la cinta muraria del borgo, dotata di un'unica porta di accesso. Il fortilizio ha sempre avuto funzioni prettamente militari di difesa del borgo abitato dalle minacce provenienti sia dal mare che dall'interno. La visita alla fortificazione è importante in quanto la Rocca di Populonia può essere considerata un punto fondamentale dell'architettura fortificata nel passaggio dal castello alla rocca».

http://www.castellitoscani.com/italian/populonia.htm


Porto Azzurro (forte Longone)

Dal sito www.neogeo.unisi.it   Dal sito www.comune.portoazzurro.li.it

«Il Forte Longone, o Forte di Longone, è una fortificazione costiera situata lungo la costa sud-orientale dell'Isola d'Elba rivolta verso il Canale di Piombino. La sua ubicazione è sul promontorio che domina da est la baia del porto. L'imponente complesso fortificato venne edificato dagli Spagnoli all'inizio del Seicento, per potenziare il sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidii, il cui territorio inglobava anche parte della costa orientale e meridionale dell'isola. L'intera struttura fortificata fu realizzata in soli due anni, tra il 1603 e il 1605. Le originarie funzioni di avvistamento e di difesa furono svolte fino alla metà dell'Ottocento, quando gradualmente la struttura militare fu dismessa per essere convertita in carcere, funzione che svolge tuttora. Il Forte Longone si presenta come un'imponente fortificazione situata in posizione dominante alla sommità del promontorio di Porto Azzurro. La denominazione gli è stata conferita dall'antico nome della località in cui sorge, che prima di assumere l'attuale denominazione era appunto chiamata Porto Longone. La fortificazione si presenta a pianta stellata convenzionalmente riconducibile ad un poligono dalla forma pentagonale irregolare; le cortine murarie esterne di cinta, rivestite in alcuni tratti in mattoni e in altri in pietra, si caratterizzano per la presenza di possenti basamenti a scarpa, che lungo i lati rivolti verso terra erano originariamente delimitati da fossati per aumentare le garanzie di sicurezza alla struttura difensiva costiera. Nell'area compresa all'interno della fortificazione si trovano vari fabbricati, che in passato ospitavano il palazzo del governatore, tre polveriere, un'armeria, gli alloggi delle guarnigioni, alcuni magazzini, un ospedale e un mulino a vento. Nell'area compresa all'interno del complesso fortificato furono edificate anche due chiese, la chiesa di San Giacomo Maggiore, in stile barocco, oltre alla cappella di Santa Barbara nella piazza d'Armi. Nel secolo scorso sono state costruite altre strutture all'interno del complesso, più funzionali per lo svolgimento delle funzioni a cui è attualmente adibito il complesso».

http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=85


Portoferraio (forte Falcone)

Dal sito www.infoelba.it   Dal sito www.aisoladelba.it

«Forte Falcone fa parte, inseme al forte Stella e alla torre della Linguella, del sistema difensivo della città di Portoferraio ovvero l'antica Cosmopoli dal nome del suo fondatore il Granduca Cosimo I. Costruita nel 1548 con la forma di un quadrilatero irregolare, venne edificata sulla cima della collina più alta del promontorio su cui sorge la città di Portoferraio, nella parte superiore del suo centro storico, raggiungibile attraverso una strada tortuosa che giunge fino all'imponente portone d'ingresso sul quale è posta una lapide in marmo che ricorda la fondazione della città. Come lo Stella il Falcone fu costruito con mattoni d'argilla, per questo motivo le due opere assumono il caratteristico colore rossastro che risalta sul biancore dei bastioni circostanti. Tale costruzione, voluta dai Medici per difendersi dagli attacchi dei pirati, ebbe come ideatore e iniziatore dell'opera (fondamenta e inizio costruzione del fronte sud) Giovan Battista Belluci anche se poi i lavori proseguirono, fino ad ultimazione dell'opera, sotto la direzione di Giovanni Camerini riconosciuto quindi come costruttore ufficiale della fortezza. Nel periodo granducale il forte fu utilizzato come carcere politico. L'ospite più illustre di esso è Francesco Domenico Guerrazzi che vi trascorse una detenzione nel 1848. Proprio in questa occasione scrisse forse la sua opera più famosa, La predica del venerdì santo. Nel Novecento il forte non perse la vocazione: rimase infatti al demanio militare, e per molti anni fu sotto la pertinenza della marina che ne modificò radicalmente, e in modo discutibile, la sua originaria struttura, alterando profondamente il suo aspetto originario (negli anni 40 del novecento venne costruito il fabbricato centrale del forte). Rispetto ad oggi infatti il forte appariva in modo diverso. Quasi tutti i locali erano infatti sotterranei di modo che il piano di calpestio, situato a circa due metri d'altezza dal suolo naturale, potesse consentire il massimo grado di manovra in caso di assedio. I vani erano divisi in magazzini, prigioni e alloggi per il genio; Si affacciavano tutti su una corte interna ed erano coperti da volte a mattoni, a botte e a crociera. Originariamente, superato l'ingresso, si percorrevano due rampe di scale in linea: la prima permetteva di raggiungere la corte interna e quindi gli ambienti coperti; con la seconda si giungeva al piano di calpestio superiore. Furono costruite anche due cisterne per il fabbisogno idrico della struttura. Delle quattro garitte che scandivano gli angoli del Forte sono rimaste solo due: quella a nord-est con ben conservata la croce dei Lorena, e quella a sud-ovest, ricostruita nel dopoguerra. Nel 1997 l'area è passata al comune di Portoferraio, e dieci anni dopo è stato avviato il restauro per il riutilizzo civile del forte, che per la prima volta nel 2011 lo ha aperto a tutti i visitatori. Molto belli gli scorci panoramici che si possono godere dagli spalti esterni».

http://www.marein.it/content.taf?code=86


Portoferraio (forte Inglese)

Dal sito www.aisoladelba.it   Dal sito www.aisoladelba.it

«Il 15 maggio del 1700 il granduca Cosimo III di Toscana si portò all’Elba e dopo avere visitato gli ospedali, gli arsenali e le sue fortificazioni che proteggevano la città dagli assalti provenienti da parte di terra, ordinò perentoriamente che sulla collina di S. Rocco si fabbricasse un piccolo fortilizio a cui impose il nome di S. Giovanni Battista. La costruzione del forte fu terminata nel 1701, ma già nel novembre di 27 anni dopo Gian Gastone, ultimo dei granduchi di Toscana temendo che se questo avamposto posto in posizione strategica, fosse caduto in mano nemica avrebbe potuto rappresentare un grande pericolo per la città di Portoferraio e quindi decise di farlo smantellare. Era quello il momento in cui le flotte spagnola ed inglese imperversavano con manovre intimidatorie al largo di Livorno e questo fece temere al granduca Gian Gastone una imminente invasione dell’Elba. Poi la storia ci narra che nel 1796 le forze inglesi sbarcarono sulla spiaggia di Acquaviva vicino a Portoferraio e si insediarono in quello che restava del forte di S. Giovanni Battista che per questo fatto prese il nome di Forte degli inglesi. Sembra che nel forte Inglese avesse avuto il suo quartiere generale l’ammiraglio Nelson. Oggi di questo storico fortilizio non rimane che un crescente degrado, i locali una volta occupati dai militari hanno ospitato nel tempo famiglie di sfrattati, disadattati, recentemente una Radio privata ed infine ai nostri giorni alcuni artisti locali. Resti di mura maestose ancora si ergono sfidando il tempo ed erbacce infestanti hanno preso possesso del grande piazzale divenuto ricettacolo di rifiuti e baracche fatiscenti abbandonate, ...si dice che la fortezza nel sottosuolo ancora conservi dei passaggi che porterebbero verso il mare e verso la periferia di Portoferraio... ma queste sono soltanto voci non verificabili, in quanto molti degli antichi accessi sono stati murati. Molti sono stati i progetti di ristrutturazione e le promesse da marinaio che si sono alternate negli anni ...ma il forte S. Giovanni Battista è ancora là che attende il suo definitivo martirio... con la sua centenaria storia… anch’essa dimenticata».

http://www.elbafortificata.it/forte_inglese.htm (a cura di Fabrizio Prianti)


Portoferraio (forte Stella)

Dal sito https://www.facebook.com/media/set/?set=a.445488955525546.1073741829.146668832074228&type=3   Dal sito www.fotoeweb.it

«L'imponente complesso fortificato fu realizzato nel 1548 per svolgere funzioni di avvistamento e di difesa nell'ambito del sistema difensivo voluto dai Medici, che caratterizzava Portoferraio ed era costituito dall'insieme di varie strutture fortificate che rendevano il luogo inespugnabile. Il Forte si presenta come un'imponente struttura fortificata che si articola a pianta stellata, riconducibile ad un poligono dalla forma pentagonale irregolare. L'intero complesso si adatta all'orografia scoscesa del promontorio sul quale è situato ed è dotato di numerosi passaggi ed ambienti sotterranei, che in passato potevano essere adibiti a rifugi di emergenza in caso di attacco nemico proveniente dal mare. Ai vertici della fortezza spiccano i cinque bastioni angolari, che hanno conservato anche una parte delle originarie garitte delle sentinelle; al vertice nord-orientale si trova anche lo storico faro di Portoferraio, a pianta circolare, che fu costruito dai Lorena nel 1788 per poter segnalare la presenza del promontorio antistante al porto nelle ore notturne. Quando Camerini realizzò il portone del forte riservò un posto che accogliesse un pregevole busto bronzeo raffigurante il fondatore di Portoferraio Cosimo I de' Medici. L'autore è Benvenuto Cellini, che ne ricorda l'esecuzione nella sua biografia e non manca di rimarcare il cattivo trattamento economico che ne seguì: solo ottocento scudi d'oro per ci che a suo giudizio ne valeva più di mille. Il bronzo fu portato allo Stella il 15 novembre 1557, proveniente da Firenze e scortato da Camerini, che lo descrive grande due volte che il naturale fino alla cintura e con ricchissima spoglia. Oggi è conservato al museo del Bargello. A proposito del faro, detto più comunemente fanale a Portoferraio, lo storico elbano Sebastiano Lambardi lo definisce il più bello e maestoso di quanti si trovi nel Mediterraneo. Lo stesso autore dice anche che dall'ingresso fino alla lanterna vi si monta per una scala a chiocciola di ottanta gradini, e che la lanterna stessa era illuminata da diciotto a ventiquattro lampade, con la possibilità di portarle a trenta, specialmente nelle notti oscure e tempestose. Per costruirla erano state impiegate dicasettemila libbre di ferro. La cupola era in lamiera di rame all'interno e di piombo all'esterno. Tutte le placche sono in cristallo di Boemia bene stagnate e talmente ché non traspira in detta lanterna la minima aria. Sulla cupola fu posta una bellissima palla dorata con la sua croce sopra».

http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=64


Portoferraio (torre del Gallo)

Da una foto di ovnijad.com, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.marina.difesa.it

«La Torre del Gallo è una torre costiera che si trova presso il porto di Portoferraio, sul moletto della Sanità che chiude a sud-ovest l'area portuale. Proprio il molo conferisce la denominazione al faro della Marina Militare, chiamato appunto Faro del moletto della Sanità, che è collocato sulla struttura turriforme. Il faro marittimo, che si affaccia sul Mar Ligure sud-orientale, è ad alimentazione elettrica e a ottica fissa, ed è dotato di una lampada da 60 W che emette due luci rosse continue per l'illuminazione notturna del molo. L'impianto di illuminazione semaforica venne attivato nel 1902, venendo collocato sulla preesistente Torre del Gallo che fu edificata nel corso del Settecento e ricostruita nel 1934 dopo il rifacimento del corrispondente molo. La torre si presenta tozza a pianta quadrangolare, con basamento a scarpa cordonato e galleria interna; nella parte centrale della sommità della facciata orientale poggia una più piccola struttura turriforme a sezione quadrata che culmina all'apice con un gallo metallico che conferisce il nome alla struttura. Originariamente, oltre a svolgere funzioni difensive, era sede del lazzaretto; dopo il rifacimento del molo, ha ospitato la caserma della Regia Guardia di Finanza a partire dal 1934».

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_del_Gallo_(Portoferraio)


Portoferraio (torre della Linguella o del Martello o di Passanante)

Dal sito www.cosimolazzarotto.com   Dal sito http://isolacountry.blogspot.it

«Si trova sull'estremità della punta omonima, che chiude a ferro di cavallo, insieme al molo del Gallo, la darsena di Portoferraio. Si raggiunge facilmente, percorrendo tutta la calata. L'accesso all'area esterna è aperto solo occasionalmente (spesso comunque nella stagione turistica). L'ingresso all'interno invece è limitato a particolari occasioni, soprattutto mostre, a cui sono adibiti i locali della torre. La maggior parte di esse si svolge in estate. La torre è di forma ottagonale, a tre piani con soffitti a volte, più la piattaforma superiore in cui un tempo si aprivano le cannoniere. Oggi infatti la struttura non più l'orinale, in quanto pesantemente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e ricostruita non proprio fedelmente. Per esempio l'ingresso principale era quello al primo piano che guarda la darsena, e non l'attuale centrale e al piano terra, molto più recente. Per la sua forma, che richiama la bocca di un martello, prende anche il nome di torre del Martello. Torre del Passanante invece deriva dal nome dell'attentatore al re Umberto I, che qui fu recluso quando era adibita a bagno penale. La torre sembra emergere dal mare stesso: il seminterrato è addirittura sotto il livello del mare, tanto da subire spesso allagamenti, specialmente durante le alte maree. La struttura è uno dei capolavori architettonici medicei a Portoferraio. così la descrive Amelio Fara: La torre camerinesca della Linguella ha una forma geometrica pura, ed è straordinario l'accostamento del marmo ai mattoni. Rappresenterà uno dei paradigmi più ricchi di significato per gli ingegneri militari fino alla prima metà del secolo  La torre della Linguella è il terzo caposaldo del sistema difensivo di Portoferraio, con i forti Stella e Falcone. Fu costruita dopo questi due, ma a differenza di essi è opera esclusiva di Giovanni Camerini. Il primo architetto della piazzaforte, Giovan Battista Bellucci, l'aveva progettato come semplice riparo a forma di revellino. Invece il successore realizzerà un autentico capolavoro. Nel dicembre 1548 vennero impiegati duecento guastatori per preparare il terreno, in marzo aperte le fondamenta e in luglio iniziata la costruzione. Nei lavori di restauro del 1950 venne alla luce la lapide in pietra serena che ricordava la fondazione:" Cosimo de' Medici duca di Firenze d fondamento l'anno MDXLVIIII a d VIIII luglio". Nel 1550 fu installata una catena che dal fianco della torre raggiungeva il molo del Gallo, precludendo l'imbocco alla darsena. Era lunga 135 metri, formata da tavole unite da anelli in ferro.

Alla fine del XVII secolo il granduca di Toscana Ferdinando II dette ordine di rinforzare l'area della Linguella, poiché riteneva la torre troppo isolata. così nel 1683 furono iniziati i lavori al bastione di San Cosimo (quello che guarda il mare aperto, detto anche Santa Teresa), sotto la direzione del dinamico governatore di Portoferraio Mario Tornaquinci, che sopraelevò un braccio fortificato esistente e terminò l'opera nel 1689. Oggi del bastione rimangono i resti sconvolti dai bombardamenti dell'ultima guerra. L'altro baluardo è il San Francesco, che guarda verso la darsena. Inizialmente la difesa di questa parte era risolta da una palizzata, che Tornaquinci terrapienò e rafforzò con una cortina nel 1693, chiamando l'opera la Cianca. Solo nel 1746, con un ulteriore rafforzamento voluto dal nuovo granduca Francesco Lorena, prender una forma più compiuta e il nome di San Francesco, in onore del monarca. Il bastione che oggi vediamo è una ricostruzione del dopoguerra, dato che l'originario fu raso al suolo dalle bombe. Fu ricostruita anche la graziosa garitta settecentesca. La nuova regolarizzazione della zona portò all'apertura di un piccolo fossato che separò l'area della Linguella dal resto della piazza. Esso era attraversato da un piccolo ponte levatoio. Per circa due secoli si protrasse questo distacco. Nello stesso periodo furono costruiti anche edifici vari per impiantarvi una tonnara. Nella seconda metà del Settecento gli stessi edifici vennero destinati al bagno penale. L'apertura di esso sancì la fine dell'importanza militare della Linguella. Il carcere fu chiuso nel 1942, quando il luogo fu dovuto evacuare per i danni dei bombardamenti, e mai riaperto. In esso passarono molti celebri briganti, alla fine dell'Ottocento, anarchici, agli inizi del secolo successivo, e antifascisti, sotto la dittatura. Nel dopoguerra, con la ricostruzione, l'area della Linguella mutò radicalmente. Già nel 1932 era stata costruita la capitaneria di porto. Negli anni 1950 fu restaurata la torre e ricostruito il bastione San Francesco; negli anni successivi fu la volta degli edifici dell'ex bagno penale, che venne adibito per gran parte a museo archeologico. In anni recenti furono intrapresi scavi sistematici anche per salvare dall'oblio la villa romana che sorge in questa area».

http://www.aisoladelba.it/luoghi-da-visitare/portoferraio/torre_della_linguella.asp


Portoferraio (Volterraia)

a c. di Fernando Giaffreda


Rio Marino (fortezza del Giove)

Dal sito www.aisoladelba.it   Dal video www.youtube.com/watch?v=-8ZaaOFmZUk

«Si trova sulla vetta di una collina di 352 metri, dominante sulle miniere di ferro riesi. L'ambiente è ancora molto selvaggio: i fianchi dell'altura sono completamente coperti di un manto di leccete rigogliose, a parte il versante meridionale, sventrato dai gradoni degli scavi minerari. La vista dal forte è spettacolare su 360: un bellissimo colpo d'occhio si ha sul canale di Piombino, punteggiato dagli isolotti di Palmaiola e Cerboli, e sulla costa toscana, dal promontorio di Populonia a quello dell'Argentario. Inoltre la vista si spinge fino all'isola del Giglio, e copre una buona parte del versante orientale dell'Elba. Si raggiunge facilmente: dalla strada provinciale della Parata, che congiunge Rio nell'Elba a Cavo, si stacca un sentiero (segnalato in loco e sulle cartografie con il numero 59), che in meno di mezz'ora ciò porta ai piedi dei suoi bastioni. Il fondo del tracciato è buono, ampio e in leggera salita. Anche in estate offre poche difficoltà, perché completamente sotto un'alta vegetazione. L'accesso è libero e semplice, ma occorre avere il massimo rispetto delle strutture che vanno velocemente degradandosi in attesa di un impellente restauro. Il castello è oggi fortemente diroccato per motivi che vedremo nel capitolo storico. Originariamente si presentava in forma rettangolare, con un torrione che poggiava su una base cinta da mura a scarpa. L'opera era completamente circondata da un fossato secco. Il torrione, o maschio, aveva mura con cordolo e base a scarpa, e l'ingresso si apriva a nord. Era formato da tre piani con soffitto a volta.

Da un piano all'altro, scrive Coresi del Bruno, si andava per mezzo di certe piccole scale fabbricate vicino alle mura di dentro, e senza parapetto et assai strette, si crede fatte così ad arte. Il terrazzo scoperto della torre, forse protetto da una merlatura, serviva principalmente ad accendervi fuochi di segnalazione. In ogni piano si aprivano un numero variabile di finestre, ma sembra che il versante più vigilato fosse quello che guarda il mare e le miniere. Attualmente proprio il maschio la parte che ha subito i peggiori danni: di essa si eleva il solo muro orientale, per quanto fortemente pericolante, e parte della base. Un po' meglio è messa la cinta esterna: solo due spezzoni (angolo nord-ovest e lato sud) sono crollati. Essa si presenta con una muraglia a scarpa non altissima, il cui perimetro interno è protetto da una cortina in cui si aprono feritoie. Sul lato orientale si trova l'ingresso principale, salvatosi per miracolo dallo sfacelo circostante. Si tratta di un'apertura ad arco, di non grandi dimensioni, protetta dal ponte levatoio e guardata anch'essa da feritoie. Sull'altro lato del fossato è presente il basamento di appoggio del ponte levatoio. Fonti anche recenti ricordano che sopra l'ingresso era affisso lo stemma marmoreo degli Appiani, poi caduto nel fossato. Pare che sia stato rubato nel 1967. ... L'attuale forte ha un periodo di costruzione preciso: sotto il principato di Jacopo III Appiani. è ormai opinione diffusa che l'anno di fondazione sia il 1459. ...Come unico evento saliente negli ultimi tre secoli, alcuni vogliono che Napoleone, durante l'esilio, mostrasse interessamento per riattare il castello e farne una sua dimora. Il progetto sarebbe rimasto sulla carta per mancanza di fondi».

http://www.aisoladelba.it/luoghi-da-visitare/rio_nell_elba/torre_del_giove.asp


Rosignano Marittimo (rocca)

Dal sito www.lungomarecastiglioncello.it   Foto di Sailko, dal sito it.wikipedia.org

«Il castello medioevale di Rosignano Marittimo è sempre stato oggetto di controversie di potere e di assedi, legati alla sua strategica posizione di dominio rispetto al territorio circostante. Cosimo I de Medici, nel 1562, fece completamente restaurare il forte, distrutto in seguito agli attacchi da parte dei corsari turchi. Oggi si possono ancora ammirare le due torri circolari medicee di ponente e di levante, costruite con la pietra calcarea "travertino di Rosignano". Nel XVIII secolo, la torre di levante fu adibita a prigione, mentre quella di ponente divenne terrazza della Fattoria Arcivescovile. La cattedrale del castello dedicata ai Santi Ilario e Giovanni Battista, oggi chiesa parrocchiale consacrata nel 1848, fonda le sue origini nell’anno 1704, anche se quasi certamente fu eretta su un antico edificio preesistente. Al 1700 risale anche l’arco di accesso al castello, sormontato dallo stemma Mediceo. La cisterna ubicata nei pressi di Palazzo Bombardieri, un tempo usata per l’approvvigionamento idrico del paese, è invece di origine rinascimentale. Oggi il castello è prevalentemente costituito da importanti edifici comunali quali il Palazzo Bombardieri, la Podesteria, il Palazzo della Fattoria Arcivescovile, il Palazzo Marini, il Palazzo Vestrini, la chiesa dei Santi Ilario Giovanni Battista e l’adiacente struttura che in passato custodiva la canonica».

http://www.toscanissima.com/rosignanomarittimo/rosignanocastello.php


Rosignano Marittimo (torre di Vada)

Dal sito www.comune.rosignano.livorno.it   Dal sito http://iltirreno.gelocal.it

  

«La Torre di Vada risale nel suo impianto originale al 1279. Venne edificata dal Comune di Pisa, nel cui sistema portuale Vada era saldamente inserita, con la duplice funzione di vigilanza e di faro di supporto ai naviganti in un tratto di mare particolarmente insidioso. Nell'avanzato XV secolo, in una situazione politica e militare assai mutata, al centro di un territorio ormai spopolato e paludoso, l'antico fortilizio venne ristrutturato dal governo Fiorentino ed entrò a far parte dell'ampio ed efficiente sistema di difesa costiero del nuovo stato regionale. Le torri, restaurate o di nuova costruzione, dovevano proteggere la desolata costa toscana dalle rapide e frequenti incursioni Saracene. A questo compito si aggiunse poi, dopo la costruzione del porto di Livorno, la protezione contro lo sbarco di contrabbandieri che volevano sottrarsi al controllo doganale e quella di presidio sanitario, contro il dilagare delle nuove malattie che aveva fatto seguito alla scoperta e ai commerci con il nuovo mondo. Controllando l'intera costa toscana consentivano infine un controllo sui convogli in arrivo ed in partenza, evitando al governo mediceo le spese di allestimento di una flotta. Il vecchio edificio medievale venne così inglobato in una nuova costruzione, concepita come un enorme contrafforte avvolgente: dalla piccola e semplice torre quadrangolare a pareti verticali si pervenne alla complessa struttura a base troncopiramidale che si può ammirare ancora oggi. Il nuovo edificio rispondeva alle moderne esigenze militari: i forti spessori in basso potevano meglio resistere al fuoco dell'artiglieria, mentre il corpo in alto fortemente aggettante sul cornicione aumentava la superficie destinata alla Batteria posta sulla sommità della Torre.

La Torre di Vada ebbe il compito di vigilare un tratto di mare assai esteso. Le due torri limitrofe erano a nord quella di Castiglioncello (Torre Medicea ) e a sud quella di Bocca di Cecina. Con entrambe, così come con il Castello di Rosignano marittimo, la cui rifortificazione risale agli stessi anni, era assicurato il contatto visivo in modo tale da permettere le necessarie segnalazioni in caso di pericolo. La notevole distanza tra le tre torri assicurava tuttavia solo un controllo generale, ma non la vigilanza particolare delle varie anse del litorale o di punti di particolare importanza come la foce del Fine. A questo compito erano destinati i Cavalleggeri che percorrevano la costa tra torre e torre, lungo un percorso costiero che in alcuni tratti ancora ne porta il nome. La descrizione che della Torre di Vada dà l'ingegnere Odoardo Warren, incaricato nel decennio 1739-49 dai Lorena di una supervisione dei forti costieri, mostra che la Torre era circondata da un fossato probabilmente comunicante con il mare, superato da un ponte levatoio (ricalcato oggi da una passerella in muratura). Warren racconta come la torre fosse al centro di vaste e malsane paludi e che 'le truppe che vi vengono mantenute hanno l'aria di essere sempre malate'. Annessa alla torre vi era la dipendenza assai ampia, costituita da una serie di locali che giravano intorno ad un cortile. Vi erano stanze destinate al castellano, gli alloggi della guarnigione, il forno, la stalla ed una cappella. Al contrario la torre era assai angusta, nonostante la sua mole, ed aveva spazi appena sufficienti al presidio militare, al guardiano del faro e a tenervi qualche pezzo di artiglieria. Perduta nel corso dell'800 ogni importanza strategica, la Torre ha però continuato a funzionare come faro fino ad epoca molto recente. Fu proprio per installare un faro di maggiore portata che nel 1948-49 venne demolito l'originale tetto a padiglione, oggi ricostruito dopo un'accurata opera di restauro».

http://www.comune.rosignano.livorno.it/site4/pages/home.php?tipop=vis_pagina&visualizza=left&id=16773&idpadre=16652#.UhM75ZK-2dk


San Vincenzo (torre di San Vincenzo)

Foto di quark, dal sito http://rete.comuni-italiani.it   Foto di quark, dal sito www.settemuse.it

«Una continua dialettica tra il mare e la campagna. È la costante di San Vincenzo, piccola città di mare, nella quale un moderno visitatore difficilmente è portato a immaginare che il centro urbano sorga sulle rovine di un tessuto edilizio medievale preesistente e definitivamente cancellato. Un vero e proprio borgo costiero, progettato da Pisa nel corso del XIV secolo, per una terra di frontiera, affacciata sul mare e in un passo obbligato, dove le colline Metallifere serrano il percorso lungo la via, che mette in comunicazione la pianura del fiume Cecina con quella del Cornia. Un territorio strategico perciò, popolato sia per la vicinanza a Populonia, in epoca etrusca potentissima Lucumonia, che per la presenza di minerali e di estesi boschi, quindi fonderie, che ne fecero certamente una zona industriale. Fra il IX e il V secolo a.C., infatti, venne esercitata un'intensa attività mineraria e metallurgica, che oltre al commercio di esportazione, costituì una fonte notevole di ricchezza. I romani, conquistata la zona, fecero passare da San Vincenzo la consolare via Aurelia e con tutta probabilità vi costruirono un villaggio e un approdo, dei quali però non ci sono riscontri certi. Invece, è sicuro che nel IX secolo in località Sanctum Vincentium, esistesse un piccolo riparo per i pellegrini, probabilmente all'origine della fondazione dell'oratorio, poi trasformato in chiesa, di cui si hanno notizie a partire dal XIII secolo. è a seguito delle invasioni barbariche che i longobardi costruirono, sulla collina dominante il mare, il castello di Biserno che, con l'avvento degli imperatori germanici, passò in possesso dei conti della Gherardesca. Da qui ha inizio la storia documentata di San Vincenzo».

http://www.comune.san-vincenzo.li.it/pagina356_torre-di-san-vincenzo.html


San Vincenzo (torre Vecchia o Torraccia)

Dal sito www.caserta24ore.it   Dal sito http://iltirreno.gelocal.it

«La torre è situata lungo la strada della Principessa, a circa metà del percorso fra San Vincenzo e Piombino. A pianta quadrata con muratura in pietrame e superficie esterna intonacata. La sua altezza totale, non facile da apprezzare a causa del parziale interramento della base, doveva aggirarsi sui 14,50 m. dal piano di posa primitivo. Al di sopra della sua base a scarpa, si eleva verticalmente con lati in pianta di circa m.6,00 x 4,90 (lato mare) e m 19,50 d’altezza. La scarpa è presente su tre lati e non su quello opposto al mare. Su ciascuno dei quattro lati sono presenti piccole finestre o feritoie di varia forma e dimensione, ma tutte di piccola luce adatte all’avvistamento e rispondenti con le loro strombature verso l’esterno, alla difesa mediante fucileria o modesti pezzi d’artiglieria. Alla sommità vi era in ciascuno dei quattro lati una cannoniera. Edificata dalla Repubblica pisana, fu ristrutturata dal Granducato di Toscana al tempo di Cosimo I (1537-1574). Fu posta fuori uso a seguito della costruzione di un’altra torre (Torre Nuova) posta a poche centinaia di metri più a sud, fatta erigere da Cosimo III (1670 al 1723). Il Warren nella sua rilevazione dei posti armati della Toscana non prende in considerazione la Torraccia, proprio perché ormai fuori uso da molti decenni. Dall’epoca del suo lontano disarmo non ha avuto particolari utilizzazioni, se non secondarie tipo magazzino per pescatori. Da proprietà granducale passò allo stato italiano, e da questi venduta all’asta nel 1871 a privati. Tuttora è proprietà privata».

http://www.smart.toscana.it/ptc/ptc_2008/dvd_ptc_2008/Schede_invarianti/Sistema_storico_della_fascia_costiera...


Sassetta (palazzo Ramirez de Montalvo)

Dal sito www.fototoscana.it   Dal sito www.bellezzedellatoscana.it

«...il 19 ottobre 1563, il feudo [di Sassetta] fu concesso ad Antonio Ramirez da Montalvo, nobile spagnolo, ed ai suoi discendenti in perpetuo. I Ramirez da Montalvo tennero la Signoria di Sassetta fino all'abolizione dei feudi, nella seconda metà del sec. XVIII, assumendo in seguito il titolo di Marchesi e godendo i diritti di patronato sulla Chiesa Parrocchiale. Antonio Ramirez di Montalvo, come si legge nelle due targhe commemorative tuttora esistenti, edificò, sui resti del Castello degli Orlandi, il Palazzo che ancor oggi domina l’abitato di Sassetta. In anni recenti, il castello ha ospitato la caserma delle guardie forestali e gran parte dei terreni sono divenuti di proprietà demaniale, ma la parte inferiore del grosso edificio conserva ancora tratti di mura medievali. Sul portone, a bozze, della facciata, un grande stemma barocco dei Montalvo e nella parte posteriore, che dà nella corte antica, una lapide di marmo con lo stemma dei Montalvo e l’epigrafe: “Antonius Montalvus primus Saxettae dominus - a.d. 1571”. Le riforme leopoldine del 1776 istituirono la comunità di Sassetta con la medesima estensione territoriale del feudo, costituita dal territorio del popolo di Sant'Andrea Apostolo alla Sassetta. La comunità fu compresa nel territorio della cancelleria di Campiglia e sottoposta alla giurisdizione civile e criminale del vicario regio di Volterra. Nel 1826 il pievano di Sassetta ottenne il titolo di "Arciprete". Nel 1849 il Castello e le terre della Sassetta vennero acquistate dalla famiglia Del Gratta; in quegli anni il processo di riscatto dal giogo feudale aveva raggiunto il proprio apice, e anche a Sassetta fu costituito (1848) un “comitato pubblico” per la rivendicazione delle vecchie consuetudini, che avviò un lungo contenzioso con i nuovi possidenti. In seguito, il Palazzo appartenne ai Von Berger di Livorno (ed era ultimamente conosciuto a Sassetta come “Fattoria di Bombèrge”), che nel secondo dopoguerra lo cedettero all’Azienda Forestale. Attualmente il Palazzo, restaurato nella facciata e ritornato all’antico nome di Palazzo Montalvo, è in possesso del Comune. Nella millenaria chiesa di Sant’Andrea, costruita entro il perimetro del castello, esiste un suggestivo ricordo degli Orlandi della Sassetta: il fonte battesimale romanico, la cui pila è decorata da una stilizzata torre merlata dello stemma degli Orlandi».

http://digilander.libero.it/tigrino/Sassetta.htm


Suvereto (palazzo Comunale)

Dal sito www.costadeglietruschi.it   Dal sito www.tuscanypass.com

«Si tratta di uno dei più significativi esempi di architettura civile medievale della Maremma. La costruzione dell'edificio fu avviata nel XIII secolo, dopo la concessione della "Charta Libertatis" (1201) alla comunità suveretana da parte del feudatario Ildebrandino VIII degli Aldobrandeschi, conte palatino, per ospitare le magistrature del nascente comune. L'assetto dell'edificio si conforma alle esigenze di un nuovo governo per la comunità, che impose molte funzioni e responsabilità ai magistrati del popolo, tra cui quella di giudicare sulle controversie tra i membri della comunità. Con l'atto del 1201 Suvereto divenne il primo libero comune della Maremma settentrionale ed i suveretani acquisirono una serie di importanti diritti tra cui la possibilità di acquistare e vendere e quella di accogliere nel castello nuovi abitanti. Il palazzo comunale è sormontato da un antica torre, oggi dell'orologio, un tempo della campana, che chiamava l'assemblea degli Anziani e costituiva uno dei punti di vedetta del piccolo centro. L'ingresso è costituito da una breve e ripida scalinata coperta da un loggiato aperto e sorretto da alcune colonne: la loggia dei giudici, da dove si usava emettere e pubblicare le sentenze e decisioni comunitarie. Sicuramente la struttura attuale (che è la reinterpretazione nei secoli delle strutture duecentesche) insiste su di un più antico nucleo abitativo, caratterizzato dal prevalente uso del legno verosimilmente su di una casa a pilastro di tipo pisano collocabile cronologicamente nei primi anni del '200. Durante un indagine conoscitiva svolta dal dipartimento di archeologia dell'Università di Siena sono emerse, nei locali al piano terra, tracce della più antica cinta muraria del castello databile alla seconda metà del XII secolo e che delimitava la parte nobile dell'abitato dove era collocata la Rocca».

http://www.comune.suvereto.li.it/archivio13_luoghi-e-strutture_0_70_143_1.html


Suvereto (rocca aldobrandesca)

a c. di Fernando Giaffreda


 

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