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Calatabiano, castello di San Marco

a cura di Giuseppe Tropea

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Il castello, panoramica da oriente; in basso, rispettivamente: il mastio visto dall'esterno e dall'interno (in primo piano, i resti interrati della cisterna).

 

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Calatabiano  Calatabiano


 

 

       


Epoca: XII secolo.

Unità di paesaggio: versante orientale etneo, bassa collina a 210 m. s.l.m.; attuale centro abitato a 60 m. s.l.m.

      

Cenni storici.

L'antico centro abitato di Calatabiano trova posto in una collina di 210 m. s.l.m. che culmina con una rupe facilmente fortificabile e difficilmente accessibile. 

L'origine storica all'epoca normanna è assicurata dall'esistenza, durante l'epoca di Guglielmo II, di un governatore del castello a mare di Palermo dal nome Roberto «Calataboniacensis» e cioè, con molta probabilità, "di Calatabiano". Al 1151 è un documento che attesta l'appartenenza della località con nome «Calatabien» alla diocesi di Messina. Pare che il castello e l'abitato fortificato non abbiano sempre condiviso il medesimo destino. Nel 1201 e nel 1221 Federico II di Svevia assegna il possesso della fortezza al vescovo di Messina, mentre nel 1267 è lo stesso Carlo d'Angiò che affida l'edificio ai vescovi di Catania. Nel 1272 il castello è annoverato nell'elenco delle difese territoriali regie, sebbene già dieci anni dopo, nel 1282, risulta nuovamente nelle mani dell'arcivescovo di Messina. 

Nel 1345 il re Ludovico, durante il viaggio che da Catania doveva portarlo a Milazzo sotto tutela dei catalani, domandò ricovero presso il castello e l'abitato fortificato di Calatabiano. Giacché gli abitanti risposero che avrebbero volentieri accolto il re ma non il suo seguito spagnolo, Ludovico fu costretto a concedersi riposo nel vicino "burgo". La testimonianza del viaggio di re Ludovico rende manifesto come già a metà del XIV secolo d.C. di Calatabiano non era attestata solo l'esistenza di un castello e di un piccolo abitato immediatamente sottostante, ma anche di una borgata, chiaramente non protetta da cinta murarie, che giaceva ai piedi della collina, vero nucleo dell'abitato contemporaneo.

Nel 1355 il castello è nobilitato da Artale Alagona a centro delle operazioni militari che portarono, due anni dopo, alla sconfitta navale angioina a largo di Ognina. La famiglia Alagona manterrà il possesso dell'edificio fino al 1393 e tre anni dopo, nel 1396, esso viene assegnato alla famiglia Cruylles, che ne vanterà a sua volta il dominio vino al 1484, anno in cui l'intera fortezza verrà ceduta per 39.000 fiorini a Francesco Marullo o Mirulla.

Dai "riveli" del XVII secolo si apprende che il castello e l'abitato fortificato annesso giaceva in stato di totale abbandono dopo il devastante terremoto del 1693, sebbene già molto prima dell'evento sismico la maggior parte della popolazione risiedeva nel borgo sottostante, che consentiva di condurre una vita più agevole, vista la facile possibilità di approvvigionamento idrico, rispetto alla rocca priva di ogni risorsa.

    
Descrizione unità topografica

Riguardo al castello è possibile distinguere due importanti momenti che ne hanno scandito l'edificazione. In effetti la rocca si divide in due porzioni, delle quali la più alta, il dislivello è di alcuni metri, è occupata da un edificio di pianta rettangolare con, presso i lati corti, due torri semicircolari. In pratica si tratta dell'impianto originario, databile, per tecnica costruttiva, all'epoca normanna: un massiccio ridotto difensivo posto a guardia delle reti viarie che dalla costa, seguendo l'Alcantara, si inoltravano e si inoltrano verso l'interno, e in continuo contatto visivo con il castello di Taormina e la fortezza della "Mola".

Al XV secolo, per opera dei Cruylles, è databile il successivo impianto che andò ad occupare il resto della rocca. Si possono distinguere il secondo ingresso, costruito per accedere al mastio, divenuto a tutti gli effetti una fortezza nella fortezza; alcuni grandi ambienti a pianta quadrangolare posti ad nord-est dell'intero impianto e antistanti il grande deambulatorio che li collega tutti; in fondo, presso l'angolo nord-est, un piccolo edificio sacro, una cappella a pianta rettangolare irregolare ed abside semicircolare.

Dalla cortina muraria orientale sporge un grande torrione a pianta rettangolare con sottostanti depositi, forse cisterne per l'acqua. In altre parole l'intero corpo di fabbrica è naturalmente protetto per tre dei quattro punti cardinali. A nord, ovest e sud le pareti si presentano a strapiombo sulla valle e l'unico accesso possibile è dal lato orientale, dove la cortina muraria è ben solida e ben sorvegliata.

Il castello di Calatabiano è un esempio illustre di sagacia e architettura militare normanna.

     

Bibliografia

Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll., Palermo 1855-56; Casentino G., Codice Diplomatico di Federico III d'Aragona, re di Sicilia (1355-1377), Palermo 1886; Ganci Battaglia G. - VaccaRo G., Aquile sulle rocce (castelli di Sicilia), Palermo 1968; La Mantia G., Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia (1282-1355), I, Palermo 1918; Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992; Maurici F., Per l'archeologia postmedievale in Sicilia, La Terra Vecchia di Calatabiano, in La Sicilia dei terremoti. Lunga durata e dinamiche sociali, a cura di G. Giarrizzo, Catania 1997,pp. 139-165; Starrabba R., I diplomi della cattedrale di Messina raccolti da A. Amico, Palermo 1888; Terranova C., I castelli dell'Etna, in Etna, il vulcano e l'uomo, Catania 1993, pp. 244-267; Tomarchio G., Il castello di Calatabiano, in «Memorie e Rendiconti dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti degli Zelanti e dei Dafnici», s. III, III, Acireale 1982, pp. 311-342; Zappalà F., Calatabiano ed il suo castello dalle origini ai giorni nostri, Catania 1955.

   
  
  

©Copyright 2003/201 Archeoambiente e Giuseppe Tropea, testo e foto; pagina pubblicata nel sito http://www.ipaesaggi.it/castelli.htm, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

      


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