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  Comitini

COMITINI, CASTELLO DELLA PIETRA DI CALATASUDEMI

a cura di Giuseppe Tropea

scheda    Descrizione storica    Descrizione architettonica e topografica    bibliografia


 

La rupe e i resti del fortilizio.

 


Epoca: prima del secolo XIV.

Conservazione: discreto.

    

Descrizione storica (preliminare)

Un documento della metà del XIV sec. menziona come fortilizio la Pietra di Calatasudemi, la cui origine è certamente più antica [F. Maurici 1992, pag. 34]. Il toponimo è di origine araba e il prefisso “cala-” (qal’a) permette di risalire almeno ad epoca normanna [F. Maurici 1992, pag. 34]. All’interno della rupe non si conservano depositi archeologici e solo nelle immediate vicinanze si osservano tracce di frequentazione che iniziano dall’età del bronzo fino al tardo medioevo. Intorno alla seconda metà del XIV sec. Calatasudemi è feudo dei Chiaramonte che ne detengono il possesso fino al 1392 [Barberi, III, pag. 252], anno in cui il territorio passa in mano ai Moncada e nel 1397 a tale Thomas de Alzinellis [Barberi, III, pag. 252]. Il feudo giunge, nel 1402, nelle mani di Jacobo de Aricio [Barberi, III, pag. 252]. Nel 1500 si ricorda il territorio come “feuda Calathasudemi, Petra et Rachalmari vulgo nuncupata” [Barberi, III, pag. 252] e nel 1533 come “feudum li Comitini di la Petra di Caltasuldemi” [Maurici 1993, pag. 58]. Fazello ricorda la rupe, descrivendola nel 1558 come “la Pietra, ch’è pur una fortezza” [Fazello, pag. 616].

Descrizione architettonica e topografica (preliminare)

La Pietra di Calatasudemi è un affioramento roccioso calcarenitico posto tra colline di modesta elevazione. La rupe ha una lunghezza di 70 metri, una larghezza di 40 e un’altezza pari a 30 metri. L’orientamento della struttura è nord-ovest sud-est e si divide in quattro elevazioni, comunicanti fra loro attraverso scale intagliate nella roccia o in legno (oggi perdute). Sulla sommità della Pietra trova posto un lunghissimo corridoio, caratterizzato da finestre, (circa 30 metri) che attraversa la rupe in senso nord-sud. Il significato di questo lungo corridoio rimane oscuro. Potrebbe trattarsi di una sorta di camminamento coperto, dal quale difendere il castello in tutta sicurezza.

  

Bibliografia

G. L. Barberi, Il Magnum Capibrevium dei feudi maggiori, Ragusa-Palermo 1993, rist. anast.

H. Bresc, Motta, Sala, Pietra: un incastellamento trecentesco in Sicilia, in «Archeologia Medievale», II (1975), pp. 428-432.

T. Fazello, De Rebus Siculis decadae duaePalermo 1558, trad. it. di A. De Rosalia, Storia di Sicilia, Palermo 1990, ,
rist. anast.

V. Giustolisi (1988), La Petra di Calathasunderj e la “statio Pitiniana”, Palermo 1988.

F. Maurici (1992), Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992.

F. Maurici (1993), L’insediamento medievale nel territorio di Agrigento: inventario preliminare degli abitati (XI-XV secolo), in «Sicilia Archeologica», 83 (1993), pp. 7-71
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© 2012 Copyright Giuseppe Tropea, testo e foto; pagina pubblicata nel sito www.medioevosicilia.eu, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.

  


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