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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DEL MEDIO CAMPIDANO

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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ARBUS (castello di Monte Arcuentu)

Dal sito www.sardegnaturismo.it   Dal sito www.prolocoarbus.it

«Il Castello di Arcuentu o Erculentu, è situato sulla sommità del monte omonimo, a 785 metri sul livello del mare, entro l’area comunale di Arbus, un tempo appartenente al Giudicato di Arborea. L’area in cui è ubicato il castello di Arcuentu è frequentata da secoli. Nel testo “Arbus tra storia e leggenda” possiamo apprendere che sul Monte Arcuentu sono state trovate lucerne a tazzina ed a conchiglia di tipologia punica, è stato scoperto un ripostiglio contenente numerose monete romane e che in località Tzei, posta alle pendici del Monte Arcuentu, è stato scoperto un insediamento romano con necropoli, comprendente tre tombe con corredi vascolari. Il castello di monte Arcuentu viene descritto da Francesco Cesare Casula nel Dizionario Storico Sardo edito da Carlo Delfino Editore. Dalla lettura del libro si può evincere come i sistemi murari perimetrali si adattassero alla conformazione del terreno su cui furono impiantati. Al castello di Arcuentu si accedeva dall’unico ingresso collocato sul lato est. Nei pressi del castello sono situate due cisterne. La prima cisterna, sotterranea, si trova a settentrione ed è ricoperta da una volta a botte che serviva per la raccolta piovana. L’altra, di dimensioni maggiori, è ubicata nel lato opposto del castello di monte Arcuentu. Oggi possiamo ammirare soltanto i ruderi di quelli che un tempo dovevano essere gli ambienti del castello. Data la posizione della fortezza, ubicata ai confini tra il Giudicato di Arborea e il Giudicato di Cagliari, lo storico Francesco Cesare Casula ipotizza che si potesse trattare di un castello molto importante per la difesa del giudicato. Il primo documento che menziona il Castello di Arcolento risale al 1164: si tratta di una concessione-pegno che il giudice Barisone I de Lacon-Serra, fece, unitamente al castello della Marmilla, a favore della Repubblica Comunale di Genova, in cambio dell’aiuto e del denaro prestatogli nella sfortunata vicenda della sua investitura imperiale a Re nominale di Sardegna. Il giudice, nell’intento di ottenere dall’Imperatore Federico I Barbarossa il titolo di Rex Sardiniae, si era affidato ai Genovesi. Nel 1164, venne incoronato Re Nominale di Sardegna in cambio di 4000 marchi d’argento anticipati dal Comune di Genova. Nel 1172, il castello di Arcuentu, insieme a quelli della Marmilla, risultava ancora occupato dai Genovesi a garanzia dei loro crediti. In seguito alla morte di Barisone I d’Arborea, divenne giudice il figlio Pietro I de Lacon-Serra. Nel 1189, Pietro, in cambio dell’estinzione del debito paterno, chiese ai suoi creditori la cittadinanza genovese. Quindi dal 1192, il castello di Arcuentu, unitamente a quello di Marmilla, è rientrato in possesso dei sovrani arborensi, seguendone la sorte. Alle pendici del Monte Arcuentu, in una zona particolarmente fertile, in epoca giudicale, sorgeva il villaggio di Bidda Tzei. Il castello di Arcuentu divenne un monastero Vallombrosano. Non si hanno dati precisi sull’anno in cui è avvenuta la trasformazione del castello di Arcuentu in monastero. Quel che è certo è che nel 1066 San Giovanni Gualberto inviò in Sardegna e in Corsica, Domino Arteo Bortichi con dieci monaci che avrebbero fondato tre badie, due di queste intitolate a San Michele e la terza alla Madonna di Drova. Il fatto che il monaco Vallombrosano Eugenio Flammini nella sua Cronichetta o epilogo cronicale non avesse scritto il nome dei siti in cui vennero costruiti i monasteri, ha comportato per lungo tempo un malinteso. Il Monastero di San Michele di Thamis di Uras è stato da molti studiosi sardi confuso con quello del Monte Arcuentu (appartenente sempre all’ordine dei monaci vallombrosani). ...».

http://www.prolocoarbus.it/ProLoco-Arbus/il-castello-di-monte-arcuentu (a cura di Carla Lampis)


FURTEI (borgo medievale)

Dal sito www.comunas.it   Dal sito www.provincia.mediocampidano.it

«Il nucleo originario risale al 1290 ca. mentre il toponimo, verosimilmente d'origine prelatina, è attestato a partire dal 1341 (ecclesie de Frutey calaritane diocesis), ma le interpretazioni sul suo significato sono alquanto incerte. Nonostante l'assenza, allo stato attuale delle ricerche, di vestigia prenuragiche, la costante antropizzazione del territorio è un fenomeno acclarato: l'attestano diversi nuraghi Cummossariu, Bangius, Sa Conca Manna, Monte Cresia, Noraxiais e Su Bruncu 'e su senzu e le tracce d'antiche civiltà ritrovate nelle località: S. Salvatore e Su Bruncu 'e su testivigliu. Poche sono le testimonianze puniche (località Santu Brai), scarsissime le vestigia romane, delle quali resta solo un antico ponte in pietra nelle vicinanze del paese. Non poche sono invece quelle d'epoca giudicale e aragonese che ci presentano Furtei come un paese di una certa importanza. Insieme ai paesi della Curatoria di Nuraminis, Furtei fu conteso fra i Giudicati d'Arborea e Cagliari, al quale storicamente afferiva Con la caduta di quest'ultimo nel 1258 veniva assegnato all'Arborea, almeno per un quarantennio, quando Mariano II de Bas Serra, lo lasciò (insieme con altri territori) al Comune di Pisa. Con la dominazione aragonese, Furtei, fu data in feudo nel 1358 a G. Bertrando de Torrente. Quando gli Aragonesi convocarono a Cagliari il primo parlamento, Furtei, che già godeva di privilegi e franchigia inviò i suoi rappresentanti, poi, nel 1414, venne formata la Baronia di Furtei, che venne concessa a Michele Sanjust. Il paese rimase ai Sanjust sino al 1839, anno in cui venne riscattato. Oggi Furtei è comunemente noto per le miniere d'oro».

http://www.comune.furtei.ca.it/Menu.php?menu=3804


LAS PLASSAS (castello di Marmilla)

Dal sito www.comune.lasplassas.vs.it    Dal sito www.archeocaor.beniculturali.it   Dal sito www.viaggioinsardegna.it

  

«Si lascia la SS 131 prima di Sanluri, imboccando la 197 e superato il bivio per Furtei, sulla destra, dopo pochi km si raggiunge l'abitato di Las Plassas, dominato dal castello. Las Plassas sorge in pianura, a E di Sanluri. Sull'unico rilievo della zona, una collina marnosa conformata a cono (274 m s.l.m.), sorge il castello di Marmilla. Insieme a quello di Arcuentu, presso Guspini, e a quello di Monreale, presso Sardara, costituiva la linea fortificata di confine fra il regno di Cagliari e quello d'Arborea. Il castello di Marmilla, pur ridotto a rudere, è uno dei più pittoreschi e affascinanti in Sardegna, per via dello scenografico isolamento alla sommità di un colle perfettamente conico, che domina l'ampia e bassa pianura circostante. Citato in un documento del 1164, quindi presumibilmente edificato entro la metà del XII secolo, il castello di Marmilla ebbe alterne vicende e diversi padroni, a partire da Barisone I di Lacon-Serra d'Arborea, per passare poi fino al 1192 in mano ligure. Per tutto il XIII secolo la fortificazione fu inserita nei domini del regno d'Arborea, per poi finire nuovamente in mani straniere, più precisamente ai pisani; a partire dal 1324 il castello sarà conteso tra gli arborensi e gli aragonesi, entrando a far parte dei domini di questi ultimi con la sconfitta definitiva degli isolani. Ciò che resta del castello di Marmilla denota una serie di fasi costruttive. Una vasta cinta di mura delimita la fortificazione di circa 550 mq: all'interno vi sono i resti di una cisterna e di due torri, di cui una a N e una a S, in prossimità dell'entrata. La struttura è realizzata con cantoni di arenaria tagliati con precisione; alla base della torre settentrionale sono state utilizzate pietre bugnate. La cisterna, collocata al di sotto del piano di calpestio, è scavata nella roccia e rivestita di cantoni di arenaria; una seconda cisterna è situata esternamente al paramento murario, vicino al lato settentrionale della fortificazione. Nei depositi comunali è conservato un capitello già reimpiegato nelle murature del castello, con due teste umane schematiche fra tralci vegetali, forse appartenente a una chiesa romanica del XIII secolo».

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17929&v=2&c=2488&c1=2127&visb=&t=1


SANLURI (castello di Eleonora d'Alborea)

Dal sito www.sacoronaspa.it   Dal sito www.provincia.mediocampidano.it

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto da Rosanna Pisanu (https://www.facebook.com/rosanna.pisanu.3)   Foto da Rosanna Pisanu (https://www.facebook.com/rosanna.pisanu.3)   Foto da Rosanna Pisanu (https://www.facebook.com/rosanna.pisanu.3)

«Costruito nel periodo giudicale, tra il XIII ed il XIV secolo, il castello è l’unico nel suo genere ancora abitabile. L’edificio è altresì famoso poiché fu teatro di importanti avvenimenti storici durante tutto il periodo giudicale, vista la posizione di confine tra il giudicato di Cagliari e quello di Arborea. Dopo la caduta del giudicato di Arborea, la fortezza si trasformò in un borgo ed il castello divenne sede feudale del visconte di Sanluri. L’edificio subì un periodo di abbandono a partire dal 1839 quando il Re Carlo Alberto decise di sopprimere il feudo; ci fu una ripresa a partire dal 1927 grazie al generale conte Villasanta che fece restaurare l’edificio. Oggi accoglie al suo interno, oltre agli arredi d’epoca, un museo Risorgimentale ed una collezione di ceroplastiche realizzate tra il ‘500 e l’800. Da diversi anni è possibile visitare anche le stanze e le torri del castello. Il castello di Sanluri, unico sopravvissuto degli 88 costruiti in Sardegna, tra il periodo giudicale e medioevale, forse ancora oggi conserva in parte la stessa struttura originale. Ha una forma quadrata con lati lunghi 27 metri, alti 10, e spessi metri 1.80. I lavori iniziarono il 15 agosto 1365, e furono affidati a 20 castellani (operai specializzati) arrivati dalla Catalogna mentre la manodopera era locale. Nel settembre del 1365 il governatore in persona, si recò a Sanluri, per sorvegliare e sollecitare i lavori della costruzione del "Burgum", in quanto, da un momento all'altro si aspettava l'attacco di Mariano d'Arborea. Con la soppressione del sistema feudale (1836 - 1843) da parte del re Carlo Alberto ebbe inizio per il castello un periodo di crescente abbandono. Il castello di Sanluri divenne carcere, fu curia del paese e caserma, fino a quando il generale Nino Villasanta, pluridecorato al valore, nuovo proprietario del castello, ne volle fare, su richiesta del Duca d'Aosta, la sede del museo Risorgimentale inaugurato nel 1927. Il trasferimento dei cimeli avvenne solo dopo i necessari restauri del Castello durati oltre tre anni. Ai cimeli della Grande Guerra del 1915-18, hanno fatto seguito altri, relativi alle precedenti guerre d'Indipendenza. I cimeli più importanti sono: La Bandiera italiana della Vittoria, che venne issata sulla torre di S. Giusto a Trieste il 3 novembre 1918, il Bollettino della Vittoria sottoscritto da Gen. Armando Diaz e l'Uniforme di guerra e il tavolo da lavoro del Duca d'Aosta. Sa porta de su Casteddu. L'11 luglio 1355 ebbe luogo a Sanluri, fra i Sovrani Pietro IV il Cerimonioso, re dell'Aragona, e Mariano IV, Giudice d'Arborea, la firma di un trattato di Pace a seguito del quale, il sovrano Aragonese pensò di costruire una fortezza intorno al castello, nella quale trasferire fanti e cavalieri dalle residenze di Cagliari e Iglesias. I lavori iniziarono nel 1364 e non erano ancora terminati quando, nell'ottobre 1365, Mariano IV la assediò conquistandola nel gennaio 1366. La fortezza aveva la forma di un poligono di 10 lati, una superficie interna di 16 ettari e comprendeva una muraglia del perimetro di 1550 metri, alta 4.50 metri e larga fra 1.20 e 1.60 metri. Era, inoltre, sormontata da 15 torri di cui 4 sulle porte. La porta d'ingresso a Sardara, la più vicina al castello, aveva un altezza di 12 metri e veniva chiusa da un portone a due ante ed una saracinesca alta 4.70 metri. Come le altre porte, era stata costruita arretrata rispetto alla strada di circonvallazione per consentire una migliore difesa laterale».

http://www.provincia.mediocampidano.it/mediocampidano/it/castello_sanluri.page


SARDARA (castello di Monreale)

Dal sito www.comune.sardara.vs.it   Dal sito www.viaggioinsardegna.it

«Il complesso fortificato di Monreale sorge sul sistema collinare omonimo e domina la piana del Campidano per largo tratto, dal Golfo di Oristano allo stagno di Santa Gilla. Il mastio, cioè il castello in senso stretto, occupa la sommità del colle più elevato (287 m. s.l.m.) e sovrasta con la sua mole pressocché quadrangolare il borgo cinto dalle mura difensive dotate di otto torri. All’interno della struttura principale si individuano tre cortili situati (a differenti quote) in posizione centrale rispetto agli ambienti chiusi, che si snodano lungo i tre lati Settrentrionale, Orientale e Meridionale. Varie cisterne assicuravano una buona scorta di acqua anche in caso di lunghi assedi o periodi di siccità, mentre due scale in muratura permettevano di recarsi ai piani superiori. La presenza del castello di Monreale (contrazione di Mons Regalis) in un punto di avvistamento così strategico per il controllo del territorio non stupisce, anche perché il confine meridionale del Giudicato d’Arborea passava ai piedi del colle e risaliva a Nord Est verso Las Plassas e ad Ovest verso Arcuentu, non a caso anche queste località sedi di fortilizi arborensi. Le menzioni documentarie del castello di Monreale, stando alle fonti edite, compaiono a partire dall’anno 1309, quando il fortilizio risulta concesso dal Re Giacomo II d’Aragona a Mariano ed Andreotto de Bas, Giudici di Arborea, e per conto di questi amministrato dal Comune di Pisa analogamente a quanto avviene per il castello di Las Plassas. Nei recenti scavi, in due blocchi di arenaria, si ricorda l'opera di un magister, con una data: 1275 che potrebbe collegarsi alla data di fondazione del castello. Nel 1324 si ha la prima attestazione dell’uso di Monreale quale residenza regale, come ci ricorda il documento relativo al soggiorno di Teresa d’Entença, moglie dell’Infante Alfonso d’Aragona, nel castello arborense dopo la fuga da Villa di Chiesa (divenuta pericolosa sia per le attività belliche che per la diffusione rapida della malaria fra i soldati impegnati nell’assedio della città). A conferma della vocazione non solo militare ma anche residenziale del castello rimangono numerosi documenti che ricordano il soggiorno di membri della famiglia giudicale arborense fra le sue mura, sia per scampare a pericolosi complotti sia per approfittare delle benefiche acque termali della vicina Villa Abbas (erede delle Aquae Neapolitanae ricordate dagli storici antichi), sfruttate tutt’oggi a fini terapeutici. Nel corso del secolo XIV Monreale costituisce un punto cardine della politica e della strategia attuata dai Giudici d’Arborea nella guerra contro i catalano-aragonesi: il complesso fortificato viene utilizzato per accumulare provviste alimentari da sottrarre alla mano del nemico invasore, poi come prigione del traditore Francesco Squinto, infine come rifugio delle truppe arborensi guidate dal Visconte di Narbona sconfitte durante la battaglia di Sanluri dall’esercito di Martino il Giovane. Abbiamo svariati documenti d’archivio che attestano nomi di castellani e sottocastellani di Monreale fra XIV e XV secolo e che registrano l’invio di derrate alimentari alle truppe di stanza nel presidio militare (passato nel 1412 a far parte della Contea di Quirra). Nel 1470 il castello viene riconquistato dall’erede degli Arborea, Leonardo Alagon, vincitore della battaglia di Uras, ma già otto anni dopo, con la definitiva sconfitta di quest’ultimo presso Macomer, torna ai Conti di Quirra come fulcro del territorio che proprio da esso prende nome, la Baronia di Monreale. La storia del castello registra dopo il XV secolo una decisa flessione dell’importanza strategica e politica di Monreale e dunque un progressivo cambiamento d’uso delle strutture e poi la loro rovina».

http://www.coopvillabbas.sardegna.it/territorio.htm


SEGARIU (rovine della Rocca su Casteddu)

Dal sito www.parcodessi.it   Dal sito www.prolocoarbus.it

«In cima ad un colle che si innalza non distante dall’abitato si intravedono i ruderi di un antico castello soprannominato “Rocca su Casteddu” risalente all’alto medioevo. Tra il castello e la grotta detta dell’allume erano presenti sino al secolo scorso i ruderi di una costruzione sotterranea nella quale vennero ritrovati vari oggetti e alcune monete d’argento e di rame nelle quali si lesse il nome di Costantino. In epoca Bizantina i monaci diffusero il Cristianesimo e svilupparono l’agricoltura. Nel Medioevo l’abitato di Segariu appartenne al regno di Cagliari e fece parte della Curatoria della Trexenta. Dopo la caduta del Giudicato il paese venne annesso al regno di Arborea al quale rimase per quarant’anni finché venne ceduto al comune di Pisa. Nel 1324 passò agli Aragonesi, ma nel 1326 questi lo concessero in feudo ai Pisani, unitamente alle altre ville delle curatorie della Trexenta e di Gippi. Nel 1414 fu compreso nella Baronia di Furtei infeudato a Michele Sanjust. Nel corso del ‘400 anche Segariu andò progressivamente decadendo a causa di pestilenze, malaria, carestie, siccità, alluvioni e straripamenti del Rio Pau. La villa di Craccaxia (antico nome del paese), come tanti altri piccoli villaggi, risultava totalmente disabitata nella seconda metà del 500. Andò ripopolandosi durante il 600 ad opera di un certo Pietro Pinna, capraro di Senorbì e di questo periodo rimangono due toponimi che vorrebbero identifi care il nuovo nucleo abitato, “La mandra” e “Sa Mitza de Perdu Pinna”, quest’ultima identifi cabile nella sorgente conosciuta come “Bixinau de funtana de Susu”. Nel 1678 apparteneva alla baronia di Furtei, feudo dei Sanjust, dai quali venne riscattata in epoca Sabauda dal Fisco regio nel 1839. ...».

http://win.senorbi.net/guida_trexenta/segariu/segariu%20italiano.pdf


TORRE DI FLUMENTORGIU (torre dei Corsari)

Dal sito www.lacostaverde.it   Dal sito viaggioinsardegna.it

«Torre dei Corsari è una delle località più suggestive della marina di Arbus; la spiaggia è sormontata da un villaggio turistico che si affaccia, da un lato, su un’immensa spiaggia di sabbia fine dorata: sabbie d’oro, grandi dune che discendono fino al mare, offrendo uno spettacolo mozzafiato; dall’altra su un incantevole panorama roccioso di rara bellezza. In questa bellissima costa crescono i ginepri, il rosmarino, il cisto e il lentischio, e i loro profumi inebrianti si fondono con il profumo di mare infondendo un senso di armonia e di libertà. Il luogo prende il nome dalla Torre di Flumentorgiu nota appunto come Torre dei Corsari, costruita alla fine del 1500 con il compito di avvistamento e di difesa della costa contro le incursioni barbaresche. Solitaria sentinella, testimone del passato, la fortezza sormonta la grande spiaggia e gode di un panorama straordinario. Da qui è possibile vedere il borgo e la spiaggia di Pistis, le cui dune circostanti ospitano la Casa del poeta: un gigantesco ginepro secolare, trasformato da due coniugi di Guspini in un casa i cui piccoli vani sono ricavati dal contorto e sinuoso intrecciarsi dei rami».

http://www.provincia.mediocampidano.it/mediocampidano/it/torre_dei_corsari.wp;jsessionid=1625D04390913C08270C633FAEE0307B


Villanovafranca (fortezza nuragica "Su Mulinu")

Dal sito www.comune.villanovafranca.ca.it/   Dal sito www.provincia.mediocampidano.it

«...La fortezza e la vita nell’ampio insediamento ad essa circostante ebbero probabilmente inizio a partire dalla metà del II millennio a.C., perdurando, con alterne vicende, sino ai tempi dell’alto Medioevo (VI-VII secolo d.C.). L'assenza di manufatti punici arcaici evidenzierebbe come l'insediamento sia stato frequentato solo occasionalmente nel corso del VII-VI secolo a.C., per poi essere abbandonato del tutto tra il V ed il IV secolo. a.C. circa. Verso la fine del IV-III secolo a.C. una nuova occupazione del sito è testimoniata dal consistente rinvenimento di monete e ceramica punica. Tratti murari ortogonali, riferibili a complessi edifici plurivano, e livelli culturali con monete, ceramica ed oggetti ornamentali, documentano infine, in maniera esaustiva, le varie fasi romane ed alto medioevali, sino ai tempi in cui la Sardegna entrò nell’orbita di Bisanzio (VI-VII secolo d.C.). Sono state attualmente individuate tre principali fasi edilizie che caratterizzano l’evoluzione architettonica della fortezza di "SU MULINU". Nella prima fase, forse pertinente ai tempi del Bronzo Medio I (XVI-XV secolo a.C.), il bastione, d’impianto non ancora ben definito, sarebbe stato provvisto di un’originalissima cinta antemurale a sviluppo radiale, costituita da corridoi e celle con copertura a forma gradonata tronco-ogivale. Durante la seconda fase, riferibile al Bronzo Medio II (XIV secolo a.C.), sull’edificio preesistente si sovrapponeva un secondo bastione, verosimilmente trilobato e con profilo sinusoidale concavo-convesso, provvisto di ambienti a sviluppo planimetrico ellittico. Nel bastione venne quindi ad innestarsi una nuova cinta antemurale la quale, costituita da una linea avanzata di quattro torri raccordate da cortine ad andamento sinuoso, permise di ricavare un vasto spazio circolare a cielo aperto, la "corte d’armi". Questa, con un’ampiezza di oltre 600 mq, avrebbe dunque consentito non solo la raccolta della guarnigione a difesa della fortezza ma anche, all’occorrenza, il rifugiarsi, al suo interno, della popolazione dell’abitato circostante. La terza fase, presumibilmente risalente al Bronzo Recente (XII secolo a.C.), si caratterizza per alcune importanti modifiche. Queste comportarono la realizzazione di un altro bastione e di una torre di impianto circolare, la cosiddetta torre E, mentre la cinta antemurale esterna, sottoposta a rimaneggiamenti, venne rinforzata da una nuova grande torre, pure circolare, provvista di feritoie (torre F), e da cortine rettilinee. Nel corso di questa fase architettonica fece la sua prima comparsa una nuova tecnica costruttiva che, basata sull’utilizzo della fune, del compasso e di un sistema metrico lineare, permise di realizzare cortine murarie rettilinee e vani circolari. Grazie alla fortunata campagna di scavo che nell’1988 ha interessato il "vano E", localizzato nel livello inferiore del bastione, è stato possibile raccogliere preziosi dati relativi alla pratica di cerimonie sacre, documentando, per la prima volta in modo organico, le vicende di un luogo di culto all’interno di un nuraghe. Verso la fine del X inizi del IX secolo a.C., infatti, probabilmente in conseguenza di un generale passaggio da un sistema politico monarchico tutelato dai castelli turriti, ad istituzioni di tipo aristocratico regolate da una struttura organizzativa di tipo templare, il nuraghe "Su Mulinu" cessa di essere una fortezza per diventare, sino alla fine del XI secolo d.C., un luogo di culto. Di eccezionale interesse appare, a questo proposito, la scoperta, all’interno del "vano E", di un grande altare in arenaria il quale, provvisto di vasca, ripropone lo schema planimetrico e lo sviluppo in elevato del bastione della fortezza di "Su Molinu". ...».

http://www.comune.villanovafranca.ca.it/


    

      

      

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