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di Lawrence M.F. Sudbury

       

berberiSono conosciuti con un nome, "Berberi" che altro non è se non una variante (secondo alcuni dal greco "barbar" che ben conosciamo, secondo altri dall'arabo "berbereh" - "stranieri") di quel "barbari" che  ha il solo significato di rimarcare un senso di estraneità totale. Tra loro si chiamano "Amazigh" che già secondo Leone l'Africano  significa "uomini liberi", ma anche questa interpretazione è stata contestata, perché non c'è radice della "MZ-Gh" con significato di "libero" nelle moderne lingue berbere e molti ritengono il termine più affine alla parola Tuareg "amajegh", che significa "nobile" [1].  Storicamente, li hanno chiamati con molti altri nomi: sono stati i Meshwesh o Mashewesh per gli Egizi, i Libici per i greci antichi, i Numidi  e i Mauri per i Romani e i Mori per gli europei alto e bassomedievali [2].
In ogni caso, con qualunque nome siano stati conosciuti, i Berberi hanno avuto un ruolo fondamentale, anche se spesso misconosciuto, nello sviluppo dell'area mediterranea e meritano di essere analizzati un po' più da vicino.
  • UNA STORIA ANTICHISSIMA
graffito berberoSebbene alcune pitture rupestri risalenti a 12.000 anni fa siano state trovate a Tadrart Acacus in Libia, abbiamo la certezza solo che una cultura neolitica, caratterizzata dalla domesticazione degli animali e dalla formazione di una agricoltura di sussistenza, si sia sviluppata  nel Sahara e nella regione del Mediterraneo meridionale (Maghreb) unicamente tra il 6000 a.C. e 2000 a.C. Questa cultura, che è riccamente rappresentata nei dipinti rupestri di "N'Ajjer Tassili" del sud-est dell'Algeria, risulta predominante nel Maghreb fino al periodo classico. Questi proto-Berberi, però, mancavano di una lingua scritta e per questo tendono a essere conosciuti solo attraverso resoconti storici di popolazioni altre [3].
è indubbio, in ogni caso, che i Berberi siano vissuti in Nord Africa, tra l'Egitto e l'Oceano Atlantico, fin dai tempi più remoti: le prove dell'esistenza di questi primi abitanti della regione si trovano nell'arte rupestre in tutto il Sahara e, per altro,  riferimenti alla loro esistenza si riscontrano molto spesso in tutte le antiche fonti egiziane, greche e romane. Alcune tribù berbere ricevono le loro prime menzioni scritte addirittura nel Periodo Predinastico dell'Antico Egitto, e durante il Nuovo Regno gli Egiziani combatterono lungamente contro gruppi Meshwesh e di "Libu" ai loro confini occidentali. A partire dal 945 a.C. circa, gli Egiziani furono addirittura governati da immigrati Meshwesh che fondarono la XXII dinastia sotto Shoshenq I, iniziando un lungo periodo di dominio berbero Popoli soggetti all'Egitto nella tomba di Seti Iin Egitto. Sicuramente rimasero la popolazione principale del deserto occidentale e compirono numerose incursioni verso oriente, tanto che i cronisti bizantini spesso si lamentano delle frequenti razzie dei "Mazikes" (Amazigh) contro i monasteri delle aree più periferiche dell'Impero [4]. Allo stesso modo, nel corso del tempo, le regioni costiere del Nord Africa videro una lunga sfilata di invasori e coloni compresi Fenici (che fondarono Cartagine), Greci (soprattutto a Cirene, Libia), Romani, Vandali e Alani, Bizantini, Arabi, Ottomani, Francesi e Spagnoli. La maggior parte se non tutti questi invasori hanno lasciato qualche impronta sulla berberi moderni, così come hanno fatto gli schiavi prelevati dalle coste di Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Inghilterra, Irlanda, Scozia e nel nord (soprattutto dall'Islanda), in particolare durante il periodo delle incursioni moresche e del "commercio schiavistico in Berberia" (tenendo conto che alcune stime sul numero degli schiavi europei portati in Nord Africa hanno proposto, solo per il periodo ottomano, un numero che si aggira intorno agli 1,25 milioni). Infine, anche le interazioni con i vicini imperi sudanesi, con gli africani sub-sahariani e con i nomadi dell'Africa orientale ha lasciato impronte profonde sui popoli berberi, soprattutto allorché alcune tribù in precedenza dislocate nelle arre dell'Azer e del Bafour hanno cominciato a spostarsi verso sud, dopo essere stati, a loro volta, culturalmente assimilati in gran parte del Nord Africa dagli Arabi, in particolare dopo l'incursione dei Banu Hilal nel XI secolo [5]. Tutti questi contatti di vario tipo hanno fatto dei Berberi una delle popolazioni più fortemente sincretiche dell'area mediterranea, ma non per questo hanno eliminato quelle connotazioni Area berberaculturali che da sempre risultano proprie di questo gruppo etnico. Ciò è soprattutto vero per quelle zone che hanno sempre mantenuto la lingua e le tradizioni berbere tra gli altipiani della Cabilia e il Marocco, la maggior parte delle quali sono rimaste indipendenti, almeno praticamente, anche in epoca romana e ottomana e in cui i Fenici non sono mai penetrati molto oltre la costa. Nelle aree di più intensa colonizzazione, laddove la penetrazione culturale, in particolare romana, fu più forte, è possibile ricordare che un autore come Apuleio trasse certamente ispirazione per le sue opere da leggende berbere e che i berberi pre-islamici, cristianizzati (a parte quella porzione che  mantenne la religione politeista tradizionale e un nucleo consistente che aderì all'Ebraismo), furono protagonisti di un momento importante nella storia del Cristianesimo come lo sviluppo della dottrina donatista e diedero alla Chiesa grandi pensatori come sant'Agostino, e tre papi (oltre che un imperatore romano, Settimio Severo, che era un nordafricano di ascendenza romano- punica ma con un percentuale di sangue berbero) [6] .

  • CARTAGINE E ROMA
area numidicaDal punto di vista politico, durante l'epoca pre-romana tutta l'area berbera era suddivisa in vari stati successivi indipendenti (Massylii), parzialmente unificati solo successivamente, relativamente alla zona della Numidia, dal re Massinissa.
In una fase successiva, corrispondente all'incirca al periodo medievale, tutti i gruppi di Berberi Mazigh si separarono in due rami chiaramente distinti  (Botr e Barnes), a loro volta divisi in tribù e sotto-tribù. Conseguentemente, ogni regione del Maghreb era abitata da diverse tribù (ad esempio Sanhadja, Houaras, Zenata, Masmouda, Kutama, Awarba, Berghwata, ecc.), tutte indipendenti e con piena sovranità sul territorio che occupavano.
Provenendo la nobiltà da differenti clan tribali, é facile comprendere la ragione per la quale diverse dinastie berbere emersero durante il Medioevo nel Maghreb, in Sudan, in Andalusia, in Italia, in Mali, in Niger, in Senegal, in Egitto e in altre aree minori: Ibn Khaldun arriva addirittura a fornire una tabella che riassume le dinastie berbere al potere nel periodo in cui scrive (XVI secolo) e menziona Zirid, Banu Ifran, Maghrawa, Almoravidi, Hammadid, Almohadi, Merinidi, Abdalwadid, Wattasid, Meknassa e dinastie Hafsid [7].
Approssimativamente i due macro-rami Botr e Barnes possono essere fatti corrispondere alle divisioni imperiali (provinciali e clientelari) tra Mauretania e Numidia.
Guerriero mauretanoNell'antichità, la Mauretania era originariamente un regno indipendente sotto il re Bocco I (110-80 aC), sulla costa mediterranea occidentale (tra Algeria e Marocco) del Nord Africa. Prese il suo nome dalla tribù reale dominante, i Mauri, quelli che, qualche secolo più tardi (ed estendendo il termine in forma collettiva) divennero tristemente noti sulle coste europee come Mori.
Ben più importante dal punto di vista storico fu l'altra provincia, quella della Numidia, sopravvissuta come indipendente dal 202 a.C. al 46 a.C. e posizionata sul confine orientale della moderna Algeria, tra Mauretania e provincia d'Africa.
Il nome di Numidia fu attribuito da Polibio e da altri storici nel corso del III secolo a.C. per indicare il territorio ad ovest di Cartagine, fino al fiume Mulucha (Muluya), circa 100 miglia a ovest di Orano. I Numidi erano visti dai Romani come due grandi gruppi tribali: i Massylii nella parte orientale della Numidia, e il Masaesyli a ovest. Durante la prima parte della seconda guerra punica, i Massylii orientali, sotto il re Gala erano alleati con Cartagine, mentre i rovine romane in NumidiaMasaesyli occidentali, sotto il re Siface erano alleati con Roma. Tuttavia, nel 206 aC, il nuovo re del Massylii orientali, Massinissa, si alleò con Roma, e Siface del Masaesyli convertí la sua fedeltà al lato cartaginese. Alla fine della guerra i Romani vittoriosi, conseguentemente, diedero l'intera Numidia a Massinissa dei Massylii. Al momento della sua morte, nel 148 aC, il territorio di Massinissa si estendeva dalla Mauritania al confine del territorio cartaginese, allargandosi verso sud-est fino ad inglobare la Cirenaica, cosicché la Numidia circondava interamente Cartagine (Appiano, Punica, 106) [8] lasciandole unicamente uno sbocco verso il mare.
A Massinissa successe suo figlio Micipsa e quando Micipsa morì, nel 118, gli successero congiuntamente i suoi due figli Hiempsal I e Adherbal e il nipote illegittimo di Massinissa, Giugurta, di madre berbera (a differenza dei nipoti), che eMassinissara molto popolare tra i Numidi. Hiempsal e Giugurta iniziarono a litigare subito dopo la morte di Micipsa per questioni relative alle rispettive aree d'influenza e Giugurta finì per uccidere Hiempsal, cosa che lo portò ad uno stato di guerra aperta con Adherbal. Dopo  che Giugurta lo sconfisse in battaglia aperta, Adherbal fuggì a Roma per chiedere aiuto. I funzionari romani, presumibilmente per questioni di tangenti, ma forse (più probabilmente) a causa di un desiderio di porre fine rapidamente ad un conflitto in un regno cliente redditizio, invasero in massa il Paese, stabilendovi un numero notevole di contingenti, e lo divisero in due parti, la parte occidentale delle quali venne data a Giugurta. Tuttavia, subito dopo, il conflitto si accese di nuovo, portando alla guerra tra Roma e Giugurta che risultò nell'inglobamento da parte dell'Impero di tutta la Numidia [9].


  • ISLAM
Arabi nel SaharaIl Paese rimase sotto il potere imperiale (prima globale, poi orientale), con la parentesi  dei Vandali, con i quali i Berberi non si mescolarono mai e che non lasciarono tracce concrete del loro passaggio sulle cultura locali, fino alla conquista araba. A differenza di precedenti conquiste portate da altre civiltá con diverse religioni e culture, l'avvento dell'Islam, portato dagli Arabi, era destinato ad avere effetti pervasivi e duraturi sul Maghreb. La nuova fede, nelle sue varie forme, avrebbe penetrato quasi tutti i segmenti della società, infiammando gli eserciti e formando uomini dotti e mistici fervente, finendo per sostituire quasi completamente le precedenti pratiche tribali e portando a nuove norme sociali e situazioni politiche [10].
Tuttavia, l'islamizzazione e l'arabizzazione della regione fu un processo lungo e complicato, tenendo conto che i Berberi nomadi finirono per convertirsi completamente e assistere i conquistatori arabi nell'emarginare le comunità cristiane e israelite solo a partire dal XII secolo circa.
Le prime spedizioni militari arabe nel Maghreb si ebbero, però, già tra 642 e 669 d.C.: queste prime incursioni partivano da basi situate in Egitto e nascevano più per iniziative locali, che per ordini precisi provenienti dal califfato centrale. Ma, quando la sede del califfato venne spostata da Medina a Damasco, gli Omayyadi (la dinastia musulmana regnante tra 661 e750 d.C.) riconobbero la necessità strategica di dominare il Mediterraneo e progettarono uno sforzo califfati islamicimilitare sul fronte dell'Africa settentrionale. Nel 670, quindi, un esercito arabo sotto ibn Nafi Uqba fondò la città di Qayrawan circa 160 chilometri a sud dell'odierna Tunisi e la utilizzarono come base per ulteriori operazioni.
Abu al Muhajir Dinar, il successore di Uqba, si spinse verso ovest, in Algeria e, infine, riuscì a elaborare una sorta di "modus vivendi" con Kusaila, il capo di una confederazione molto estesa di Berberi cristiani. Kusaila, che aveva sede a Tilimsan (Tlemcen), divenne un musulmano e trasferì il suo quartier generale a Takirwan, vicino a Qayrawan.
In realtà, comunque, la concordia tra Arabi e Berberi fu di breve durata e i due gruppi etnici finirono per contendersi la regione e conquistarla alternativamente fino al 697. Dal 711, però, le forze omayyadi aiutato da clan di Berberi convertiti all'Islam, riuscirono in breve tempo a conquistare tutto il Nord Africa, cosicché governatori nominati dai califfi omayyadi finirono per governare da Qayrawan tutta la nuova provincia islamica di "Ifriqiya", che comprendeva Tripolitania (la parte occidentale della attuale Libia), Tunisia e  Algeria orientale.
KairouanLa diffusione dell'Islam tra i Berberi non garantì, comunque il loro sostegno al califfato arabo, soprattutto a causa dell'atteggiamento discriminatorio degli Arabi, che si alienarono ogni simpatia tassando pesantemente la popolazione locale, trattando i convertiti come Musulmani di seconda classe, e, nei casi peggiori, riducendo interi clan in schiavitù. Come risultato l'opposizione alla dominazione araba si diffuse rapidamente e prese la forma di una aperta rivolta a partire dal  739-40, sotto la bandiera dell'Islam kharigita. Il Kharigismo, una setta islamica nata da una costola Sciita ribelle nel 657 d.C., stava combattendo la regola omayyade in Oriente e i Berberi, già in lotta contro Damasco, furono molto attratti dai precetti apparentemente egualitari del gruppo [11].
Dopo la rivolta vittoriosa, il Kharigismo stabilì una serie di regni tribali teocratici, molti dei quali destinati ad avere una storia breve e travagliata, ma altri, come quelli di Sijilmasa e Tilimsan, grazie alla loro favorevole posizione a cavallo delle principali rotte commerciali, molto più vitali e prosperi. Nel 750, gli Abbasidi, che erano succeduti, dopo lotte sanguinose, agli Omayyadi come governanti musulmani, spostarono il califfato a Baghdad e riuscirono a ristabilire l'autorità califfale in Ifriqiya, con la nomina di ibn Ibrahim al Aghlab, un berbero musulmano, come governatore a Qayrawan. Anche se nominalmente asserviti al califfo, Al Aghlab e dei suoi successori, gli Aghlabidi, governarono in modo praticamente totalmente indipendente fino al 909, creando una corte che divenne un centro fondamentale di studi e cultura islamica.
Bandiera berberaAppena a ovest delle terre degli Aghlabidi, intanto, Abd ar Rahman ibn Rustam governava la maggior parte del Maghreb centrale da Tahert, a sud ovest di Algeri, con la fondamentale caratteristica che dopo di lui tutti i governanti dell'imamato rustamide, che durò dal 761 al 909, furono imam kharigiti eletti da un consesso dei notabili locali, cosa questa che favorì un notevole grado di concordia sociale, guadagnando ai governanti un'ottima reputazione per la loro onestà, pietà e giustizia. Tra l'altro, i giudici di Tahert furono i primi regnanti al mondo a istituire borse di studio in matematica, astronomia, astrologia, teologia e diritto. Il problema fu che i rustamidi non riuscirono, per scelta o per negligenza, ad organizzare un esercito affidabile e questo fattore fu importante, insieme ad un progressivo collasso della dinastia in decadenza, nell'aprire la strada di Tahert al successivo assalto dei Fatimidi [12].

NOTE:
(1) H. Ilahiane, Historical Dictionary of the Berbers, The Scarecrow Press 2006, pp. 19-20.
(2) K.E. Hoffman, S. Gilson Miller, Berbers and Others: Beyond Tribe and Nation in the Maghrib, Indiana University Press 2010, passim.

(3) M. Brett, E. Fentress, The Berbers: The Peoples of Africa, Wiley-Blackwel 1997, pp. 7-38 passim.
(4) Ivi, passim.

(5) K.E. Hoffman, S. Gilson Miller,  citato, pp. 63 ss.
(6) A. Jolston, Northern Africa in the Roman Empire, Oxford U.P., 2003, pp. 46-74 passim.
(7)  M. Brett, E. Fentress, citato, p. 39 ss.
(8) Appiano, Punica, libro IV.

(9) A.H. Merrills, Vandals, Romans and Berbers, Ashgate Publishing 2004, passim.
(10)
E. Gellner, c. Micaud, Arabs and Berbers, Gerald Duckworth & Co Ltd 1973, pp. 51 ss.
(11) I. Svoronev, The Kharigite Revolution in Northern Africa, Stockton Press, 2008, passim.
(12) M. Shatzmiller, The Berbers and the Islamic States, Markus Wiener Pub. 2000, passim.
  
    

    

  

©2011 Lawrence M.F. Sudbury

         
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