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       LA MEMORIA DIMENTICATA

a cura di Teresa Maria Rauzino



 

La copertina del volume.

      

Bello ed interessante il pregevole volume curato da Gaetano Cristino, noto critico d’arte, dal titolo Corrado Terracciano: la scultura come sfida e come destino (pp. 143, ill. b/n e colori, Foggia 2008), edito da Claudio Grenzi Editore.

Il libro si avvale dei contributi di personaggi appartenenti al mondo dell’arte e della cultura, viventi e non, come Marziano Bernardi, Mario Corfiati, Dario Damato, Giulia de Leo Catalano, Franco Fano, Pasquale Guaragnella, Luciano Luisi, Leon Marino, Émile Marzé, Lia Masi, oltre al curatore dell’opera, tutti in qualche modo legati alla vita del Maestro sia nel capo artistico che nel vissuto quotidiano. Ognuno di loro racconta in modo personale la propria esperienza con il Maestro facendo emergere le varie sfaccettature dell’artista e dell’uomo, come si evince dalle sue opere.

«Caro Corraado, questa monografia sarebbe monca senza la tua voce […]», così introduce il suo saggio intitolato Intervista il critico d’arte Mario Corfiati, in cui sono contenuti interessanti quesiti rivolti al Maestro, del quale è amico, raccontando la sua spiritualità proiettata nell’arte. Circa il tratto umano del Maestro Terracciano, possiamo di certo affermare che il volume pone in luce, proprio grazie ai contributi degli amici chiamati in causa, varie situazioni in cui il Maestro si distingue per la sua simpatia e la sua gioia di vivere. Tra i tanti ci piace riportare quanto affermato dal prof. Pasquale Guaragnella, docente universitario ed amico del Maestro, il quale racconta che spesso, durante le sue frequentazioni, il Maestro lo coinvolgeva narrandogli episodi di cui era stato protagonista che a volte avevano dell’incredibile. Così una volta gli raccontò un episodio di cui era stato “attore”, davvero singolare al punto da suscitare l’incredulità di chi lo ascoltasse. Una scena che avrebbe potuto ispirare uno dei registi degli anni della Dolce vita o del più recente periodo in cui fu girato il film Amici miei.

Un giorno in autostrada Corrado Terracciano stava guidando la sua auto; ad un certo punto sulla sua strada incontrò un camionista che non gli aveva voluto dare spazio.Appena superato il camion il Maestro lo salutò con l’inequivocabile gesto usato dagli automobilisti inalberati: un bel paio di corna. Poi, proseguendo il suo viaggio e dimenticandosi dell’accaduto, fece sosta poco dopo presso un autogrill e lì dopo aver parcheggiato la sua auto si diresse al bar per sorbire un caffè. Subito però, proprio in quello stesso autorgill, parcheggiò il suo mezzo anche il camionista insultato che, riconosciuta l’automobile, entrò nel bar e con sguardo minaccioso a voce alta chiese a chi appartenesse l’auto in sosta specificandone il tipo e la targa; ovviamente nessuno, e men che meno il Maestro, si fece avanti vantandone il possesso. Il camionista allora si recò vicino all’autovettura aspettando minaccioso l’arrivo dell’automobilista. Il Maestro, notata la cosa, gli si avvicinò e, spacciandosi per un ufficiale dei carabinieri, lo convinse ad entrare nel bar perché avrebbe atteso lui il proprietario dell’auto in modo tale da elevargli una bella multa.

Il camionista convinto si allontanò seguendo il consiglio del sedicente carabiniere. A questo punto il nostro protagonista salì sulla sua autovettura e, anziché andarsene silenziosamente, come avrebbe fatto chiunque al suo posto, avviò l’automezzo e lo posizionò proprio davanti all’ingresso del bar; subito dopo con un colpo insistente di clacson richiamò l’attenzione del camionista che stava sorbendo la sua consumazione, attese che uscisse dal bar e, con naturalezza, gli ripetè il saluto con le corna sgommando immediatamente tra le proteste dello sventurato autista.

Questo racconto evidenzia lo spirito goliardico del Maestro che, come tutti gli artisti, affronta la vita con eccentrica ironia.

Circa la vita professionale, Gaetano Cristino nel saggio La scultura come sfida e come destino, che dà anche il titolo al volume, evidenzia nell’ampia carrellata di opere, commentate con la chiarezza di chi è abituato a comunicare con un linguaggio ecumenico e coinvolgente tale da incuriosire anche il più profano dei lettori, l’arte di Corrado Terracciano che si fonde con la sua personalità e la spiritualità emergenti in sculture come: Deposizione. Non fu solo Giuda a tradirlo, Callipigia. Fanciulla prostrata in preghiera, L’eterno soffio di Dio. La vita oltre la vita, Un dono di Dio. Estasi, solo per citarne alcune.

Nell’opera Pilato non è morto, inoltre, traluce la plasticità della sofferenza umana che suscita a primo acchito disgusto e pietà: il bambino del Biafra, magro, monco, sofferente, con lo sguardo implorante ma dignitoso sembra domandarsi il perché di tanta sofferenza. Ma c’è un discorso molto più profondo che l’artista evidenzia in quell’opera, un discorso che va oltre le semplici esigenze di vita, un discorso che induce il pubblico a domandarsi il perché della sofferenza umana. Così come ne L’eterno soffio di Dio. La vita oltre la vita, l’artista immortala l’effige della bella moglie Laura, sua compagna e sostenitrice, che spirata torna serena alla casa del Padre mentre, tramite il lungo collo, sottilissimo, si libra in volo con la certezza della resurrezione. Il volto esprime la serenità di chi ha avuto una vita felice e tranquilla.

Nell’opera Callipigia. Fanciulla prostrata in preghiara, l’artista pone in essere il ciclo della vita che se è in continua evoluzione da un lato – secondo Gaetano Cristino – con l’evocazione di Venere rappresentata con il corpo sinuoso in cui sono messi in evidenza i glutei, dall’altro lato la ragazza della scultura è prostrata in disperata preghiera, mentre l’assenza della testa può significare che la mente ed il corpo sono un unico insieme.

Tuttavia non è solo la spiritualità il tema affrontato dal maestro. Anche il mondo sociale ed istituzionale viene “preso in esame”.

A nostro avviso, più di tutte, l’opera maggiormente significativa in tal senso è senz’altro Uomini di potere. Molti ma non tutti. In questa scultura, infatti, che rappresenta una sequenza armoniosa di falli in erezione con relativi attributi, - secondo Cristino – il Maestro pone in evidenza il suo concetto del “potere”, specificando che molti uomini di potere sono pieni di presunzione e di superbia, ne sono talmente pieni da essere paragonati ai falli in erezione altrettanto pieni di niente se non di arroganza, tracotanza e quanto altro.

Ci sentiamo di condividere in pieno questa interpretazione, ma in più, possiamo aggiungere che questa opera sarà sempre attuale, in quanto il potere, come si sa, è sorretto da uomini quasi mai umili. Da uomini piccoli nell’intelletto come nei modi, uomini, appunto, senza testa, pieni di niente, proprio come dei falli. Ma non tutti sono così. Tra i tanti, pochi si distinguono per l’umiltà e l’onestà. In realtà vi sono dei valori nella vita che nessun titolo e nessuna condizione sociale possono dare se non sono già esistenti nell’animo umano.

In buona sostanza Gaetano Cristino in questo volume ha saputo evidenziare le peculiarità dell’Artista e dell’uomo nella sua poliedrica genialità.

Un’ampia carrellata sulle opere di Corrado Terraciano e le schede sulle sue principali mostre, infine, completano il volume che resta sicuramente un libro divertente ed utile per la quantità di notizie fornite che lo rendono indispensabile per chiunque voglia conoscere questo eccentrico e simpatico artista.

      

      

©2008 Lucia Lopriore

   


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