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GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE

a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta

Fig. 1. Resti del castello Eurialo di Siracusa.


Significato

Con questa espressione si indica un insieme di opere difensive costituito da un tracciato murario e da espedienti costruttivi di supporto ad esso.


Origini ed evoluzione storica

Secondo quanto afferma la tradizione più antica è la sola Acropoli, cioè il luogo sacro situato nel punto più elevato della città, a venire fortificata, mentre l’abitato che si sviluppa lungo le sue pendici e nell’area circostante l’altura rimane accessibile da ogni lato.

Solo in un secondo tempo si provvede a recingere anche il centro urbano con mura che, cercando di sfruttare al massimo la morfologia del terreno, si snodano lungo le linee di costa più alte e, gradualmente, si prolungano sino ad inglobare le posizioni dominanti più vicine, sia per utilizzarle come futura area di espansione urbana che per sottrarle al nemico. In questa nuova concezione difensiva l’Acropoli risulta esterna a tale circuito murario e difesa da soluzioni tattiche autonome.


Caratteristiche costruttive

Nel complesso delle opere destinate alla difesa di una città greca l’elemento che presenta i principali fattori di interesse dal punto di vista costruttivo, sia nel caso costituisca un progressivo adattamento ad un nucleo esistente sia nel caso risponda alla logica unitaria propria di un impianto urbanistico realizzato ex novo, è il tracciato murario, che, nella maggior parte dei casi, risulta ampiamente indipendente dalla compartimentazione della maglia interna stradale, radiale, ortogonale o segmentata che sia.

Alcuni tracciati perimetrali superstiti consentono di osservare che il suo notevole sviluppo planimetrico, necessario ai fini della sottrazione al nemico di aree potenzialmente utili per la difesa, diventa rapidamente problematico, a causa del numero di soldati da utilizzare per il suo controllo, per cui si comincia a frammentare il perimetro con mura di ripartizione interne che, creando delle anse, consentono di difendere più efficacemente soltanto le zone meno coperte e di ottenere spazi nei quali alloggiare gli abitanti, il bestiame e le provviste fino alla conclusione delle ostilità. Questo espediente permette, inoltre, nel caso di una notevole economia di forze, di ricorrere al tiro fiancheggiato lungo tutta la cortina muraria senza bisogno di edificare torri e, comunque, di poter contare su una generale maggiore resistenza della compagine del manufatto, utile soprattutto nel caso di cinte realizzate con elementi lapidei provenienti da cave non molto buone o con mattoni di argilla mal pressata ed essiccata al sole, murati a secco o con malte scarsamente consistenti o, nei casi migliori, edificati al di sopra di uno zoccolo in pietra introdotto per contrastare l’urto degli arieti.

In ogni caso la tipologia costruttiva delle mura delle città greche dipende, come la maggior parte delle opere dell’antichità, dalla natura, disponibilità e qualità delle cave ad esse più vicine, dalla lavorabilità del materiale, dai tempi di lavorazione e, non ultime per importanza, dalle consuetudini tecniche delle maestranze impiegate. Soluzioni ad andamento prevalentemente regolare, disposte secondo filari di altezza costante, consentono, infatti, lavorazioni ben organizzate e a larga scala, ma comportano maggior spreco di materia prima; soluzioni, invece, di tipo irregolare consentono maggiore velocità di esecuzione, ma richiedono costante adattamento al terreno e completamento di ogni singola operazione edificatoria prima di poter passare alla successiva.

Spesso, infine, il paramento murario, ammorsato trasversalmente mediante elementi di lunghezza pari allo spessore della muratura (i cosiddetti conci diatoni) o speciali arpioni metallici (le zanche), viene arricchito, esternamente, con materiale lapideo particolarmente duro o con paramenti a bugna grossa, anche di accurata fattura, e con raffinatezze cromatiche.

Quando la cortina muraria non può essere realizzata su rocce impervie risulta anticipata da un fossato, rinforzato mediante rinterro, e coronata da una staccionata verticale o inclinata verso l’attaccante, in modo da consentire una difesa quasi esclusivamente frontale e piombante, cioè “mirata” dall’alto. Scarse risultano, specie nei primi esempi, le torri sporgenti dalle cortine intermedie; un poco più frequenti le torri d’angolo; molto meno le opere aggettanti permanenti in legno, delle quali resta soltanto il ricordo dei nomi (propugnacola).

Accanto a tali soluzioni costruttive ve ne sono altre più complesse, che rivelano nei loro vari strati strutture composte da molti elementi complementari, come porte con ingresso angolato a labirinto, camminamenti coperti a volta correnti tra due o più cinte murarie, doppio cortile d’arme, mastio rinforzato con sperone e casamatte, cioè vani coperti ricavati dietro o dentro un muro e destinati alla difesa rasente terra.


Esempi

Le città di Atene (fig. 5) e di Laodicea (fig. 6) consentono di notare la netta distinzione difensiva dell’Acropoli dal resto della città; Gortis, in Arcadia, presenta una cinta muraria particolarmente interessante.

Forte Eurialo di Siracusa (figg. 1-4) e le rovine dell’Acropoli di Tirinto (fig. 7) sono validi esempi di impianti fortificatorii più complessi e articolati rispetto ai precedenti.


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 Figg. 1-3. Il castello Eurialo di Siracusa dopo la costruzione del mastio.

 

 Fig. 4. Il castello Eurialo di Siracusa: il fossato dell'ultima difesa ai pidi del mastio di cui, sulla destra,si possono ancora vedere le profilature di base.

 Fig. 5. Il sistema fortificato Pireo-Atene dal V al II sec. a. C. Al centro della città è l'Acropoli con il Partenone.

Fig. 6. Laodicea, località posta sul mare: si noti la netta distinzione difensiva dell'Acropoli.

 Fig. 7. Pianta della rocca superiore di Tirinto.


Indicazioni bibliografiche

CASSI RAMELLI A., Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura militare, Bari 1996.

SETTIA A.A., Proteggere e dominare. Fortificazioni e popolamento nell’Italia medievale, Roma 1999.

    

     

©2001 Ester Lorusso

      


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