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FINESTRA SUL PASSATO:

Terra di Bari. Bitonto e il suo territorio

     a cura di Pasquale Fallacara


PALOMBAIO FRAZ. DI BITONTO (BA)

masseria fortificata o casino Cioffrese


Immagini del Casino Cioffrese; l'ultima è quella della colombaia.

 

 

 

L'architrave dell'ingresso      Una delle finestre       Lo stemma araldico della famiglia Dello Iacono      

     

   

Percorrendo la via vicinale “di Sotto”, giunti in località “Bosco della vergine“, in agro di Palombaio, tra i nodosi ulivi penduli sorge l’antico “Casino Cioffrese”, che per la sua particolare architettura ed i materiali impiegati è databile verso la metà del XVII secolo. La vetusta struttura “produttiva residenziale”, caratterizzata da una possente torre vedetta difensiva, un tempo dislocata anche a difesa del territorio bitontino, di pianta quadrangolare, alta circa 8 metri, a due piani, presenta un paramento murario costituito dai classici tozzi conci calcarei appena sbozzati a martelletto e posti in opera secondo la tradizionale tecnica delle “pietre a secco”.

La facciata principale è caratterizzata da una possente caditoia posta in asse sullo stretto e basso ingresso incorniciato da massicci stipiti in pietra sul cui architrave è scolpita una croce uncinata unitamente alla data 1658 racchiusa tra due gigli. Sul retro al primo piano si apre una spaziosa loggia, mentre sui restanti lati, varie finestrelle garantiscono una sufficiente illuminazione interna. Al piano terra internamente vi residua una grande cisterna ed una caratteristica cucina in muratura ricoperta da maioliche variopinte e dotata di grande cappa. Strette scale in muratura portano al primo piano caratterizzato da varie stanze voltate a botte ed a stella. Con l’ausilio di un angusta scaletta in muratura si giunge all’apertura della caditoia, per poi proseguire sul terrazzino, dal quale si gode un’ottima visuale su tutto il territorio circostante. Addossati alla torre, oltre ad un possente barbacane, che conferisce stabilità alla stessa, vi sono vari ambienti destinati a stalle, magazzini ed una caratteristica colombaia.

Nelle alte mura che racchiudono la vetusta struttura si apre un ampio portale a bugne sul quale un tempo svettava lo stemma araldico della famiglia “Dello Iacono”, in origine proprietaria dello stabile, caratterizzato da uno scudo inquartato rappresentante nel 1° e 4° quadrante un lupo al naturale e nel 2° e 3° un giglio d’oro, purtroppo asportato nel tempo dai soliti ignoti. Nel XIII secolo questa famiglia fu certamente tra i mutuatari di Carlo I d’Angiò, il che gli consentì di ornare sia l’architrave sia l’emblema araldico con il tipico giglio angioino. Di origini siciliane, trasferitasi successivamente in Calabria ed in Puglia, in particolare nel nord barese, probabilmente derivano da soprannomi indicanti la funzione caratteristica di Diacono. A Bitonto li ritroviamo già agli inizi del XIV secolo; infatti consultando la “Platea dei beni del Convento di San Francesco d’Assisi di Bitonto”, nel 1312 e 1588 vengono menzionati per vari lasciti, e nel capitolo “Concessione di sepolture nella Chiesa” vi è riportata la “Sepoltura delli Casa Dello Iacono in mezzo la nave della chiesa” avvenuta nel 1584. L’abate Giov. Battista Dello Iacono, studioso, archeologo e storiografo locale descrisse minuziosamente i fatti d’arme accaduti in Bitonto il 25 maggio del 1734, successivamente pubblicate verso la fine dell’Ottocento.

L’intero complesso verso la fine dell’Ottocento passò in eredità ai “Cioffrese” a seguito del matrimonio tra Pasquale e Teresa Dello Iacono. I “Cioffrese”, di origine borghese, comparvero per la prima volta a Bitonto nel corso del XVIII secolo. Marco Seniore partecipò alla “Repubblica Partenopea” e nel 1807 venne incaricato dal Murat come Capo della Dogana. Arricchitosi ebbe a costruirsi una grande dimora sia a Bitonto in via della Regia Corte sia nella marina di Santo Spirito in via Napoli. I suoi figli Pasquale e Vito fecero parte della setta carbonara “Bruto rinato” e parteciparono ai moti del 1821. Marco Juniore (1821-1886) fu capo della massoneria nel barese, partecipò al “Convegno notturno di Santo Spirito”, fu esponente del Partito Progressista, Consigliere Provinciale, Capo delle Guardia Nazionale. I suoi figli: Domenico fu eletto nel 1913 deputato del partito di Giolitti, Pasquale fu Sindaco di Bitonto dal 1890 al 1899. Gli ultimi discendenti diedero un loro lascito alla Fondazione Carlo Erba di Milano per borse di ricerca in campo medico.

           

   

  

©2012 Pasquale Fallacara

    


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