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  a cura di Giuseppina Deligia

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San Nicola di Ottana, la facciata e, in basso, il transetto sinistro e il lato destro.

 

 

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Ottana  Ottana  Ottana

 

Particolare dei bacini ceramici  Particolare di una losanga

    

 

     

La chiesa di S. Nicola, posta su un’altura da cui domina l’abitato di Ottana, ha iconografia a croce commissa con abside orientata, bracci del transetto voltati a botte, aula mononavata con copertura lignea.

L’intera chiesa è costruita con trachite nera e violacea eccetto alcuni motivi ornamentali, come i rombi, le arcate e le colonnine, che invece sono in pietra rosa.

La facciata frontonata è divisa da modanature a sguscio, caratterizzate dall’alternanza di pietra rossa e nera, in tre ordini di false logge date da arcatelle su lesene e paraste angolari.

Il primo ordine è movimentato da tre arcate a doppia ghiera e al centro di ogni campo è contenuta una losanga a più rincassi (aperta al centro), con la parte esterna ed interna in pietra rossa mentre quella mediana è in scura trachite.

Inoltre nell’arcata centrale si apre, in posizione assiale, il portale architravato con arco di scarico a tutto sesto, formato da cunei policromi, e lunetta in pietra rosa.

Il secondo ordine è sempre animato da tre arcate, più corte di quelle inferiori, con doppia ghiera (è qui presente la stessa alternanza di colore fra interno ed esterno) e poggianti sullo stesso tipo di capitelli.

Nelle arcate laterali troviamo delle losanghe, questa volta completamente chiuse, mentre in quella centrale, proprio sopra il portale, si apre una bifora, i cui archetti a doppia ghiera poggiano, lateralmente, su due larghi capitelli in pietra rossiccia e, centralmente, per quanto riguarda la ghiera interna su una colonnina con capitello a stampella, mentre quella esterna su un altro capitello con foglia.

Il frontone anteriore è ripartito da cinque arcate ascendenti sostenute dai capitelli gradonati delle corte lesene (con base a sguscio in pietra rosa) e da paraste angolari.

Al centro delle coppie di arcate laterali e in quella mediana si vedono dei bacini ceramici che sappiamo essere di rifacimento.

Il lato destro è movimentato da cinque arcate, simili a quelle in facciata, poggianti su quattro lesene con capitelli e basi gradonati.

Nella quarta arcata si apre un portale laterale con architrave in pietra rosa e arco di scarico a tutto sesto, caratterizzato dalla bicromia dei conci che lo formano.

L’ultima arcata poggia su una mensola con foglia ritorta ed è affiancata dalle pietre di richiamo (che partono anche da questo lato del transetto), irregolari e poggianti su un semipilastro, del campanile a canna quadrata mai costruito oppure crollato in fase di costruzione e mai più ricostruito (ne tratteremo a breve).

Sopra il transetto, dopo l’ipotetico campanile, lo spartito decorativo cambia in una teoria di arcatelle, precisamente sette, in pietra rossa, poggianti su mensole variamente decorate.

Tali arcatelle sono in tutto simili a quelle del lato sinistro che presenta un diverso partito architettonico, infatti è diviso da lesene che abbracciano cinque, poi tre e quattro, poi ancora quattro, cinque e sei (per un totale di ventisette) archetti ciechi con ghiere tagliate a filo.

Le arcate centrali di ogni specchio poggiano su mensole variamente decorate.

All’altezza del secondo specchio a partire dalla facciata si apre un altro portale laterale (rialzato di cinque gradini), che oggi funge da ingresso principale, architravato e con arco di scarico composto da conci in bicromia, mentre la lunetta è in pietra scura.

La teoria di arcatelle continua nei lati del transetto (nell’altro fianco solo nella testata posteriore); al centro della testata nord del transetto s’innalza una lesena che però muore all’altezza del davanzale della monofora, sempre centinata a doppio strombo, aperta sul medesimo asse.

Come fa notare Fernanda Poli (1978, p. 233) questa soluzione è stata ripresa dal S. Casciano di Settimo (Pisa).

Nelle due testate posteriori  del transetto si aprono due monofore, simili a quelle che illuminano i fianchi della chiesa.

Nel frontone posteriore, in cui s’apre una luce cruciforme, una teoria di otto archetti a doppia ghiera, con due centrali, corre lungo gli spioventi del tetto.

L’abside è divisa in cinque sezioni da lesene con capitelli a foglie in cui poggiano a due a due gli archetti, sempre a doppia ghiera, sostenuti al centro da peducci.

Nella sezione centrale si apre una monofora che ha scolpita, nella centina interna, una croce greca.

L’interno, sempre costruito in trachite scura, colpisce per la sua severità, che viene accentuata dalla notevole altezza dell’edificio.

La navata è coperta da un tetto a capriate lignee, mentre il transetto e la zona presbiteriale da volte a botte.

A metà del lato destro della navata è posto un pulpito di granito sorretto da due colonne con capitelli decorate con quattro foglie d’acqua alternate a teste gotiche, al quale s’accede per una scala di pietra.

All’entrata del transetto destro si trova, invece, uno scanno di pietra a trono.

Tutti coloro che hanno trattato di questa chiesa, dallo Scano (1907) al Coroneo (1993), si sono trovati di fronte alla questione della presenza, testimoniata da alcuni documenti medievali, dei vescovi ottanensi ad Orotelli.

L’analisi di questi documenti ha portato a ritenere, con ragione, che in Orotelli fosse presente, al 1116, una chiesa adatta ad ospitare i vescovi di Ottana, forse durante la ricostruzione della loro cattedrale.

Il trasferimento dei vescovi nella nuova cattedrale deve risalire al 1160 (quando la cattedra era occupata da Zaccaria), ossia lo stesso anno della sua consacrazione, come attesta la pergamena originale ritrovata, nel 1912, entro un astuccio sotto l’altare maggiore e oggi conservata nell’Archivio Parrocchiale di Ottana.

In essa si legge:

ANNO AB INCARNATIONE DOMINI MCLX INDICTIONE

OCTAVA
EGO ZACHARIAS EPISCOPUS CONSECRAVI HANC
ECCLESIAM
AD HONOREM BEATI NICOLAI CONFESSORIS ET
BEATAE MARIAE VIRGINIS ET SANCTORUM
FABIANI ET SEBASTIANI. RELIQUIAS INCLUSI

Fra il 1973 e il 1976 furono condotti alcuni lavori di restauro che hanno offerto l’occasione per rivedere “sul vivo” alcune componenti del monumento.

In occasione di questi restauri Fernanda Poli (1978, pp. 230-234) ha confermato l’esistenza di due diverse fasi costruttive, cosa che già in precedenza era stata notata dal Delogu (1953, p. 125) che le attribuiva al crollo di una parte dell’edificio (quella sinistra perché maggiormente in pendenza); mentre per la Poli la causa è da ricercare nella mancanza di fondi che ha costretto i costruttori a bloccare la fabbrica.

Durante questi scavi sono state rinvenute alcune preziose testimonianze, fra cui delle sepolture di diversa tipologia,  che confermerebbero l’esistenza di un più antico nucleo chiesastico.

    

TESTI DA CONSULTARE

D. Scano, Storia dell’Arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari 1907.
R. Delogu, L’Architettura del Medioevo in Sardegna, Roma 1953.
F. Poli, Per una rilettura del S. Nicola di Ottana, in «Studi Sardi,» XXIV (1975-1977), pp. 225-240.
R. Coroneo, Architettura Romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, Nuoro 1993.

                       

   

   

©2006 Giuseppina Deligia, testo e immagini. Vietata la riproduzione non autorizzata.

               


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