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a cura di Danilo Tancini

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La storia     Il ciclo degli affreschi della basilica     Gli affreschi del battistero


La facciata della Basilica

  

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Panoramica della basilica  La facciata  La basilica vista dal battistero  Interno della basilica

 

Il pulpito  La cripta

         

Come raggiungerla: dall’autostrada A4, uscita Sesto San Giovanni, prendere la statale 36 per Lecco; uscita Carate Brianza, alla rotonda seconda a destra su strada locale; giunti alla cappelletta prendere la strada di sinistra, indi al primo semaforo a sinistra e, oltrepassato il ponte sul fiume Lambro, dopo pochi metri comodo parcheggio.

 

 

     

LA STORIA

Le origini storiche di Agliate, piccola e ridente cittadina posta nel cuore della Brianza, affondano nelle nebbie della preistoria quando, approfittando della posizione favorevole nei pressi del fiume Lambro, una tribù di passaggio decise di stanziarsi in quei luoghi. In quel tempo il fiume, allora ricco e fecondo, formava l’antico grande lago Eupili di cui oggi restano tracce nei laghi di Annone, Alserio e Pusiano. Gli studiosi, sulla base di rilevamenti e indicazioni geologiche, ritengono che il corso del Lambro formasse un piccolo lago proprio nelle vicinanze dell’antico insediamento di Agliano e che veniva usato come punto di approdo e di partenza per le necessità commerciali e di sussistenza degli abitanti.

Il ritrovamento nei pressi della Basilica di San Pietro ad Agliate di una serie di massi cupelliformi, fa pensare ad una ritualità religiosa di tipo funerario stante la difficoltà di ritrovare tracce di un probabile insediamento palafitticolo. Pur non essendo state trovate altre testimonianze relative a quel periodo, è facile intuire che le estese foreste, boschi, corsi d’acqua, grandi pietre, fossero dimora di riti e sacrifici propiziatori alle divinità della natura.

Terra di passaggio, la Brianza ha visto avvicendarsi nei secoli popoli diversi generalmente provenienti dalle grandi migrazioni indoeuropee. Uno di questi, gli Orobii, dopo essersi stanziati in Grecia, e precisamente nell’Eubea, sotto la pressione di altre genti furono costretti a ripartire e, approdati sui lidi italici e risalita la pianura, trovarono una confortevole sistemazione in un’area che possiamo definire compresa tra Como e Bergamo. Testimonianze di questo importante insediamento, che ha coinvolto anche la zona di Agliate, si possono ritrovare nei nomi di luoghi e di città di quest’area; basti citare le Alpi Orobiche, Robbiano, Introbbio e Monte Orobico. D'altronde, l’etimologia del nome Orobici (Oros-Bia letteralmente Monte e Vita) la cui libera traduzione da vivente nei monti, conferma il legame tra questa popolazione e i rilievi montani; prima dell’Eubea e poi della Brianza.

Gli Orobici, nonostante fossero un popolo combattivo e fiero, dovettero cedere il passo alla confederazione etrusca i quali, nel territorio che va dal Po alle Alpi con l’esclusione dell’area controllata dai Veneti, fondarono degli insediamenti come diretta emanazione delle loro tribù.

Agli Etruschi, si sostituirono i Galli Insubri, popolazione di origine celtica, i quali si imposero rapidamente in tutta la Padana definendo i confini di quel territorio che verrà ricordato come Gallia Cisalpina. In questo Agliate ottiene la dignità di capoluogo di un distretto celtico, diventando la sede centrale di un potente clan locale: è in questa fase che il nome Agliate sembra affermarsi storicamente.

La conquista romana non sembra modificare sostanzialmente la struttura socio-economica della zona; sorgono naturalmente le villae di coloni, caratteristiche del periodo che si integrano nel territorio lasciandoci a loro ricordo una serie di iscrizioni su are sacrificali, cippi funerari o stradali, monete e marmi.

è nota la presenza di un tempio pagano in cui si professava l’arte divinatoria il cui auruspice più famoso era denominato Veracilianus.

Circa sei secoli dopo la nascita di Cristo, con il declino dell’Impero Romano d’Occidente, il Cristianesimo sembra prendere il sopravvento sui riti pagani. Grazie soprattutto all’azione missionaria di sant’Ambrogio ad Agliate sorge una piccola chiesa destinata a diventare “Capopieve” in base alla divisione ecclesiastica di quegli anni; solo in questa chiesa si poteva amministrare il battesimo.

Tra IX e XI secolo, si fondano la basilica e il battistero di Agliate: una comunità di canonici predicava giornalmente la fede nel rispetto assoluto del voto di povertà, ospitalità ed attività contemplativa. In quel periodo di grande confusione, ricordiamo che vi erano due papi, la presenza di questi canonici rivestiva certamente un ruolo importante per la feste popolare.

Purtroppo non si hanno memorie storiche dei due secoli che passarono dalla fondazione della basilica al suo ordinamento in Collegiale Canonicale. Certamente il diffondersi in ogni borgo della Pieve dell’istituto parrocchiale rese solo onorifico il ruolo di Agliate.

All’inizio del secondo millennio, un periodo abbastanza tranquillo permise il riabbellimento della basilica; sospeso poco dopo probabilmente per mancanza di mezzi.

Nel corso dei secoli diversi arcivescovi e cardinali si dimostrarono interessati al mantenimento e all’abbellimento della basilica. è accertata la visita di Carlo Borromeo alla basilica di Agliate del 17 agosto 1578, durante la quale il marchese Guido Cubani e don Pietro Tonsi si offrirono di coprire le spese per riparare la chiesa; san Carlo ordinò che tale promessa venisse assicurata legalmente.

Nel 1730, il cardinale Odescalchi, considerate le condizioni disdicevoli del tempio, permise una questua nelle corti vicine per rimettere le elemosine nelle mani del prevosto di Agliate.

I restauri che ne conseguirono modificarono profondamente la struttura e l’immagine della chiesa.

I documenti storici che ricostruiscono la storia della basilica si fermano al 1759 per poi riprendere nel 1883, anno in cui un decreto arcivescovile sopprimeva la più antica delle pievi pur lasciandole la nomea di Chiesa Prepositurale, ma, di fatto, togliendo dalla sua giurisdizione le chiese di Carate e di Besana elevate loro volta al rango di pievi.

Nel 1874 una commissione straordinaria della Consulta Archeologica della Provincia di Milano, propose una serie di lavori riguardanti la basilica e il battistero che, dati gli alti costi, vennero attuati dopo oltre un ventennio dall’architetto Luca Beltrami coadiuvato dagli ingegneri Gaetano Meretti e Luigi Perrone.

Oggi la basilica si presenta con una facciata a salienti interrotti che rivela la tripartizione interna della chiesa.

L’interno presenta uno schema a tre navate absidale, senza transetto né tiburio; le navate, coperte da legno a vista, sono separate da due file di sette colonne piuttosto basse; alcuni capitelli sono costruiti con materiale di reimpiego.

Sotto il presbiterio e l’abside centrale si trova la cripta a tre navate e quattro campate, del tipo cosiddetto "ad oratorio" che si diffuse in tutta la Val Padana tra il X e l’inizio del XI secolo. La chiesa doveva essere interamente affrescata; il restauro del 1985-86 ha tentato di recuperare l’aspetto originale degli affreschi rimasti, che erano stati ridipinti durante il restauro di fine 800.

Accanto alla chiesa si trovano il battistero e un edificio medievale con i muri rinforzati a barbacane.

Il battistero presenta la soluzione, unica nel suo genere, della pianta a nove lati due dei quali compresi nell’abside. Il materiale costruttivo è simile a quello della basilica, con alternanza di tratti a spina di pesce e di grossi conci.

La superficie è coronata da una serie di fornici collocati in maniera disordinata. Sotto i fornici corre una decorazione di archi ciechi che poggiano su peducci a goccia. La parte sottostante, priva di lesene, ospita grandi finestre strombato. All’interno non compaiono, secondo un modello diffuso ad Arsago Seprio e Galliano, logge o matronei. La cupola è ad otto spicchi.

La datazione del battistero va collocata in un'epoca di poco successiva alla costruzione della chiesa, all’inizio dell’XI secolo.

    

(Tratto da: Sergio Giuffrida, Agliate la tradizione del sacro, Carate Brianza 1990, Graffiti Edizioni).

       

     

    

©2001 Danilo Tancini

    


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