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assisi, Rocca Maggiore e Rocca Minore

a cura di Daniele Amoni

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In alto la Rocca Maggiore; in basso la Rocca Minore.

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Epoca: secolo XIII e secolo XIV.

Conservazione: stato di rudere.

Come arrivarci: in auto: superstrada Foligno-Perugia o strada provinciale Gualdo Tadino-Assisi; in treno: linea Roma-Ancona, fermata Foligno, da cui prendere la linea Foligno-Terontola.

     

La storia

La Rocca Maggiore e la Rocca Minore hanno rappresentato uno degli esempi più emblematici dell’azione militare che il cardinale Egidio Albornoz compì in Umbria dal 22 ottobre 1353 al 23 agosto 1367, quando la morte lo colse improvvisamente a Viterbo.     

La rocca Maggiore, alta e possente a dominio di Assisi e della valle del Tescio, probabilmente sul luogo di un’antica arce umbra o etrusca, fu eretta nei primi anni del secolo XII. Le prime notizie risalgono al 1174 quando Cristiano, arcivescovo di Magonza, ne prese possesso per conto di Federico Barbarossa. Da allora la fortezza fu il centro del potere feudale germanico fino al 1198 quando la città, passando alla fazione guelfa di Innocenzo III, cacciò Corrado di Urslingen, duca di Spoleto, e con lui il piccolo Federico II di appena 4 anni. La popolazione per odio verso l’imperatore abbatté mura e torri.

Nel 1319 s’impadronì della rocca il ghibellino Muzio di Francesco I Brancaleoni da Piobbico, aiutato dal parente Federico I da Montefeltro (1258?-1322) e dal vescovo di Arezzo, Guido Tarlati († 1327); i ribelli presero anche il tesoro che si conservava nella basilica di S. Francesco, vendendolo nei mercati di Arezzo, Firenze e Fabriano per 14.000 fiorini.

Nel 1321 terminò la guerra tra Assisi e Perugia con la mediazione di Ugolino I (XII) Trinci (1321-1338), nuovo signore di Foligno succeduto al fratello Nallo, ma la tregua durò ben poco poiché l’anno seguente riprese ancora più cruenta. Il 20 marzo 1322, in un consiglio generale tenuto a Perugia, Assisi accettò il podestà e il capitano del popolo perugini con la promessa di aiuto in caso di necessità. Ugolino I, nominato capitano generale, arrivò in Assisi con pieni poteri, ma i guelfi al suo seguito si diedero ad uno spietato saccheggio, uccidendo più di 100 persone. Solo nel 1330 Ugolino lasciò Assisi per ordine di Giovanni XXII (Giacomo Duése, 1316-1334); egli morì nel 1338: aveva sposato Risabella Caetani, parente di Bonifacio VIII, e dalla loro unione era nata l’unica figlia, Maddalena II Trinci.

Le due rocche, gravemente danneggiate da assalti armati e saccheggi, rimasero in stato di abbandono finché nel 1362 iniziarono i lavori di ricostruzione ad opera del cardinale Egidio Albornoz su progetto di Ugolino I di Montemarte (anche se qualche studioso propende per Matteo di Giovannello detto il Gattapone), autore anche della rocca d’Ancona, città nella quale nel 1356 era stato nominato vicario con una provvigione di 1.000 ducati annui.

Nel 1385 Guglielmo di Carlo Fiumi, esponente dei ghibellini, dopo aver imperversato per anni nel territorio, si impadronì di Assisi, dopo aver sconfitto i guelfi ed essersi alleato con i perugini nella lotta antipapale. In città le tensioni tra i Nepis ed i Fiumi si acuirono aspramente soprattutto per la ferocia di Guglielmo. Nel marzo del 1391 per cercare di mettere pace tra le due fazioni si stabilirono nella rocca Pandolfo Baglioni e Ugolino degli Arcipreti, ma senza successo.

Nel 1392 la rocca passò sotto Luchino Novello Visconti († 1399), ambasciatore di Gian Galeazzo, duca di Milano, il quale sottomise anche tutti i castelli del contado.

Nel 1393 vi fu imprigionato lo stesso Guglielmo Fiumi, capo della Parte di Sotto, il quale, dopo alcuni mesi, venne decapitato. Nel 1394 le due rocche passarono sotto Biordo Michelotti; il condottiero perugino fu acclamato signore e Gonfaloniere della città ed egli provvide a eseguire alcuni lavori di restauro anche se le sue soldatesche si lasciarono andare ad ogni sorta di violenze, furti e devastazioni. Bonifacio IX nominò allora Ugolino III Trinci capitano di 300 lance dell’esercito papale con lo scopo di riportare i territori occupati sotto la Chiesa; in queste azioni militari Ugolino III assoldò il capitano Alberico Broglia di Chieri con lo stipendio di 700 fiorini d’oro. Il Broglia era un vero capitano di ventura, poiché passava da un esercito all’altro a secondo la convenienza; Perugia, infatti, lo riportò dopo pochi mesi a combattere sotto le sue insegne aumentando il pagamento a 5.600 fiorini.

La morte di Biordo (3 ottobre 1398) che si era proclamato signore di Assisi creò un certo sconvolgimento nei domini perugini. I suo fedeli alleati Alberico Broglia e Brandolino da Forlì († 1400) presero strade diverse. Il primo ritornò al castello di Arignano mentre Brandolino passò sotto le insegne papali e - distrutta l’abbazia di S. Benedetto al Subasio - entrò in città cacciando dalle rocche il presidio perugino (1399).

Ma dal 1399 al 1408 le rocche ritornarono sotto i Visconti. I cittadini, dissanguati dalle spese militari e indeboliti dalla peste, chiesero con tenacia ai nuovi signori di provvedere alla ricostruzione di buona parte delle strutture militari danneggiate e il duca Gian Galeazzo accontentò gli assisani nelle loro richieste. La morte del Visconti nel 1402 per la peste, creò i presupposti per un’alternanza di dominazioni: dalla giurisdizione papale, le due rocche passarono sotto Guidantonio da Montefeltro (5 giugno 1408), per conto di Ladislao d’Angiò che lo creò Gran Conestabile.

Nell’ottobre del 1419, dopo 15 giorni di strenua resistenza da parte del diciottenne Francesco I Sforza, le fortezze furono occupate da Braccio Fortebracci che le tolse al Montefeltro con la complicità dei Nepis e con l’aiuto di Nicolò VIII Trinci.

Il 9 giugno 1435, Giovanni Alessi detto Frontespizio, si fece aprire con l’inganno la porta della rocca dal castellano Giovanni Arrighi; una volta entrato, lo fece uccidere brutalmente. L’Alessi, che combatteva per Francesco I Sforza, dopo qualche giorno, fu catturato e decapitato a Perugia.

Nel luglio 1435, ritornato Nicolò Fortebracci, si verificò la sconfitta delle milizie di Leone Sforza, fratello di Francesco I, che fu imprigionato nella rocca di Assisi sotto la tutela di Corrado XV Trinci. Ma il 24 ottobre, le truppe papali di Eugenio IV (1431-1447), ripresero il controllo del territorio mettendovi a difesa Pietro Crispolti; nella battaglia morì Nicolò Fortebracci († 1435).

La tensione tra Francesco I Sforza e Corrado XV Trinci era al massimo livello e lo scontro diretto appariva inevitabile; con arguzia e con abili manovre diplomatiche, però, il folignate lo avvicinò alla famiglia, concedendo in sposa nel 1436 sua figlia Marzobilia III (1416-1485) al fratello Leone Sforza.

Il 13 dicembre 1442 si arrese a Nicolò I Piccinino la Rocca Minore e il 18 gennaio 1443 la Rocca Maggiore; il Piccinino vi imprigionò il suo fido Antonello della Torre, signore di Sterpeto, accusato di tradimento, il quale morì dopo atroci sofferenze.

Nel 1458 venne innalzato il torrione ottagonale (maschio) su ordine di Giacomo (Jacopo) Piccinino che aveva conquistato le due fortezze con l’aiuto del castellano Raimondo Ferraro; nel 1459 fu costruito il corridoio che unisce la rocca  al maschio su commissione di Pio II (1458-1464); altri lavori di fortificazione furono fatti per commissione di Sisto IV (1471-1484) nel 1478 e di Paolo III (1534-1549) nel 1538 che vi aggiunse il bastione di accesso circolare su cui si trova lo stemma pontificio.

Le due strutture militari, sul finire del Quattrocento, videro le sanguinose lotte tra i Nepis, sostenitori dei Baglioni, e i Fiumi, fautori dei Degli Oddi. Il 14 novembre 1492 Jacopo Fiumi, invitati a cena nel Palazzo dei Priori Averardo, Federico e Galeotto Nepis, fece uccidere a tradimento i primi due, mentre Galeotto riuscì a fuggire benché ferito. Raggiunse Bastia dove c’erano Gianpaolo e Carlo Baglioni i quali, avvertiti dell’accaduto, entrarono in Assisi mettendo a sacco la Parte di Sotto, non risparmiando nemmeno la chiesa e il convento di S. Francesco.

Nel marzo del 1501 Assisi fu occupata da Cesare Borgia le cui milizie si lasciarono andare ai crimini più efferati, saccheggiando le chiese e stuprando le suore. Suo padre, papa Alessandro VI (1492-1503), dette la città in dote alla figlia Lucrezia Borgia.

Nel 1535 si rifugiò nella Rocca Maggiore il vicelegato perugino Papirio Capizzucchi inviato dal cardinal legato Marino Grimani (Venezia 1488 - Roma 1546); nel 1538 Pierluigi Farnese, alla testa di 1.000 fanti e cavalieri, rimase accampato per alcuni giorni nei pressi delle due fortezze. Nel 1535 il conte Cesare Fiumi di Sterpeto consegnò ai ministri papali la Rocca Minore, dopo esserne stato capitano per alcuni anni.

Dall’analisi dei documenti storici si trovano anche i nomi dei castellani assunti alla difesa; tra questi si citano: Pietro degli Sciri (1389-1390), Giacomo Suppolini (1391-1392) e Girolamo di Giovanni Sensi (1394), tutti provenienti da Perugia; Bartolomeo Passaro da Benevento (1403-1404), Pinolo di Ventoruccio da Gubbio (1415), Giovanni di Angeluccio da Montone (1419), Buzio di Giacomo da Bolsena (1423-1424), Pierbugio da Montone (1424), Cola Giordanelli e Sante di Giovanni da Genazzano (1428), Bartolomeo di Vagnozzo da Padova (1445-1447), Sante di Matteuccio da Roma (1455-1456), Pietro di Lorenzo Balbetti da Roma (1457), Evangelista e Arcangelo Venturelli di Amelia (1471), Nicola Bottarini di Amelia (1477), Giannantonio Sassi da Forlì (1481), Catrio Scarpetta da Tolentino (1482), Alessandro Fiumi da Assisi (1500), Pietro Negroni da Genova (1507), Fosco Foschi da Perugia (1524), Guglielmo di Pietro Martelli da Firenze (1530), Cesare I Fiumi di Assisi (1534), Bernardo Girardi da Fano (1535).

Da funzioni difensive e residenziali la Rocca maggiore passò a carcere e poi a magazzino, infine a rudere pur mantenendo ancora tutti i motivi architettonici delle varie epoche. Nel 1877 le due rocche furono cedute al comune di Assisi dal Ministero del Tesoro e della Pubblica Istruzione.

La Rocca Maggiore così come oggi appare è frutto di sovrapposizioni e aggiustamenti continui: é costituita da una robusta cinta trapezoidale con torri in ciascun angolo tutte quadrate meno una circolare (cinquecentesca) con resti di merli e controscarpa. Al centro è il quadrilatero castello munito di un’alta torre (o femmina); la cinta (che prosegue fino alla Rocca Minore) è riunita alle mura urbiche da un lungo camminamento che termina con la torre dodecagona.

Nel 1956 il vescovo di Assisi designò la chiesa del Crocifisso, posta all’interno della Rocca Minore, quale sede della Compagnia dei Cavalieri del Colle del Paradiso con la conseguente cessione gratuita, i quali provvidero ad eseguire alcune opere di consolidamento della struttura.

       

    

©2004 Daniele Amoni. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

        


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