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PARATICO, CASTELLO, TORRE LANTIERI

a cura di Stefano Favero

scheda    cenni storici


Sopra e sotto a destra: i ruderi del castello visti dal visti dal lato orientale. Sotto a sinistra: la torre nel centro del paese.  

 

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I ruderi del castello visti dal paese sottostante  I ruderi del castello visti dal paese sottostante  La torre nel centro del paese


Epoca: XIII secolo.

Posizione geografica: Paratico, in provincia di Brescia, segna il limite estremo della Franciacorta verso il lago d'Iseo.

Conservazione: castello ridotto a rudere, torre recuperata e ben conservata.

Come arrivarci: percorrendo l'autostrada A4 Milano-Venezia, si esce al casello di Palazzolo dull'Oglio per imboccare la SS469 in direzione di Capriolo-Sarnico. Poco prima di quest'ultima località, si deve seguire le indicazioni per il centro di Paratico. La torre è situata nel nucleo urbano, mentre i ruderi del castello si trovano sulla collinetta sovrastante il paese.

Come visitarlo: sia la torre che il castello sono raggiungibili a piedi.

       

Cenni storici.

Del primo nucleo abitato di Paratico si hanno notizie nel 975, allorché Erberto dei Longobardi regalerà a Rotepalco, suo nipote, numerosi possedimenti nella zona della Franciacorta.

Il castello Lantieri, edificato con molta probabilità agli inizi del XII secolo sulle rovine di un precedente fortilizio datato 1007, sorge su un modesto colle un tempo disabitato. Proprio per questo il castello rivestiva una posizione strategica ideale, sia perché permetteva il controllo dello sbocco del fiume Oglio nel lago d'Iseo, sia per il controllo delle vie che conducevano alla pianura e a Bergamo.

La famiglia Lantieri, ghibellina, proprietaria del castello dal 1297, possedeva numerose case anche a Torbiato, ma furono soprattutto le cave di pietra, diffuse fra Paràtico e Capriolo, a conferirle la potenza economica e politica nella zona. I Lantieri, uniti per parentela ai Federici di Valle Camònica, agli Oldrofredi ed ai Della Corte, si suppone avessero legami consanguinei anche con i Calèpio, i Martinengo, i Camisano e, nei decenni successivi, anche con i nobili Mozzi di Bergamo. Una leggenda, che non trova certezze documentali, vuole che nel 1311 Dante Alighieri, in esilio già da 10 anni, abbia soggiornato nelle stanze del castello Lantieri. A riportare la notizia, ma solo nel XVI secolo, è proprio la gazzetta familiare dei proprietari del maniero. Secondo la cronaca in essa riportata, il sommo poeta avrebbe tratto ispirazione da questo suo soggiorno bresciano per scrivere alcuni canti del “Purgatorio” della “Divina Commedia”.

Nel 1521 il castello subì l'assalto delle truppe di Carlo V.

La torre, risalente al 1397, conserva oggi tutte le caratteristiche dell'architettura originaria. Quando fu costruita, elevata su uno sperone roccioso per rafforzarne le capacità difensive, venne altresì circondata da altre abitazioni e da un muro di cinta oggi non più esistenti. Progettista e costruttore fu Giacomo Lanfranchino. La parte alta della torre ha subito un lieve intervento di adeguamento a colombaia nel XV secolo. Furono chiuse le grandi aperture nel sottotetto e create nuove pareti con colombaie sui lati meridionale e orientale.

Realizzata in arenaria locale, la torre è ingentilita da alcune piccole finestre centinate. La pianta è rettangolare e si sviluppa in verticale su quattro piani. L'ingresso principale, situato al piano terra della facciata nord, è costituito da un portale con arco a tutto sesto sovrastato dallo stemma della famiglia Lantieri (un secondo scudo semplificato è posto anche sulla finestra del terzo piano). Lo stesso piano terra, in epoca medievale, fungeva da deposito, e forse anche da cantina. La luce vi entrava dall'unica monofora ricavata sul lato sud. Sono di recente apertura invece, le monofore poste sui lati a sud e ad ovest. L'accesso al piano superiore è consentito da una botola o, in alternativa, da una scala in legno esterna. Tutte le finestre della torre conservano la struttura primaria con arco a pieno centro, con ghiera e stipiti in pietra. 

   

    

©2009 Stefano Favero.

  

   


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