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MONICA DEL GARDA, BORGO FORTIFICATO-RICETTO

a cura di Stefano Favero

scheda    cenni storici


Sopra e in basso: la cinta muraria di Moniga del Garda è stata ricostruita fra XIV e XV secolo dai contadini del luogo, dopo il periodo di abbandono seguito alle invasioni barbariche.

Sotto: la porta d’ingresso al borgo, sovrastata dal torrione che oggi è torre campanaria.

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Il torrione d'ingresso visto dall'interno del borgo  Il portale d'ingresso al borgo, con il torrione, oggi torre campanaria  Distrutte dagli Ungari, le mura sono state ricostruite dai coloni locali cinque secoli fa  Una delle costruzioni interne che si può ritenere, almeno nei materiali, fra le più originali  L’angolo delle mura che accede al torrione circolare posto in angolo alle mura


Epoca: X secolo.

Posizione geografica: Moniga del Garda è un comune di poco più di duemila abitanti situato sulla sponda bresciana del Lago di Garda, nell'area della Valtènesi.

Conservazione: non avendo mai subito assalti né significative trasformazioni architettoniche, il borgo ed il castello sono ben conservati.

Come arrivarci: per raggiungere Moniga, occorre uscire al casello di Desenzano dell'A4 Serenissima e seguire le indicazioni per Salò-Riva del Garda. Percorrendo per nove chilometri la strada provinciale 26, si giunge a Moniga del Garda.

Come visitarlo: si lascia l'auto all'esterno della cinta muraria e si entra a piedi nel borgo.

       

Cenni storici.

Il castello comunale di Moniga del Garda - ma forse sarebbe meglio definirlo “ricetto” - è uno dei classici esempi di costruzione avvenuta nel decimo secolo durante le invasioni degli Ungari. A salutare il turista che giunga dalla strada costiera del lago sono le mura, dotate di bei merli ghibellini. Esse racchiudono il piccolo borgo che si snoda attraverso quattro file di case, tutt'oggi abitate e al quale si accede attraverso strette viuzze. La cinta muraria è a forma rettangolare con un perimetro di circa 280 metri. L’area del borgo pertanto non è più che mezzo ettaro.

Il portale d'ingresso, situato sulla parte settentrionale delle mura, funge oggi da torre campanaria. Il borgo, che sorge sopra una modesta altura, non ha mai visto la presenza di una signoria locale e non è da considerare in posizione strategica dal punto di vista bellico-militare. Per questo è più corretto definirlo “ricetto”, cioè rifugio, perché è qui che le genti del luogo trovavano riparo e ospitalità in caso di pericolo. Costruzioni di questo tipo sono presenti anche nei vicini abitati della Valtènesi.

Durante le invasioni barbariche tutti i castelli di quest'area (Padenghe e Soiano i più noti) furono collegati fra loro. In caso di assalti esterni, questo collegamento, che oggi potremo definire “in rete”, consentiva a tutte le popolazioni, dal medio Garda fino a Brescia, di essere avvisate per tempo e di mettersi così al riparo dalle offensive e dai saccheggi dei barbari.

Esaurite le calate degli Ungari del decimo secolo, il castello venne abbandonato e lasciato così al suo destino di decadenza. Nei secoli successivi però il ricetto venne utilizzato dagli agricoltori e dai pastori che possedevano terre nei suoi pressi. Così, nell'arco di pochi decenni il castello, che inizialmente altro non era che un accampamento improvvisato o peggio un vero e proprio bivacco, divenne stabilmente abitato. Osservando i materiali impiegati nelle murature, si può dedurre che la ricostruzione del castello, quello cioè ancor oggi visibile, sia avvenuta fra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo. 

         

    

  

©2011 Stefano Favero.

    


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