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FIUMEFREDDO DI SICILIA, TORREROSSA

a cura di Giuseppe Tropea; immagini di Fausto Portale

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In alto: uno dei lati della torre, dove è possibilie osservare, grazie al crollo parziale della muratura, lo spessore della muratura in laterizio e il suo amalgamarsi con la malta e il pietrame lavico. In basso: porzione superiore della torre, edificata con un rivestimento esterno di laterizi.

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Fiumefreddo  Fiumefreddo


 


Epoca: è possibile datare la torre (phrourion?/Sepolcreto) tra III e IX secolo d.C.

Conservazione: mediocre.

Unità di paesaggio: versante orientale etneo, bassa collina; attuale contrada "Torrerossa".

      

Cenni storici.

Il passato della contrada "Torrerossa" sembra essere legato strettamente alla storia del comune di Fiumefreddo. Non vi sono, invece, al momento notizie storiche che possano chiarire e giustificare l'esistenza di un edificio di tal genere a circa un chilometro ad ovest del centro abitato di Fiumefreddo.

  

Descrizione unità topografica

Il corpo di fabbrica giace attualmente in una proprietà privata (Moschella), il cui suolo è coltivato ad agrumi, coltura comune lungo le pendici dell'Etna. L'edificio presenta un mediocre stato di conservazione, denunciando l'assenza di un qualsiasi intervento di restauro, anche solo per consolidare la staticità della struttura, che pare in parte compromessa. Al momento conserva un'altezza dal suolo di circa metri 5/6; lo spessore della cortina muraria si mantiene intorno al metro.

La sommità presenta le tracce di un possibile terrazzo, in parte invaso dalla vegetazione, che avvalorerebbe l'ipotesi di un utilizzo della struttura alla maniera di una torre di avvistamento. Una scaletta in muratura, anch'essa dello spessore di un metro, consente l'accesso alla parte sommitale dell'edificio e la galleria nella quale essa è realizzata svolge anche la funzione di lucernaio della struttura stessa. La scaletta ha il suo ingresso presso il lato ovest della torre. In ultimo il soffitto della galleria è composto di cassettoni, rivestiti di mattoni, a fondo concavo.

Nell'attuale piano di calpestio la torre offre due ingressi contrapposti, ad est e ad ovest, dell'altezza di poco meno di m 2. Da siffatti ingressi, di cui quello ad est attualmente murato, è possibile accedere ad una camera, che si sviluppa circa un metro al di sotto del piano di calpestio e presenta una copertura con volta a botte. Nella porzione inferiore di suddetta camera, lungo le pareti nord e sud, si possono osservare piccole nicchie, le quali denuncerebbero un uso sepolcrale della presunta torre.

La dinamica costruttiva dell'edificio offre un corpo di fabbrica edificato con malta di buona qualità e pietrame lavico di piccole e medie dimensioni non sbozzato, rivestito esternamente con laterizi. Siffatto rivestimento si conserva solo nella parte superiore della struttura, dunque non è possibile stabilire con certezza se un tempo l'intero edificio sia stato ricoperto in tale maniera. Non è improbabile l'ipotesi contraria, cioè che la tecnica di costruzione della torre già in origine prevedeva un impianto del genere: due terzi dell'elevato costituito da malta e pietra lavica, all'esterno rivestito da lastre di basalto, un terzo, presso la sommità, con rivestimento esterno di laterizi.

La questione delle origini è davvero spinosa. Le modalità di costruzione potrebbero tradire un'origine romana, soprattutto qualora si consideri l'edificio come un antico sepolcro. Bisogna però riflettere sul dato effettivo di un'assenza di fortilizi romani in epoca imperiale, giacché sull'isola di Sicilia non incombeva alcuna imminente o continua minaccia, la cui provenienza poteva sempre e solo provenire dal "Mare Nostrum" Mediterraneo di assoluto dominio della flotta romana. è più che mai noto, invece, quanto la civiltà bizantina avesse ereditato dall'Impero Romano riguardo all'architettura militare. Esistono presso il Vicino Oriente esempi frequenti di torri bizantine che, nella tecnica costruttiva, paiono presentare similitudini con Torrerossa. 

è chiaro che l'ipotesi di una origine bizantina può essere sostenuta nel caso in cui si tratti di una costruzione di carattere militare e non di un sepolcreto come avanzato da alcuni studiosi in passato. Alcuni elementi architettonici, la scaletta e soprattutto il terrazzino, sembrano comunque assicurare la lettura dell'edificio quale fortilizio. Infine, non è improbabile un'origine romana (epoca tardo imperiale, III-IV sec. d.C.) del sepolcro Torrerossa, successivamente riutilizzato alla maniera di una torre di avvistamento costiera, durante la dominazione bizantina (età tematica, VIII-IX secolo d.C.).

      

Bibliografia

Di Maggio V., Torri della Contea di Mascali, in Memorie e Rendiconti dell'Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, serie II, vol. VI.

   

   
  

©Copyright 2003/2012 Archeoambiente e Giuseppe Tropea, testo (immagini di Fausto Portale); pagina pubblicata nel sito http://www.ipaesaggi.it/castelli.htm, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.

   


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