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ANDRIA, RESTI DEL CASTELLO NORMANNO-SVEVO

a cura di Vincenzo Zito

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In alto: la fortificazione bastionata svevo-aragonese come si presenta oggi. In basso: cartiglio di chiave della porta aperta nella fortificazione nell’800 con l’epigrafe «Custos Domus 1827».

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Andria  Andria

   

Il castello di Andria e l'attigua omonima porta. Stralcio della Pianta di Andria al 1762 circa, attribuita all'arch. Murena.  Ricostruzione delle fasi costruttive del fortilizio in via De Gasperi. a) ipotetico dongione normanno, secondo il D’Urso (in nero); b) torre di epoca sveva (in grigio scuro); c) baluardo tardo aragonese (in grigio chiaro); d) localizzazione approssimata della Porta del Castello. La linea a pallini individua il probabile tracciato delle mura normanne.  Ipotesi ricostruttiva schematica delle fasi storiche relative alla fortificazione in via De Gasperi: a) mura e dongione normanno. Al centro l’ipotetico accesso diretto del dongione dall’esterno delle mura. A destra la Porta del Castello. b) assetto delle fortificazioni in epoca sveva. Al centro la torre con la sortita in basso. c) Assetto della fortificazione nel periodo aragonese. La torre sveva è stata cimata ed inglobata nel baluardo poligonale del quale oggi si vedono i resti.


Epoca: XI-XII secolo.

Conservazione: sono oggi visibili solo alcune strutture.

Come arrivarci: percorrendo l'autostrada A-14, uscita Andria, o la strada statale 98.

  

Cenni storici.

Il primo nucleo del castello di Andria fu costruito dai Normanni nell’ambito del processo di “incastellamento” dagli stessi attuato durante e dopo la conquista dell’Italia meridionale. Ubicato in corrispondenza del punto più alto della città, nei pressi della porta omonima (demolita nel XIX secolo), la struttura normanna originaria doveva consistere probabilmente in poco più che un palazzo fortificato (dongione) costruito a ridosso del ciglio delle mura.

Nel periodo svevo il castello fu ampliato con la costruzione di una imponente torre quadrangolare, il cui lato esterno misura circa 15 metri, protesa verso l’esterno, con il lato ovest appoggiato alla cinta muraria. Il tratto inglobato di quest’ultima è visibile all’interno. La torre è dotata di una sortita in direzione dell’attigua porta detta “del Castello”, per consentire di sorprendere sul fianco eventuali assalitori della porta. Verso il 1239-40, quando le spese per la guerra nell’Italia settentrionale imposero una riduzione della frenetica attività edilizia nel Meridione, esso compare nello Statutum federiciano sulla manutenzione dei castelli di pertinenza regia.

Successivamente, probabilmente in periodo aragonese, a seguito dell’aumentata potenza distruttiva delle armi da fuoco, la torre sveva fu inglobata in un baluardo poligonale con muratura esterna configurata a scarpa. Inoltre, per renderla meno esposta al tiro delle artiglierie, la torre fu ridotta in altezza. Nel contempo il castello fu ampliato verso Sud con la costruzione di alloggiamenti militari. Successivamente, in epoca imprecisata a partire dal XVI secolo, gli alloggiamenti militari furono trasformati in mulini dalla famiglia Carafa, ultimi duchi di Andria. Il castello non ebbe altre trasformazioni sostanziali sino al 1799, quando fu utilizzato per l’ultima volta dagli andriesi che, dalla sommità del bastione poligonale, cannoneggiarono i francesi durante la battaglia del Venerdì Santo, conclusasi con la capitolazione della città.

Venuta meno la sua funzione militare, verso la prima metà dell’800 la struttura originaria normanna divenne proprietà privata e trasformata in abitazioni civili. Il bastione poligonale e parte della zona dei mulini, invece, rimasero di proprietà dell’Università. Nel 1810 il bastione risultava adibito a deposito di salnitri. Successivamente, nel 1827, il bastione fu trasformato il sede del corpo di guardia urbano: una porta aperta a forza attraverso lo spessore murario reca nel cartiglio di chiave l’iscrizione «Custos Domus 1827». Successivamente l’intera struttura, compresa la zona dei mulini, è divenuta di proprietà privata. Nella seconda metà del XIX secolo la parte a nord del bastione è stata demolita per la costruzione di un edificio civile. Quello che resta del castello svevo-aragonese è oggi incastrato tra un palazzo tardo ottocentesco a sinistra, costruito sull’area delle fossate, ed un palazzo contemporaneo sulla destra.

       

Bibliografia.

D’Urso R., Storia della città di Andria dalla sua origine al corrente anno 1841, Napoli 1842.

Haseloff A., Architettura sveva nell’Italia meridionale, edizione italiana, Bari 1992.

Zito V., L’antica “Porta del Castello” di Andria, Bari 2004.

Di Gioia A., Andria. Il castello e le mura, Bari 2011.

Zito V., Il castello normanno-svevo di Andria. Una questione controversa, Andria 2012.

  

  

  

©2005-2012 Vincenzo Zito

   


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