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ERBUSCO, BORGO, TORRE CAMPANARIA

a cura di Stefano Favero

scheda    cenni storici


Sopra: l'ingresso al centro storico di Erbusco. Sotto: la pieve del XII secolo, con la sua torre campanaria.

 

 

La torre campanaria  L'ingresso al centro storico  Il centro storico


Epoca: XII secolo.

Posizione geografica: situato nell'area geografica tipica bresciana della Franciacorta, Erbusco fa parte della regione morenica del lago d'Iseo. Dista 26 chilometri da Brescia, in direzione nord-ovest.

Conservazione: buona.

Come arrivarci: si percorre l'A4 Milano-Venezia e si esce a Rovato. Da qui si seguono semplicemente le indicazioni per Erbusco.

Come visitarlo: a piedi.

         

Cenni storici.

Erbusco affonda le proprie radici storiche nel periodo longobardo. Proprio da quella lingua arcana deriverebbe l'attuale toponimo (“Der Busche”, cioè “Il Boschetto”). Per altri studiosi l'origine del nome sarebbe invece latina, deriverebbe cioè da “herba” (erba), con l'aggiunta del suffisso “-uscus”. Nel XII secolo il paese è attestato come “Herbuscho”.

L'intero territorio comunale conserva tuttora i segni del passaggi e dell’insediamento di popolazioni celtiche, etrusche, ed ancora cenomani, romani, longobardi e franchi.

Furono gli etruschi a costruire sull'estrema punta occidentale del Montorfano la fortezza militare utilizzata poi anche dai popoli successori, romani in particolare. è però coi Romani che giunge in queste zone anche un grande sviluppo complessivo, mentre nei secoli successivi al periodo romano, Erbusco diventa il più ricco centro della Franciacorta, fino ad ottenere la concessione di costruire una delle quattro pievi dell'area. La pieve d’Erbusco infatti risale al XII secolo ed è ritenuta tuttora dagli esperti uno dei più raffinati esercizi di stile dell'architettura lombarda. Nell'abside sono da considerare due importanti elementi successivi: la raffigurazione dell'Annunciazione del 1430 e la Crocifissione, dello stesso periodo. Risalirebbe invece al Trecento il riquadro contenente la raffigurazione di Santa Orsola. Gli affreschi avrebbero risentito dell'influenza di Gentile Da Fabriano, che fra il 1417 ed il 1418 lavorò ai dipinti del Broletto a Brescia. Accanto alla pieve vi è l'antico oratorio.

In quegli anni gli abitanti di Erbusco costruirono intorno alla pieve e al castello, che oggi non c’è più, una cinta muraria difesa da un profondo fossato per dissuadere gli attacchi nemici. Le varie epoche successive hanno visto Erbusco testimone di assalti di eserciti nemici e con relativi cambiamenti di dominio. Prima i ghibellini di Azzone Visconte, poi, nell'ordine, il guelfo Ludovico il Bavaro, la famiglia Oldofredi e Pandolfo Malatesta da Brescia.

Siamo nel XV secolo e scoppiano le guerre signorili tra Venezia e Milano, ingaggiate proprio per la conquista dei territori bresciani, che fanno da cuscinetto. Venezia scese ancora in guerra all'inizio del XVI, ma questa volta contro i Francesi che erano riusciti ad occupare la Franciacorta. Secondo le cronache del tempo, quella fu la più dura delle invasioni sopportate dagli erbuschesi, dediti soprattutto nella coltivazione di cereali, foraggi e lino, ma anche nell'allevamento di bachi da seta.

Nel 1569 apre ad Erbusco il convento di San Giacomo alla Spina. Trent'anni dopo, in occasione della visita di San Carlo Borromeo alla parrocchia, viene eretta la chiesa di San Giorgio in Villa.

Dopo l’invasione degli Spagnoli e quella secentesca dei Lanzichenecchi, con conseguente grave epidemia di peste, la stessa descritta dal Manzoni ne “I promessi sposi”, la terra d’Erbusco tornò sotto la giurisdizione veneziana. Il Senato veneto approvò nel 1689 la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale, i cui lavori finirono nel 1719.

La caduta della Serenissima avvenne come sappiamo con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, che portò anche in Italia il messaggio civile della Rivoluzione Francese. Anche Erbusco però venne inglobato al Lombardo-Veneto, che Napoleone cedette agli Austriaci.
Solo dopo la sconfitta risorgimentale degli Austriaci, Erbusco entrò a far parte del Regno d'Italia.

         

    

©2010 Stefano Favero.

  

   


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