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Il canto delle sirene

a cura di Sante Asse


Fig. 1: Croce patente con peduncolo (molto probabilmente di origine templare) posta sulla facciata della basilica di San Nicola in Bari (foto: Cinzia D’Argenio).

         

Qualsiasi rinnegamento è possibile nel clima di disfatta in cui pare sprofondare l'Amore (ovvero l'epoca del Cristo Dio dell'Amore, N. d. A.). Dopo la predicazione di San Bernardo una quantità di cristiani vedeva nelle armate di Allah le armate dell'Anticristo. Quindi le sconfitte delle crociate dimostravano chiaramente che il dio di Maometto era più potente di Cristo

(Jean Charles Pichon, L'altra storia, ed. Rosada, Torino 1972, p. 52)

    

Il 13 ottobre 1307, settecento anni fa, si compiva, con l'ordine di arresto di tutti i Cavalieri Templari nel regno di Francia, uno degli accadimenti più emblematici della storia dell'Europa cristiana, e non solo da un punto di vista religioso o politico-militare. Filippo IV detto il Bello, decretando in pratica la fine del medioevo crociato, inaugurava il passaggio ad una nuova epoca in cui il sacro, o perlomeno una sua modalità, andava progressivamente perdendo preminenza nelle menti e nelle strutture della società. Dopo sette secoli si potrebbe financo  affermare come questa "discesa" si sia del tutto compiuta. Per i pochi cui interessa la simbologia legata alle corrispondenze astronomiche e astrologiche, quel 13 ottobre si verificava un allineamento  nella costellazione Bilancia tra i pianeti Mercurio, Saturno, Urano e Nettuno (anche se ufficialmente di quest’ultimi due non si conosceva ancora l’esistenza).

Non si tratta qui di commemorare questo centenario, il settimo, di un avvenimento tanto lontano nel tempo quanto distante dagli affanni e dalle aspettative della modernità. Settecento anni senza Cavalieri del Tempio sono una non-ricorrenza, e non soltanto in considerazione del fatto che nulla, negli schemi socio-politici delle organizzazioni statuali moderne, colleghi o rimandi a questi eventi ed ai personaggi che ne furono testimoni o protagonisti.

Viceversa, ben altro apparato venne movimentato nel 1992, per un altro importante centenario, il quinto, dalla "scoperta" dell'America, casualmente un altro giorno d'ottobre, 12 ottobre 1492, questa sì adottata storicamente come momento cardine di passaggio all' Età Moderna.

Tantomeno potrebbe commemorarsi ciò che, dal contesto storico, si è progressivamente trasferito su un piano di mito o leggenda; mitologia che solo in parte e in fase conclusiva potrebbe considerarsi montata ad hoc, nel secolo XIX, dalle cosiddette società segrete. Questa questione se il revival neo-templarista sia stato o meno conseguenza dell’attività della Libera Muratoria europea o di altre associazioni ad essa analoghe, venne ampiamente dibattuta da René Guénon nel corso di tutta una serie di articoli e scritti comparsi per lo più durante gli anni ’20 del secolo XX. In particolare abbiamo avuto  modo di recuperare, attraverso una recente pubblicazione, una serie di interessanti articoli scritti appositamente dal nostro negli anni 1924 - ’25 per le riviste italiane « Atanòr» e « Ignis», curate all’epoca dal noto massone pitagorico italiano Arturo Reghini. Curatore di detta operazione editoriale è stato Mariano Bizzarri il quale, oltre ad apparizioni televisive e alcuni volumi sul mistero di Rennes-le-Chateau, è noto in certi ambienti ultra-cattolici movimentati dal “sociologo” Massimo Introvigne, controverso pur se preciso catalogatore delle istanze neo e/o pseudo esoteriche del nostro travagliato presente. Se detta operazione editoriale avesse per l’autore il solo intento di dimostrare come oggi ogni fenomeno di rinascita o ricostruzione del mito della cavalleria templare non possa non ritenersi opera di propaganda massonica, con tutte le conseguenze operative che la cosa, per i cattolici, dovrebbe far conseguire; purtuttavia rileviamo l’interesse per i rapporti che Guénon ebbe con certi ambienti esoterici italiani del suo tempo, specie in quella fase (transitoria e deludente) dei primi anni del periodo fascista che, iniziati sotto l’egida di un rinnovato interesse per le tematiche tradizionali, si tramutò proprio in quegli anni in decreti di soppressione delle società muratorie e persecuzioni a parte dei suoi aderenti (che sappiamo operazione in effetti più con obiettivi politici che altro).

In particolare ci interessa riprendere l’articolo pubblicato col titolo Joseph de Maistre e la massoneria. In esso Guénon riesamina la posizione del neo-ghibellino francese in rapporto alla grande operazione di riscoperta templare e cavalleresca di cui fu protagonista. Non è qui la sede per approfondire la figura del de Maistre, che merita una qualche attenzione, quanto il comprendere come in quegli anni l’opera di Guénon fosse visibilmente condotta ad operare un concreto tentativo consistente nel far poggiare proprio su una rinascita dell’interesse verso la figura e la storia del medioevo templare come chiave di rinascita di una qualche attività tradizionale da riattivare nell’occidente; tentativo purtroppo frustrato dagli eventi e che egli, ben presto, abbandonò.   

Ecco qui di seguito il passo dell’articolo per noi più significativo:

«Joseph de Maistre non ammette l’origine templare della Massoneria, e misconosce il reale interesse della questione che vi si riferisce; egli giunge sino a scrivere: “Che importa all’universo la distruzione dell’Ordine del Tempio?” Ciò, al contrario, importa molto, perché è di là che data la rottura dell’Occidente con la sua propria tradizione iniziatica, causa iniziale di tutta la deviazione intellettuale del mondo moderno, come abbiamo indicato nel nostro studio sopra l’esoterismo di Dante».

(R. Guénon, Il risveglio della tradizione occidentale, a c. di M. Bizzarri, Atanor, Roma,2003, p. 95).

Sono sufficienti 700 anni per rileggere in chiave approfondita e forse definitiva cosa sia stata l'epopea degli Ordini Cavallereschi Cattolici alle crociate? A distanza di tutto questo tempo, è ancora irrisolto il problema di come e perché un mondo che si definiva seguace di Cristo aizzasse l'odio dei popoli, e non solo contro saraceni e mussulmani, e soprattutto impugnasse direttamente la spada. Appare troppo semplicistico dire che fosse solo una questione di potere, di interessi materiali; rendendo l'uomo medievale utilitarista e cinico quanto l'uomo moderno "globalizzato".

A parte le speculazioni di bassa lega, con un tornaconto al massimo su eventuali introiti editoriali, chiunque indaghi le dinamiche cicliche della storia saprà comprendere il perché delle crociate, la distruzione del Tempio e poi la distruzione dei Templari e non di altri ordini cavallereschi e monastici, che poi fuori dalla Francia ne ereditarono i beni materiali.

Fig. 2: Il pozzo dei Templari in Roma, Sede del Priorato d’Italia del Sovrano Militare Ordine di Malta.

A tal proposito segnalo una curiosità: nella sede del Priorato d'Italia dei Cavalieri di Malta, sull'Aventino in Roma, illo tempore sede della domus templare nell'Urbe, mi è stato possibile rinvenire, in un angolo dello splendido giardino terrazza che domina la capitale in direzione della cupola di San Pietro, un pozzo circolare medievale con iscrizione duecentesca. In epoca successiva è stato aggiunto alle spalle del pozzo un grande baldacchino in pietra con bassorilievo raffigurante due angeli che stendono una scritta: TEMPLARIORUM VESTIGIUM, ovvero RESTI DEI TEMPLARI. Mi chiesi allora e mi chiedo ancora oggi perché mai i Cavalieri Ierosolimitani (che poi divennero, nel secolo XVI, di Malta ) e che ereditarono i beni sequestrati ai templari, a che scopo dovevano non solo conservare una reminiscenza di un ordine la cui bolla di soppressione, del 1312, scomunicava e interdiva il ricordo e la rinascita in perpetuo, ma dovevano pure evidenziarlo con caratteri cubitali.

A suggello del momento, mi imbatto in questo trafiletto del «Sole24ore»:

Nuova luce sul mistero dei Templari: l'archivio segreto vaticano pubblica gli atti del processo

«Uno spiraglio di luce su uno dei misteri storici più ricchi di fascino dal Medioevo in avanti. Saranno dati alle stampe, per la prima volta, gli atti del processo ai cavalieri del Tempio (meglio noti come Templari), l'ordine monastico-cavalleresco medioevale sciolto nel 1312 in maniera decisamente controversa (l'ultimo gran maestro, Jacques de Molay, fu bruciato come eretico davanti alla cattedrale di Parigi nel 1314). L'Archivio segreto vaticano, infatti, si appresta a pubblicare l'edizione integrale e originale degli atti dell'antico «Processus contra templarios». Si tratta di un'edizione limitata, 799 esemplari in tutto, che conterrà la riproduzione fedele degli originali pergamenacei conservati, appunto, nell'Archivio segreto vaticano. L'opera sará presentata in Vaticano il prossimo 25 ottobre alla presenza dell'Archivista bibliotecario di Santa Romana Chiesa, mons. Raffaele Farina, del Prefetto dell'Archivio segreto vaticano, mons. Sergio Pagano, e di altre personalità della cultura fra le quali il medievalista Franco Cardini e l'archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi» ( 3 ottobre 2007 ).

  

      

©2007 Sante Asse

      


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