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Unni 1

di Lawrence M.F. Sudbury

  

Nomadi unniGiordanes li ha definiti "figli di spiriti immondi e di streghe"[1], i cronisti dei popoli che hanno avuto a che fare con loro li hanno chiamati "flagello di Dio", ma di loro, dell'ultimo grande popolo che ha invaso l'Europa, della loro provenienza, del loro modo di vivere e di pensare, in realtà sappiamo pochissimo ... Sono gli Unni e, quantomeno per essere stati i maggiori nemici di Roma nel periodo del Basso Impero, meritano di essere conosciuti più in profondità, a partire dalle loro lontane origini, avvolte in una fitta coltre di mistero.
  • IL MISTERO DELLE ORIGINI
Tradizionalmente, gli storici hanno associato gli Unni apparsi ai confini d'Europa nel Vessillo XiognuIV secolo con la popolazione degli Xiongnu,  emigrati dall'area mongolica nel I secolo. Sebbene questa resti l'ipotesi più accreditata, nessuna prova definitiva è mai stata fornita per avvalorare questa possibilità e le discussioni  hanno continuato a svilupparsi fin da quando Joseph de Guignes [2], per primo, nel XVII secolo, suggerì questa tesi, con numerose teorie che, in particolare nel corso del XX, sono nate in contrapposizione a quella classica e lavorando sull'idea di una etnogenesi molto più complessa.
Il punto
di partenza per lo sviluppo di concezioni alternative  è sempre stato il brano di Ammiano in cui lo scrittore latino riporta che gli Unni erano calati dal nord, dalle aree del "chiuso oceano di ghiaccio" [3], dando credito a ipotesi relative a origini  ugro-finniche degli Unni.
In effetti, però, studi recenti sono giunti ad affermare che le due scuole di pensiero non siano forzatamente in contrapposizione e che, invece, esista una possibilità di sintesi tra esse: gli Unni, in realtà, non sarebbero stati un popolo etnicamente omogeneo, quanto, piuttosto, una sorta di lega di etnie diverse, di origine turca, jenisseica, tungusa, finnica, iranica e mongolica [4]. Ciò è possibile aMassima espansione orientale degli Unnilmeno per due ordini di ragioni: in primo luogo, molti clan avrebbero potuto affermare di essere unni semplicemente sulla base del prestigio e della notorietà del nome o a seguito di una generica etero-attribuzione (con il termine "Unno" usato come sinonimo di "barbaro"); in secondo luogo, è possibile che gli Unni, in realtà, fossero formati da gruppi di guerrieri aristocratici provenienti da popolazioni diverse assimilate nel corso di un lungo percorso nomadico e coalizzate tramite l'accettazione di principi e leggi tradizionali comuni a discapito di una origine eterogenetica.

In questo quadro, come ha affermato Walter Pohl , "tutto ciò che possiamo dire in modo sicuro è che il nome Unni, nella tarda antichità stava unicamente a rappresentare alcuni gruppi di leader di grande prestigio di guerrieri della steppa" [5].
Quasi paradossalmente, dopo tutte le discussioni che hanno punteggiato gli ultimi due secoli, comunque, è fortemente possibile che, anche all'interno di una teoria allogenetica, il nucleo primario degli  Unni fosse proprio quello degli Xiongnu indicato da De Guignes. Ma chi erano questi guerrieri delle steppe, che, da oriente a occidente, seminarono il terrore ovunque giunsero?
  • XIONGNU
Gli Xiongnu (o "Hongnu" in antico cinese, o "Qun" in antico turco), noti anche come "Unni asiatici", erano un antico popolo nomade dell'Asia centrale, forse discendente da varie tribù turche note come Xianyun, Xunyu e Hongyu, sebbene le fonti scritte cinesi che ce ne parlano tendano già a mostrarci un quadro di fusione con elementi turcomanni, mongolici, tokari e iranici.
Guerrieri Xiongnu in una stampa cineseDoveva trattarsi, in ogni caso, di una imponente massa di abili guerrieri, dal momento che sempre  i documenti cinesi, databili tra I secolo a.C. e I secolo d.C. ci raccontano di un grande impero impero Xiongnu già ben conosciuto dal IV o III secolo a.C.: poiché la Cina, a quel tempo, era divisa tra molti Stati in guerra, come Qin, Zhao, Yan, Qi, Lu Wei, Han e Chu, gli Xiongnu avrebbero facilmente fatto irruzione in tutta la Cina settentrionale intorno al IV secolo, con scorrerie che avrebbero raggiunto il culmine nel corso del III secolo a.C., quando il sovrano cinese Qin Shi Huangdi finalmente decise di costruire un grande muro per fermare questi attacchi (la Grande Muraglia era già esistente, come serie di piccole fortificazioni indipendenti, dal periodo dei Regni Combattenti, ma Qin Shi Huangdi unì questi nuclei separati per formare un solo corpo).
Di certo, il sovrano Xiongnu più antico fu Touman, che regnò tra il 220 aC e il 209 aC.: durante il suo regno, egli unì le tribù nomadi che vivevano in Mongolia e invase la parte settentrionale della Cina, facendo sì che, con gli enormi pascoli di nuova acquisizione, l'economia Xiongnu, nomadico-pastorale e, quindi, fortemente dipendente da pianure erbose, prosperasse.
Modu in una riproduzione di un disegno cinese dell'epocaSuo erede doveva essere suo figlio Modu ("Maodun" in cinese moderno), ma questi, non si conosce con esattezza per quale ragione, fu mandato in esilio presso gli Yuezhi, un popolo nomade tokaro dell'area del Gansu contro cui, qualche anno dopo, il padre scatenò una guerra (forse dovuta alla volontà di una sua nuova moglie di sbarazzarsi definitivamente di Modu che, in ogni caso, riuscì a sfuggire). A questo punto, la vicenda risulta piuttosto oscura, ma si può dedurre che Touman diede a Modu, dopo qualche tempo, il permesso di tornare e gli concesse una unità di 10.000 cavallieri al suo comando: Modu addestrò i suoi uomini con grande rigore e durante una battuta di caccia "accidentalmente" uccise suo padre con una freccia (209 a.C.), facendosi immediatamente dopo incoronare come nuovo governante degli Xiongnu con il titolo "Chanyu" (che significa qualcosa come "Il Magnifico" o "Il Grande").
Dopo aver proceduto ad una radicale riorganizzazione dell'esercito, Modu marciò sui Donghu, vicini orientali degli Xiongnu, e li portò sotto il suo dominio nel 208 aC. Dopo la campagna contro i Donghu (che si scissero in seguito nei Wuhuan e negli  Xianbei dai quali discesero i Mongoli), egli sconfisse i popoli turchi che vivevano nel nord della Mongolia (ad Territorio Xiongnuesempio i Dingling) e, infine, nel 203 a.C., gli Yuezhi: con queste vittorie fu in grado di ottenere il controllo delle più importanti vie commerciali nomadiche, i cui redditi arricchirono notevolmente l'impero Xiongnu.
In seguito, combatté per tre anni contro la dinastia Han in Cina e sconfisse il re Han Gaodi, costringendolo al pagamento di tributi annui, ma non tentò mai di invadere completamente la Cina, ben sapendo che una dinastia straniera non avrebbe potuto resistere al governo di un paese così vasto per lungo tempo.Quando Modu morì, il suo impero si estendeva dalla Corea al Lago Balkash a occidente, fino al lago Baikal a nord e fino al Tibet a sud.
Il suo successore fu  Kumite (noto anche Laoshang Kumite Chanyu), che regnò tra il 174 a.C e il 160 a.C. Durante il suo regno, gli Xiongnu mantennero la loro forza e riuscirono a penentrare in profondità nella Cina centrale, arrivando vicino a Chang'an (capitale Han) nel 166.
Kumite aveva però commesso l'errore di sposarsi con una principessa Han, aprendo così i territori Xiongnu all'arrivo di spie Han travestite da ufficiali e diplomatici. Queste spie portarono i popoli soggetti a rivoltarsi contro i loro padroni, cosa che, conseguentemente, portò alla rottura dell'unità del vasto impero Xiongnu (una di tali spie, Zhang Qian, divenne famoso per aver sobillato gli Yuezhi a ribellarsi, e, sebbene catturato dagli Xiongnu e  costretto a rimanere con loro come un prigioniero per dieci anni, quando tornò a Chang'an nel 126, portò con sé importanti informazioni circa i popoli e le città delle zone che aveva visitato, fornendo dati che avrebbero poi aiutato notevolmente i Cinesi a espandersi  più facilmente in Asia centrale).
Khanato unno occidentaleDopo la morte di Kumite, ai suoi successori non fu più possibile arrestare il declino dell'Impero Xiongnu: le incursioni in Cina furono fermate dal sovrano han Han-Jingdi, il cui successore, Han-Wudi, riformò il suo esercito in stile Xiongnu, cosicché, tra 127 e 60 a.C., gli Xiongnu persero il Tarim, il Tian Shan, la Jungaria e il Turfan, tutti conquistati dagli Han e, in questo modo, non ebbero più  il controllo della Via della Seta. Nel 85 a.C. i Wuhuan e i Dingling si ribellarono, sconfiggendo l'indebolito Xiongnu. Nel 58 a.C. Huhanye, un principe xiangnu mezzo cinese, accetto il  protettorato han, ma suo fratello Luanti Hutuwu si rivoltò contro di lui e dichiarò la propria indipendenza assumendo il titolo di Zhizhi Chanyu: questo evento causò la divisione dell'impero Xiongnu in due imperi Xiongnu distinti, uno  orientale e uno occidentale, ognuno governato da un membro della famiglia imperiale.
Nel 54 a.C., gli Xiongnu orientali si ritirarono nella zona di Ordos mentre gli Xiongnu occidentali iniziarono a migrare in Soghdiana e in Transoxiana, dove creare un nuovo impero nei pressi del fiume Talas. Sotto il regno di Zhizhi Chanyu, a partire dal 51 a.C., gli Xiongnu occidentali conquistarono un gran numero di territori, fino a porre il Regno di Kangguo (Samarcanda) sotto vassallaggio e, nel 41 a.C., Zhizhi Chanyu costruì una capitale fortificata nella valle di Talas. Tuttavia, nel 36 a.C., gli Han attaccarono la capitale di  Zhizhi Chanyu, distuggendola, uccidendo il re e ponendo fine all'impero Xiangnu occidentale.
Oriente all'inizio dell'Era cristianaIntanto gli Xiangnu orientali  si stavano rafforzando e, dal 18 a.C., riuscirono a rovesciare il protettorato han e a conquistare una vasta area dalla Manciuria fino a Kashghar, ma questo nuovo impero fu presto attaccato da due lati: dagli Xianbei a nord e dagli Han cinesi a sud. Carestie, pestilenze e rivolte presto portarono alla rottura del Xiongnu orientale in Nord e del Sud Xiongnu (48 d.C.): mentre il Sud Xiongnu accettò il protettorato Han e fu in seguito invaso dai Cinesi, il Nord Xiongnu venne distrutto dagli Xianbei nel 156 d.C.e i suoi abitanti furono costretti a migrare verso il lago d'Aral.
A questo punto, comincia il "periodo oscuro", della durata di oltre 200 anni: non sappiamo assolutamente nulla di quello che accadde in seguito e possiamo solo ipotizzare che i resti dei due imperi Xiongnu si ritrovarono dispersi nel Turkestan occidentale per lungo tempo, fino a quando non ebbe inizio una migrazione verso ovest, circa verso il 350 d.C., quando, sotto la guida del loro leader Balamir, gli Xiongnu entrarono nel territorio del Regno ostrogoto in Ucraina nel 375, e diedero inizio all'epopea dell'Impero unno europeo [6].
Ma siamo davvero certi che le cose siano andate così?
  • PRO E CONTRO
In realtà, esistono possibili prove sia a favore che contro una discendenza diretta tra tra Unni e Xiongnu.
arco unnoTra le prime possiamo, ad esempio, enumerare la forma del tipico arco unno che trova riscontro in quello utilizzato dagli Xiongnu, così come la somiglianza tra i calderoni unni trovati in Ungheria e quelli scoperti nell'area di Ordos. Inoltre, antiche lettere della Sogdiana parlano di una invasione unna della Batriana nel IV secolo, proprio quando scritti cinesi trattato di una invasione del Luoyang (che dovrebbe corrispondere proprio alla Batriana) da parte degli Xiongnu. Quello che lascia perplessi è il gap del "periodo oscuro": quegli oltre due secoli in cui le fonti cinesi smettono di trattare degli Xiongnu prima che le fonti occidentali inizino a parlare degli Unni. Come ha fatto giustamente notare Peter Heater: «gli antenati dei nostri Unni avrebbero potuto essere anche solo una piccola parte dei popoli della Confederazione Xiongnu, senza essere i veri Xiongnu [...] In altre parole dobbiamo semplicemente ammettere di non sapere cosa sia accaduto agli Xiongnu per quasi 300 anni e che ogni associazione tra essi e gli Unni è, di conseguenza, puramente speculativa» [7].
deformazione cranica unnaAnche l'antropologia storica non è di grande aiuto: un'analisi comparata sul DNA di resti scheletrici rinvenuti in Kazakistan ha semplicemente confermato quello che già era noto e cioè che prima del VII secolo a.C. erano presenti nell'area solo ceppi europei e, in seguito, diventano presenti ceppi asiatici, ma non è possibile determinare se tali ceppi derivino da una specifica popolazione o da più gruppi allogeni di mcranio unnoigrazione [8].
Altri elementi, per altro rendono il riconoscimento ancora più complicato: ad esempio, mentre gli Unni praticavano sicuramente forme di deformazione cranica artificiali, non vi è alcuna prova di tale pratica tra gli Xiongnu, così come risulta che i Cinesi, scontrandosi con gli Xiongnu intorno al 349 a.C., li descrivessero con folte barbe, il che contrasta con la scarificazione a cui i neonati unni venivano sottoposti proprio per evitare la crescita di peli sul volto. Naturalmente si tratta di dati non definitivi, stante la possibilità di evoluzione dei costumi in setto-otto secoli, ma anche quella che viene ritenuta la prova principale dell'identità Xiongnu-Unni, in passaggio del  libro cinese di Wei ("Wei-shu") in cui si narra della conquista degli Alani (definiti "Su-te") da parte degli Xiongnu corrispondente al periodo in cui gli Alani vengono sconfitti dagli Unni, in realtà dipende unicamente dall'identificazione dei Su-te con gli Alani stessi, che è tutt'altro che certa [9].
Infine, anche l'analisi delle poche parole unne riportate da storici come Prisco o Giordanes non fornisce nessun aiuto nell'identificazione, dal momento che gli studiosi (Pritsak [10], Heather, Maenchen-Helfen [11]) sono concordi sul ceppo turco-uiguro della lingua, ma non è possibile stabilire il suo periodo d'assunzione (ad esempio, gli Xiongnu avrebbero potuto essere di razza uiguro-mongolide, oppure un ramo Xiongnu o parte di esso avrebbe potuto mescolarsi con nuclei uiguri e assumerne la lingua). Par altro, stante il fatto che gli Unni erano, molto probabilmente, una miscela di popoli, è fortemente possibile che gruppi diversi parlassero lingue differenti, di ceppo turco, gotico o, in una fase successiva, addirittura influenzato dal latino.

 



NOTE:

(1)  Giordanes, Getica, III.
(2)  J.De Guignes, Histoire générale des Huns, des Turcs, des Mongols et des autres Tartares, Harles 1756-1758, passim.

(3)  Ammiano  Marcellino, Res  Gestae, XXVII.
(4)  E. A. Thompson, The Huns, Wiley-Blackwell 1999, pp. 21 ss.

(5)  W. Pohl, Die Habsburger: Eine europaische Familiengeschichte, Styria 1992, pp. 376 ss.
(6)  F.P. Miller, A.F. Vandome, J. McBrewster, Xiongnu, Alphascript Publishing 2009, passim.
(7)  P. J. Heather, The Fall of the Roman Empire: A New History of Rome and the Barbarians, Oxford University Press 2007, pp. 411.
(8)  H. Kennedy , Mongols, Huns & Vikings, Cassell 2002, pp. 16 ss.

(9)  Ivi.
(10) O. Pritsak,  "The Hunnic Language of the Attila Clan",  in AA.VV., Harvard Ukrainian Studies, vol. 6, Harvard U.P. 1982, pp. 428-476.
(11) O. Maenchen-Helfen, "Huns and Hsiung-Nu", Byzantion 17: 1944-1945, pp. 222-243.

  

    

    

©2010 Lawrence M.F. Sudbury

    


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