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     MEDIOEVO E MEDICINA    

a cura di Raimondo G. Russo


  


Premessa  -  1. Alcuni cenni storici  -  2. La medicina barbarica  -  3. La CHIESA E LA MAgia  -  4. La medicina e la chirurgia  -  5. LE EPIDEMIE  -  6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà


Leges Langobardorum

Tra le molteplici leggi ed editti longobardi, le principali istruzioni concernenti aspetti medici o la cura delle malattie o di vari accidenti, sono contenute nell'Editto di re Rotari (643 d.C.). In esso vennero assommate e codificate le leggi per la conservazione degli usi, delle norme (cawarfidae) e dei costumi longobardi, con la premessa Origo gentis Langobardorum (VIII secolo).

Madonna Greca (calco in mostra da originale
Costantinopolitano dell'XI secolo,
S. Maria in Porto, Ravenna).

 

 

Vergine Orante (mosaico, secolo XII, Museo 
Basilica Arcivescovile, Ravenna.

Vennero così non solo indicate e punite trasgressioni assommabili al codice etico-morale («1. Si quis hominum contra animam regis cogitaverit aut consiliaverit, animae suae incurrat periculum et res eius infiscentur») , ma anche penale, quantificando (in «solidos») la somma che deve essere ricompensata per ferite o percosse recate ai servi ministeriali e ai servi rustici, nella quale è compreso anche il compenso dovuto ai medici per la cura: «excepto operas et mercedis medici».

Veniva anche prescritto di reperire un medico per curare le plagas e le spese dovevano essere sostenute da chi avesse procurato il danno.

Pratiche magiche, stregoneria: è possibile evincere dall'editto di Rotari il coinvolgimento della classe dirigente longobarda in credenze pagane relative anche alle streghe; nonostante l'incredulità del legislatore, l'evidenza del fatto appare fuori discussione.

Nel capitolo 376 dell'Editto, si sancisce la condanna di quanti uccidono una donna altrui (aldia o ancella che fosse) ritenendola una strega. Nondimeno, nel passo seguente, il re Rotari contempla la possibilità che l'uccisore della striga potesse essere nientemeno che uno iudex ovvero un Longobardo di più alto lignaggio. 

Nella Historia Langobardorum, Paolo Diacono 4 ricorda l'Editto di Rotari (lib. IV, 42) che avvenne nel settantasettesimo anno dalla venuta dei Longobardi in Italia. Nel libro II descrive una terribile pestilenza (presumibilmente del 543).

Pochi accenni si trovano relativi a pratiche mediche. Vengono così citate: «una bevanda tale da far uscire di mente» (lib. IV, 42); una epidemia di scabbia avvenuta a Roma «… tale  che  nessuno  poteva  più  riconoscere un suo morto

a causa dell'eccessivo gonfiarsi della tumefazione»  (lib. IV, 45); «…A Costantinopoli erano morti di peste trecentomila uomini"  [anno 717, ndt] (lib. VI, 47)», «…il re [Liutprando] cadde ammalato [in langorem  decidens] e fu vicino alla morte» (lib.VI, 55).

La biblioteca longobarda conteneva vari testi medici, prodotti principalmente a Pavia o a Benevento e riportanti i grandi testi (o frammenti) classici (Ippocrate, Galeno, Antidoti). Tali codici furono poi assorbiti dalla cultura carolingia. Attualmente sono conservati presso varie biblioteche, a Verona, in Vaticano, a Milano, a Montecassino. 

Liutprando (713-735) nelle norme giuridiche da lui promulgate introduce per la prima volta delle disposizioni punitive nei confronti delle persone implicate nelle pratiche pagane; impone il divieto di consultare indovini, auguri e incantatori; sanziona gli adoratori di fonti e i cultori degli alberi sacri.

In termini generali, si può affermare che gli uomini di cultura del tempo, sia che appartenessero all'ambiente ecclesiastico, sia che operassero nelle cancellerie, perseguivano l'intento di contemperare la cultura classica e la religione, la scienza latina e greca e gli insegnamenti della Bibbia.

I Franchi 5

Nell'anno 789 circa, iniziò l'opera di risanamento (politica, militare e religiosa ma anche sociale e soprattutto nel campo dell'istruzione) da parte di Carlomagno, non solo in Francia ma anche in tutto il nuovo territorio che faceva parte della sua corona. Da Cordova dall'XI al XIII secolo partiranno e dilagheranno i testi di tutta la filosofia greca quella presocratica e quella platonica-aristotelica e giungeranno in Italia, paradossalmente, anche le più famose antiche opere latine, che erano state raccolte e custodite dai numerosi veri e propri bibliofili arabi.

La riforma di Carlomagno venne attuata da Alcuino di York (735-804), in linea con la tradizione culturale anglosassone. I re avrebbero avuto i loro archiatri e le città i loro medici pubblici.

Nei Capitolari dell'805 e 807 Carlomagno ricorda che chi voglia dedicarsi alla medicina deve esservi iniziato fin dall'infanzia e che le norme sarebbero state secondo le tradizioni ed il concetto romano.

Sarà solo verso la fine del 1000 che cominceranno a nascere le prime Università, che non erano tali come le intendiamo ora, ma sorsero dalla trasformazione di una precedente scuola ecclesiastica, guidata da tempo da una corporazione ecclesiastica di docenti che gestiva totalmente gli istituti di insegnamento.

La morte di Orlando a Roncisvalle

Di facoltà universitarie ne erano presenti solo quattro: Teologia, Arti Liberali, Diritto e Medicina. Quella di Medicina, in particolare, era dedicata allo studio della scienza, quindi astronomia, fisica, botanica, matematica, chimica, e anche la stessa medicina. Copernico e Galileo frequentarono appunto la facoltà di Medicina, così lo stesso Dante Alighieri. 

Anche i Normanni (uomini del Nord, Vichinghi da Vik, «fiordo») contribuirono alla diffusione delle nuove culture: nell'arte, come nello studio della medicina i vichinghi elaboravano le basi di una civiltà potentemente creativa. Solo nel X secolo sarebbe infatti cominciata l'avanzata cristiana anche in queste remote regioni dell'Europa. 

In Irlanda, dopo l'opera di S. Patrizio (V secolo) nei conventi fondati da mistici ed asceti, vennero studiati ed applicati gli scritti antichi in lingua greca. Da qui partirono nel VI secolo i fondatori di molti chiostri in Europa, come a San Gallo (famoso centro di studi medici) e a Bobbio (fondato da san Colombano) che competé con Montecassino per la scienza.

In Inghilterra i Benedettini svilupparono la medicina, grazie a manoscritti medici che vennero distribuiti da monaci pellegrini, dando inizio anche ad una letteratura medica claustrale; tra questi scritti da ricordare le opere di Beda il Venerabile (674-735), presbitero di Warmuth.


Note e bibliografia

4 Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, ed. Skira, Ginevra-Milano 2000.

5 Castiglioni, op. cit., pp. 263-266.

 

 

©2004 Raimondo G. Russo

 


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